Da calciomercato.com Ansa 18/06/2020 h.00:01 |
Dopo la finale di Supercoppa persa contro la
Lazio, i bianconeri falliscono anche la finale di Coppa Italia, vinta dal Napoli ai calci di rigore ma con
pieno merito.
Tutta l’atmosfera di ieri notte è stata comunque surreale e grottesca, degna di chi gestisce il potere in questo infelice Paese: dal canto con inceppo e senza musica dell’inno nazionale, alla premiazione self service, cui hanno cercato di ovviare i presidenti delle due squadre, agli abbracci e baci di giocatori e dirigenti in uno stadio deserto ma con qualche mascherina degli addetti ai lavori per ricordare il pericolo del contagio.
Dei
quattro obiettivi annuali restano ora alla Juve i due più importanti (Scudetto
e Champions) ma anche i più difficili da conseguire, soprattutto per una squadra
apparsa, nelle due uscite post sosta per il coronavirus, carente di gioco e di
energia e che non riesce ad andare a rete nei 190 minuti regolamentari, neppure
con i rigori [Ronaldo che in semifinale sbaglia il rigore, ancorché non
decisivo, contro il Milan, Dybala e Danilo(fargli tirare il rigore come
secondo, dopo l’errore di Dybala è stata una grossa ingenuità) che falliscono i
primi due dei cinque calci di rigore della finale contro il Napoli]. Eppure,
l’ultima partita di Campionato, giocata a porte chiuse e vinta lo scorso 8
marzo contro l’Inter, aveva lasciato sperare che la Juventus di Sarri potesse
infine decollare. In realtà, la squadra vista ieri sera è sembrata la stessa di
sempre, ma senza le consuete prodezze di Ronaldo, i rari guizzi di Dybala, la
presenza talora decisiva di Higuain. Non a caso, scrivevo dopo la ventitreesima
giornata di Campionato:
«Si diceva (e si sperava da parte dei tifosi)
che la maestria di Sarri, anche se lentamente assimilata, avrebbe portato la
Juventus prima o poi a fare il salto di qualità nel gioco e, invece, stanno
persino mancando le striminzite e talora fortunose vittorie del
girone d’andata […] Nove punti (63 contro 54) in meno rispetto all’anno
passato, 20 vittorie e 3 pareggi contro le 17 vittorie, i 3 pareggi e le 3
sconfitte di quest’anno, 49 goal fatti e 15 subiti contro i 44 goal fatti e i
23 subiti del campionato in corso sono le cifre che narrano di una Juve che
continua a giocare male come la squadra di Allegri ma che di quella non ottiene
gli stessi risultati».
E
qualche mese prima annotavo: «La verità è che la Juventus non è così forte
come si vuole far credere e la “famosa” ricchezza della rosa è un’altra favola.
Sbagliati completamente gli ultimi due mercati. Quello dell’anno passato,
quando arriva Ronaldo al suono di trombe e centinaia di milioni, ma viene
cacciato Higuain che con l’asso portoghese avrebbe ricomposto il tandem
vincente del Real Madrid. E il mercato di quest’anno, che ha visto il ritorno
di Higuain – peraltro osteggiato sino all’ultimo, con l’umiliazione del
giocatore, privato del numero 9 sulla maglia – ma anche la messa in
vendita praticamente di gran parte dei suoi campioni, fortunatamente respinta
dagli interessanti e dal mercato stesso. Se ne vanno però Spinazzola, un’alternativa
ad Alex Sandro, Cancelo è scambiato con il modesto Danilo, Moise Kean, più che
una giovane promessa, è venduto all’Everton senza neppure la clausola della
ricompra, Mario Mandžukić è
inspiegabilmente accantonato. Per contro ci si bea dei “grandi” centrocampisti,
presi a parametro zero ma che non giocano o sono una delusione. E Sarri ci
mette del suo: indebolisce la tradizionale organizzazione della difesa
juventina nonostante l’arrivo di Matthijs de Ligt – il giovane centrale difensivo
della nazionale olandese che con L’Aiax fu determinante nell’uscita della Juve
dalla Champions dello scorso anno – e che se anche può giustamente appellarsi
all’infortunio che tiene fuori Chiellini, si ostina a far giocare terzino
Cuadrado. Il quale se la cava abbastanza bene […] ma è costretto ad un
lavoro massacrante che gli fa perdere di lucidità e toglie alla squadra la
possibilità che questo straordinario e sottovalutato esterno alto, nel
contrattacco e nei cross sia determinante, come per il passato, per le punte
juventine […] Sarri non ha
modificato in meglio il gioco della Juve, brutta ma vincente con Allegri, ha
però il merito di aver spostato in avanti di una decina di metri il baricentro
della squadra e di aver riportato in attacco e rivalutato Dybala, costretto da
Allegri per anni a fare il mediano, ma i difensori continuano con i troppi
passaggi orizzontali, gli attaccanti segnano poco e tirano ancor meno nella
porta avversaria […] Douglas Costa è un fantasma bellissimo e, ciliegina sulla
torta, Sarri ha creato Bernardeschi – sempre fischiato a Torino – trequartista
del nulla […] Probabilmente quest’anno la Juve non vincerà né Scudetto né
Champions e forse neppure altro, speriamo almeno che i mesi che restano sino al
termine della stagione calcistica servano a Sarri per rivedere alcune idee e ai
dirigenti per non sbagliare ancora il mercato. Amen.»
sergio magaldi
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