domenica 9 ottobre 2011

LE DONNE DEL SESTO PIANO, Film di Philippe Le Guay, 106 minuti, Francia 2011











  

Gradevole e garbato è stato definito questo film, Les femmes du 6ème ètage, per la sua capacità di fare satira sociale con la grazia e la leggerezza, tutt’altro che superficiale, che da sempre caratterizza la commedia francese sullo schermo.

Siamo a Parigi nel 1962, in un momento della storia europea in cui tra le nazioni corrono ancora profonde differenze economiche e sociali. E mentre in Italia si parla di “boom economico”, di relativo benessere in Francia e nella maggior parte delle democrazie, nei paesi iberici, ancora alle prese con la dittatura, la drammatica situazione economica costringe spesso le donne portoghesi e spagnole d’origine contadina a emigrare e mettersi al servizio della borghesia straniera.

Un imponente edificio parigino, concepito secondo la logica classista imperante tra XIX e XX secolo. Nei primi cinque piani vivono famiglie della buona borghesia, mentre nel sesto è relegata la servitù per la quale, nei sottotetti, sono state ricavate tante piccole stanze dove a malapena entra un letto e qualche rara suppellettile. Con un solo bagno in comune, dove non è possibile lavarsi, con servizio igienico alla turca, sempre intasato. La differenza di stato e di classe è già visibile quando dal quinto piano, dove abita la famiglia Joubert, si sale al sesto. La macchina da presa indugia più volte a farci notare le pareti scrostate e il crescente degrado man mano che si sale più in alto. Monolocali li chiameremmo oggi, riadattati e offerti in affitto per lo più a studenti stranieri, e che non a caso continuano a chiamarsi: “Chambres des bonnes”.

Al sesto piano dell’edificio vivono cinque donne spagnole: Concepción [interpretata da un’anziana ormai, ma sempre brava Carmen Maura], sua nipote Maria [Natalia Verbeke], la più giovane e bella, di cui ammireremo il corpo nudo mentre, per gentile concessione della sua signora, si fa una doccia nel bagno padronale, Carmen [Lola Dueñas], Dolores [Berta Ojea] e Teresa [Nuria Sole].

Maria è a servizio presso la famiglia del quinto piano, dei signori Joubert: 1) Jean-Louis [Fabrice Luchini], titolare di un’agenzia di investimenti borsistici, personaggio meticoloso, pignolo e metodico che, prima che dalle grazie di Maria, si lascerà conquistare da un uovo alla coque cotto alla perfezione in 3 minuti e mezzo. Solida la sua appartenenza alla borghesia degli affari, consolidata da tre generazioni, “sempre un signore”, dirà di lui, quando lo vedrà staccarsi dalle consuete abitudini, una delle donne spagnole. 2) La moglie Suzanne [Sandrine Kiberlain], piccola borghesia di provincia, il cui arricchimento rende facile a stancarsi in occupazioni che vanno dal bridge con le amiche alle visite a sarta e parrucchiere oltre che in velleità letterarie. Suzanne sembra aver tratto soprattutto un insegnamento dalla vita, come confessa candidamente alla cameriera: “Quando hai un uomo, devi tenertelo stretto”, sconcertata della risposta di Maria, altrettanto comprensibile dal punto di vista di psicologia sociale: “Se un uomo non mi vuole, peggio per lui!”. 3) I due ragazzi Joubert, con la loro presenza saltuaria, perché per lo più vivono in collegio. Affezionati alla vecchia tata bretone [ma ormai le donne francesi stanno smettendo di andare a servizio…] che li ha cresciuti al posto della madre, troppo “impegnata” per occuparsene, e che ora guardano a Maria con diffidenza e tante pretese.

Quasi superfluo dire che, giudice della “contesa” tra due contrastanti universi di valore, sarà proprio il metodico Jean-Louis, sia pure aiutato dalla forza dirompente dell’amore. “Signore da sempre”, egli è più portato della moglie – quasi una parvenue a comprendere le ragioni degli altri. Suzanne, dal canto suo, vede la rivale in una ricca e intraprendente vedova assistita dal marito e non si accorge che la minaccia per lei viene piuttosto dal sesto piano. Se ne avvede tardi, manifestando i sintomi di una presa di coscienza quando, giocando a carte con le amiche e alludendo alle donne del sesto piano, osserva: “Loro sono vive… noi morte!”.

Gradevole e garbato, certo, ma anche di eccellente fattura, di acute notazioni storiche, psicologiche e sociali, questo film di Philippe Le Guay, che ha anche il pregio di non annoiare mai lo spettatore, di tenere sempre desta la sua attenzione, magari col sorriso sulle labbra di chi vuole solo divertirsi senza pensare ad altro.


Sergio Magaldi

Nessun commento:

Posta un commento