martedì 18 febbraio 2025

Il Linguaggio nascosto della Qabbalah. Simbolismo, Lettere, Sephirot, Gh...



L’idea di scrivere qualcosa di immediatamente didascalico sui contenuti della mistica ebraica mi lasciava perplesso. Forse ricordando la lettera che Isacco il Cieco in pieno Medioevo aveva inviato ai rabbini di Girona, lamen­tando la responsabilità dei propri scolari nel divulgare «nelle strade e nei mercati» argomenti di studio e di meditazione che avrebbero dovuto man­tenere il naturale riserbo per non essere «profanati».

[…]Questo libro non è e non vuole essere un saggio tra i tanti che sulla Qab­balah si trovano in rete e nelle librerie. La sua pretesa è più modesta ma an­che più puntuale. Si rivolge innanzi tutto a chi, pur sapendo poco o nulla sull’argomento, manifesti un sincero interesse di apprendere […]. Chi, per contro, abbia già “dissodato il terreno” può trovare, in questa lunga “chiacchierata” qualche utile elemento di riflessio­ne.


venerdì 31 gennaio 2025

Il Femminile nella Qabbalah




Presentazione del libro di Moshe Idel: L’apoteosi del femminile nella Qabbalah. Pubblicato nel 2018, esce in edizione italiana con Adelphi nel 2024.

Nell’introduzione, Moshe Idel  avverte che alcuni studiosi e diversi lettori potrebbero meravigliarsi nel rintracciare una sorta di primato del femminile nell’ambito della complessa teosofia cabbalistica, ma l’intento principale del libro – a detta dell’autore – è stato proprio quello di evidenziare le idee di alcune personalità di spicco della Qabbalah, che dedicarono passi importanti della loro opera alle radici superne della Femmina divina.

D’altra parte, è pur vero – annota ancora Moshe Idel – che l’atteggiamento dei cabbalisti al riguardo risulta alquanto ambivalente: si passa con estrema disinvoltura dal privilegiare la femmina e il femminile, al considerarli in contatto col demonico, né si può negare la presenza, sia pure minoritaria, per entro la speculazione cabbalistica, di una teoria teosofica fallocentrica che relega la femmina in posizione subordinata rispetto al maschio.

Appare dunque di rilevante interesse comprendere i motivi del grande privilegio riconosciuto da alcuni cabbalisti – talora i più autorevoli –  al femminile divino e di conseguenza alla femmina e alla donna. Il presupposto più importante, condiviso attraverso i secoli da diverse scuole di Qabbalah, è rappresentato dal detto pseudo-aristotelico, secondo cui “Ciò che è primo nel pensiero, è ultimo nell’azione”.

Detto assunto, tuttavia, spiega solo in parte le ragioni del privilegio e in realtà sembra esserci, opportunamente celata, una ragione più grande che i cabbalisti, volontariamente o no, lasciano solo intuire. Neppure Moshe Idel, autore di questo libro di grande interesse, si interroga sulla questione, limitandosi a registrare le motivazioni storico-religiose di una crescita del favore accademico e popolare nei confronti del femminile:

«A mio parere, la Femmina divina divenne più importante di quanto fosse stata nelle fasi precedenti del giudaismo e mantenne tale ruolo perché nelle letterature teosofiche Ella rappresentava una serie di valori  condivisi […] Valori  che erano già stati centrali nel giudaismo rabbinico molto prima dell’emergere della Qabbalah, come l’importanza della nazione ebraica e le sue vicende storico-mitiche, la centralità dello Shabbat, la procreazione delle anime ebraiche e gli echi di mitologemi relativi alle potenze femminili ipostatiche contenuti in testi ebraici antichi e medievali».

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lunedì 27 gennaio 2025

IL GIORNO DELLA MEMORIA 27 GENNAIO 2025


 

«Sotto la collina i carri bestiame sono già agganciati. I vagoni hanno finestrini piccoli, alti e chiusi da inferriate. Due mani sotto i gomiti ci issano nel vagone, i fagotti e le valigie ci vengono buttati dietro […]. Ora c’è soltanto ora: il treno, il movimento, la lingua secca che si gonfia in bocca. Non ho sete ma ho la bocca asciutta. Vorrei dire qualcosa, ma non c’è niente da dire […].

Il treno si ferma. Sento molte voci  che gridano e le porte si aprono davanti a strani uomini che saltano sul nostro vagone. Hanno la testa rasata e sono vestiti di stoffa grigia a righe blu. Ci portano via i bagagli. Scendiamo dai vagoni […]. Attraverso un cancello entriamo in un rettangolo di filo spinato, quattro torri e luci che si muovono, sciabolando oltre i tetti di baracche di legno […].

Siamo in fila davanti all’ultima baracca. Ci hanno detto di uscire ed eccoci lì. Vedo gli uomini sull’altro lato della strada, immobili e silenziosi. Oggi non lavorano alla strada. E la parola è ripetuta molte volte, la sento sospesa nell’aria, gonfia come un pallone: una parola sola, e occupa tanto spazio.

Selezione… selezione […].

 E nel silenzio della stanza la sua voce trasmette due parole: “Spogliarsi! Completamente!”. La stanza si stira in alto, una selva di mani sopra le teste, abiti grigi sospesi un attimo verso il soffitto prima di ricadere, poi la stanza si china, ginocchia che si divincolano, gli abiti tanti fagotti grigi ammucchiati alle caviglie. Mentre comincio a spogliarmi, la mamma è già nuda, le braccia conserte sul seno, e sembra troppo bianca e troppo nuda. Mi tiro giù le mutande e penso a quante volte ho immaginato di spogliarmi per la prima volta davanti al mio primo uomo – la seta che scende con lentezza, mentre il cuore batte più veloce, le tende che si gonfiano nella stanza al buio, dietro la finestra aperta una notte d’estate e un vento leggero… […].

Le donne in fila per uno, nudi i corpi in lento movimento verso quell’uomo. Lui non dice niente. Ma il frustino nero si muove ogni volta. Sinistra, destra. Vedo già due gruppi. Sinistra, destra. Destra, sinistra».

 

Zdena Berger, Raccontami un altro mattino, Edizioni Mondolibri, 2008,pp.75, 76-77, 106-108.


lunedì 30 dicembre 2024

giovedì 19 dicembre 2024



 

                                          



Sergio Magaldi, INTERVISTA  SULLA  QABBALAH. 32 domande sulla mistica ebraica, MR edizioni, dicembre 2024, pp.246

 

 

Introduzione

 

 L’idea di scrivere qualcosa di immediatamente didascalico sui contenuti della mistica ebraica mi lasciava perplesso. Forse ricordando la lettera che Isacco il Cieco in pieno Medioevo aveva inviato ai rabbini di Girona, lamen­tando la responsabilità dei propri scolari nel divulgare «nelle strade e nei mercati» argomenti di studio e di meditazione che avrebbero dovuto man­tenere il naturale riserbo per non essere «profanati».

 

  A distanza di tanti secoli, riflettevo sul fatto che, proprio ciò su cui si ri­vendica segretezza e silenzio, diventa spesso l’oggetto di cui si finisce col par­lare di più. È il caso della Qabbalah e della sua diffusione soprattutto negli ultimi decenni del secolo scorso. Questa fortuna sembra mantenersi intatta, se non addirittura accrescersi, anche nel XXI Secolo, ma in realtà cosa si diffonde e si accresce?

 

 Nella vita di relazione gli esseri umani si scambiano di continuo idee, infor­mazioni e affermazioni spesso fondate sul “si dice” (oggi lo si chiama “passa­parola”). A questa realtà non sfugge la Qabbalah, neppure quando –come or­mai d’uso comune – la si riduce genericamente a “mistica ebraica” (moda alla quale neppure noi ci siamo sottratti); dovendo opportunamente ricordare che la dimensione mistica appartiene più che altro all’apologetica giudaica, al Tal­mud e, per molti versi, al Chassidismo; laddove misticismo e messianismo sono solo aspetti minoritari della tradizione ebraico-cabbalistica, ancorché tra i loro rappresentanti siano annoverati, rispettivamente, personaggi come Abulafia e Sabbatai Zevi.

 

 Da questo punto di vista, si può comprendere la preoccupazione di Isacco che la Qabbalah non divenisse oggetto di chiacchiera e di curiosità1. Doven­do cercare le fondamenta del sapere nella tradizione e, più che altro, nell’in­telligenza di ciò che si riceve dal passato, Isacco ritenne che questa particolare forma di conoscenza avesse bisogno di silenzio, studio, ricerca e meditazione. Del resto, il pensiero sapienziale – e la Qabbalah non fa eccezione al riguar­do – si colloca in una prospettiva che lo porta a confrontarsi costantemente con il pensiero religioso da un lato e con il pensiero scientifico dall’altro. Del primo accoglie la dimensione del divino, del secondo condivide l’infinita lontananza che c’è tra l’uomo e Dio, nonché il punto di vista sulla ricerca e sul metodo; senza che questo significhi tralasciare quanto in precedenza ac­quisito e che costituisce il patrimonio sapienziale dell’umanità.

 

 Questo libro non è e non vuole essere un saggio tra i tanti che sulla Qab­balah si trovano in rete e nelle librerie. La sua pretesa è più modesta ma an­che più puntuale. Si rivolge innanzi tutto a chi, pur sapendo poco o nulla sull’argomento, manifesti un sincero interesse di apprendere. A cominciare dalle lettere dell’alfabeto ebraico, dalla loro grafia, dal loro valore numerico. Chi, per contro, abbia già “dissodato il terreno” può trovare, in questa lunga “chiacchierata” con la preziosa collaborazione di Massimo (si spera non nel senso che Heidegger dà alla chiacchiera), qualche utile elemento di riflessio­ne e la possibilità di misurarsi con l’Albero della vita, nel tentativo ambizioso ma benefico di iniziarne l’ascesa. Sempre in umiltà, e ricordando la lezione di Kafka quando parla di quel tale che si stupiva della facilità con cui riusciva ad avanzare lungo il cammino iniziatico, senza accorgersi che quella strada in realtà la stava percorrendo all’inverso.

 

Sergio Magaldi

 

(1) Chiacchiera e curiosità sono per Martin Heidegger le “categorie” della quoti­dianità. «La totale infondatezza della chiacchiera – annota il filosofo tedesco (Es­sere e Tempo, Utet, Torino, 1969, prg. 35, p.271) – non è un impedimento per la sua diffusione pubblica ma un fattore determinante. La chiacchiera è la possibilità di comprendere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da compren­dere». Non diversamente, egli osserva (prg. 36, p. 275) a proposito della curiosità: «La curiosità, ormai predominante, non si prende cura di vedere […] La curiosità è perciò caratterizzata da una tipica incapacità di soffermarsi su ciò che si presenta […] rifugge dalla contemplazione serena, dominata com’è dall’irrequietezza e dall’ec­citazione che la spingono verso la novità e il cambiamento […]. La curiosità non ha nulla a che fare con la considerazione dell’ente piena di meraviglia, col "Thaumazein"; non le interessa lo stupore di fronte a ciò che non si comprende, perché essa cerca, sì, di sapere, ma unicamente per poter aver saputo».

 

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sabato 14 dicembre 2024


 Sergio Magaldi, Intervista sulla Qabbalah, MR editori, dicembre 2024

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"Intervista sulla Qabbalah. 32 domande sulla mistica ebraica" è un dialogo sapiente che abbraccia la complessità della tradizione cabbalistica, svelando alcuni dei molteplici aspetti di un sapere millenario che si interroga costantemente sui confini tra religione, filosofia e scienza, sino alle suggestive connessioni con la fisica quantistica. Una chiave di lettura innovativa – questa del domandare e rispondere – per cercare di comprendere uno dei più profondi sistemi di pensiero della tradizione sapienziale.

Un itinerario dello spirito e dell’intelletto che conduce il lettore – sia egli ancora un principiante di studi cabbalistici o uno studioso esperto – dalle origini storiche della Qabbalah fino alle più audaci speculazioni contemporanee, attraversando i simboli profondi dell’Albero della Vita, le dinamiche delle Sephiroth e i segreti delle lettere ebraiche.

Attraverso l’analisi di passi degli emblematici testi fondativi – dal Sepher Yetzirah al Sepher Bahir, allo Zohar e non solo – l’opera restituisce la Qabbalah alla sua dimensione più autentica: non una mera disciplina esoterica, ma un complesso sistema dove il progetto umano di conoscenza si confronta e si intreccia costantemente con il piano divino.


mercoledì 11 dicembre 2024

Sergio Magaldi - Intervista sulla Qabbalah - Carpeoro Racconta



Sergio Magaldi, Intervista sulla Qabbalah, libro

"Intervista sulla Qabbalah. 32 domande sulla mistica ebraica" è un dialogo sapiente che abbraccia la complessità della tradizione cabbalistica, svelando alcuni dei molteplici aspetti di un sapere millenario che si interroga costantemente sui confini tra religione, filosofia e scienza, sino alle suggestive connessioni con la fisica quantistica. Una chiave di lettura innovativa – questa del domandare e rispondere – per cercare di comprendere uno dei più profondi sistemi di pensiero della tradizione sapienziale.
Un itinerario dello spirito e dell’intelletto che conduce il lettore – sia egli ancora un principiante di studi cabbalistici o uno studioso esperto – dalle origini storiche della Qabbalah fino alle più audaci speculazioni contemporanee, attraversando i simboli profondi dell’Albero della Vita, le dinamiche delle Sephiroth e i segreti delle lettere ebraiche.
Attraverso l’analisi di passi degli emblematici testi fondativi – dal Sepher Yetzirah al Sepher Bahir, allo Zohar e non solo – l’opera restituisce la Qabbalah alla sua dimensione più autentica: non una mera disciplina esoterica, ma un complesso sistema dove il progetto umano di conoscenza si confronta e si intreccia costantemente con il piano divino.