LE
FORME DEL PENSIERO: CRITICITA’ E
DOGMATISMO (Parte prima)
LE
FORME DEL PENSIERO: CRITICITA’ E
DOGMATISMO (Parte seconda)
LE FORME DEL PENSIERO: CRITICITA’ E
DOGMATISMO (Parte terza)
LE FORME
DEL PENSIERO: CRITICITA’ E DOGMATISMO (Parte quarta)
LE FORME
DEL PENSIERO: CRITICITA’ E DOGMATISMO (Parte quinta)
LE FORME DEL
PENSIERO: CRITICITA’ E DOGMATISMO
(Parte sesta)
LE FORME
DEL PENSIERO: CRITICITA’
E DOGMATISMO (Parte settima)
LE FORME
DEL PENSIERO: CRITICITA’
E DOGMATISMO (Parte ottava)
LE
FORME DEL PENSIERO:
CRITICITA’ E DOGMATISMO (Parte
nona)
LE FORME
DEL PENSIERO: CRITICITA’
E DOGMATISMO (Parte decima)
D'altra
parte, per appropriarsi veramente della Torah, della Legge,
occorrono all'ebreo 48 requisiti (VI, 5) di cui, circa la metà riguardano lo
studio e l'altra metà vanno divisi tra la comprensione del cuore, l'umiltà, il
buon carattere, il rispetto dei maestri, l'amore della giustizia e di tutte le
creature, l'osservanza della vita sobria. Il primo dei 48 requisiti è naturalmente
lo studio e l'ultimo è sorprendentemente la corretta e necessaria citazione
delle fonti. Dire una cosa, citando il nome di chi l'ha detta, riportare sempre
il nome dell'autore è causa di redenzione per il mondo secondo l'insegnamento
contenuto nel libro di Ester: "E disse Ester al Re, a nome di
Mardocheo..." (Ester, II, 22). La frase che Ester dice al re
Assuero si riferisce alla congiura ordita contro di lui e di cui la ragazza era
stata informata da Mardocheo, suo padre adottivo. Aver citato fedelmente
l'autore della preziosa notizia valse a Mardocheo la salvezza e fu motivo di un
editto di Assuero a favore degli Ebrei.
Va
da sé, d'altra parte, che questa morale rabbinica si ispiri ai libri
sapienziali del Vecchio Testamento, come appare in tutta evidenza
nelle parole di rabbi Ben Zòma':
"Chi
è veramente sapiente? Chi impara da ogni uomo; secondo quanto è
stato detto (Salmi,114, 99): 'da tutti coloro che mi insegnarono io
mi sono istruito'. Chi è veramente prode? Chi vince le sue tentazioni, secondo
quanto è stato detto (Proverbi, 16, 32): "E' meglio il longanime
del prode e chi domina il suo carattere di chi espugna una città". Chi è
veramente ricco? Chi si contenta della sua parte, secondo quanto è stato detto:
(Salmi, 128, 2): "Beato te e felice te, quando potrai mangiare
della fatica delle tue mani"..."(IV,1)
In
alcuni aforismi echeggia persino la lezione di Qoeleth: "Sii
molto umile davanti a chicchessia, perché, tanto, l'unica speranza umana sono i
vermi", osserva rabbi Levitàç (IV, 4) e 'Aqàbjàh ben
Mahalal'él risponde a suo modo alla triplice e fatidica domanda della
tradizione esoterica: "Rifletti a tre cose e tu non avrai mai a commetter
peccato: Sappi donde tu sei venuto, verso dove tu vada e dinanzi a Chi tu sarai
per render conto completamente delle tue azioni. Donde sei venuto? Da una
goccia putrida. Dove vai? Verso un luogo di polvere, vermi e lombrichi. Dinanzi
a chi sarai tu per render conto delle tue azioni? Davanti al Re dei Re, il
Santo, benedetto Egli sia" (III, 1)
Pur
tenendo presente l'osservazione di Yosef Colombo, circa la natura
sostanzialmente religiosa di ogni manifestazione ebraica, non si può
disconoscere alla Qabbalah, quale dottrina esoterica degli Ebrei, un'autonomia
di indagine, un approccio concettuale e simbolico ai temi della tradizione che
ne fanno una forma originale e unica di pensiero sapienziale.
S E G U E
sergio
magaldi
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