SEGUE DA:
MAZAL TOV, parte I (L'astrologia nella Torah)
La Bibbia
Nella Torah, non c’è
condanna dell’astrologia, ma solo il concetto che la scienza dei Caldei debba
essere superata. Nella Bibbia, al contrario, si mette in guardia contro i
consigli degli astrologi. Così è in Isaia (47:13-15):
“… hai cercato fino a stancarti il consiglio degli indovini! Si presentino ora a salvarti quelli che osservano le stelle e consultano la mappa del cielo, per dirti ogni mese quello che accadrà. Essi sono come paglia: il fuoco li brucerà! Non scamperanno alle fiamme. Non resterà un po’ di brace per cuocere il pane, o un semplice fuoco per sedersi accanto. Così diverranno i tuoi consiglieri che ti preoccupi di consultare fin dalla tua giovinezza! Ognuno se ne andrà per i fatti suoi; non resterà nessuno a salvarti.”
Naturalmente, la condanna degli astrologi si lega a quella più generale contro l’astrolatria. Si legge nel II Libro dei Re (17:16-20):
“Trascurarono tutti i comandamenti del Signore, il loro Dio. Si costruirono due immagini di vitelli in metallo fuso e un palo sacro della dea Asera. Adorarono gli astri e servirono il dio Baal. Bruciarono in sacrificio i loro figli e le loro figlie. Praticarono magie per conoscere il futuro. Si abbandonarono a pratiche contrarie alla volontà del Signore, tanto da esasperarlo. Il Signore si sdegnò molto contro gli abitanti del regno d’Israele, e perciò li scacciò lontano da sé; rimase soltanto la tribù di Giuda. Ma anche gli abitanti del regno di Giuda non osservarono i comandamenti del Signore, loro Dio; seguirono invece le consuetudini introdotte dal regno d’Israele. Perciò il Signore respinse l’intero popolo d’Israele. Per umiliarlo lo abbandonò al saccheggio di briganti. Alla fine lo scacciò lontano da sé.”
Nell’ Antico Testamento, la condanna
dell’astrolatria è contenuta in molti altri passi: sempre nel II dei Re (23:3-5)
allorché è detto che Manasse, re di Giuda praticò il culto degli astri e li
adorò e costruì altari in loro onore persino all’interno del Tempio di
Gerusalemme e nei due cortili di accesso. E ancora in Ezechiele (8:16):
“Poi il Signore mi trasportò nel cortile interno del tempio.
All’entrata del santuario, tra il porticato e l’altare, c’erano circa
venticinque uomini. Con le spalle al santuario e il viso rivolto a oriente si
inchinavano sino a terra per adorare il sole.”
Di nuovo, esortando gli ebrei a non vivere al modo degli altri
popoli, come in Geremia (10:2-3):
“… Non imitare il modo di vivere delle altre nazioni:
esse sono atterrite da fenomeni insoliti che accadono in cielo, ma voi non
dovete averne paura. La religione degli altri popoli non vale niente…”
E ancora, annunciando lo sterminio del Regno di Giuda, in Sofonia (1:5):
“Sterminerò quelli che salgono sui tetti , per adorare le stelle…” e
in Geremia (8:2): “Queste ossa non saranno più raccolte per
essere sepolte, ma diverranno letame per la terra. Le lasceranno sparse al
sole, alla luna, alle stelle che essi hanno amato e servito, che hanno onorato
e consultato, e davanti ai quali si sono prostrati.”
Non è un caso che il
rifiorire del culto degli astri, tra gli ebrei, coincida con la distruzione di
Israele. Perché Israele è fuori da Ur dei Caldei, fuori dall’Egitto, fuori
dalla condizione in cui vivono tutti gli altri popoli della terra e quando gli
ebrei si comportano proprio come tutti gli altri, Israele non ha più ragione di
essere, perché Israele nasconde nel nome la totalità delle porte della
conoscenza di questo universo. Infatti, distanziando
tra loro le lettere ebraiche che formano la parola l a r c
y Israel e invertendo di
posto la Alef a e la Lamed l si ha Iesh relà a l r c y che significa
‘è 231’ con chiaro riferimento alle 231 Porte della
Conoscenza.
Le Porte si
conoscono utilizzando le 22 lettere, di cui si compone l’alfabeto ebraico, in
connessione al Galgal o ruota celeste (che nel Talmud designa
la ruota dello zodiaco), com’è scritto nel Sepher Yetzirah(2:4): “22
lettere…Le collocò in circolo come un muro con 231 Porte”. Applicando una
formula basata sul principio seguente: dato un certo numero di punti (n)
in una circonferenza, il numero delle linee (L) che si ricavano
connettendo tra loro tutti i punti è L=n (n-1) / 2. Se n sono
le 22 lettere si ha: L= 22x21/2=231.
Dunque,
l’alfabeto sacro agli ebrei, col quale Dio ha creato il mondo, si coniuga qui
addirittura con la ruota dello zodiaco per formare le porte
della conoscenza. C’è dunque un sapere legato agli astri da
cui non si può prescindere e che, anzi, è condizione essenziale della
conoscenza del divino.
Continuando,
intanto, la disamina del testo biblico, nella Lettera di Geremia 59-66,
si può cogliere la notevole differenza che intercorre tra astrologia e
astrolatria, tra astri e idoli:
“Il sole, la luna e le stelle brillano e sono mandati a
illuminare, essi fanno volentieri il loro servizio. Anche il lampo, quando
guizza, si fa vedere perfettamente; così pure il vento: soffia per tutta la
regione. Quando Dio comanda alle nubi di coprire la terra, esse ubbidiscono.
Anche il fulmine, quando è mandato dall’alto a devastare montagne e foreste, fa
quello che gli è comandato. Gli idoli invece non assomigliano a queste cose né
per l’aspetto né per la forza. E’ chiaro dunque che non si deve pensare o dire
che sono dei; infatti non sono in grado di fare giustizia o di far del bene
agli uomini. Sapete che non sono dei, quindi non temeteli! Gli idoli non
possono né benedire né maledire i re. Non mostrano ai popoli nessun segno in
cielo: non illuminano, come fa il sole; non rischiarano la notte, come fa la
luna.”
Nella Bibbia, gli astri sono dunque per l’uomo il
linguaggio dei cieli, i segni della volontà di Dio. Ne potrebbe essere
diversamente, considerando che furono creati da Dio nel quarto giorno
e furono cosa buona (Genesi 1:14-19). E
addirittura nei versetti di Daniele 12:2-3, è detto che i
saggi, dopo la resurrezione, brilleranno nel cielo come stelle. “E tu –dice
il Signore a Daniele, nel successivo versetto (12:4)- conserva segreto
questo messaggio, non svelare il contenuto di questo libro prima del tempo
della fine. Allora molti lo consulteranno e la loro conoscenza crescerà.”
Di nuovo il concetto, anche se diversamente formulato, cui accennavo prima: c’è
un sapere collegato agli astri che apre le porte della conoscenza.
sergio magaldi
Nessun commento:
Posta un commento