sabato 16 maggio 2020

GRANDI CONGIUNZIONI PLANETARIE E CORONAVIRUS, parte VI (Plutone e l'inconscio)





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I significati di Plutone

 Nell'articolo Das Unbewusst ("L'Inconscio") del 1915, Freud dichiara che i con­tenuti dell'inconscio sono sostitutivi di pulsioni che non possono divenire oggetto di coscienza. Pertanto, le rappresentazioni inconsce sono organizzate in fantasmi [dal greco  phàntasma, apparizione] oppure in trame immaginarie alle quali le pulsioni si fissano e che appaiono come "vere messe in scena del desiderio". In tale prospettiva, il contenuto dell'inconscio è assimilabile a ciò che è stato rimosso, con in più, osser­va Freud, "un nucleo originario di contenuti filogenetici", cioè di quell’esperienza accumulata nel corso del tempo, che siamo soliti denominare inconscio collettivo.
Jung, al quale va il merito di aver ampliato il concetto freudiano di inconscio, sottolinea la quasi totale identificazione di inconscio e destino. In Psicologia e Al­chimia egli osserva che quando parliamo del nostro destino, mettiamo in campo una volontà che non coincide con quella dell'io e, poiché tale volontà si oppone all'io, noi vi scorgiamo un potere divino o infernale, a seconda dei casi.
Nella tragedia greca, il mito, quale archetipo universale, è la chiave che ci consente di entrare nella psiche dei personaggi e di cogliere il filo che sorregge la trama di tutte le loro azioni. La stessa guerra tra gli dei - che i miti raccontano - è finalmente intesa come la guerra che gli individui combattono contro se stessi. La cieca fatalità che spesso sembra dar corso agli eventi, secondo il principio che le colpe dei padri ricadono sui figli, si colora infine di senso. Liz Greene, la nota psicoanalista e cultrice di astrologia afferma che, per com­prendere il tema natale di un singolo, occorre tracciare la carta di nascita dei suoi genitori e che forse non basta, perché bisognerebbe anche conoscere il tema natale degli antenati [1]. Quale il significato di tale affermazione? Lo psicoanalista e ricercatore è convinto che il proprio paziente sia vittima, oltre che dei suoi, anche dei conflitti inconsci rimasti irrisolti nei genitori e nella famiglia d’origine.
È interessante osservare che per secoli l'astrologia giudiziaria ha considerato simboli privilegiati per l'ascolto dell'inconscio il luminare della Luna e, in particolare, Lilith, la sua zona oscura, talora identificata con la Luna Nera. Né, d'altra parte, erano noti altri simboli spazio-temporali per descrivere l'inconscio. In proposito, occorre appena accennare che sulla stessa esistenza fisica della Luna Nera si continua ancora a dubitare, tanto che è stata spesso diversamente interpretata: 1. Come Luna non visibile o Luna nuova al momento della sua congiunzione col Sole (Ecate o Artemide dei Greci); 2. Come secondo satellite della Terra, scoperto nel XVII Secolo dal gesuita Giovanbattista Riccioli e con un passo giornaliero di 3 gradi, ma di cui l'esistenza non è stata ancora accertata; 3. Come un punto fittizio dell'orbita lunare.
Che la Luna rappresenti simbolicamente il femminile, la fantasia, il sogno, l'immaginazione è perfettamente accettabile; che l'inconscio possa essere identificato col simbolismo lunare è altamente improbabile. Dane Rudhyar ha chiaramente dimostrato che è proprio la dinamica Saturno (l'io, la forma) - Luna (l'energia vitale) a rendere conto del nostro io cosciente [2] Inoltre, la Luna è talmente veloce nello spazio che male rappresenta un contenuto psichico così fortemente cristallizza­to quale l'inconscio, la cui trasformazione richiede un processo lentissimo, addirittura generazionale, prima di poter avvertire un significativo mutamento. 
Occorre tuttavia riconoscere che la figura di Lilith-Ecate è presente tanto nella mitologia ebraica che in quella greco-romana con la funzione di rappresentare gli istinti più riposti della personalità, ma a parte il dubbio sul potersi giovare di un suo corrispettivo fisico nello spazio, questo simbolo resta, anche solo come concetto, un po' troppo angusto per una reale connotazione dell'incon­scio, e semmai può essere chiamato a rappresentare lo strato immediatamente al di sotto della coscienza, ciò che Freud definiva preconscio. Né, d’altra parte, appare convincente l'idea di un inconscio limitato al ruolo di controparte di polarità sessuale. Tale  ruolo sembra più che altro spettare all'Anima per l'uomo e all’Animus per la donna. E “anima” e “animus” appartengono alla coscienza o tutt’al più al subconscio (o preconscio) e forse è proprio questo il regno di Lilith.  
Ciò premesso, la tentazione di sottomettere o redimere l’inconscio è quanto mai ardua e pericolosa. Questo pericolo è di tutti, ma più che mai è presente nel santo, nell'eroe, nell'ini­ziato. I quali tutti, per “mestiere” sono portati a rifiutare l'inconscio oppure a costruirse­ne uno di comodo cui relazionarsi con lo scopo sublime di sottometterlo o di razionalizzarlo. Queste anime belle spesso si coprono gli occhi per non vedere e si turano il naso per non sentire il fetore che viene dalla “stanza accanto” della loro coscienza illuminata. Insomma, tra Alto e Basso, bisogna trovare - come già auspicava Marsilio Ficino - un luogo intermedio dove sia possibile incontrare il cosiddetto mondo interiore. 
Che c'è, in realtà, di così difficile e inquietante nel tentare di sottomettere o redimere l'inconscio? L'ener­gia che sprigiona questa forza invisibile è talmente grande che l'esigua energia della coscienza rischia di esserne travolta. La coscienza può uscirne mutilata nel suo processo di individuazione che presuppone, appunto, il coraggio del confronto con l'inconscio non la sua sottomissione o redenzione. Il dialogo può essere spiacevole, doloroso, forse pericoloso, ma è l'unico mezzo che abbiamo per rompere le cristal­lizzazioni saturnine, allargando progressivamente le frontiere della coscienza.
Non è un caso che all'inizio del secolo, proprio quando appare “L’interpretazione dei sogni” di Freud, l'astronomo Percival Lowel, per spiegare le perturbazioni del­l'orbita di Urano, calcoli la posizione di un invisibile pianeta, all'estremo del siste­ma solare. Neppure è un caso che Jung nel 1929 congedi il suo saggio di commento al “Segreto del fiore d'oro”, antico testo di alchimia taoista, prospettando una visione dell'inconscio che riprende e amplia la stessa concezione freudiana e che, pochi mesi più tardi, con l'ingresso del Sole in Acquario (febbraio 1930), un astrono­mo americano riesca per la prima volta a fotografare il pianeta “invisibile”: Plutone.
Per la verità, Rudhyar attribuisce la rappresentazione simbolica dell’inconscio a tutti e tre i pianeti trans-saturnini: Urano, scoperto nel 1781, poco prima della Rivoluzione francese, Nettuno scoperto nel 1846 e Plutone scoperto esatta­mente 84 anni dopo Nettuno, a distanza di un ciclo completo di Urano. Ai tre pianeti, egli assegna tre diverse funzioni simboliche: Urano rappresenta la forza “proiettiva” dell'inconscio, Nettuno quella “dissolvente”, e Plutone quella “rigenerante[3].
In conclusione, dunque, il concetto più compiuto e al tempo stesso più produttivo con cui siamo oggi in grado di rappresentare l'inconscio, nella sua dinamica spazio-temporale, è Plutone.
Il mito poetico, l'astronomia. E l’astrologia come vede Plutone? Lo collo­ca nel segno dello Scorpione, opposto alla Terra prima del Toro, lui che è il Signore del sottosuolo. Come forza rigenerante nel bene e nel male, Plutone non può che appartenere a questo segno zodiacale dove lo scorpione può evolversi sino al serpente e all'aquila solare. Se il Sole è il simbolo del principio di individuazione, con la potenzialità di assimilare e trasformare i contenuti dell'inconscio, Plutone è definito “Sole di mezzanotte” per “il materiale” che è in grado di offrire per questa assimilazione e trasformazione.
Erede della Grande Madre e di Eros – come già si è visto –  Hades-Plutone è il Signore della vita, della morte e della rigenerazione di cui detiene il seme, il principio erotico universale che anima la materia. Ma Eros, come suggerisce il mito ellenistico di Amore e Psiche, rimanda alla dimensione inconscia che della psiche è anche la parte più importante e segreta. Nella totalità dell’inconscio, infatti, risiede l’Es, mentre le altre due ipostasi freudiane, l’Io e il Super-io hanno una collocazione che si articola tra coscienza, inconscio e preconscio (o subconscio), per quest’ultimo intendendo ciò che si trova appena al di sotto della coscienza ma che in determinate circostanze può facilmente riaffiorare. La parte cosciente dell’Io così come quella conscia e inconscia del Super-io non sono affari che riguardano Plutone che lascia volentieri ad occuparsene il vecchio Saturno. Com’è noto, l’Io si basa sul principio di realtà e deve continuamente difendersi non solo da quello che ancora non ha compreso di sé (Io inconscio) e dalle regole della società in cui vive (Super-io conscio) ma soprattutto da Es e Super-io inconsci che troppo spesso finiscono per governare le sue azioni. Così, l’Es governato dal principio del piacere spinge l’Io alla soddisfazione delle pulsioni primordiali, dei bisogni e dei desideri senza alcuna censura e senza curarsi del principio di realtà, laddove il Super-io svolge la funzione completamente opposta, intimando all’Io che le sue azioni siano conformi al costume morale, ai divieti e agli ideali che gli sono stati inculcati dall’educazione genitoriale e dall’ambiente circostante. Quanto più l’Io saprà districarsi tra Es e Super-io, tanto più egli sarà in grado di portare alla luce nuovi territori, con un ampliamento di coscienza di cui essere grato a Hades-Plutone. È lo schema incontrato parlando dei “doni di Plutone” [Cfr. il post GRANDI CONGIUNZIONI PLANETARIE E CORONAVIRUS, parte V(i doni di Plutone), cliccando sopra per leggere]: dalla vita alla morte e alla rigenerazione, dall’eros all’inconscio e all’ampliamento di coscienza. Ma Hades-Plutone possiede anche un terzo nome: Trofonio, colui che nutre, e che attraverso il nutrimento genera l’energia che mantiene in vita e che consente agli esseri umani di agire. Le azioni hanno un risultato evidente nella realtà e un risultato invisibile (quello che gli orientali chiamano Karma, il nam myoho renge kyo dei seguaci del Soka Gakkai, per intenderci) che si colloca nel regno di Hades, senza implicazioni moralistiche ma determinando la necessità di un equilibrio che, se venuto meno, deve essere ritrovato. Saper leggere nell’invisibile, aumentando la consapevolezza delle proprie azioni è l’ultimo dei tanti “doni” di Plutone, quello che forse appare come il meno gradito ma che in realtà è il più importante di tutti perché, come osserva Jung in Psicologia e Alchimia, il timore e la resistenza che ogni essere umano prova quando scava troppo a fondo in se stesso sono in ultima analisi la paura del viaggio nell’Ade. «Con l’intervento di Hades – annota lo psicoanalista junghiano James Hillman –, il mondo è capovolto. Il punto di vista della vita cessa di valere. Ora i fenomeni sono visti non solo attraverso gli occhi di Eros, della vita umana e dell’amore, ma anche attraverso quelli di Thanatos, le cui fredde immote profondità non hanno legame con la vita» [4]  
(S E G U E)

sergio magaldi


[1] L.Greene, The Astrology of Fate, 1984, trad.it., “Astrologia e Destino”, Armenia, Milano 1995, pp.98-132
[2] Dane Rudhyar, Astrologia della personalità, trad.it., Roma, 1986, pp.205-209
[3] cit., pp.209-220
[4] James Hillman, Il Sogno e il Mondo infero (“The Dream and the Underwold”),trad.it.di A.Bottini, Adelphi,2003,pp.65-66.

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