Dott.Giampaolo Palma, cardiologo Centro medico di Nocera Inferiore
Coronavirus: finalmente la verità sulla natura
della malattia
Ora si spera che a fronte della scoperta sulla natura
della patologia si possa rapidamente
disporre delle adeguate cure
di
Alberto Zei
Passato
e presente
Dopo tanto brancolare nel buio della
sorpresa di questa malattia e soprattutto in quello delle terapie adottate per la guarigione del covid-19
si è arrivati, almeno così pare, alla conclusione della conoscenza fisiologica
e biologica dell’aggressione virale.
Dall’inizio della pandemia sembrava
noto che l’infezione attaccasse i polmoni delle persone colpite, causando la polmonite
interstiziale. L’aggravamento nel corso della malattia comportava difficoltà
respiratorie per la presenza di ostruzioni negli alveoli polmonari che
compromettevano la necessaria
ossigenazione del sangue a tutti gli
organi. È chiaro infatti che se l’ossigeno si fa sempre più carente, la morte
avviene per progressivo soffocamento.
In
questi casi, si è tentato il metodo dell’intubazione con forzatura di ossigeno
nei polmoni. Finché è stato possibile usufruire di un po’ di ossigeno in più, rispetto a quello contenuto nella respirazione
regolare, per alcuni malati che avevano già superato la fase critica, questo
ossigeno supplementare potrebbe essere stato di aiuto nell’affrettare la
guarigione. Ma il risultato ottenuto in generale da tale metodo non ha
mai corrisposto ad un autentico miglioramento della diagnosticata polmonite e le condizioni
di molti malati si sono addirittura aggravate.
Una
svolta
Finalmente
si è appreso da varie fonti dell’informazione che alcuni medici come ad
esempio, il Dott. Giampaolo Palma cardiologo
titolare di un centro medico di Nocera Inferiore, avrebbe individuato
la vera ragione dell’insorgenza della pseudo polmonite da covid-19.
Spesso
tutte le scoperte scientifiche hanno luogo in un tempo in cui le idee dei
singoli ricercatori sembrano destinate ad una straordinaria coincidenza
temporale dei risultati. Infatti anche il Prof. Maurizio Viecca, primario del reparto
di cardiologia presso l’ospedale Sacco
di Milano ha scoperto autonomamente, così come il Dott. Palma, lo stesso meccanismo nell’infezione del covid-19. Ecco che allora non desta
meraviglia come i due medici si siano accorti
che la diagnosticata polmonite interstiziale, che molto spesso causava la morte dei pazienti, era solo il risultato di una errata diagnosi in quanto non si trattava di polmonite ma
di tromboembolia polmonare. La presunta
polmonite infatti, non rispondeva ad
alcun sostanziale miglioramento insufflando nei polmoni una quantità
supplementare di ossigeno, come invece avrebbe dovuto, se fosse stata autentica.
Le
conseguenze di questo errore diagnostico sono note a tutti a fronte dei
risultati terapeutici ottenuti che è
inutile commentare. Ma la cosa più importante per l’immediato futuro è che si
prenda atto di questa gravissimo equivoco, adeguando la cura alla vera
patologia che, presa in tempo, può essere
bloccata senza il ricorso alla terapia intensiva.
Le
fasi della malattia
Il virus introdottosi nei polmoni con la
respirazione, causa una “coagulazione intravascolare disseminata”
atipica, che coinvolge prevalentemente i capillari polmonari, il cuore nonché le vene
periferiche, soprattutto delle gambe.
L’infiammazione
che ne deriva si propaga al tessuto adiacente, ossia al tessuto vascolare
venoso, creando infezione diffusa nelle zone colpite.
Lo stato di infezione e di infiammazione
circostante crea la formazione di
emboli nel sangue che si coagula nei
vasi capillari, formando una serie
diffusa di piccoli trombi che ostruiscono
il passaggio.
La insufflazione forzata di ossigeno attraverso le pompe
polmonari (per le quali, tranne qualche
eccezione, si lamentava la insufficiente disponibilità nei centri di emergenza
ospedalieri), quando il sangue che
alimenta gli alveoli polmonari non
arriva, non serve a niente.
La
spirale perversa
La
formazione di occlusioni diffuse nei capillari all’interno dei polmoni che impedisce la circolazione del sangue a valle delle
stesse occlusioni, crea la necrosi, ossia la morte del tessuto non più alimentato.
Il tessuto morto si disgrega formando
pus e aumentando l’infiammazione della
parte colpita che a sua volta, aggrava l’insufficienza respiratoria in quanto
quella stessa zona di polmone non funziona più.
Quando
la diffusione di questi micro emboli interessa una parte considerevole del
tessuto polmonare ecco che l’insufficienza respiratoria compie il resto, se prima non ci pensa il cuore. Quindi la polmonite interstiziale che si
supponeva subentrasse nell’ultima fase
della malattia non c’entrerebbe per nulla.
Il
merito
A
chi va il merito della scoperta? Ai due medici sicuramente e tutti gli altri che hanno già saputo individuare la giusta cura del covid-19.
Allo
stato dei fatti, parrebbe ora necessario
ed urgente prendere coscienza di quanto questi illuminati professionisti hanno
constatato, soprattutto per sospendere quella terapia sbagliata che non ha
saputo impedire una buona parte di quanto di negativo è già avvenuto. La nuova diagnosi
del Prof. Viecca e del Dott. Palma, riguardante
la reale patologia causata dal covid-19, fa ritenere che soprattutto i pazienti più gravi potrebbero essere
sottoposti a differenti e più efficaci terapie.
Sarebbe pertanto opportuno accertare prima possibile la valenza delle differenti cure che si rendono necessarie. Già da adesso
potrebbero essere utilizzate quelle stesse già adottate dai due medici per salvare,
senza le conseguenze devastanti di
questa infiammazione diffusa, il maggior
numero di malati.
Si spera pertanto che d’ora in poi una cura adatta per la
diagnosticata tromboflebite, che, a quanto pare, è
l’autentica minaccia del Coronavirus, risolva rapidamente la malattia senza
attendere, a fronte di morti quasi certe, il tempo burocratico
richiesto, per la cosiddetta “prova
scientifica”.
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