mercoledì 31 ottobre 2012

ALCHIMIA E QABALAH nel I Capitolo di AESH MEZAREPH

Aesh mezareph, Fuoco purificatore, prefazione, traduzione e note di Sergio Magaldi,
in appendice "I quadrati magici" di Federico Pignatelli, Roma, 2004, pp.207.




Dopo il post del 5 Ottobre u.s. con la pubblicazione della Prefazione del libro in immagine, presento di seguito il Primo Capitolo di Aesh mezareph, l’unico trattato conosciuto di alchimia cabalistica. L’autore è ignoto e l’originale aramaico è andato perduto. La traduzione, arricchita di note esplicative, è condotta dal testo latino [con inserti di greco ed ebraico], ricostruito sulla base degli sparsi frammenti contenuti nella monumentale opera di Knorr von Rosenroth, La Kabbala Denudata, pubblicata nel 1677.


 Edito in lingua inglese nel 1714, mai pubblicato in italiano, Aesh mezareph  fonde in mirabile sintesi i segreti della dottrina esoterica degli Ebrei [Qabalah], con la tradizione ermetico-alchemica nota in Occidente.


Avvertenza: Per leggere le lettere dell’alfabeto ebraico, potrebbe essere necessario installare il font Hebrew truetype, reperibile e scaricabile da internet.

 

 

Aesh mezareph

              [Fuoco purificatore]

                  



 Capitolo I  


u c y l a  Eliseo [1] fu profeta notissimo, esempio di naturale saggezza, sprezzante dei beni mondani, come dimostra la storia della guarigione di Naaman, II Re 5, 6, [2] e dunque veramente ricco, secondo quanto è detto in Pirque Aboth, [3] cap. 4: “Chi è ricco? Colui che si rallegra di ciò che gli appartiene.

Così, infatti, colui che è realmente capace di risanare i metalli impuri non fa sfoggio di ricchezze, ma è piuttosto simile al Tohu [4]  w h t  della natura primordiale, libero e vuoto. Questa parola [Tohu] ha lo stesso valore numerico di Eliseo  u c y l a  cioè  411 [5]. Verissimo è infatti il detto che si trova in Baba Kama, 6 fol. 71, col. 2: “Le cose che fanno ricchi (come la saggezza naturale) stanno al posto della ricchezza.  

Impara pertanto a purificare Naaman che proviene dal nord della Siria [7], e riconosci i poteri del Giordano che è, come era, Yar  Din 
 } y d   r a y  il Fiume del Giudizio [8] che scorre dal nord [9]. E ricorda quel che è detto in Baba Bathra, fol. 25, col. 2: “Colui che vuol diventare saggio, lascialo vivere al sud; e  quello che vuole arricchire, lascia che si diriga verso il nord, etc.” Sebbene nello stesso passo Rabbi Joshuah Ben Levi dica: “Lascialo per sempre al sud perché nel farsi saggio egli si farà ricco al tempo stesso; com’è detto (Proverbi, 3, 16): “Longevità è nella sua  destra, ricchezza e gloria nella sua sinistra”. Così, non avrai desiderio di altre ricchezze.

Sappi poi che i misteri di questa sapienza non sono diversi dai supremi misteri della Qabbalah: [10] qual’è infatti nella Santità l’ordine degli elementi, tale è nell’Impurità. E le Sephiroth che si trovano in Aziluth sono le stesse che si trovano in Assiah [11], e anche in quel regno che è comunemente detto minerale, benché naturalmente il loro potere sia maggiore quando si eserciti nei piani superiori.

Pertanto la Radice metallica occupa qui il luogo di Kether, che ha una natura occulta, avvolta in una grande oscurità e dalla quale tutti i metalli traggono origine: allo stesso modo è occulta la natura di Kether e da lei emanano tutte le altre Sephiroth.

Il Piombo si trova nel luogo di Chokmah, perché, come Chokmah è prossima a Kether, così il piombo discende immediatamente dalla radice metallica, e in altre simili rappresentazioni enigmatiche è detto il Padre delle nature che vengono dopo.

Lo Stagno occupa il posto di Binah: col suo colore grigiastro mostra il Tempo e col suo stridore adombra  la severità e il rigore del giudizio.[12]

L’Argento viene posto da tutti i maestri della Qabbalah sotto la Sephirah Chesed a causa del suo colore e del suo uso.
Fin qui sulle nature bianche; seguono ora le rosse.

L’Oro, secondo l’opinione più diffusa tra i cabbalisti, viene posto sotto Gheburah e, anche Giobbe 37, 22, [13] lo attribuisce al nord, non solo per il colore ma anche a causa del suo calore e dello zolfo.

Il Ferro viene posto in relazione con Tiphereth: è infatti simile a un guerriero, com’è detto in Esodo 15. 2, [14] e ha il nome di Ze’eir Anpin [15], pronto all’ira, secondo Salmi, 2, ultimo verso.[16]

Netzach e Hod, le due parti mediane del corpo nonché ricettacoli seminali, sono la sede della natura androgina del Bronzo. Allo stesso modo, le due colonne del Tempio di Salomone, in relazione a queste due Sephiroth, erano fatte di bronzo, com’è detto in I Re 7. 15.[17]

Yesod è l’argento vivo [mercurio] e a lui soltanto, infatti, per caratterizzarlo, è dato il nome di “vivente”; e quest’acqua di vita è per intero il fondamento di tutte le nature e dell’arte metallica.

A Malkuth, d’altra parte, per molte ragioni, si riferisce la vera Medicina dei metalli; giacché l’una e l’altra ci pongono davanti agli occhi ciò che resta delle nature quando sia avvenuta la trasformazione dell’oro o dell’argento, della destra o della sinistra, del Giudizio o della Misericordia. [18] Di tutto ciò si parlerà più diffusamente altrove.

Ti ho così fornito la chiave per disserrare molte porte chiuse e ti ho aperto la porta dei più intimi recessi della natura. Se tuttavia qualcuno ha disposto queste cose con un altro ordine, non avrò discussioni con lui, tutto infatti tende ad un unico fine. Si potrebbe dire infatti che le tre [Sephiroth] superne [19] sono le tre fonti delle cose metalliche: l’Acqua densa è Kether, il Sale Chokmah e lo Zolfo Binah per ragioni ben note. E ugualmente le sette [Sephiroth] inferiori [20] rappresentano i sette metalli: Ghedulah [o Chesed] e Gheburah l’argento e l’oro, Tiphereth il ferro, Netzach e Hod lo stagno e il bronzo, Yesod il piombo, mentre Malkuth sarà la femmina del metallo e la Luna dei saggi, nonché il luogo in cui dovrebbe essere deposto il seme dei minerali secreti, cioè dell’Acqua Aurea, con questo nome compare infatti in Genesi 36, 39 [21]. Ma sappi, figlio mio, che in queste cose sono nascosti misteri tali da non poter essere proferiti da bocca umana: io pertanto più oltre non peccherò con la mia lingua, ma terrò chiusa la bocca, come sta scritto in Salmi 39.2. [22]

y z j y g  Ghechazi [23] servo di Eliseo è il tipico rappresentante degli studenti volgari della natura che si dispongono ad osservare la valle e le profondità della natura ma non penetrano i suoi segreti, per cui si affaticano invano e restano servi per sempre. Essi forniscono consigli su come procurare il figlio del saggio, la cui generazione è impossibile in natura (II Re 4,14, [24]) ma non sono in grado di fare nulla per generarlo (per la qual cosa si richiede un Uomo come Eliseo). La Natura, infatti, non svela i suoi segreti a costoro (ibid., 26 [25]), ma li disprezza (ibid., 30 [26]), e per loro è impossibile resuscitare il morto alla vita (ibid., 31 [27]). Per cui sono avidi (5, 20 [28]), bugiardi e imbroglioni (ver. 22 e 25) [29], garruli e propalatori dei fatti altrui (II Re. 8, 4-5 [30]), e invece delle ricchezze acquisiscono la lebbra, cioè le malattie, il disprezzo e la povertà (II Re, 5, 27 [31]). Inoltre, la parola Ghechazi  y z j y g  e la parola Chol  l j  profano o comune, hanno lo stesso valore numerico [32].

 


[1] Nell’Antico Testamento, il nome di Eliseo, profeta del regno di Israele, appare nel I e nel II Libro dei Re e nel Siracide. Appare anche nel Nuovo Testamento, al v. 27 del 4 cap. del Vangelo di Luca : “ Anche ai tempi del profeta Eliseo vi erano molti lebbrosi in Israele, eppure Dio non ha guarito nessuno di loro, ma soltanto Naaman, uno straniero della Siria [Aram] ”. E la guarigione di Naaman ad opera del profeta Eliseo è per l’appunto l’episodio dal quale prende avvio Aesh mezareph.
[2] Tutta la storia della guarigione di Naaman è narrata nel cap. 5 del II Libro dei Re. Naaman, valoroso comandante dell’esercito del re di Aram [Siria], era malato di lebbra. Dopo una razzia degli Aramei in terra d’Israele, fu catturata una ragazza che divenne serva della moglie di Naaman. La giovane israelita confidò alla sua padrona che Naaman sarebbe guarito dalla lebbra se si fosse recato in Samaria dal profeta Eliseo. Il re di Aram scrisse una lettera di presentazione per il re d’Israele : “ Con questa lettera ti presento il mio servitore Naaman : guariscilo dalla sua malattia ” (II Re, 5, 6 : il versetto citato in Aesh mezareph). La storia prosegue con l’invito del profeta Eliseo a Naaman di immergersi per sette volte nelle acque del Giordano e con la guarigione di Naaman.
[3] Pirquè Aboth o « Lezioni dei Padri » comprende gli ultimi cinque capitoli del V Ordine della Mishnah, più un sesto capitolo detto Barajtah  cioè « Insegnamento non incluso » in quella raccolta. Il testo – compilato da Rabbi Jehudah (II secolo d. C.) e, limitatamente all’ultimo capitolo, dalla sua scuola – raccoglie massime di morale ebraica di autori compresi tra il V secolo av. C. e il II d. C.
[4] Tohu  w h t  vuoto, si trova menzionato ad apertura del Genesi (I, 2) per dire che [In principio] « La terra era sterminata e vuota, le tenebre erano sulla faccia dell’abisso [in ebraico  w h t  Tehom, dalla stessa radice di Tohu] e lo spirito di Dio si librava sulla superficie delle acque »
[5] Eliseo e Tohu hanno in ebraico lo stesso valore numerico [411] in virtù del fatto che ogni lettera dell’alfabeto ebraico è in realtà anche un numero:  u c y l a  [Eliseo] = 1+30+10+300+70 = 411 da destra a sinistra secondo la scrittura ebraica,  w h t [Tohu] = 400+5+6= 411. E’ ciò che nella Qabbalah si chiama ghematria, con ciò intendendo il valore numerico e mistico-concettuale dato ad una parola o a un’intera frase in forza del corrispondente valore numerico di ogni lettera dell’alfabeto ebraico. A maggior chiarezza dei lettori si riporta di seguito il valore numerico delle lettere ebraiche :

Aleph  1, Beth  2, Ghimel  3, Daleth 4, He  5, Waw  6, Zain  7, Chet  8, Teth  9, Yud  10, Kaf  20, Lamed  30, Mem  40, Nun  50, Samech   60, Ayin 70, Phe  80, Tzadeh   90, Qof  100, Resh  200, Shin  300, Taw  400.

[6] Il trattato talmudico Baba Kama « Prima Porta » appartiene al IV Ordine della Mishnah, Nezikin, « Danni » e tratta dei danni alle cose e alle persone.
[7] Per purificare i nostri metalli impuri, occorre fare come Naaman che, provenendo dal nord della Siria [Aram], andò a bagnarsi per sette volte nelle acque del Giordano.
[8] Yar Din, Giardino o Fiume del Giudizio. Ci si riferisce alla quinta Sephirah dell’Albero della vita o Albero delle Sephiroth. Gheburah Potenza, la quinta Sephirah, ha altri due nomi : Din (Giudizio) e Pachad (Terrore). Nella tradizione cabbalistica, le Sephiroth sono i numeri primordiali della creazione e rappresentano le ‘luci’ o le ‘forme pure a priori’ della molteplicità. Alla colonna centrale dell’Albero appartengono : 1 Kether Corona, 6 Tiphereth Bellezza o Armonia, 9 Yesod Fondamento, 10 Malkuth Regno. Alla colonna di destra: 2 Chokmah Sapienza, 4 Chesed Grazia o Misericordia, 7 Netzach Eternità o Vittoria. Alla colonna di sinistra: 3 Binah Intelligenza, 5 Gheburah Potenza, 8 Hod Gloria o Splendore.
In Genesi (2,10) si parla del fiume di Eden che bagna il giardino dividendosi per quattro rivoli.
[9] Tra i cabbalisti l’accordo è pressoché unanime nel ritenere il Nord o Settentrione appartenente a Gheburah [Potenza] e il Sud o Meridione a Chesed [Grazia]. La fonte sembra essere il Sepher Yetzirah, 1, 5 dove sono indicate le dieci direzioni in corrispondenza delle dieci Sephiroth: « Dieci Sephiroth del Nulla [belimah, senza determinazione] la loro misura è dieci e non hanno fine. La profondità del principio [Chokmah], la profondità della fine [Binah], la profondità del bene [Kether], la profondità del male [Malkuth], la profondità dell’alto [Netzach], la profondità del basso [Hod], la profondità dell’est [Tiphereth], la profondità dell’ovest [Yesod], la profondità del nord [Gheburah], la profondità del sud [Chesed] e il Signore, unico Dio e Re certo, domina su di loro dalla sua Santa dimora per tutta l’eternità ».
[10] « […] E questa è la scienza dell’alchimia, che è la scienza della divinità […] E chi non conosce già la scienza del mondo superiore [la kabbalah] non può praticarla [l’alchimia] » [Josef Taitatzak, studioso del XV secolo, manoscritto del British Museum, catalogo Margoliouth n.766, f.107, citato in G. Scholem, op.cit., p. 35].
[11] La dottrina dei quattro mondi fondamentali è accennata in Zohar (seconda metà del XIII secolo) ma non si trova sviluppata completamente se non a partire dal XVI secolo. I quattro mondi sono : Olam ha-azilut o Mondo dell’emanazione, Olam ha-beriah o Mondo della creazione, Olam ha-yetzirah o Mondo della formazione e Olam ha-assiah o Mondo della materia.
Il Sepher-ha Zohar o ‘Libro dello Splendore’ è un vero e proprio corpo completo di letteratura cabbalistica e si compone di 24 sezioni oltre ad alcuni trattati. Sugli argomenti, la data presunta di composizione, l’autore: cfr. G.G. Scholem, La Cabala, trad.it., Roma 1989, pp.215-244 e G.Busi, La Qabbalah, Laterza, Bari, 1998, pp. 70-75. Per un maggiore approfondimento, cfr. i capitoli V e VI di Le grandi correnti della mistica ebraica di G.G. Scholem. L’edizione dello Zohar attualmente in commercio è quella della versione francese a cura di C. Mopsik pubblicata dalla casa editrice Verdier.
[12] Severità, rigore e giudizio: sembrerebbero attributi della Sephirah Gheburah, negli altri suoi nomi di Din e Pachad, come già detto. In realtà, appartengono qui a Binah che, come Intelligenza, è la sede stessa del giudizio. Concetto questo che, unitamente a quello espresso con la severità e il rigore, si manifesta nell’energia di Saturno-Crono, il pianeta in analogia con la Sephirah Binah.
[13] Giobbe, 37, 2 : « Dal nord si annuncia uno splendore dorato: è Dio circondato di luce maestosa ». La potenza splendente che viene dal nord è quella di Gheburah, la quinta delle divine Sephiroth.
[14] Esodo 15, 2 : « Il Signore è mio scudo, mia potenza. Egli mi ha salvato. Lui è il mio Dio e io lo voglio ringraziare ; è il Dio di mio padre e io lo voglio innalzare ». In Gheburah si esaltano il potere e la forza di Dio.
[15] Letteralmente: « Il volto breve » o « L’impaziente ». Cfr. Zohar.
[16] Salmi, 2, 12: « Perché non s’accenda improvvisa la sua ira e voi non perdiate la vita. Felice chi confida nel Signore ». Anche l’ira, con il potere e la forza, è una manifestazione di Gheburah.
[17] I Re 7, 15 : « Hiram fece due colonne di bronzo fuso, alte nove metri e con una circonferenza di sei ». 
[18] Sono le due colonne laterali dell’Albero delle Sephiroth: a sinistra Gheburah o Din, a destra Chesed.
[19] Kether, Chokmah e Binah.
[20] Sono le restanti sette Sephiroth dell’Albero, cosiddette inferiori o emotive.
[21] Genesi, 39, 36 : “ Quando Bà ‘al Chanan figlio di ‘Achbor morì gli successe Hadar ; la sua città era Pà ‘u e sua moglie aveva nome Mehetavel figlia di Matred figlia di Me Zahab ”. Hadar, re di Edom, sposa dunque Mehetabel nipote di Me Zahab che significa ‘Acqua aurea o acqua prodotta dall’oro’ com’è detto più avanti, al cap.7.  
[22] Salmi, 39, 2 : « Avevo detto : ‘Farò attenzione, /non peccherò parlando troppo, /terrò a freno la mia lingua / finché mi troverò fra gente malvagia »
[23] La sorte di Ghechazi, il servo del profeta Eliseo, s’intreccia con la vicenda di Naaman. Quando Ghechazi seppe che il suo padrone non aveva voluto accettare nulla di quel che gli aveva offerto Naaman, decise di approfittarne. Così, raggiunto di corsa il valoroso comandante, con un pretesto si fece consegnare settanta chili d’argento e due vestiti. Alla presenza di Eliseo tentò inutilmente di negare l’accaduto. Il profeta lo rimproverò e predisse per lui e per i suoi discendenti la malattia di Naaman. Appena lasciato Eliseo, infatti, Ghechazi aveva su di sé i segni della malattia (II Re, 5, 20-27). Egli, del resto, non era nuovo all’inganno. Già in precedenza aveva tentato di appropriarsi dei poteri del profeta, posando un bastone sulla testa del figlio della donna di Sunem nel vano tentativo di  resuscitarlo (II Re, 4, 31).
Dal canto suo, il profeta Eliseo sembra possedere molti dei poteri che saranno attribuiti al Cristo dei Vangeli : risuscita i morti (II Re, 4, 36), vanifica l’azione del veleno (II Re, 4, 41), opera la moltiplicazione dei pani (II Re, 4, 43), guarisce Naaman e fa ammalare Ghechazi (II Re, 5) etc…
La traduzione inglese del 1714, opera di un amante dei Filaleti, come lui stesso si definisce, riporta a fine capitolo una nota esplicatica del fratello Q.S.N. sul significato che ha qui Ghechazi : « Il significato di questo brano sembra essere quello di presentare Ghechazi come lo studente di Alchimia che, consapevole della possibilità di ogni trasmutazione, perde il suo tempo e suggerisce agli altri di fare come lui, praticando contro la legge naturale e l’armonia, senza comprendere che un metallo non può trasformarsi in un altro prima che si sia tornati indietro sul sentiero dell’evoluzione sino alla materia prima. Solo allora sarà possibile riprendere il retto cammino ». Circa la predetta traduzione si consulti G. Scholem, op. cit., pp. 71-72.
[24] II Re, 4, 14 : « ‘Cosa possiamo fare per lei, dunque?’ Chiese di nuovo Eliseo. Ghechazi rispose : ‘Questa donna ha la disgrazia di non avere figli e suo marito è già molto vecchio’ »
[25] II Re, 4, 26: « [Eliseo disse a Ghechazi] Corrile incontro e chiedile se va tutto bene per lei, per suo marito e per suo figlio. ‘Sì, grazie’ rispose la donna ».
[26] Ibid., 30: « Ma la madre del ragazzo disse : ‘Giuro davanti al Signore e davanti a te. Non me ne vado se non vieni anche tu! Allora Eliseo si mosse insieme alla donna ». 
[27] Ibid., 31: « Ghechazi era arrivato prima di loro. Aveva posato il bastone sul volto del ragazzo, ma non c’era stata alcuna reazione, nessun segno di vita. Allora Ghechazi andò incontro ad Eliseo e gli disse : ‘Il ragazzo non si è svegliato!’ ».
[28] Ibid., 5, 20: « Quando Ghechazi, il servo del profeta Eliseo, pensò : ‘Il mio padrone non ha voluto accettare quel che Naaman, l’Arameo, gli offriva. Com’è vero che il Signore vive, rincorrerò Naaman e mi farò dare io qualcosa’ ».
[29] Ibid., 5, 22: « ‘Tutto bene !’ – rispose Ghechazi – il mio padrone mi manda a dirti che dalui sono giunti due giovani. Fanno parte della regione montagnosa di Efraim. Tu dovresti offrirgli 35 chili d’argento e due vestiti » ; 5, 25: « [Ghechazi] tornò invece dal suo padrone Eliseo e questi gli chiese : ‘Da dove arrivi ?’ e Ghechazi rispose: ‘Da nessuna parte’ ».
[30] Ibid., 8, 4-5: « In quel momento il re stava parlando con Ghechazi, il servo del profeta Eliseo: si faceva raccontare le grandi imprese compiute dal profeta. E mentre gli raccontava come Eliseo avesse resuscitato un ragazzo, venne la madre dal re a chiedere la restituzione delle sue case e delle sue terre. Ghechazi esclamò: ‘Re mio signore, è questa la donna di cui ti parlavo ! E’ qui con suo figlio, il ragazzo che Eliseo ha fatto tornare in vita ! »
[31] Ibid., 5, 27: « La malattia di naaman verrà su di te e i tuoi discendenti, per sempre. Quando lasciò Eliseo, Ghechazi era già ammalato e tutto bianco come la neve ».
[32] Ghechazi  y z j y g  3+10+8+7+10 = 38; Chol  l j 8+30 =38. Ciò significa che Ghechazi non è un vero iniziato.  

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