venerdì 25 aprile 2025

V I V A I L 25 A P R I L E !


 


 La pretesa della cosiddetta sinistra e degli altri partiti di opposizione di udire finalmente pronunciare dagli esponenti del governo, e segnatamente da quelli del partito di maggioranza relativa, una dichiarazione di “antifascismo” – almeno nella ricorrenza storica del 25 aprile – è contraddittoria in sé. Da una parte, infatti, si insiste nel presumere la continuità di “Fratelli d’Italia” rispetto al “ventennio” e alla Repubblica di Salò, dall’altra si pretende che il partito che ha vinto democraticamente le elezioni rinneghi le proprie radici.

 

D’altra parte, la motivazione ufficiale della destra di maggioranza nel non volersi proclamare antifascista si basa su un’altra contraddizione. Si dice infatti che l’antifascismo, nella comune accezione di oggi, significa identificarsi con i partigiani comunisti; motivazione risibile dal momento che del Comitato di liberazione nazionale – com’è noto – facevano parte anche monarchici, liberali, cattolici, socialisti e azionisti e che tutti costoro presero parte, in misura maggiore o minore, alla Resistenza contro il nazifascismo.  

 

È così che la principale forza di governo ha fatto, ormai da qualche anno, della festa per la vittoria contro gli invasori tedeschi e i loro accoliti, una festa – che quest’anno si raccomanda “sobria” (?!) per la concomitanza con la scomparsa di un grande Pontefice come papa Francesco – di riconciliazione nazionale. Tant’è che, contrariamente a ciò che si continua a credere e a ripetere, l’Italia, almeno in punto di diritto, non può definirsi propriamente una repubblica antifascista, ma più semplicemente uno Stato che, in forza della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana, si limita a vietare la ricostituzione del partito fascista.

 

Una riconciliazione tra italiani é sempre auspicabile ma non si può ignorare ciò che in realtà rappresenta il 25 aprile: la memoria dei milioni di morti causati dalla guerra fascista e la fine di un regime totalitario che carcerò e uccise gli avversari politici e che collaborò alla mattanza nazista contro gli ebrei.

 

Tutto ciò premesso, mi verrebbe da chiedere alle opposizioni di centro e di sinistra come si sia arrivati a tutto questo, dopo ottanta anni dalla caduta del regime fascista. Il fatto è che l’elettorato, raschiando il fondo del barile, ha trovato infine l’unico leader che non si era ancora sporcato le mani con pratiche di governo e gli ha dato fiducia. Resta da sapere quanto durerà questo idillio, anche se per forza di inerzia potrebbe durare a lungo perché, divisione delle opposizioni a parte, la politica inaugurata dai governi di centrodestra – al di là di certe dichiarazioni ideologiche di principio – è in perfetta armonia con la politica dei tanti governi di centrosinistra che si sono succeduti dalla liberazione ad oggi: nessuna vera riforma fiscale per tentare di ridistribuire il reddito,  aumentare i consumi e la crescita produttiva, continuità con la politica corporativa dei “bonus” inaugurata da Renzi e proseguita con il “superbonus” di Conte che, per inefficienza di gestione e non solo, ha finito con l’arricchire i furbi, nessuna reale misura per fronteggiare il “caro-energia” sulle bollette degli italiani e così via.

 

A questo punto l’elettorato, stanco di cambiare ulteriormente e inutilmente, potrebbe decidere di diminuire ancora la propria partecipazione al voto, lasciando ad una minoranza ideologizzata il compito di governare nella continuità di una politica che, nel migliore dei casi, è orientata a mantenere lo status quo.  

 

sergio magaldi    


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