SEGUE DA:
Dall’analisi del Pentateuco (Torah scritta)
e degli altri libri dell’Antico Testamento è emerso l’atteggiamento
biblico nei confronti dell’astrologia. Non condanna, come spesso si è
impropriamente affermato, perché la condanna riguarda unicamente l’adorazione
degli astri, ma, certo, neppure riconoscimento di un ruolo autonomo
dell’astrologia.
In tale generale
contesto dove – come si è visto – si
giunge addirittura ad esaltare la bellezza e la bontà di stelle e costellazioni
in quanto creature divine, si delinea con sufficiente chiarezza, per chi
voglia vedere, la veridicità degli astri come segni
celesti. Ciò significa che le previsioni degli astri, nel bene e nel male e
sino a quando non siano smentite dalla volontà di Dio, sono attendibili. E’ il
caso, per esempio, della discendenza di Abramo. La natura stessa sembra
confermare ciò che Abramo ha visto con ‘la sua astrologia’, ma un intervento
straordinario di Dio consente di superare sia limiti naturali che previsioni
astrali.
Nel Talmud, [1] il discorso è completamente diverso, perché numerosi trattati contengono l’esposizione dettagliata delle influenze astrali sulla vita degli uomini [2] e il principio stesso del Ein mazal le Israel è talora messo in discussione. Così, per esempio, in Berachoth 64a è detto che se si conoscono i segni del destino si è in grado di prolungare la vita, sempre che il proprio comportamento non contrasti con la Torah. Del resto, nella comunità ebraica di Babilonia, all’interno della quale fu redatto il Talmud babilonese, non si dubitava che l’astrologia fosse una scienza e che agli ebrei fosse lecito consultarla. Restava solo qualche dubbio sulla questione se Israele fosse o no soggetta alle influenze astrali. [3] ‘Il destino dell’uomo è strettamente legato alla sua costellazione’ recita il trattato Meghillah, 3a e come unico rimedio si consiglia la recita dello Shemà. [4] E il trattato Moèd Katan, 28a afferma:
“Longevità,
discendenza e mezzi di sussistenza non dipendono dal merito ma dai pianeti.
Considerate l’esempio di Rabbah e di R.Chisdà, i quali erano ambedue uomini
giusti. L’uno usava invocare la pioggia e quella discendeva, mentre la
preghiera dell’altro non aveva tale risultato. R. Chisdà raggiunse l’età di
novantadue anni, mentre Rabbah morì a quaranta. Nella casa del primo furono
celebrati sessanta matrimoni, mentre nella casa di quest’ultimo sessanta
funerali. Nella casa di R.Chisdà i cani mangiavano pane del migliore fior di
farina e nessuno se ne curava, mentre nella casa di Rabbah non c’era neppure
pane d’orzo per gli uomini” [5]
Nel
trattato Baba Bathra,16b si racconta che Abramo portasse sul cuore
una tavola astrologica e che tutti i re d’oriente e d’occidente si recassero da
lui per consultarla. La fama di Abramo astrologo è riportata anche in Nedarim I,4 ma
in Nedarim 32a è detto che a colui che si astiene dalla
divinazione è assegnato un posto in cielo dove neanche gli angeli possono
entrare.
Il trattato talmudico che maggiormente si occupa favorevolmente
di astronomia, di astrologia e di astri è Shabbat, dove la
conoscenza dei cicli (solstizi ed equinozi) e dei segni zodiacali (tequfot
ve-mazalot) è addirittura sollecitata in adempimento alle Scritture (75a).
Chi dispone del sapere di stelle e segni zodiacali (chokmat ha kokhavim ve
ha mazalot ) e non lo usa, non osserva l’opera del Signore né
vede il lavoro delle sue mani, secondo il versetto di Isaia (5:12):
‘(guai a coloro) che non riguardano l’opera del Signore e non vedono il
frutto delle sue mani’.
Com’è noto astri e costellazioni sono parte dell’opera di Dio, essi furono fatti nel quarto giorno della creazione. Calcolare cicli e segni zodiacali (tequfot ve-mazalot) è dunque per l’ebreo addirittura una mitzvà (precetto) secondo l’interpretazione che i dotti del Talmud danno alle parole di Mosé: ‘Vedete, io vi insegno le leggi e le norme che il Signore, mio Dio, mi ha incaricato di darvi, perché le mettiate in pratica (…) Osservatele con impegno: mostreranno la vostra saggezza e la vostra intelligenza di fronte agli altri popoli…’ [6]
Nello stesso trattato si raccontano aneddoti a sostegno della
veridicità dell’astrologia: i decreti degli astri trovano la strada per
realizzarsi anche nelle circostanze più difficili ed imprevedibili:
«Joseph, celebre per la maniera con
cui onorava lo Shabbat, aveva per vicino un pagano ricchissimo. I Caldei (cioè
gli astrologi) dissero a quest’ultimo che le sue ricchezze sarebbero
passate in potere di Joseph. Allora egli vendette tutte le sue proprietà,
comprò col ricavato una perla, che mise nel suo berretto. Mentre stava
traversando un traghetto, il vento gli fece volar via il cappello, la perla
cadde nell’acqua, e un pesce la inghiottì. Il pesce fu pescato e fu messo in
vendita il Venerdì. I pescatori cercavano chi volesse acquistarlo, furono
consigliati di portarlo a Joseph, lo scrupoloso osservante dello Shabbath, che
era solito acquistare quel genere di pesce. Glielo portarono ed egli lo
acquistò. Quando lo aprì, vi trovò dentro una perla, che vendette per una
immensa somma di denaro» [7].
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[1] Il Talmud è
una raccolta enciclopedica della tradizione ebraica, compilata durante un
periodo di circa ottocento anni, dal 300 a . C. al 55 d.C., in Palestina (Talmud di Gerusalemme) e in Babilonia (Talmud di Babilonia). Il suo contenuto si può
suddividere in Halakhah (‘via’ da seguire, precetti della Torah da osservare) e in Haggadah (materiale narrativo di genere vario). Dell’Halakhah fa parte la Mishnah (insegnamento dei Dottori della Legge e sorta
di Torah orale,
si compone di numerosi trattati) e la Ghemarà (commentario a completamento della Mishnah). Dall’Haggadah si sviluppò, in tutta la sua complessità, la
letteratura rabbinica dei Midrashim o raccolta delle interpretazioni rabbiniche.
[2] J. Halbronn in op.cit., pp.
241-2, riferisce che il rabbi Jonathan Hacohen capo della comunità di
Lunel verso la fine del 1100, vedeva una contraddizione del pensiero ebraico
nei confronti dell’astrologia. ‘Perché – egli si chiede – nessun pensatore
ebreo ha preso posizione contro l’astrologia se è vero che questa è condannata
dalla Bibbia? E come è possibile trovare nel Talmud (Moèd
Qatan, 28a), espressione della Legge orale, esposizioni così dettagliate
sull’influenza degli astri?’
[3] Cfr. J.
Halbronn, cit., p.245
[4] E’ una
delle preghiere più importanti: … d j
a h w h y w n y h l
a h w h y l a r c y u m c […] ‘Shemà Israel Adonai Elohenu Adonai
Echad…[…] “Ascolta… Israele… il Signore è il nostro Dio… il Signore
è uno… Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima
e con tutte le tue forze e saranno queste parole che io ti comando oggi nel tuo
cuore… le ripeterai ai tuoi figli e ne parlerai con loro stando nella tua casa,
camminando per la via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Le legherai
per segno sul tuo braccio e saranno come frontali in mezzo agli occhi e…[…]”
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