mercoledì 3 giugno 2020

GRANDI CONGIUNZIONI PLANETARIE E CORONAVIRUS, parte VIII (Saturno:croce, mezzaluna e falce)





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I significati di Saturno

 La fusione di due figure mitologiche come quella di Ploutos, dio della ricchezza e quella di Hades, signore del mondo sotterraneo e dell’inconscio, erede della Grande Madre e di Eros cosmico, non crea ambivalenze nel Plutone astrologico. Ploutos è cieco e dispensa a caso le proprie ricchezze ma così facendo – tale lo rappresenta con ironia Aristofane (450-385 a.C.) nella sua commedia Pluto [vedi, cliccando su GRANDI CONGIUNZIONI PLANETARIE E CORONAVIRUS, parte II(astrologia e mitologia)] – egli finisce con l’arricchire i peggiori tra gli uomini. Vero o falso che sia l’assunto dal quale prende forma la satira di Aristofane (in realtà poco cambia – come mostra la commedia – quando le ricchezze vengono date ai poveri), non c’è dubbio che questa fosse la percezione della realtà nella tradizione popolare già ai tempi del grande commediografo greco. Non a caso una canzone conviviale di Timocreonte da Rodi, poeta lirico del V secolo a.C., attribuiva a Ploutos, a causa del denaro, la responsabilità di tutti i mali che capitano agli esseri umani:

«Deh!, se mai, cieco Pluto,
né in terra, né sul pelago
t’avessimo veduto,
ma l’Acheronte e il Tartaro
fossero stati ognora
l’unica tua dimora!
Ché da te tutti i mali
Provengono ai mortali!»[1]

Come Ploutos cieco, Hades non guarda in faccia nessuno e ci mostra la realtà per quello che è, senza illusioni. Scrivevo in un precedente post sull’argomento [vedi, cliccando su GRANDI CONGIUNZIONI PLANETARIE E CORONAVIRUS, parte IV (Plutone e i Misteri Eleusini)]: «[…] Insomma la morte non solo è parte della nostra natura sin dalla nascita, ma è anche il progetto finale di ogni essere vivente e Hades-Plutone ci svela senza infingimenti la nostra rimozione più grande: l’essere per la morte»

Diverso il caso di Saturnus-Kronos, il primo appartenente alla mitologia romana, il secondo a quella greca. Nella fusione resta un’ambivalenza di fondo che il Saturno astrologico mantiene, ancorché le due divinità siano poi accomunate dai festeggiamenti in loro onore: Il Saturno latino nei Saturnalia, il Kronos greco nelle Kronia di Atene che secondo la testimonianza del poeta romano Lucio Accio (II Secolo a.C.) consistevano nella celebrazione di un tempo altro, con il totale rovesciamento dell’ordine costituito e la sospensione del lavoro, mentre si banchettava per le strade e gli schiavi sedevano a tavola con i padroni. Ciò accadeva, naturalmente, quando Kronos era ormai considerato dai Greci come Signore del Tempo. Per onorare il dio si pensò di dedicargli una giornata speciale, diversa da tutte le altre, una grande festa che per la sua eccezionalità finiva col rinsaldare il potere costituito e la stabilità del tempo della quotidianità. I Romani ripresero questa tradizione quando il mito di Saturno si era ormai fuso con quello del Kronos greco. Nacquero i Saturnali sull’onda della leggenda di Giano che accoglie il fuggitivo Saturno e ne ottiene in cambio i doni dell’agricoltura e della preveggenza, inaugurando con lui la felice età dell’oro. Se le Kronia ebbero una motivazione ufficiale quasi metafisica, con il tempo che sembra fermarsi per un giorno prima di riprendere la solita routine, i Saturnalia ne ebbero una molto più concreta, in linea con lo spirito dei Romani. Entrambe le feste tuttavia raggiungevano il medesimo scopo di consolidare l’ordine costituito, partendo dal presupposto che l’eccezione non può mai essere la regola. In età imperiale, i Romani  festeggiavano Saturnus dal 17 al 23 dicembre, nei giorni cosiddetti solstiziali in cui il Sole sembra morire, Sol sistium o Sole fermo, quando l’astro raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale, invertendo il proprio moto e la notte sulla Terra si fa più lunga. I Saturnali rappresentano la prova generale della scomparsa del Sole, il rovesciamento dell’ordine naturale, il sovvertimento di ogni regola: è la felice età dell’oro di Giano e Saturno che riappare e che per essere celebrata degnamente deve consentire tutto ciò che normalmente è impossibile oppure è vietato e/o addirittura punito con la morte: cibo e vino in abbondanza per tutti, padroni che diventano servi e viceversa, schiavi in libertà, gioco d’azzardo e licenziosità di ogni genere.

Già nel glifo, Saturno astrologico mostra la sua ambivalenza, con i simboli della croce, della mezzaluna o luna crescente e della falce. I bracci della croce sono a volte rappresentati di pari lunghezza a significare che materia e spirito si equivalgono. Quando invece il braccio verticale è rappresentato molto più lungo di quello orizzontale ђ, si vuole sottolineare che lo spirito (il braccio verticale) finirà col prevalere sulla materia (il braccio orizzontale). Il simbolismo della croce ha tuttavia anche il significato di rappresentare la dualità del reale e l’unione del maschio e della femmina, intesa soltanto come genitale o, al contrario, indice di una spiritualità elevata come quella che gli assegna Dante facendo del pianeta il settimo cielo del Paradiso dove per una scala d’oro salgono e scendono gli spiriti contemplativi: con Saturno è necessario abituarsi ai contrasti!
La luna crescente indica la progressiva formazione del corpo, a cominciare da ossa, scheletro e muscoli, sino alla nascita dell’Io e all’unità di spirito e corpo. La falce è insieme simbolo di vita, di castrazione e di morte: è lo strumento per mietere il grano ed è lo stesso strumento che recide i genitali di Urano, taglia i rami secchi e la vita degli individui (piante, animali, esseri umani), secondo un mandato in bianco ricevuto da Hades-Plutone e in virtù di un patto che ha consentito a Kronos-Saturno di lasciare il mondo infero dove era stato precipitato, una volta privato da Zeus del potere sugli uomini e sugli dei.

[S E G U E ]

sergio magaldi



[1] Aristofane Commedie, trad. di Ettore Romagnoli, Zanichelli, Bologna, 1971, p.1005


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