Fu l’Associazione Internazionale dei
Lavoratori, meglio conosciuta come Prima
Internazionale, fondata a Londra il 28 settembre 1864 da Karl Marx e
Friedrich Engels a gettare le basi per la futura Festa del Lavoro, dichiarando aperta la lotta per limitare la
durata della giornata lavorativa a 8 ore.
Limitation of
the working day
A
preliminary condition, without which all further attempts at improvement and
emancipation must prove abortive, is the limitation of the working day.
It is needed to restore the health and
physical energies of the working class, that is, the great body of every
nation, as well as to secure them the possibility of intellectual development,
sociable intercourse, social and political action.
We propose 8 hours work as
the legal limit of the working day. This limitation being
generally claimed by the workmen of the United States of America,'40 the vote
of the Congress will raise it to the common platform of the working classes all
over the world.
For the information of continental
members, whose experience of factory law is comparatively short-dated, we add
that all legal restrictions will fail and be broken through by Capital if
the period of the day during which the 8 working hours must be
taken, be not fixed. The length of that period ought to be determined by the 8
working hours and the additional pauses for meals. For instance, if the
different interruptions for meals amount to one hour, the legal
period of the day ought to embrace 9 hours, say from 7 a .m. to 4 p.m., or from 8 a .m. to 5 p.m., etc. Nightwork
to be but exceptionally permitted, in trades or branches of trades specified by
law. The tendency must be to suppress all nightwork.
This paragraph refers only to adult
persons, male or female, the latter, however, to be rigorously excluded from
all nightwork whatever, and all sort of work hurtful to the
delicacy of the sex, or exposing their bodies to poisonous and otherwise
deleterious agencies. By adult persons we understand all persons having reached
or passed the age of 18 years.
La festa fu successivamente
proclamata dalla Seconda Internazionale
nel 1889, scegliendo il 1° maggio in memoria del giorno della repressione subita
dagli operai di Chicago che tre anni prima avevano lottato per ottenere la
riduzione della giornata lavorativa.
«Di fatto, il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il
lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna; si trova quindi
per sua natura oltre la sfera della produzione materiale vera e propria. Come
il selvaggio deve lottare con la natura per soddisfare i suoi bisogni, per
conservare e per riprodurre la sua vita, così deve fare anche l’uomo civile, e
lo deve fare in tutte le forme della società e sotto tutti i possibili modi di
produzione. A mano a mani che egli si sviluppa il regno delle necessità
naturali si espande, perché si espandono i suoi bisogni, ma al tempo stesso si
espandono le forze produttive che soddisfano questi bisogni. La libertà in
questo campo può consistere soltanto in ciò, che l’uomo socializzato, cioè i
produttori associati, regolano razionalmente questo loro ricambio organico con
la natura, lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso
dominati come da una forza cieca; che essi eseguono il loro compito con il
minore possibile impiego di energia e nelle condizioni più adeguate alla loro
natura umana e più degne di essa. Ma questo rimane sempre un regno della
necessità. Al di là di esso comincia lo sviluppo delle capacità umane, che è
fine a se stesso, il vero regno della libertà, che tuttavia può fiorire
soltanto sulle basi di quel regno della necessità. Condizione fondamentale
di tutto ciò è la riduzione della giornata lavorativa». [Karl Marx, Il Capitale, Editori Riuniti,
1970, vol. III, sez. VII, cap. 48, p. 933]
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