Il
Manifesto di Ventotene è un programma per il futuro dell’Europa, in un
continente dilaniato dalle armate di Hitler. Siamo nell’agosto del 1941 e gli
autori, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, dal carcere
fascista di Ventotene, manifestano un ottimismo più alimentato dalla speranza
che dalla vicenda storica: la Germania nazista ha già conquistato mezza Europa
e inflitto pesanti sconfitte all’Unione Sovietica, ma gli autori del Manifesto guardano
con fiducia a un’Europa democratica uscita vittoriosa dalla guerra contro le
dittature.
L’analisi
è semplice: 1)Il concetto di nazione fu nobile nelle lotte per l’indipendenza
nazionale. 2) Il nazionalismo è diventato ora un pretesto per politiche di
espansione alla conquista del cosiddetto “spazio vitale”. 3)Per competere in
futuro nei confronti di America e Asia, l’Europa deve unirsi in uno stato
federale, con un solo esercito e un solo progetto, capace di spazzar via le
autarchie economiche e di far rispettare dai singoli stati federali le proprie
deliberazioni, senza che questo significhi reprimere l’autonomia che riflette la
cultura e la storia delle singole nazioni europee. 4) L’Europa rivoluzionaria
non dovrà essere uno stato asservito ad una ristretta classe di burocrati, gestori dell’economia,
come è avvenuto in Russia…