venerdì 31 agosto 2012

BLUE MOON o Seconda Luna piena del mese




  Da qualche ora - in Italia esattamente alle 14.39 - la Luna è piena nel segno dei Pesci. È la seconda Luna piena d’Agosto, meglio conosciuta come Blue Moon. Circa le ragioni presunte di questa bizzarra denominazione, rinvio al post del 16 Agosto u.s., Fasi lunari e personalità.

 Per i “curiosi” di astrologia, ricordo che i significati di questa Luna sono quelli che si attribuiscono comunemente alla Luna piena: un accrescimento di energia planetaria [soprattutto notturna] capace di modificare le condizioni atmosferiche come di influenzare la psiche, con l’aumento della sensibilità e dell’emotività individuale e collettiva.

 Parlando di Blue Moon, si è soliti ritenere che tali significati possano addirittura ampliarsi, con conseguenze ora estremamente negative, ora decisamente positive, in funzione delle condizioni oggettive e dell’atteggiamento personale con cui ci si appresta a ricevere il potente raggio di questa “doppia” Luna piena.

 Inoltre, questa seconda Luna piena d’Agosto si verifica oggi nei Pesci, segno zodiacale che l’astrologia moderna considera luogo di esaltazione della Luna [in caduta in Vergine], mentre la tradizione la vedeva esaltata in Toro [in caduta in Scorpione]. Considerando le caratteristiche che si è soliti attribuire agli individui con la Luna in Pesci: sensibilità, emotività, romanticismo, intuizione, tendenze artistiche e poetiche, Blue Moon di oggi, riassume e moltiplica, per così dire, la carica energetica di valori omogenei di cui è portatrice. Insomma, questa notte sarà per molti all’insegna della passione e/o dell’insonnia… 


 Voglio infine ricordare che, a mio giudizio, come ho cercato di chiarire nel post del 25 Febbraio 2010, La Luna e i simboli dell’inconscio, la Luna non è, contrariamente a quello che si crede, la rappresentazione simbolica dell’inconscio, funzione che Rudhyar attribuisce piuttosto ai pianeti trans-saturnini, con Urano a rappresentare l’aspetto proiettivo dell’inconscio, Nettuno quello dissolvente e Plutone quello rigenerante [cfr. Dane Rudhyar, L’Astrologia della personalità, Astrolabio, Roma, 1985 ]. La Luna rappresenta, al contrario, l’aspetto dinamico e cosciente della psiche, l’anima o la personalità di un individuo nella sua dimensione onirica, immaginativa e fantastica.

sergio magaldi
 

venerdì 24 agosto 2012

ANCORA UN ROMANZO SULLO SFONDO DELLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA...

Maria Duenas, La notte ha cambiato rumore, Mondadori, 2010.

                                            Edizione Mondolibri, Settembre 2011, pp.660



 El tiempo entre costuras di María Dueñas [improponibile in italiano come “Il tempo tra cuciture”], pubblicato da Mondadori col titolo improbabile di La notte ha cambiato rumore, non è in realtà un romanzo storico, anche se s’inserisce a giusto titolo nel ricco filone della narrativa che si ispira alla guerra civile spagnola. Filone inaugurato nel 1938, mentre la guerra di Spagna è ancora in corso, da George Orwell con Homage to Catalonia, “Omaggio alla Catalogna” e ripreso da Hemingway nel 1940 col notissimo For Whom the Bell Tolls, “Per chi suona la campana”, di cui anche al celebre film  del 1943 con Ingrid Bergman e Gary Cooper.

George Orwell, Omaggio alla Catalogna, Oscar Mondadori, ed. 2002, pp.280





Ernest Hemingway, Per chi suona la campana, I.Ed. Mondadori, 1945
Edizione 1998, pp.544

 Il romanzo di María Dueñas, tuttavia, nulla ha a che vedere con i “prototipi”, né con la narrativa posteriore di riferimento. La guerra civile spagnola, la dittatura di Francisco Franco, la seconda guerra mondiale sono soltanto gli scenari sfocati e lontani che la scrittrice utilizza per rappresentare la vita e le avventure della sua giovane “eroina”: Sira Quiroga, la giovane sarta di uno stimato atelier di Madrid, che allo scoppio della guerra civile, nel 1936, ha 25 anni.

 Prossima al matrimonio con un impiegato, Sira è attratta fatalmente da un imprenditore, quasi un deus ex machina fraudolento che pure funge da karma, nello strapparla all’esistenza monotona e banale alla quale è destinata per nascita. Sedotta, abbandonata e truffata, la giovane sartina sarà costretta ad “inventarsi” la vita in Marocco, nel Protettorato spagnolo di Tetuán, proprio alla vigilia dell’alzamiento, quando le truppe coloniali di stanza in Africa, guidate da Franco e da altri generali, si sollevano in armi contro la Repubblica spagnola.




 Inizia così la guerra civile spagnola che per tre anni, dal Luglio del 1936 all’Agosto del 1939, vede contrapporsi in un bagno di sangue, da una parte il governo legittimo del Fronte Popolare che aveva vinto le elezioni, dall’altra i nazionalisti sostenuti dalla Chiesa, da Mussolini e da Hitler.

 Lontana dal teatro della guerra che infuria nella penisola iberica, e dopo una serie di avventure, sempre  al limite del rischio, Sira riuscirà ad aprire a Tetuán un atelier di alta moda che le consentirà di avvicinare una clientela raffinata, tra cui spiccano le “signore tedesche” ma anche l’inglese Rosalinda Powell Fox che diventerà sua grande amica e che l’avvierà alla collaborazione con i servizi segreti britannici.

  Dopo la vittoria di Franco, Sira fa ritorno a  Madrid per aprire un atelier di gran lusso che, nella povertà in cui è precipitata la popolazione, potrà contare su una ricca clientela formata dalle donne dei capi vincitori e dei tedeschi presenti in gran numero nella capitale. Pur continuando a cucire con gran talento, il vero scopo di Sira è svolgere l’incarico che le è stato affidato per tramite della sua amica inglese: spiare. Il problema dei servizi segreti inglesi consiste ora nel raccogliere informazioni utili a scongiurare l’intervento della Spagna, a fianco di Germania e Italia, nella guerra mondiale.


 Rosalinda Fox non è un personaggio di fantasia. Fu l’amante [il loro fu davvero un grande amore] del generale Juan Luis Beigbeder, prima Alto Commissario in Marocco, poi Ministro degli esteri del governo franchista  tra l’Agosto del ’39 e l’Ottobre del 1940. Caduto in disgrazia perché filobritannico e contro l’intervento della Spagna in guerra, Beigbeder figura tra i personaggi reali del romanzo, così come il “cognatissimo” di Franco, filotedesco, che lo sostituì al ministero, quel Rámon Serrano Suñer, che ancora all’età di 93 anni [morì nel 2003, all’età di 102 anni] concedeva un’intervista ad un inviato del Corriere della Sera. Si noti come nel brano tratto dall’intervista e di seguito riportato, egli giustifichi la sua politica filotedesca che nel 1942, quando già si profilava la disfatta germanica, lo portò alla rottura con il Caudillo e cognato.

 “[…] E a lei Hitler che impressione faceva? "L' ho incontrato in nove occasioni e devo confessare che ogni volta al ritorno dalla Germania mi fermavo in Francia a respirare aria umana e latina". Mi scusi, ma lei non era fautore di una decisa politica filotedesca? "Vero, ero filotedesco, pero' senza fanatismo, solo perché pensavo che fosse nel nostro interesse. Senza questa politica ci avrebbero invaso. Fummo contenti in principio del trionfo di Hitler quale valida barriera contro il comunismo, ma eravamo anche intimoriti dalla sua avanzata". Com'era Hitler a tu per tu? "E' la stessa domanda che mi facevano tutti a quei tempi. Ricordo una sera al Jockey, subito dopo uno degli incontri, con tante signore eleganti che me lo chiedevano. Risposi: "Non lo so". E oggi risponderei nello stesso modo. Con Mussolini bastavano dieci minuti a far emergere la sua carica di umanita'. Con Hitler no, non si riuciva. Lui non era un uomo, era un'astrazione […]” [dall’intervista di Ettore Botti sul Corriere della Sera, 11 Luglio 1994].

  
 Le avventure di Sira non si esauriscono a Madrid ma proseguono a Lisbona, durante una settimana che risulterà decisiva per la sua vita sentimentale, nonché determinante per gli scopi che si prefiggono i servizi segreti britannici.

 Romanzo d’avventura, dunque, questo che segna anche l’esordio narrativo di María Dueñas, docente di Filologia e Letteratura inglese nell’Università di Murcia, libro ben costruito e puntellato per così dire da un retroterra storico di cui ci si accorge appena anche se, a guardar bene, giustifica l’intero edificio narrativo. L’interesse del lettore si mantiene sempre alto perché continuamente stimolato dalla serie interminabili di avventure in cui va a cacciarsi la protagonista. 

 Naturalmente il romanzo non è esente da difetti: alla ricchezza della prosa fa spesso riscontro il filo di una trama, almeno nelle premesse, sin troppo costruita e scontata: la sartina povera che vive con la madre [non a caso di nome Dolores, per i dispiaceri che la vita le ha dispensato] e che, in procinto di sposarsi, scopre di avere un padre importante e ricco, l’innamoramento che l’induce ad abbandonare il fidanzato alla vigilia delle nozze per un uomo che l’abbandonerà in Marocco dopo averla truffata. Da questo punto, tuttavia, cioè da quando Sira resta sola e deve di necessità costruire la propria esistenza, la trama cambia registro e acquista una certa originalità. L’azione, anche se congegnata in modo da tenere sempre accesa la fantasia del lettore, ha il limite di essere troppo spesso annunciata prima di essere vissuta, con il risultato di attenuarne il patos. Certe “trovate” dell’autrice lasciano perplessi per la loro stessa credibilità, come per esempio quella che fa  assumere l’identità marocchina alla protagonista, scrivendo all’incontrario, le lettere del suo nome e cognome, con l’aggiunta di una “h” per  costruire un suono “arabo”: Sira Quiroga che diventa  Arish Agoriuq.

 Pur con questi limiti, persino comprensibili in un romanzo d’esordio, il lavoro di María Dueñas ha sicuramente dei pregi. Primo fra tutti, l’aver costruito una vicenda tutta al femminile, dove una donna si mostra capace di tessere la trama del proprio destino contro la sorte, il ruolo assegnato, l’oscurità dei tempi in cui si trova a vivere. Averlo fatto senza annoiare. E ancora: indurre il lettore più sofisticato a riflettere su una vicenda storica che se fu tragica per la Spagna, fu drammatica per l’Europa e per il mondo intero, trascinato di lì a poco, in una guerra micidiale che forse si sarebbe evitata se le democrazie europee, in luogo di limitarsi a favorire la formazione di brigate internazionali per aiutare la legittima Repubblica Spagnola, avessero assunto in  pieno, con spirito di autentica solidarietà, la causa dei repubblicani contro il nazifascismo.


sergio magaldi






giovedì 16 agosto 2012

FASI LUNARI E PERSONALITA'




Dane Rudhyar, Il ciclo di lunazione. Una chiave per la comprensione della personalità, Astrolabio, Roma, 1985  

 Alla vigilia della Luna Nuova di Agosto, domani 17 del mese, alle 17.56, mi ricapita tra le mani un vecchio e sempre attuale saggio di Dane Rudhyar, noto studioso di astrologia e apprezzabile musicista.

 Anche i detrattori dell’astrologia giudiziaria convengono che il moto della Luna influenzi alcuni accadimenti terrestri: il ciclo mestruale, le maree, le malattie mentali e così via. Meno propensi a credere che dalla posizione della Luna in un tema zodiacale possa dedursi la durata della vita di un individuo e meno ancora disposti a riconoscere un qualsiasi rapporto tra fasi lunari e personalità umana, come invece sostiene Dane Rudhyar.
 
 Il ciclo lunare è dunque sul punto di ripresentarsi per concludersi con la Luna nuova del 16 Settembre, dopo un viaggio che durerà circa 29 giorni e che avrà il suo punto saliente alle 13.59 del 31 del mese in corso, con la seconda Luna piena di Agosto, detta quest’anno Blue Moon, Luna Blu, per il fatto insolito ma non raro, di essere la seconda Luna piena nello stesso mese. La prima Luna piena di Agosto, infatti, si materializzò alle 05.29 del 2 Agosto u.s. 
 Persino superfluo aggiungere che la Luna Blu, nelle credenze popolari, è associata ad eventi fuori dell’ordinario e non propriamente positivi. Più interessante è apprendere il significato del nome attribuito a questa Luna. Secondo quanto è scritto su sonoconte.over-blog.it, l’appellativo di Blue e il relativo significato negativo deriverebbero per deformazione dall’inglese arcaico, dove belewe significa, tradire, perciò Luna che tradisce
 
 Il più recente e diffuso significato di Luna Blu - ossia la seconda Luna Piena in un mese - divenne popolare negli anni ottanta.La rivista americana "Sky and Telescope" riferisce di un errore in un articolo apparso sul suo numero di luglio del 1943: l'autore Pruett interpretò malamente la tradizione attribuendo l'appellativo di Luna Blu alla seconda Luna Piena del mese. La questione si sarebbe dimenticata rapidamente e la errata interpretazione sarebbe rimasta confinata ai lettori della rivista se, nel 1980,l'articolo non fosse stato riproposto durante una trasmissione di carattere astronomico della radio nazionale americana. Da allora - potere dei mezzi di comunicazione! - l'errata interpretazione sostituì la tradizione originale.
 Per lungo tempo nessuno sembrava avere la più pallida idea di dove la "regola Blue Moon" ha avuto origine. Molti anni fa sulle pagine della rivista Natural History, ho ipotizzato che la regola potrebbe essersi evoluta dal fatto che la parola ‘belewe’ venuto dal vecchio inglese, che significa ‘tradire’. ‘Forse’, ho suggerito,la seconda luna piena è 'belewe' perché tradisce la percezione abituale di una luna piena al mese”. 




 Tornando a Dane Rudhyar, egli fu tra i primi in astrologia a teorizzare la stretta correlazione che esisterebbe tra fasi lunari e personalità, distinguendo otto diversi tipi psicologici, in funzione del ciclo di lunazione. Alle quattro fasi fondamentali: dalla Luna nuova, in cui Sole e Luna sono congiunti, alla fase di primo quarto, dal primo quarto alla Luna piena, dalla Luna piena all’ultimo quarto, dall’ultimo quarto alla Luna nuova, se ne aggiungono infatti altre quattro, commisurate agli aspetti sensibili che Sole e Luna formano tra loro.

 Da ciò si deduce, osserva Rudhyar, che quando si parla di fasi della Luna non si sta descrivendo la posizione che l’astro occupa da solo nello spazio, ma piuttosto lo stato di relazione che intercorre tra Sole e Luna. L’osservazione non è di poco conto se si considera che la separazione e la diversità tra i due cosiddetti luminari del cielo è quasi una fede nella mentalità primitiva, soprattutto in rapporto all’analogia Sole-uomo e Luna-donna. Distinzione che, mutatis mutandis, è mantenuta in essere gelosamente da molte tradizioni esoteriche. Rudhyar, per il quale è decisamente illusoria l’idea che Sole e Luna rappresentino due sistemi di vita antagonistici e inconciliabili tra loro, nota in proposito:

 “La mente primitiva non tardava ad associare i fenomeni lunari al ciclo mensile della donna, e a vedere pure il legame tra il comportamento misterioso della Luna e quello strano delle donne. Gli uomini andavano avanti e indietro nelle loro attività, dalla casa ai campi, ma nel complesso rimanevano più o meno gli stessi ovunque lavorassero – proprio come il Sole rimane lo stesso sia che il suo corso giornaliero viri verso sud in autunno o verso nord in primavera. Le donne invece erano strane creature! Tutto il loro atteggiamento poteva cambiare totalmente. Esse avevano quelle peculiari e mutevoli cose chiamate ‘sentimenti’(feeling),che erano davvero incomprensibili per gli uomini. In certi momenti la donna era realmente ‘presente’;in altri, spariva in un lontano regno del mistero, proprio come la Luna.”[p.21].

 Pertanto, le otto personalità diverse o gli otto differenti tipi psicologici, rappresentativi delle fasi lunari, cioè degli aspetti significativi che intercorrono tra Sole e Luna, sono nell’ordine i seguenti:

1)Il tipo Luna Nuova, nato nel periodo compreso tra la lunazione, rappresentata dalla congiunzione Sole-Luna e una distanza tra i due astri inferiore a 45 gradi [lo spazio di circa tre giorni e mezzo in cui la Luna sopravanza il Sole]. Rudhyar definisce questo tipo un idealista, impulsivo ed emozionale, portato a vivere “la vita e l’amore come se fossero sogni, o schermi su cui proiettare la propria immagine – e spesso la propria ombra”, con la conseguenza talora spiacevole di non vedere gli altri e le cose come sono realmente ma attraverso la mitizzazione e il simbolismo proiettivo. Pur con il rischio della confusione, questi individui sono degli innovatori, veri e propri “pionieri” dell’umanità. Numerosi gli esempi illustri, tra cui spiccano i nomi di Sigmund Freud e Karl Marx.

2)Il tipo Luna Crescente, nato nello spazio compreso tra i 45 e i 90 gradi di distanza della Luna dal Sole, cioè tra i tre giorni e mezzo e i sette dalla lunazione. L’impulso all’azione domina questo individuo, determinandone talora l’arroganza e l’eccessiva fiducia in se stesso, con risultati contraddittori che vanno dal successo alla sfortuna, passando per numerosi stadi intermedi. Esempi illustri sono il re francese Luigi XVI, il musicista Franz Liszt, il presidente americano John Kennedy.

3)Il tipo Primo Quarto di Luna, nato quando la distanza Luna-Sole corre tra i 90 e i 135 gradi, nel periodo compreso tra i sette e i dieci giorni e mezzo dalla Luna nuova. La personalità di questo tipo è complessa: dotato di grande volontà, più che all’azione vera e propria, egli sembra votato all’organizzazione e alla gestione energica di strutture ideali e sociali create da altri. In questo senso, egli è facilmente incline all’autoesaltazione. Esempi famosi sono Oliver Cromwell, Stalin, il grande poeta francese Baudelaire, Charles de Gaulle e la regina Elisabetta d’Inghilterra.

4)Il tipo Luna Gibbosa, nato quando la Luna sopravanza il Sole di un intervallo compreso tra i 135 e i 180 gradi, cioè nel periodo di tempo che va dai dieci giorni e mezzo ai quattordici dalla lunazione. Questi individuo è dotato di mente acuta e presta molta attenzione alla propria crescita personale. La sua vita è costellata di molti ‘Perché?’, ai quali sa dare spesso risposte concrete e illuminanti per se stesso e per gli altri. Gli esempi illustri sono il mistico Jacob Boehme, Lord Byron, il compositore Gershwin, gli scienziati Newton e Pasteur, il grande banchiere J.P. Morgan, i presidenti F.D. Roosevelt e Kruscev.

5)Il tipo Luna Piena, nato quando la Luna si trova in opposizione al Sole (180 gradi di distanza) e successivamente degrada sino a 135 gradi, calando e mettendosi per la prima volta a rincorrere il Sole, nel periodo compreso tra i quattordici e i diciassette giorni e mezzo dalla Luna nuova. Questo tipo riesce spesso a vedere quello che altri non vedono, per la sua non comune capacità di oggettivare le situazioni e di padroneggiarle. Naturalmente il rischio opposto è quello di apparire come un visionario. La sua peculiare caratteristica è quella di privilegiare in ogni situazione la scelta ideale e il rapporto con l’assoluto. Tra costoro occupano un posto visibile Goethe, il veggente-occultista Rudolph Steiner, Giovanna d’Arco, Krishnamurti e il dittatore spagnolo Francisco Franco.

6)Il tipo Luna Disseminante, nato con la Luna calante, tra i 135 e i 90 gradi  dietro il Sole, tra i diciassette giorni e mezzo e i ventuno dalla Luna nuova. Speculare al tipo Luna gibbosa, questo individuo tende a “disseminare” le proprie idee, con notevoli capacità di far tesoro delle proprie esperienze e di divulgarle con successo. Quando abbraccia una Causa, questo individuo è capace di portarla avanti con determinazione e sino alle estreme conseguenze, con il rischio, tuttavia, di cadere nel fanatismo. Tra i Tipi disseminanti incontriamo politici come Jefferson, Disraeli, Bismark e Hitler, artisti  e poeti come Wagner e Dante Alighieri, e lo psicologo Carl Jung.

7) Il tipo Ultimo Quarto di Luna, nato con la Luna decrescente tra i 90 e i 45 gradi dietro il Sole, tra i ventuno e i ventiquattro giorni e mezzo dalla lunazione. Questo individuo è soggetto periodicamente a crisi di coscienza, in nome di principi che sente il dovere di osservare e sostenere a qualsiasi costo. In tale prospettiva egli si considera un antesignano che lavora al servizio della posterità. Tranne casi eccezionali, di individui più evoluti che sanno addirittura mostrare ironia e senso dell’humor, sono incapaci di accettare la critica e scarseggiano di elasticità mentale. Con questo tipo di personalità troviamo Washington, Lenin, Trotsky, Mussolini, Victor Hugo, Einstein, e come esemplare del tipo dotato di ironia e senso dell’umorismo: G.B.Shaw.

8)Il tipo Luna Balsamica, nato quando la Luna si trova a meno di 45 gradi dietro il Sole, quindi in un periodo compreso tra i ventiquattro e i ventisette giorni e mezzo dalla vecchia lunazione e a qualche giorno dalla successiva Luna nuova. È questo un individuo proiettato sempre nel futuro, ma con la consapevolezza del proprio e dell’altrui passato. Tradizionale, ma al tempo stesso capace di grandi innovazioni, sia che riguardino se stesso, il gruppo cui appartiene o l’intera umanità. Queste caratteristiche ne fanno talora un fanatico, un rivoluzionario ma anche un benefattore. Illustri esemplari di questo tipo di personalità sono Robespierre, Thomas Paine, Lincoln, il filosofo Immanuel Kant e il Papa Paolo VI.



 Il sapiente volumetto di Dane Rudhyar, dopo aver individuato otto differenti personalità in funzione del rapporto Sole-Luna, passa a trattare delle cosiddette Parti arabe solitamente trascurate negli studi astrologici e che a suo giudizio si rivelano invece utili soprattutto come complemento alla teoria dei ‘cicli di relazione’ tra i due luminari. In particolare egli si occupa della Parte di Fortuna e della Parte di Spirito. Mentre la prima simboleggia l’energia che una persona impiega nel tentativo di realizzare il potenziale innato di cui dispone, la Parte di Spirito indica l’influenza del passato e della tradizione sulla personalità individuale.

 Naturalmente, le differenti possibilità realizzative, talora persino contraddittorie, individuate per ciascun tipo di personalità, si spiegano non solo con l’apporto delle cosiddette Parti Arabe, ma anche e soprattutto con la posizione che, in relazione al ciclo di lunazione, assumono i pianeti in un tema di nascita. A questa parte, più tradizionale degli studi astrologici, Rudhyar dedica il penultimo capitolo del suo libro.

 L’ultimo capitolo è invece riservato alle progressioni soli-lunari, basate sul postulato simbolico con cui è possibile calcolare le progressioni di tutti i pianeti: ogni giorno successivo a quello di nascita rappresenta un anno nella vita del soggetto. Occorre tuttavia ricordare – osserva Rudhyar –  che le progressioni non si riferiscono ad eventi oggettivi, quanto alle condizioni soggettive con cui ci troveremo ad affrontare la realtà.


sergio magaldi
 














domenica 12 agosto 2012

IL SOGNO COME TERAPIA E VERITA'... nell'ultimo romanzo di Clara Sanchez edito in Italia

Clara Sanchez, La voce invisibile del vento, Garzanti, Milano, 2012, pp.361


 In realtà, Presentimientos [“Presentimenti”] di Clara Sánchez, edito in Italia da Garzanti solo quest’anno col titolo La voce invisibile del vento, è del 2008. Precede pertanto di due anni il romanzo che le ha dato risonanza internazionale: Lo que nasconde tu nombre [“Ciò che nasconde il tuo nome”] - dove si parla principalmente della caccia a una coppia di criminali nazisti nascosti sotto falso nome - già pubblicato nel nostro Paese lo scorso anno con il solito titolo improprio che si suole dare ai libri della ricca narrativa iberica e femminile: Il profumo delle foglie di limone.

Clara Sanchez, Il profumo delle foglie di limone, Garzanti, Milano, 2011

 Vezzo spiegabile solo con l’idea, non so quanto accattivante, di catturare un pubblico, prevalentemente femminile, in cerca di titoli esotici e/o pseudoromantici, come questo Presentimientos, edito da Garzanti col titolo improbabile di La voce invisibile del vento o come per Habitationes cerradas di Care Santos, l’ottimo romanzo della scrittrice catalana, reso in italiano per Salani Editore con Il colore della memoria [di cui al mio post "L’amore e i suoi segreti" del 24 Luglio u.s.] o come per Il tiempo entre costuras di María Dueñas, edito da Mondadori col titolo La notte ha cambiato rumore, di cui mi occuperò in un prossimo post. Misteri dell’editoria italiana, le cui motivazioni - mi auguro - siano da ricercare in indagini di mercato piuttosto che nella fantasia dei direttori editoriali.

 Semplice la trama del romanzo: è estate, e Julia e Félix, con il loro bambino di pochi mesi, da Madrid si recano in vacanza a Las Marinas in Costa Blanca. Félix è un avvocato alle dipendenze di una compagnia di assicurazioni, mentre Julia è la responsabile dei camerieri del bar-caffetteria del madrileno Hotel Plaza. La professione di entrambi, soprattutto quella della donna, assumerà una certa importanza nel corso della narrazione.

 La scrittrice mette subito dei paletti nel presentare i personaggi più importanti. Julia è una giovane donna inquieta e vagamente depressa. Perennemente stanca durante e dopo la gravidanza, è incline a lasciarsi vincere dal sonno in qualsiasi ora del giorno e contro la sua volontà: "Beveva molto caffè e prendeva anche un mucchio di vitamine, nella speranza che prima o poi le facessero effetto" [p.12].


 Félix è quello che si dice una persona positiva, instancabile e dotato di grande spirito pratico. Un uomo che non si lasciava prendere dal nervosismo in nessuna situazione, tanto che la moglie arrivava talora a pensare di lui che non avesse sangue nelle vene. Un saggio di tali virtù, Felix lo offre già al momento di giungere a destinazione, in una situazione abbastanza complicata:

 "Il peggio cominciò quando finalmente uscirono dall’ingorgo e iniziarono a procedere lungo la strada che costeggiava la spiaggia: fu allora che si resero conto di quanto sarebbe stato difficile riuscire a trovare il complesso residenziale Gli oleandri. Le facciate degli appartamenti bianchi e le scalinate viste su Internet erano praticamente sparite in quella oscurità oleosa e immersa nel profumo delle piante, invisibili quanto gli appartamenti […]. Il problema era  che in fondo si trattava  di un unico assembramento di complessi residenziali appiccicati tra loro e difficili da distinguere con certezza anche alla luce del giorno. Era quello che si dice cercare un ago in un pagliaio.
 Sull’insegna luminosa c’era scritto LA FELICITA’. Era sul lato sinistro della strada e, a giudicare dal viavai all’entrata, sembrava una discoteca. Félix disse che era arrivato il momento di chiedere indicazioni per Gli oleandri. Parcheggiò accanto a un dosso di terra scurissima e passò attraverso le macchine con qualche difficoltà. Dopo cinque minuti, però, tornò con la soluzione. 
‘Credo che ci siamo quasi’, disse pieno di entusiasmo".[pp.13-14].

  Giunti finalmente a destinazione, Julia scopre di aver dimenticato, sul tavolo di cucina della casa di Madrid, il latte per il biberon e l’omogeneizzato ai cereali per il figlio. Contro le insistenze del marito, che si offre di andare lui, la donna afferra lo zainetto e le chiavi della macchina e si precipita in strada alla ricerca di una farmacia. Trovatala con facilità e fatti gli acquisti, la donna risale in macchina per tornare a casa. Ma da questo momento iniziano i suoi problemi. La notte buia e forse altro le impediscono di ritrovare il complesso residenziale Gli oleandri. Poco dopo è spettatrice di un incidente automobilistico e scende dalla vettura per dare una mano. Risalendo in macchina si accorge che le è stato sottratto lo zainetto con il cellulare e i soldi. Inizia il suo calvario. Dopo aver girovagato inutilmente per circa un’ora, parcheggia la sua Audi davanti alla discoteca La felicità per chiedere informazioni ed eventualmente trovare qualcuno che sia così gentile da permetterle di telefonare al marito. Al bancone del bar incontra Marcus, un giovane croato dall’aria misteriosa che le offre da bere e le permette di telefonare. Il cellulare di Félix non risponde e Julia si limita a lasciare un messaggio in segreteria dicendo al marito di non preoccuparsi perché è già sulla via del ritorno.

 La ricerca affannosa di Julia di ritrovare l’appartamento di cui, solo qualche ora prima, ha preso possesso con figlio e marito, s’intreccia con quella di Félix, disperatamente proteso nel tentativo di riabbracciare la moglie. Se Julia, priva di mezzi, deve risolvere col passar del tempo il problema della sopravvivenza, Félix dal canto suo deve conciliare la ricerca con le esigenze del figlio di pochi mesi. Il lettore ha subito l’impressione che i due non riusciranno ad incontrarsi tanto facilmente, perché sembrano ricercarsi da dimensioni diverse.

 E, in effetti, mentre Félix è saldamente guidato dal principio di realtà nel tentativo di ritrovare la donna che ama, Julia appare più che altro impegnata in un viaggio entro se stessa, quasi una dimensione onirica, che le farà scoprire alcune verità e la renderà consapevole di molti aspetti della sua vita più recente: una terapia dolorosa, ma anche l’unica che può permetterle di guarire dalla depressione e al tempo stesso consentirle d’incontrare nuovamente la propria famiglia.

 Con rara efficacia, la scrittrice sottopone Julia, il personaggio principale di questa storia coinvolgente, ad una sorta di incubazione o sogno terapeutico, quale veniva praticato nell’antichità greca nei templi di Coo, Pergamo ed Epidauro dove, sotto la protezione del dio Asclepio, il malato s’imbatteva nel proprio alla ricerca di una guarigione voluta dagli stessi dei che avevano causato l’incidente di percorso, perché egli prendesse finalmente coscienza del proprio male di vivere e delle contraddizioni esistenziali che avevano generato il morbo. 

  Una pratica assai diffusa nell’universo ellenico e sempre valida, di cui Carl Alfred Meier [1905-1995], discepolo di Jung, ci dà testimonianza soprattutto nei libri Il sogno come terapia  e L’interpretazione del sogno. Secondo Meier, la dimensione onirica è la via regia per la comprensione dell’inconscio e soprattutto per risalire alla cosiddetta “personificazione dei complessi”, cioè di quei frammenti scissi della personalità capaci di organizzarsi e di svilupparsi autonomamente  ai danni della psiche, di cui possono determinare la frammentazione e la dissociazione, senza che la coscienza se ne renda conto, rispettando in pieno la nota osservazione di Jung, secondo cui “tutti sappiamo di avere dei complessi, ma pochi sanno che i complessi hanno noi”. Anche se Meier, a differenza del suo maestro, sottolinea la possibile funzione positiva dei complessi…



 Nel romanzo, non a caso, Julia, precipitata suo malgrado nella dimensione onirica, sperimenta l’altalenante presenza, ora positiva ora negativa, di complessi sviluppatisi ai margini della psiche, che la costringono ad assaporare la forza dirompente dell’amore, in bilico tra passione ossessiva e aspirazione alla felicità.

 La morale del libro anticipa, sia pure ad un livello più intimo e privato, la filosofia contenuta in Il profumo delle foglie di limone: la fiducia nella forza della ragione, contro il male, l’inganno e la menzogna che si annidano nel cuore dell’uomo e che provocano la sofferenza degli altri.

sergio magaldi  

domenica 5 agosto 2012

SCOPERTA FINALMENTE LA "FORMA" DELLA MATERIA?

BOSONE DI HIGGS E FORZA DI COLLISIONE


Introduzione a IL BOSONE DI HIGGS E LA PARTICELLA DI UN DIO MINORE di Alberto Zei

 Dopo l’annuncio dello scorso 4 Luglio, da parte di Fabiola Gianotti e Joe Incandela, a nome della folta comunità di scienziati del Cern di Ginevra - circa l’individuazione del bosone (1) di Higgs (2) da parte del LHC (3) -, per tutto il mese, Tv e giornali si sono sbizzarriti nella ricerca del titolo ad effetto per comunicare la notizia. Neanche male, se il tentativo è quello di avvicinare il grosso pubblico alla fisica quantistica. Si è parlato così di “primo mattone per la costruzione dell’universo”, di “principio che crea la materia”, di “particella di Dio”, di “anima” o “scintilla divina”.
 
 Io preferisco parlare di “forma" della materia, intendendo con ciò la particella in grado di aggregare, dare massa a tutte le altre particelle, e senza la quale i corpi non esisterebbero ma, come si è osservato da più parti, sarebbero solo particelle vaganti alla velocità della luce o flipper impazziti.
 
 La scoperta, se ulteriormente confermata, non è di poco conto, non solo per il fascino in sé che è capace di esercitare sulla mente umana sempre a caccia dei “fondamenti” circa l’origine e l'inizio dell’universo, ma anche e soprattutto per le implicazioni che ne derivano sia in campo scientifico che religioso, senza tuttavia che scienza e fede debbano di necessità modificare il proprio punto di vista. 

 Com’è facile intuire, infatti, il ritrovamento in natura di un “principio primo” capace di unificare la materia e darle forma, è argomento che può essere utilizzato a sostegno di tesi diverse, anche in conflitto tra loro o comunque divergenti nelle finalità.
 
 L’articolo che segue fa il punto sullo stato della ricerca, ma contiene anche considerazioni problematiche da non sottovalutare. Ne sottopongo ai lettori solo qualcuna per la loro riflessione:
 
 1)l’attendibilità della recente scoperta che dovrà essere sottoposta a ulteriori verificazioni.
 
 2)la valutazione circa l’impossibilità di trovare il cosiddetto punto fermo o “inizio” del Tutto, come dimostra il principio di indeterminazione di Heisenberg che, com’è noto, ha già scalfito alla base non tanto la teoria del “Big Bang”, ma l’idea che prima della “Grande Esplosione” nulla vi fosse nell’universo. Argomento che dimostra ancora una volta come la fisica altro non sia che una “filosofia sperimentale”. Già il grande filosofo Immanuel Kant parlò del “finito”[concetto filosofico analogo al “punto fermo” o “inizio”] come di un concetto troppo piccolo per la mente umana e dell’infinito [in analogia con il principio di indeterminazione] come di un concetto troppo grande.
 
 3)l’implicita considerazione che il bosone di Higgs, ove risultasse validato, sarebbe pur sempre l’aggregatore di circa il 5% della materia, restando del tutto sconosciuto “il comportamento” della restante parte che si è soliti chiamare materia o energia oscura, perché ne ignoriamo le caratteristiche, pur sapendo che interagisce costantemente con la materia conosciuta. Dunque, conclude acutamente Alberto Zei, il bosone di Higgs può essere al massimo “la particella di un dio minore”…
sergio magaldi


IL BOSONE DI HIGGS  E  LA  PARTICELLA  DI UN DIO MINORE
Di Alberto Zei

Il setaccio  della ricerca

 L’estrema capacità del bosone di Higgs di nascondersi e confondersi  nel nutrito fascio delle particelle emesse dalla collisione  dei protoni,  lanciati a velocità quasi luminale all’interno del LHC di Ginevra, rende ancor più precaria e difficile la sua intercettazione attraverso le linee tracciate nei rivelatori, durante la sua brevissima vita.

 Questo problema di scarsa “visibilità” sussiste in modo serio in quanto,  le linee  rivelate non  sono di univoca interpretazione e la presenza di questo ormai “famigerato” bosone,  potrebbe essere  stata  equivocata  per la ingannevole somiglianza con le caratteristiche che in teoria  si ritiene debba possedere ma che potrebbero appartenere a  particelle simili.


 

 La più esotica delle possibilità sarebbe quella di  non avere individuato la provenienza da un’altra opzione, anche se un po’ meno probabile,  quella cioè, di particelle afferenti ad una teoria diversa da quella standard (4), ad esempio, alla supersimmetria(5) .

 Più probabilmente, però, potrebbe trattarsi  di un aspetto particolare e plurimo di particelle similari che il campo di Higgs genera, in accordo con la  “elasticità di aspettazione”, ossia con la probabilità di presenza riscontrata allorché i “quasi bosoni di Higgs”, che sorgono improvvisi  dalla rottura della simmetria  dei campi, conferirebbero (il condizionale è ancora d’obbligo) la massa alle  particelle che transitano entro la distanza critica.


  

La rivelazione

 Vediamo ora con ordine di seguire questa genesi particellare che avviene a circa 126 GeV(6).

 Prima di tutto vi è il campo di Higgs che, per rendere l’idea di che si tratti, viene immaginato come uno spazio riempito di un fluido di forza (debole) che avvolge lo zoo di tutte le particelle contenute; figura questa da estendere però nella realtà, a tutto lo spazio dell’universo. Il bosone di Higgs è l’espressone di forza di questo campo che assume la fondamentale importanza di conferire la massa a tutto lo zoo di particelle contemplate dalla Teoria  standard. 

 
 Il meccanismo del passaggio è l’oggetto della attuale ricerca sperimentale  che dovrebbe provare ciò che in teoria è stato ipotizzato, ma che, soltanto a riprova avvenuta, potrà entrare trionfalmente  nella formulazione  matematica della QED (7).

 E’ bene dire però,  che nella Teoria elettrodebole  il bosone di Higgs è soltanto una  delle espressioni  di campo tra le quali si evidenziano per importanza i bosoni di Gauge W+, W- e Z°(8).

Il complesso campo di Higgs

 Il bosone di Hggs non conferisce direttamente massa alle particelle, come correntemente si dice, ma si avvale per questo dei bosoni di Gauge decadendo rapidissimamente in altre quantità infinitesimali.

 Per meglio comprendere il  procedimento, ritorniamo al campo di Higgs, che è un campo scalare, dotato cioè di valori con un  solo grado di libertà e dove il bosone di Higgs  che non può avere spin, si identifica  conseguentemente con la sua stessa antiparticella.

 In effetti il campo di Higgs, visto più approfonditamente è un campo complesso, costituito da due campi  a loro volta così formati: uno, da un doppio campo simmetrico dotato di due medesimi spin (doppietto isospin debole)  e l’ altro,  da un  campo  dotato di carica 1 (singoletto di ipercarica debole)(9).

 A questo punto per districare la matassa, come si suol dire, subentra la matematica con la quale si perviene  alle caratteristiche delle forze attraverso la conoscenza dello spin, della carica e della mancanza di carica (carica 0) del bosone di Higgs.

 Qui avverrebbe  il miracolo della “particella di Dio”; il miracolo, si fa per dire, consisterebbe nell’aver trovato sperimentalmente quella particella,  che  la teoria aveva  matematicamente ipotizzato ma che finora, a più basse energie di quella attualmente raggiunta dal LHC  (7 TeV)(10), non dava segni di esistenza.

Il trasferimento di  massa 
 
 I campi interni al campo di Higgs  sono inizialmente,  il campo scalare  con un solo grado di libertà (per rendere l’ idea,  come ad  esempio il valore della temperatura); il campo vettoriale con due gradi di libertà  (ad esempio i valori angolari). Il  doppietto elettrodebole è  collegato al campo vettoriale (due  gradi di  libertà)  e quello del singoletto  al campo scalare (un grado di libertà). Ad un certo punto si rompe la simmetria attraverso una discontinuità di campo che in questo  intervallo, acquistando il terzo grado di libertà, diviene tensoriale.

 Per meglio comprendere  come avverrebbe il trasferimento,  va detto  che lo scambio  dell’energia (massa), dai campi ai bosoni, viene matematicamente calcolato dalle cosiddette derivate covarianti (di significato contenuto nello stesso termine) che sostanzialmente quantificano l’energia contenuta nel collegamento direzionale che congiunge i campi alle particelle, esprimendone così, anche la variazione di forza (massa), ovvero l’arco di curvatura della intensità delle forze (accelerazione) in funzione della distanza.

 Bisogna tuttavia precisare che il complesso campo di Higgs contiene anche un altro tipo di bosoni: i bosoni di Goldstone (11) che, senza entrare in particolari, sono però fondamentali  per il trasferimento massa in quanto, interagendo con i bosoni W+, W- e Z°, rompono  la  simmetria di campo che passa  da due gradi di libertà, come abbiamo visto, a tre gradi (tensoriali), trasferendo, proprio in virtù di questa violazione  di  simmetria, l’equivalente energia di massa.
 

 Il bosone di Higgs è l’espressone di forza di questo campo che assume la fondamentale importanza di conferire la massa a tutto lo zoo di particelle contemplate dalla Teoria standard.

 
 

 


Il nuovo inizio della ricerca
 

 Il problema non finisce qui; anzi diciamo che dopo questa tappa fondamentale, la ricerca  inizia da capo per avvicinarci alla mente… diciamo,  della  “grande creazione”.

 Innanzi tutto la particella che dovrebbe rappresentare il bosone di Higgs, chiamata la particella di Dio (per attribuire a questa l’origine della massa di tutto l’universo) non si è ancora inequivocabilmente mostrata nei rivelatori del CERN, in quanto le accertate presenze particellari non coinciderebbero con  alcuni dei valori attesi né  con la frequenza probabilistica di ripetizione dei medesimi eventi (elasticità di aspettazione). Ciò lascia pensare che potrebbe trattarsi di uno o più  “quasi bosone di Higgs”, tutti in tal caso probabilmente correlazionati  al campo di Gauge (quindi trini), oppure di una nuova particella esotica che  rientrerebbe  comunque  nel “sigma” (probabilità) dei valori attesi,  intorno, appunto, ai 126GeV.

 D’altra parte, la non esatta corrispondenza della particella  al  bosone di Higgs previsto dalla teoria,  lascerebbe paradossalmente sperare proprio per questa leggera differenza, come spiegato  in seguito,  di avere individuato la genesi del  trasferimento della massa all’intero universo visibile,  e  di esserci così,  maggiormente avvicinati  alla mente della creazione.

 Siamo però ancora alquanto distanti dalla unificazione delle quattro forze fondamentali della natura con la cosiddetta Teoria del tutto,  poiché la gravità seguita ancora a sfuggire, oltre al fatto che la materia  oscura  (che per ora si sottrae alla nostra comprensione)  costituisce la stragrande quantità  di materia  dominante rispetto alla massa  dell’ intero universo.

 Il bosone di Higgs potrebbe casomai  essere la  particella di un Dio minore.



 

Semplice ed elegante

 Una conclusione di tal genere contrasta con quanto Einstein nei primi anni dello  scorso   secolo,  aveva escogitato per definire il momento della creazione (Big Bang) come una “singolarità”: espressione significativa di  uno spazio ed un  tempo infinitesimi dei quali non era più possibile calcolare alcun dato. 

 Questo concetto è stato però sovvertito qualche tempo dopo  dalla semplice ed elegante dimostrazione matematica di Heisenberg che stabilisce inequivocabilmente che non può esistere un punto di spazio o di tempo, al di sotto di un certo valore, da cui si possa individuare dove e quando un evento abbia avuto origine. Così come non potrà esistere un punto di “singolarità” spazio-temporale in cui possa essere indicata in modo univoco una sola particella [come il bosone di Higgs], attraverso la quale abbia avuto origine la grande creazione della  materia di tutto l’ universo.

Il limite umano alla mente di Dio

 Risalendo  a ritroso nel tempo e nello spazio verso l’infinitamente  piccolo, si raggiunge un punto oltre il quale nulla è più  quantificabile e tutto diviene indeterminato: indeterminato lo spazio, indeterminato il tempo, indeterminata l’energia  mentre   subentra  l’impossibilità di eseguire  ogni tipo di misura.
 
 Questo limite invalicabile  non è poi così tanto peregrino perché oltre alla dimostrazione matematica di Heisenberg, la convalida della universalità  del principio, permea anche  la filosofia della scienza in ausilio della razionalità umana del sapere fino al limite, oltre il quale subentra il paradosso, rappresentato di solito da un loop regressivo perversamente illogico.
 
 Concludendo sul tema  della “particella di Dio”, anche nell’ambito della fede, ad un certo livello di approfondimento, l’immagine e il  nome di Dio si rivelano ineffabili e come tali restano nella indeterminazione del pensiero trascendente di quasi tutte le religioni e/o delle più importanti scuole esoteriche di ispirazione laica. 


 NOTE

(1) I bosoni, cosiddetti in onore del fisico Satyendra Nath Bose, sono particelle subatomiche a spin intero [unità di grandezza del vortice, associata alle particelle] e che, a differenza di altre particelle, non seguono “il principio di esclusione” di Pauli, potendo occupare in numero illimitato lo stesso “spazio” o “stato” energetico.
 
(2)Peter Higgs, fisico inglese vivente, teorizzò nel 1964 l’esistenza di questa particolare particella.
 
(3)LHC: Large Hadron Collider cioè Grande collisore di adroni. Gli adroni [dal greco adròs, forte] sono particelle subatomiche formate da bosoni e fermioni. I fermioni, cosiddetti in onore di Enrico Fermi, sono con i bosoni una delle due classi in cui si dividono le particelle.
 

(4) La Teoria standard è il modello che spiega l’architettura di base della natura.
 
(5)La Supersimmetria è una simmetria che associa tra loro particelle bosoniche a spin intero con particelle fermioniche a spin semi-intero.
 
(6) 126 GeV: 126  miliardi di elettronvolt. Elettronvolt: Unità di misura dell'energia acquistata da un elettrone quando è accelerato da una differenza di potenziale elettrico di 1 volt.  

(7)QED: Teoria quantistica elettrodebole.
 
(8) Gauge W+, W- e Z° - Particelle della forza debole,  ipotizzate da Gauge,  che mediano (trasferiscono) la   massa  dalla  particella di Higgs alle altre particelle che,per effetto di questo trasferimento(teoricamente deducibile),acquistano materia.
 

(9)Doppietto isospin debole e singoletto di ipercarica debole: concetti essenzialmente matematici con cui si indica la modalità di raggruppamento delle particelle. 

(10) 7 TeV: 7 mila miliardi di elettronvolt.
  
(11)Bosoni di Goldstone: particelle che in prossimità di altre provocano la rottura della simmetria del campo (violazione) e che pertanto,  consentono ai bosoni di Gauge di ricevere la massa dal bosone di Higgs.