SEGUE DA (clicca sui titoli per leggere):
I
significati di Plutone
I decreti di Hades-Plutone sono dunque irrevocabili, di
qui la supremazia che egli vanta nei confronti di tutti gli altri dei dell’Olimpo,
Zeus-Giove compreso. Pure, il mito ci offre l’esempio di alcuni eroi che scesi
e/o precipitati nel mondo sotterraneo riescono a fare ritorno sulla terra
grazie non solo al loro coraggio ma all’intercessione di altri dei. È il caso
di Sisifo che, almeno finché gode della protezione di Zeus e dell’aiuto di
Persefone, scenderà più volte negli Inferi per ritornare ogni volta alla luce,
ma che infine sarà costretto a rimanere del regno di Hades, condannato in
eterno a far rotolare un masso con la testa e con le mani nel vano tentativo di
spingerlo in alto, ogni volta ricominciando da capo. È soprattutto il caso di
Eracle di cui l’Iliade narra che riuscì
persino a ferire Hades, costringendolo ad abbandonare il suo regno per farsi
curare:
«Di
una saetta acuta, soffrì tra gli altri Hades,
quando Eracle, l’eroe figlio di Zeus dal possente
scudo,
in
Pilo lo colpì tra i morti recandogli grande dolore
e
lo costrinse a salire alla casa di Zeus,
nel
vasto Olimpo,afflitto nell’animo e sofferente:
la
freccia conficcata nella robusta spalla
atterriva
il suo cuore,finché Peone,
il
medico degli dei, lo guarì
con
giusti farmachi […]
(Omero, Iliade,
V, 395-402)
E, ancora Eracle, che nella sua dodicesima e ultima fatica
scende nel regno sotterraneo per liberare Prometeo. Hades-Plutone si finge
tollerante e dice all’eroe che potrà riportare Prometeo alla luce del sole, a
condizione che sottometta Cerbero, il guardiano che incontrerà sulla sua strada
e che nessuno ancora è riuscito a domare. Eracle, il semidio, riesce
nell’impresa. Attenzione, però, chi ha veramente ingannato l’eroe, Hades-Plutone
o un’altra divinità? Eracle non è immortale, egli ha solo differito il tempo in
cui sarà costretto a restare per sempre nel regno sotterraneo. Come Sisifo,
come tanti altri, Eracle ha sconfitto Crono-Saturno non Hades-Plutone.
Né maggiore fortuna arride ad Orfeo ed Euridice. Quando il
prediletto di Apollo scende sottoterra per liberare la sposa, non solo convince
Cerbero e le altre creature infernali a lasciarlo passare ma riesce persino a
commuovere le Erinni. Supplici per il grande Orfeo gli dei dell’Olimpo,
Hades-Plutone, come sempre si mostra conciliante, ma si tratta della solita
illusione: Orfeo potrà ricondurre Euridice sopra la terra, tenendola per mano
ma a condizione di non voltarsi mai a guardarla. Il re del mondo sotterraneo sa
quello che fa, egli conosce l’ansia che i mortali hanno per il mondo delle
ombre: temendo di trascinare alla luce un’ombra e non la vera Euridice, Orfeo
vuole accertarsene e si volta a guardare, causando la definitiva scomparsa
della sposa.
Neppure Zeus-Giove, nel momento più alto del suo potere,
riesce a spuntarla contro Hades-Plutone. Al massimo, ottiene un compromesso,
che è poi ciò che il signore delle ombre vuole: un regno della morte non
avrebbe senso se ovunque si spegnesse la vita sulla terra. È il mito legato a
Demetra, la dea che rappresenta l’aspetto nutritivo e protettivo della Grande
Madre. L’antichità classica conosceva bene la storia di Persefone, la figlia di
Demetra. La fanciulla china su di
un prato a cogliere fiori, è ghermita da Hades-Plutone, trascinata sotto terra
e stuprata. Demetra si dispera, poi si vendica, impedendo alla vegetazione di
crescere. Interviene Zeus e manda Ermete con un messaggio per il fratello
perché lasci libera Persefone di tornare alla luce del sole. Il dio del mondo
sotterraneo si dichiara pronto a restituirla, ma c'è una legge di Necessità
(Ananke) che non può essere violata neppure dagli dei: se la fanciulla ha già
gustato del cibo dei morti, non può più riprendere la vita di prima. Persefone pare
non aver toccato cibo, può quindi risalire sulla terra, ma ecco che Ascalafo,
giardiniere di Hades-Plutone e spia, rivela di aver visto Persefone raccogliere
una melagrana nell'orto e assaggiarne sette chicchi. Alla fanciulla è cosi
preclusa la via del ritorno e Demetra si vendica tramutando Ascalafo in
barbagianni. Con “ascalafo” i Greci indicavano sia il gufo che il
barbagianni. Ovidio nelle “Metamorfosi” ricorda l'episodio che giustifica la
cattiva fama di questo uccello. Si giunge infine al compromesso tra Zeus e
Hades: per sette mesi (i sette chicchi di melagrana, cibo dei morti, di cui s'è nutrita la figlia di Demetra)
Persefone sarà la sposa di Hades-Plutone, per i restanti cinque mesi tornerà
sulla terra, da sua madre e la vegetazione tornerà a crescere.
Insomma, nonostante le illusioni che è capace di
generare nei viventi e persino negli dei, Hades-Plutone gode di una volontà
incrollabile e di un potere che non si lascia scalfire e di cui concede solo
qualche briciola al padre Crono-Saturno, il dio del tempo di cui è ancora il
carceriere. Egli sorride beffardo quando eroi e semidei credono di averlo
ingannato vincendo la morte. Di quell’apparente, momentaneo insuccesso egli
sembra astutamente burlarsi e lascia che Saturno per un po’ si diverta a sua
volta, prolungando l’esistenza mortale tra affanni, malattie e vecchiaia. E
insieme al padre, di cui dirige la volontà, Hades-Plutone, si diverte a cacciare
nella tomba persino gli dei antichi e quelli sempre risorgenti. Dov’è Zeus se
il suo potere sulla terra e nel cielo – come diceva l’antica profezia – sarà
abbattuto da un semidio, da un essere che ha insieme natura umana e divina? Si
avvicendano gli dei, ma Hades-Plutone è sempre lo stesso perché il suo regno è
invincibile e viene da molto lontano...
(S E G U E )
sergio magaldi
Nessun commento:
Posta un commento