Clara Sanchez, La voce invisibile del vento, Garzanti, Milano, 2012, pp.361 |
In realtà, Presentimientos [“Presentimenti”] di Clara Sánchez, edito in Italia da Garzanti solo quest’anno col titolo La voce invisibile del vento, è del 2008. Precede pertanto di due anni il romanzo che le ha dato risonanza internazionale: Lo que nasconde tu nombre [“Ciò che nasconde il tuo nome”] - dove si parla principalmente della caccia a una coppia di criminali nazisti nascosti sotto falso nome - già pubblicato nel nostro Paese lo scorso anno con il solito titolo improprio che si suole dare ai libri della ricca narrativa iberica e femminile: Il profumo delle foglie di limone.
Clara Sanchez, Il profumo delle foglie di limone, Garzanti, Milano, 2011 |
Vezzo spiegabile solo con l’idea, non so quanto accattivante, di catturare un pubblico, prevalentemente femminile, in cerca di titoli esotici e/o pseudoromantici, come questo Presentimientos, edito da Garzanti col titolo improbabile di La voce invisibile del vento o come per Habitationes cerradas di Care Santos, l’ottimo romanzo della scrittrice catalana, reso in italiano per Salani Editore con Il colore della memoria [di cui al mio post "L’amore e i suoi segreti" del 24 Luglio u.s.] o come per Il tiempo entre costuras di María Dueñas, edito da Mondadori col titolo La notte ha cambiato rumore, di cui mi occuperò in un prossimo post. Misteri dell’editoria italiana, le cui motivazioni - mi auguro - siano da ricercare in indagini di mercato piuttosto che nella fantasia dei direttori editoriali.
La scrittrice mette subito dei paletti nel presentare i personaggi più importanti. Julia è una giovane donna inquieta e vagamente depressa. Perennemente stanca durante e dopo la gravidanza, è incline a lasciarsi vincere dal sonno in qualsiasi ora del giorno e contro la sua volontà: "Beveva molto caffè e prendeva anche un mucchio di vitamine, nella speranza che prima o poi le facessero effetto" [p.12].
Félix è quello che si dice una persona positiva, instancabile e dotato di grande spirito pratico. Un uomo che non si lasciava prendere dal nervosismo in nessuna situazione, tanto che la moglie arrivava talora a pensare di lui che non avesse sangue nelle vene. Un saggio di tali virtù, Felix lo offre già al momento di giungere a destinazione, in una situazione abbastanza complicata:
"Il peggio cominciò quando finalmente uscirono dall’ingorgo e iniziarono a procedere lungo la strada che costeggiava la spiaggia: fu allora che si resero conto di quanto sarebbe stato difficile riuscire a trovare il complesso residenziale Gli oleandri. Le facciate degli appartamenti bianchi e le scalinate viste su Internet erano praticamente sparite in quella oscurità oleosa e immersa nel profumo delle piante, invisibili quanto gli appartamenti […]. Il problema era che in fondo si trattava di un unico assembramento di complessi residenziali appiccicati tra loro e difficili da distinguere con certezza anche alla luce del giorno. Era quello che si dice cercare un ago in un pagliaio.
Sull’insegna luminosa c’era scritto LA FELICITA’. Era sul lato sinistro della strada e, a giudicare dal viavai all’entrata, sembrava una discoteca. Félix disse che era arrivato il momento di chiedere indicazioni per Gli oleandri. Parcheggiò accanto a un dosso di terra scurissima e passò attraverso le macchine con qualche difficoltà. Dopo cinque minuti, però, tornò con la soluzione.
‘Credo che ci siamo quasi’, disse pieno di entusiasmo".[pp.13-14].
Giunti finalmente a destinazione, Julia scopre di aver dimenticato, sul tavolo di cucina della casa di Madrid, il latte per il biberon e l’omogeneizzato ai cereali per il figlio. Contro le insistenze del marito, che si offre di andare lui, la donna afferra lo zainetto e le chiavi della macchina e si precipita in strada alla ricerca di una farmacia. Trovatala con facilità e fatti gli acquisti, la donna risale in macchina per tornare a casa. Ma da questo momento iniziano i suoi problemi. La notte buia e forse altro le impediscono di ritrovare il complesso residenziale Gli oleandri. Poco dopo è spettatrice di un incidente automobilistico e scende dalla vettura per dare una mano. Risalendo in macchina si accorge che le è stato sottratto lo zainetto con il cellulare e i soldi. Inizia il suo calvario. Dopo aver girovagato inutilmente per circa un’ora, parcheggia la sua Audi davanti alla discoteca La felicità per chiedere informazioni ed eventualmente trovare qualcuno che sia così gentile da permetterle di telefonare al marito. Al bancone del bar incontra Marcus, un giovane croato dall’aria misteriosa che le offre da bere e le permette di telefonare. Il cellulare di Félix non risponde e Julia si limita a lasciare un messaggio in segreteria dicendo al marito di non preoccuparsi perché è già sulla via del ritorno.
La ricerca affannosa di Julia di ritrovare l’appartamento di cui, solo qualche ora prima, ha preso possesso con figlio e marito, s’intreccia con quella di Félix, disperatamente proteso nel tentativo di riabbracciare la moglie. Se Julia, priva di mezzi, deve risolvere col passar del tempo il problema della sopravvivenza, Félix dal canto suo deve conciliare la ricerca con le esigenze del figlio di pochi mesi. Il lettore ha subito l’impressione che i due non riusciranno ad incontrarsi tanto facilmente, perché sembrano ricercarsi da dimensioni diverse.
E, in effetti, mentre Félix è saldamente guidato dal principio di realtà nel tentativo di ritrovare la donna che ama, Julia appare più che altro impegnata in un viaggio entro se stessa, quasi una dimensione onirica, che le farà scoprire alcune verità e la renderà consapevole di molti aspetti della sua vita più recente: una terapia dolorosa, ma anche l’unica che può permetterle di guarire dalla depressione e al tempo stesso consentirle d’incontrare nuovamente la propria famiglia.
Con rara efficacia, la scrittrice sottopone Julia, il personaggio principale di questa storia coinvolgente, ad una sorta di incubazione o sogno terapeutico, quale veniva praticato nell’antichità greca nei templi di Coo, Pergamo ed Epidauro dove, sotto la protezione del dio Asclepio, il malato s’imbatteva nel proprio Sé alla ricerca di una guarigione voluta dagli stessi dei che avevano causato l’incidente di percorso, perché egli prendesse finalmente coscienza del proprio male di vivere e delle contraddizioni esistenziali che avevano generato il morbo.
Giunti finalmente a destinazione, Julia scopre di aver dimenticato, sul tavolo di cucina della casa di Madrid, il latte per il biberon e l’omogeneizzato ai cereali per il figlio. Contro le insistenze del marito, che si offre di andare lui, la donna afferra lo zainetto e le chiavi della macchina e si precipita in strada alla ricerca di una farmacia. Trovatala con facilità e fatti gli acquisti, la donna risale in macchina per tornare a casa. Ma da questo momento iniziano i suoi problemi. La notte buia e forse altro le impediscono di ritrovare il complesso residenziale Gli oleandri. Poco dopo è spettatrice di un incidente automobilistico e scende dalla vettura per dare una mano. Risalendo in macchina si accorge che le è stato sottratto lo zainetto con il cellulare e i soldi. Inizia il suo calvario. Dopo aver girovagato inutilmente per circa un’ora, parcheggia la sua Audi davanti alla discoteca La felicità per chiedere informazioni ed eventualmente trovare qualcuno che sia così gentile da permetterle di telefonare al marito. Al bancone del bar incontra Marcus, un giovane croato dall’aria misteriosa che le offre da bere e le permette di telefonare. Il cellulare di Félix non risponde e Julia si limita a lasciare un messaggio in segreteria dicendo al marito di non preoccuparsi perché è già sulla via del ritorno.
La ricerca affannosa di Julia di ritrovare l’appartamento di cui, solo qualche ora prima, ha preso possesso con figlio e marito, s’intreccia con quella di Félix, disperatamente proteso nel tentativo di riabbracciare la moglie. Se Julia, priva di mezzi, deve risolvere col passar del tempo il problema della sopravvivenza, Félix dal canto suo deve conciliare la ricerca con le esigenze del figlio di pochi mesi. Il lettore ha subito l’impressione che i due non riusciranno ad incontrarsi tanto facilmente, perché sembrano ricercarsi da dimensioni diverse.
E, in effetti, mentre Félix è saldamente guidato dal principio di realtà nel tentativo di ritrovare la donna che ama, Julia appare più che altro impegnata in un viaggio entro se stessa, quasi una dimensione onirica, che le farà scoprire alcune verità e la renderà consapevole di molti aspetti della sua vita più recente: una terapia dolorosa, ma anche l’unica che può permetterle di guarire dalla depressione e al tempo stesso consentirle d’incontrare nuovamente la propria famiglia.
Con rara efficacia, la scrittrice sottopone Julia, il personaggio principale di questa storia coinvolgente, ad una sorta di incubazione o sogno terapeutico, quale veniva praticato nell’antichità greca nei templi di Coo, Pergamo ed Epidauro dove, sotto la protezione del dio Asclepio, il malato s’imbatteva nel proprio Sé alla ricerca di una guarigione voluta dagli stessi dei che avevano causato l’incidente di percorso, perché egli prendesse finalmente coscienza del proprio male di vivere e delle contraddizioni esistenziali che avevano generato il morbo.
Una pratica assai diffusa nell’universo ellenico e sempre valida, di cui Carl Alfred Meier [1905-1995], discepolo di Jung, ci dà testimonianza soprattutto nei libri Il sogno come terapia e L’interpretazione del sogno. Secondo Meier, la dimensione onirica è la via regia per la comprensione dell’inconscio e soprattutto per risalire alla cosiddetta “personificazione dei complessi”, cioè di quei frammenti scissi della personalità capaci di organizzarsi e di svilupparsi autonomamente ai danni della psiche, di cui possono determinare la frammentazione e la dissociazione, senza che la coscienza se ne renda conto, rispettando in pieno la nota osservazione di Jung, secondo cui “tutti sappiamo di avere dei complessi, ma pochi sanno che i complessi hanno noi”. Anche se Meier, a differenza del suo maestro, sottolinea la possibile funzione positiva dei complessi…
Nel romanzo, non a caso, Julia, precipitata suo malgrado nella dimensione onirica, sperimenta l’altalenante presenza, ora positiva ora negativa, di complessi sviluppatisi ai margini della psiche, che la costringono ad assaporare la forza dirompente dell’amore, in bilico tra passione ossessiva e aspirazione alla felicità.
La morale del libro anticipa, sia pure ad un livello più intimo e privato, la filosofia contenuta in Il profumo delle foglie di limone: la fiducia nella forza della ragione, contro il male, l’inganno e la menzogna che si annidano nel cuore dell’uomo e che provocano la sofferenza degli altri.
La morale del libro anticipa, sia pure ad un livello più intimo e privato, la filosofia contenuta in Il profumo delle foglie di limone: la fiducia nella forza della ragione, contro il male, l’inganno e la menzogna che si annidano nel cuore dell’uomo e che provocano la sofferenza degli altri.
sergio magaldi
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