SEGUE DA: (clicca sul titolo per leggere)
La rassegna che segue prende succintamente in
esame alcuni tra gli autori e/o pensatori che si occuparono di astrologia
ebraica. Inizia con Filone alessandrino e termina con Maimonide, più o meno in
coincidenza col diffondersi della Qabbalah storica, alla quale dedicherò, per
ciò che si riferisce all’astrologia, le successive e ultime parti di questo
scritto.
Filone, vissuto tra il 13 a.C. e il 54 d.C. nell’ambiente
ebraico ellenizzante di Alessandria, coglie il significato simbolico della
“doppia” migrazione di Abramo: una prima volta dalla Caldea, una seconda da Haràn che significa “caverna”. L’uscita
dalla Caldea con riferimento al Genesi
significa l’abbandono dell’astrologia. «Infatti – scrive Filone – i Caldei, più
degli altri popoli, sembrano aver praticato l’astronomia e l’arte di fare
oroscopi, connettendo i fenomeni terrestri con quelli atmosferici e i fenomeni
celesti con quelli che riguardano la superficie della Terra. In tal modo hanno
dimostrato, attraverso rapporti musicali, la perfetta armonia del tutto, in
forza del (principio della) comunanza reciproca e della simpatia delle parti
[…] Costoro hanno ipotizzato che il nostro mondo di fenomeni sia il solo essere
che è veramente, ossia che esso è Dio, oppure che in sé include Dio (inteso)
come l’anima del tutto. E (per ciò stesso), avendo divinizzato il fato e la
necessità, hanno riempito la vita umana di una molteplice empietà, insegnando
che al di fuori dei fenomeni non c’è nulla, che non c’è alcuna causa, ma che
sono i movimenti del Sole, della Luna e di tutti gli altri astri a dispensare a
ciascuno degli esseri i beni e i loro opposti» [1].
La maggiore polemica di Filone è però diretta, nel De Providentia, contro la Genetliologia (anticipazione della cosiddetta astrologia giudiziaria). Più che mai – osserva Filone – il giudizio degli astri nei confronti dei singoli non si addice al popolo ebraico: la circoncisione, l’osservanza della Legge, lo Shabbat, l’alimentazione kasher e tanto altro ancora sono la scelta comune di tutto un popolo, come ciò – egli si domanda – può interferire con i differenti destini individuali proposti dalle tecniche genetliologiche?
Un medievalista insigne come Emile Bréhier osserva,
tuttavia, che Filone tratta l’astrologia con molta benevolenza tanto da
sembrare di averla addirittura praticata lui stesso e un altro studioso, il
Wendland, sottolinea l’interesse di Filone per l’astrologia allorché si
tratta di interpretare le undici stelle del sogno di Giuseppe in analogia con
altrettanti segni zodiacali e del dodicesimo (cioè il segno dei Pesci)
simbolicamente rappresentato dallo stesso Giuseppe [2].
La verità è che Filone nega agli astri di essere “cause
prime” ma gli riconosce il merito, in quanto opera di Dio, di fungere da
segnali dotati di quel certo potere che Dio stesso gli ha concesso. E’ da
escludere comunque che gli astri siano divinità e che godano di una qualche
autonomia [3]. E’ abbastanza
comprensibile che la concezione degli astri come segni della
volontà di Dio abbia poi avuto fortuna in ambiente cristiano e talora goduto di
qualche apprezzamento persino tra i maghi-filosofi del Rinascimento.
Il primo vero grande
astrologo ebreo, sia pure di nome e di lingua araba, fu Mashallah vissuto nel
secolo ottavo e all’inizio del nono, autore di numerosi trattati tra cui
un De significatione Planetorum in Nativitatibus e un
commentario del famoso Tetrabiblos di Tolomeo [4], nonché
di un trattato sulle Grandi Congiunzioni planetarie che fece
molto discutere. Mashallah, il cui nome ebraico pare fosse Gioele o Giobbe, fu
chiamato a decidere insieme all’astrologo arabo Al–Naubacht, sul momento
migliore per fondare la grande città di Bagdad (anno 762). Nel suo trattato
sulle congiunzioni, egli sostiene che gli eventi del mondo sono scanditi dalle
congiunzioni tra i pianeti, in particolare dalla congiunzione Saturno-Giove ( o
congiunzione maggiore), Saturno-Marte (media) e Giove-Marte (minore).
In particolare, la
venuta di un profeta, sarebbe annunciata da un intero ciclo di congiunzioni
attraverso le quattro triplicità (cioè tre segni zodiacali per ognuno dei
quattro elementi della tradizione empedoclea). Nell’ambito della congiunzione
cosiddetta maggiore (Saturno-Giove) si hanno poi ulteriori distinzioni
in piccole, medie e grandi congiunzioni: l’incontro di Saturno con Giove, che
si verifica ogni venti anni (piccola congiunzione), produce la
congiunzione media ogni 240 anni circa allorché si passa da una triplicità
all’altra e la grande congiunzione ogni 953 anni, nel momento del ritorno di
Saturno e di Giove sullo stesso grado dello zodiaco [5].
Sulla questione conviene
ascoltare Abraham bar Hiyya, astrologo e studioso di Torah (già
ricordato a proposito dell’astrologia oraria), che in Meguilat Hamegalé o Sefer
Haqtzim riprende il tema delle congiunzioni planetarie di Mashallah e
del suo discepolo arabo Abu Mashar: dalla congiunzione Saturno-Giove nel segno
di Ariete e dal momento del suo passaggio nelle quattro triplicità: del Fuoco (Ariete,
Leone, Sagittario), della Terra: (Toro, Vergine, Capricorno), dell’Aria (Gemelli,
Bilancia, Acquario) e dell’Acqua (Cancro, Scorpione, Pesci),
trascorrono 953 anni e il tempo di 48 congiunzioni. Dopo tale periodo,
caratterizzato dunque da 953 anni e 48 congiunzioni (12 per ciascuno dei 4
elementi), la congiunzione si ripresenta nel fuoco secondo del
Leone e dopo altrettanto nel fuoco terzo del Sagittario.
Perché la congiunzione Saturno-Giove ‘esaurisca’ la triplicità di fuoco
occorrono in tutto 2859 anni (953 x 3) e 144 congiunzioni (48 x 3).
In riferimento alla
storia ebraica, con l’anno 2365 del calendario ebraico e la prima congiunzione
Saturno-Giove nella triplicità d’acqua (segno zodiacale dei Pesci),
si ha la nascita di Aronne e tre anni dopo quella di Mosé e tutto questo periodo
dei segni d’acqua corrisponde all’esodo e ai 40 anni trascorsi nel deserto.
L’entrata della congiunzione nella triplicità del fuoco corrisponde al periodo
dei Giudici. La triplicità d’aria inizia nel 2841 e nel 2854 nasce David. La
distruzione del I Tempio sarà opera dei babilonesi, all’epoca del ripresentarsi
della congiunzione Saturno-Giove nella triplicità di acqua [6].
sergio magaldi
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[1] Filone di Alessandria, De Migrat. Abr., XXXII:
pp.178 e ss., Rusconi, Milano, 1988. Circa il significato della
‘seconda’ migrazione di Abramo da Haran (caverna), che non è
oggetto di questa specifica trattazione, mi limito a osservare che, secondo
Filone, si tratta di uscire dalla propria interiorità sensibile per accedere,
mediante l’intelletto, alla chiara visione dell’intellegibile (Ibid.,
da XXXIV a XXXIX, pp.397-405).
[2] Cfr., J. Halbronn, op.cit.parte I. ,
p.266. Come si
ricorderà, il sogno di Giuseppe si riferisce a Genesi 37:9.
Circa l’attribuzione dei dodici segni zodiacali ai dodici figli di Giacobbe e
alle dodici tribù di Israele, esiste un’abbondante letteratura in merito e le
differenti attribuzioni si basano su criteri diversi e non sempre attendibili.
Sulla questione cfr. J. Halbronn, cit., pp.74 e ss.
[3] Cfr.,O. Pompeo Faracovi, op.cit.parte I.,
pp.164-166
[4] Claudio Tolomeo, vissuto nel II secolo d.C., forse nativo di
Alessandria, fu il più grande astronomo-astrologo dell’antichità. Le sue opere
principali sono l’Almagesto, nome arabo di un trattato di astronomia
chiamato Sistema matematico o Massimo sistema, e
il Tetabiblos o Apotelesmatikà un’opera di
astrologia che ebbe grande fortuna e che ancora oggi esercita la sua influenza
tra gli studiosi del campo.
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