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I significati di Saturno
Come il mito di Hades-Plutone, anche il mito
di Krono-Saturno contiene leggende attribuite a due diverse divinità che
finirono col fondersi nell’immaginario collettivo. Saturno fa parte dei numina (potenze o forze genericamente
intese della natura) venerati nel Lazio insieme ai Lari e ai Penati ed è già
presente nei primi insediamenti romani sul Palatino, prima ancora che gli Etruschi
fondassero la città che in onore della dea etrusca Ruma (“mammella”), che dava
il nutrimento a chi nasceva, chiamarono Roma, da cui prese il nome Romolo – il leggendario
fondatore della città con una ritualità tutta etrusca – che si diceva discendere
da Enea e dal dio Marte e che fu divinizzato post mortem con il nome di Quirino. Dopo di lui, i sette re di Roma,
di cui gli ultimi tre furono sicuramente etruschi, mentre i quattro precedenti
erano stati sabini con legami di parentela sia con i Prisci Latini che con gli Etruschi. La fondazione etrusca di Roma,
infatti, avvenne all’insegna del sinecismo tra antiche tribù (Ramni, Tizi e
Luceri) e popoli diversi, di cui i più importanti furono certamente Latini,
Sabini ed Etruschi. Ad eccezione di questi ultimi – provenienti dalla Lidia
(Asia minore) o addirittura indigeni con il nome di Tirreni – tutti gli altri
erano popoli indoeuropei mescolatisi sin dall’età del bronzo con gli abitanti
degli insediamenti autoctoni. Non a caso, prima che apparissero le triadi
capitoline, le divinità più arcaiche dei Romani furono Saturno e Giano.
Saturno:
Sat dalla radice sanscrita
indoeuropea che designa l’abbondanza e Urnus,
dal latino Urna che significa vaso,
recipiente, strumento che gli antichi attribuiscono alla costellazione
dell’Acquario. Non a caso Saturno astrologico governa tanto il segno del
Capricorno che con il simbolo della cornucopia manifesta la prosperità, quanto
il segno dell’Acquario, rappresentato da una brocca che attinge acqua e la
versa generosamente per chi ne abbia bisogno. Nello specifico Urnus designa una funzione temporale, legata
al ciclo della vegetazione. Saturno, dunque, è il dio dell’agricoltura, delle stagioni della semina e del raccolto, di
un’età felice che mette fine al nomadismo, quella del SATYA YUGA, la prima era
(YUGA in sanscrito) secondo il tempo ciclico induista che divide il mondo in
quattro ere, di cui la prima è l’età dell’oro,
che nel mito greco si trasformerà nell’oro
inverso del piombo quando Saturno
sarà spodestato e fatto prigioniero. Alla prima era seguono il Treta Yuga o età
dell’argento, il Dvapara Yuga o età del bronzo e l’attuale Kali Yuga o età del
ferro, dopo la quale ritornerà il Satya Yuga, l’età dell’oro e Saturno, sempre
secondo la mitologia greca, sarà nuovamente liberato.
Virgilio
nel VII libro (vv.179-181) dell’Eneide parla di Giano come di una divinità almeno
arcaica quanto Saturno: «curvam servans sub imagine falcem, Saturnusque senex Ianique bifrontis
imago vestibulo adstabant».E Giano e
Saturno si corrispondono, entrambi collegati al tempo, entrambi guardiani della
soglia, anche se Giano è una divinità etrusca, come il Culsans bifronte del
Pantheon etrusco, ed è figlio della Grande Madre, identificata in Diana, Janua,
dove il figlio Janus segna forse il passaggio dal matriarcato (che con ogni
probabilità era la struttura originaria della società etrusca) al patriarcato,
mentre Saturnus appartiene da sempre all’organizzazione patriarcale tipica
degli indoeuropei, popoli di guerrieri e sacerdoti dove il ruolo della donna
era marginale se non addirittura simile a quello degli schiavi.
Gli antichi romani celebravano il nuovo inizio, onorando Giano bifronte, leggendario re di una remota età dell’oro, asceso al divino e raffigurato con un volto duplice che guarda contemporaneamente avanti e dietro di sé: una porta [ianua in latino] chiusa, per una porta che si apre a rappresentare un nuovo inizio. La festa di Ianus, dio dell’inizio e della fine si celebrava il primo giorno di Gennaio, ma secondo la testimonianza di Ovidio e di altri autori latini, aveva il suo coronamento nelle Agonalia Iani del 9 Gennaio, con ludi sportivi e il sacrificio di un montone, compiuto dal rex sacrorum sul colle del Quirinale. Giano rappresenta il movimento, dunque il tempo in rapporto allo spazio, e scandisce l’inizio di un’impresa e il suo termine, il momento della pace e quello della guerra, Saturno nel significato indoeuropeo, ancora non contaminato dal dio greco Krono, indica il tempo stagionale della semina e della raccolta delle messi che si ripete ogni anno e che assicura il nutrimento. Giano e Saturno insieme in un’età aurea e felice che sostituisce alla guerra e al nomadismo, la vita stanziale, la pace e la nascita dell’agricoltura. Fu solo più tardi, quando il Saturno latino si colora del mito greco di Kronos che Giano appare addirittura precedere Saturno nel Pantheon romano. È la narrazione del mito greco, secondo cui Saturno-Krono, che divora i suoi figli, è infine sconfitto e destituito del potere sugli uomini e sugli dei dal figlio Zeus. Imprigionato sottoterra nel regno di Hades, Krono-Saturno è al centro di due distinte narrazioni: a) liberato da Zeus che lo destina a vivere nell’isola dei beati, durante la felice età dell’oro; b) autoliberatosi, nel suo peregrinare trova infine una terra dove nascondersi e che da lui sarà detta Lazio, secondo la ricostruzione che ne fece Macrobio [370-430] nei Saturnalia (Dicta quoque est Latium terra latente Deo), e dove Giano lo accoglie con grandi onori. Per ringraziamento Saturno insegnò l’agricoltura ai Prisci Latini e concesse a Giano bifronte il dono di conoscere il passato e il futuro. Giano e Saturno entrambi onorati: Giano sul Mons Ianiculum (Gianicolo) e Saturno sul Mons Saturnus o Capitolium (Campidoglio).
Non è un caso dunque
che entrambi gli dei, Saturno e Giano bifronte, siano presenti nel simbolismo
di diverse tradizioni a rappresentare la possibilità stessa di una nuova
iniziazione, di un percorso nuovo da compiere, di un passaggio da
una condizione di vita ordinaria ad una esistenza in cui si sceglie di procedere in modo alternativo e diverso, per rettificare se stessi,
alla luce di una nuova consapevolezza o, se si vuole, di una illuminazione
che prospetti la liberazione dalla prigionia della vita profana.
[S E G U E
]
sergio
magaldi
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