giovedì 9 luglio 2009

IL POTERE AL FEMMINILE


Olimpia Maidalchini Pamphilj, una delle protagoniste del mio ultimo romanzo (Sergio Magaldi, LA TINOZZA DI RAME, EdiGiò, Pavia, 2009,pp.272,euro 18. Si può acquistare anche in rete su http://www.unilibro.it/ . Maggiori notizie sul libro si trovano nel precedente post di narrativa), governò Roma per 10 anni sostituendosi di fatto al cognato Innocenzo X. E' forse venuto il momento di rivalutare la figura di questa donna disprezzata dal popolo, che la chiamava Pimpaccia, e dalla Storia.
La vicenda di Olimpia si lega più in generale alla "questione femminile"apertasi in Europa con la crisi del modo di produzione feudale, allorché tra il XV e il XVIII secolo si assiste ad una serie interminabile di Querellas e Tertulias (Dispute e Chiacchiericci) cosiddette dalle spagnole Christine de Pisan e Teresa de Cartagena, vere e proprie pioniere di una "battaglia al femminile".
Tra il XVI e il XVII secolo, molte donne salgono sui troni europei, come regine o come reggenti di sovrani ancora fanciulli. E, se per un verso, col diffondersi dei valori dell'Umanesimo e della Riforma si viene sempre più accentuando negli strati più illuminati della società l'idea di un'educazione femminile per nulla diversificata da quella maschile; per altro verso resta del tutto estranea, non solo nell'Europa cattolica ma anche in quella protestante, la tesi di un potere esercitato dalle donne con pieno diritto. Persino un giusnaturalista come Jean Bodin (1529-1596) che si adopera per fare dello stato rinascimentale uno stato di diritto e per dare alla monarchia assoluta un fondamento giuridico, persino lui che nei Sei libri della Repubblica si batte contro ogni forma di machiavellismo e sostiene la necessità della tolleranza religiosa, quando si tratta di discutere sul "potere al femminile", diviene intransigente, sostenendo con forza che la ginocrazia -intesa come degenerazione del potere in quanto gestito dalle donne- è contraria alle leggi di natura.
Nel fatto, tuttavia, il potere femminile entra non di rado nella Storia, dando costantemente prove di sé non inferiori, se non addirittura superiori, a quelle offerte dal modello maschile, soprattutto se si tiene conto delle difficoltà oggettive che talora impediscono persino l'affermazione di un'identità femminile. Questo fu appunto il caso di Olimpia Maidalchini Pamphily. Il giudizio della critica mi è sempre apparso ingeneroso verso di lei, sia per le scelte della donna nel privato che per la sua conduzione del potere pubblico. Ma questa è storia del XVII secolo. La questione del potere al femminile può dirsi oggi completamente risolta? Che ne pensate?

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