domenica 18 maggio 2025

L'interpretazione cristiana della Qabbalah. Le origini storiche della Ca...




Si suole far nascere la cosiddetta Cabala cristiana con le 900 Conclusiones presentate a Roma da Giovanni Pico della Mirandola nel 1487. Di queste 900 tesi, infatti 47 erano “secondo la dottrina dei sapienti cabalisti ebrei” e 72 “secondo la propria opinione”, ma sempre riguardanti la Cabala. Com’è noto, papa Innocenzo VIII giudicò eretiche 7 delle 900 Conclusioni e 6 le giudicò false perché inverificabili. Tra le eretiche c’era anche l’affermazione che “Nessuna scien­za può convincere della divinità di Gesù Cristo più della Magia e della Cabala”. La stesura di un’articolata Apologia non servì a Pico per evitare la condanna sancita con il Breve papale del 5 agosto 1487. Fuggito in Francia e qui arrestato, Pico fu infine liberato per intercessione di Lorenzo de’Medici presso Carlo VIII di Francia. In realtà, precedenti tentativi di interpretare la Qabbalah degli ebrei in senso cristiano c’erano stati, soprattutto in Spagna, già prima di Pico della Mirandola: il Pugio fidei di Ramòn Martì, l’Allocutio super Tetragrammaton di Arnaldo da Villanova e lo Zelus Christi di Pedro de la Caballeria, tanto per citare alcune opere tra le molte, ne sono un esempio. In questo anelito ad utilizzare passi di opere della Qabbalah per spiegare i dogmi della fede cristiana, occorre tuttavia distinguere posizioni anche completamente opposte. Innanzi tutto troviamo un gran numero di convertiti dall’ebraismo che, avendo dimestichezza con la lingua ebraica e con le più importanti opere dei cabbalisti ebrei, trovarono utile – talora anche per mostrare l’autenticità della conversione –  servirsi di concetti tradizionali della Qabbalah per spiegare le verità della nuova fede abbracciata, talora persino con zelo persecutorio nei confronti di ex correligionari e/o di cristiani sospettati di eresia. Tra i convertiti, tuttavia, ci furono anche coloro che in buona fede ricercarono l’armonia  tra ebrei e cristiani, servendosi proprio della Qabbalah. Come, per esempio nel caso del converso Paolo Ricci (1480-1541) che ebbe tra l’altro il merito di tradurre per la prima volta in latino il Sefer Sha‘are Orah [Libro delle porte di luce] di Yosef Giqatilla (1248-1305) discepolo di Abulafia. Per quanto riguarda i cristiani, c’è chi, come per esempio, Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) e Johannes Reuchlin (1455-1522) che – in nome della ricerca di una Prisca theologia e di una visione che esalta la pluralità del sapere e la concordia delle fedi e delle culture – rendono omaggio alla lingua ebraica e alla sapienza dei cabbalisti ebrei anche se al fine di una interpretazione cristiana dell’Antico Testamento. E c’è chi utilizza, spesso falsandoli, alcuni passi di opere cabbalistiche, come soprattutto lo Zohar, nel tentativo –  che solo interessa –  di convertire gli ebrei o di sottolinearne la tenace ostinazione nel rifiutare i dogmi della Trinità, dell’incarnazione di Dio e della verginità di Maria che, a loro giudizio, sarebbero evidenti nell’autentica interpretazione cabbalistica delle Sacre Scritture.   

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