mercoledì 28 maggio 2025

L’Interpretazione cristiana della Qabbalah: i dogmi cristiani, visioni a...



L’EQUIVOCO DI FONDO NELL’INTERPRETAZIONE della Qabbalah ebraica da parte cristiana è già evidente nelle prime pagine dello Zohar, Folio 16b:

 «La creazione fu operata dalla volontà del misterioso Infinito. Quando il Verbo (designato dalla lettera He, la madre e la figlia) si manifestò, si unì al Padre (la lettera Yod) per dispensare la luce, che, incompatibile con la materia fintanto che procedeva soltanto dal Padre, diviene accessibile alla materia quando essa procede dal padre e dal Verbo. Il Verbo che è designato dalla parola Elohim non ha reso la materia suscettibile di tutta la luce celeste: le ha assegnato certi limiti».

 Ne discende: A) che Elohim rappresenta la materia vivificata, cioè la Natura nella sua unità-pluralità (Elohim plurale con il verbo al singolare: Bereshit barà Elohim)  B) lo spirito di Dio che “aleggia sulla superficie delle acque” è Ruach HaQodesh, talora identificato nello Zohar con la Shekinah, e che è sì lo Spirito del Santo ma non la terza persona della Santissima Trinità dei cristiani  C) nel Tetragramma, leggendo da destra a sinistra, h w h y (traslitterazione italiana: Yud-He-Wav-He) sono rappresentati il padre (Yud), la madre (prima He),  il figlio (Wav) e la figlia (seconda He), cioè il PRINCIPIO MASCHILE E IL PRINCIPIO FEMMINILE (Matzah, il pane azzimo, Zohar, Folio157a, è l’esempio della mancanza del principio maschile. I sette re di Edom perirono tutti per la mancanza del principio femminile.  Solo Hadar, l’ottavo re, che conobbe la femmina non morì unificando i due principi). La lettera He del Tetragramma, dunque, non rappresenta lo Spirito Santo, come nell’interpretazione cristiana, ma il Verbo, cioè l’Elohim-Natura in cui abita il principio femminile. Per questo nello Zohar la lettera He, rappresenta sia il Verbo che il femminile. Il dogma cristiano della Santissima Trinità si basa perciò su una lettura errata del Tetragramma: le due lettere He del Nome vengono ridotte ad una e quest’una non rappresenta più il femminile ma lo Spirito Santo come terza persona della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo).

 Pico della Mirandola, che insieme a Johannes Reuchlin è considerato tra i fondatori della Cabala cristiana, nella 14.ma Conclusione sostiene che:

 «Per mezzo della lettera Shin, che sta al centro del nome YhSwh (Gesù), ci viene cabalisticamente comunicato che il mondo fu integralmente in pace, raggiungendo la sua perfezione, quando lo Yud (la prima lettera del nome) si congiunse col Vav (la quarta lettera del nome), cosa che è avvenuta in Cristo che fu vero Dio e Uomo»

 Reuchlin, dal canto suo riprende il concetto di Pico, affermando che il Tetragramma si realizza solo nel Pentagramma, col nome di Yeshu (Gesù), cioè con l’inserimento della lettera Shin all’interno del nome di quattro lettere, e questo è per lui il vero nome di Dio nell’età della grazia, come Shaddai (Dio della steppa) lo era stato nell’era della natura e il Tetragramma nell’età della legge. 

Secondo la Qabbalah ebraica la Shin benché lettera iniziale di Shaddai, uno dei nomi di Dio, e di Shalom, pace, non può essere inserita nel Tetragramma che parla di un principio maschile e di un principio femminile riuniti insieme (Genesi, I:26-7, “A immagine di Dio fu creato l’essere umano,  maschio e femmina lo creò”), anche considerando che la lettera Shin è l’iniziale della parola Sheqer che significa falso e che è formata dalle lettere Shin, Quf e Resh, dove Quf significa scimmia e Resh è la lettera iniziale di Reshah (male).

 L’idea di utilizzare la Qabbalah ebraica per interpretare la Sacra Scrittura in senso cristiano fu dovuta soprattutto all’opera di convertiti che avevano il vantaggio di poter leggere nell’originale i testi della mistica ebraica; né c’è da meravigliarsi che la Chiesa se ne sia servita al duplice scopo di mostrare l’antichità e dunque la legittimità dei dogmi cristiani e al fine di convertire gli ebrei al cristianesimo.  In questa prospettiva, neppure mancò l’apporto di grandi pensatori cristiani - sinceri ammiratori dei sapienti cabbalisti - come Pico della Mirandola, che prima ancora di apprendere la lingua ebraica si fece tradurre in latino, da Elia del Medigo e Flavio Mitridate, diverse opera della tradizione cabbalistica, o di Johannes Reuchlin che studiò e conobbe l’ebraico, tanto da proporne addirittura una grammatica e al quale, sulla scia di Pico, si deve con il De arte cabalistica  una sorta di summa della cosiddetta Cabala cristiana. Né a questo sapere furono estranei dottissimi religiosi del XVI secolo, come il frate francescano Francesco Zorzi con il suo De Harmonia mundi totius o il frate agostiniano e Generale dell’Ordine, Egidio da Viterbo che dedicò un’opera in latino alla figura della Shekinah.

 Pur se con intenti conversionistici, ma sempre animati di autentico spirito di conoscenza, la maggior parte degli studiosi cristiani collaborò con i dotti ebrei per circa un secolo, sino al momento in cui la Chiesa iniziò una vera e propria persecuzione contro gli “impenitenti e testardi ebrei”. Dopo di allora, la Cabala cristiana servì di supporto all’esoterismo occidentale come nel caso del De occulta Philosophia di Cornelio Agrippa o nel proporre concezioni spurie della Qabbalah ebraica, come con la Cabala denudata di Knorr von Rosenroth, scritta tra il 1677 e il 1684, o con la più tarda Cabala mistica della britannica Dion Fortune (1890-1946), senza neppure escludere veri e propri tratti degenerativi in ambito occultistico da parte di personaggi come Eliphas Lévi, Helena Blavatski, Papus, Aleister Crowleydetto anche Frater Perdurabo, e molti altri.

 Da parte ebraica (e non solo dei rabbini), per largo tratto la Qabbalah fu vista negativamente in quanto considerata strumento per la conversione degli ebrei. Tant’è che, nel XIX secolo, l’organizzazione berlinese della  Wissenschaft des Judentums (“Scienza del giudaismo”) condannò la Qabbalah come una corrente corrotta e dannosa per il giudaismo, proprio per aver fornito ai cristiani, attraverso sottili analisi interpretative non sempre ortodosse,  un potente strumento di conversione degli ebrei. Tutto ciò, proprio quando la Chiesa cattolica si era ormai liberata da ogni coinvolgimento con la Cabala cristiana e infuriava la conversione forzata degli ebrei. Una prima rivalutazione della Qabbalah si ebbe solo nel 1843 con la pubblicazione di La Kabbale ou la philosophie religieuse des Hébreux di Adolphe Franck, ma, per una piena riabilitazione della mistica ebraica agli occhi del mondo giudaico e non solo, bisognerà attendere il secolo successivo con gli studi e le opere di Gershom Scholem (1897-1982), il quale, peraltro, manifestò sempre grande ammirazione per Johannes Reuchlin che, pure, d’après Pico della Mirandola, era stato considerato il vero e proprio padre della Cabala cristiana.

 In conclusione, l’equivoco di fondo nell’interpretazione cristiana della Qabbalah ebraica - laddove avvenuta in buona fede - si basa su una lettura non sempre approfondita, e talora persino corrotta, soprattutto dello Zohar, l’opera più completa della letteratura cabbalistica che, per la verità, in alcuni passi, relativamente alla Sacra Scrittura, si lascia andare ad affermazioni in apparenza contraddittorie e tali da lasciare spazio alle interessate esigenze degli interpreti cristiani. Così fu per la dottrina dello Spirito Santo, per i dogmi della Santissima Trinità e dell’immacolata concezione di Maria e soprattutto per la nascita stessa della religione cristiana, fondata sulla divinità di Gesù Cristo e dunque sull’incarnazione umana di Dio. 

sergio magaldi


domenica 18 maggio 2025

L'interpretazione cristiana della Qabbalah. Le origini storiche della Ca...




Si suole far nascere la cosiddetta Cabala cristiana con le 900 Conclusiones presentate a Roma da Giovanni Pico della Mirandola nel 1487. Di queste 900 tesi, infatti 47 erano “secondo la dottrina dei sapienti cabalisti ebrei” e 72 “secondo la propria opinione”, ma sempre riguardanti la Cabala. Com’è noto, papa Innocenzo VIII giudicò eretiche 7 delle 900 Conclusioni e 6 le giudicò false perché inverificabili. Tra le eretiche c’era anche l’affermazione che “Nessuna scien­za può convincere della divinità di Gesù Cristo più della Magia e della Cabala”. La stesura di un’articolata Apologia non servì a Pico per evitare la condanna sancita con il Breve papale del 5 agosto 1487. Fuggito in Francia e qui arrestato, Pico fu infine liberato per intercessione di Lorenzo de’Medici presso Carlo VIII di Francia. In realtà, precedenti tentativi di interpretare la Qabbalah degli ebrei in senso cristiano c’erano stati, soprattutto in Spagna, già prima di Pico della Mirandola: il Pugio fidei di Ramòn Martì, l’Allocutio super Tetragrammaton di Arnaldo da Villanova e lo Zelus Christi di Pedro de la Caballeria, tanto per citare alcune opere tra le molte, ne sono un esempio. In questo anelito ad utilizzare passi di opere della Qabbalah per spiegare i dogmi della fede cristiana, occorre tuttavia distinguere posizioni anche completamente opposte. Innanzi tutto troviamo un gran numero di convertiti dall’ebraismo che, avendo dimestichezza con la lingua ebraica e con le più importanti opere dei cabbalisti ebrei, trovarono utile – talora anche per mostrare l’autenticità della conversione –  servirsi di concetti tradizionali della Qabbalah per spiegare le verità della nuova fede abbracciata, talora persino con zelo persecutorio nei confronti di ex correligionari e/o di cristiani sospettati di eresia. Tra i convertiti, tuttavia, ci furono anche coloro che in buona fede ricercarono l’armonia  tra ebrei e cristiani, servendosi proprio della Qabbalah. Come, per esempio nel caso del converso Paolo Ricci (1480-1541) che ebbe tra l’altro il merito di tradurre per la prima volta in latino il Sefer Sha‘are Orah [Libro delle porte di luce] di Yosef Giqatilla (1248-1305) discepolo di Abulafia. Per quanto riguarda i cristiani, c’è chi, come per esempio, Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) e Johannes Reuchlin (1455-1522) che – in nome della ricerca di una Prisca theologia e di una visione che esalta la pluralità del sapere e la concordia delle fedi e delle culture – rendono omaggio alla lingua ebraica e alla sapienza dei cabbalisti ebrei anche se al fine di una interpretazione cristiana dell’Antico Testamento. E c’è chi utilizza, spesso falsandoli, alcuni passi di opere cabbalistiche, come soprattutto lo Zohar, nel tentativo –  che solo interessa –  di convertire gli ebrei o di sottolinearne la tenace ostinazione nel rifiutare i dogmi della Trinità, dell’incarnazione di Dio e della verginità di Maria che, a loro giudizio, sarebbero evidenti nell’autentica interpretazione cabbalistica delle Sacre Scritture.