giovedì 16 marzo 2017

INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA QABBALAH [Parte Sesta]


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I termini in grassetto rappresentano altrettante voci del glossario essenziale per lo studio della Qabbalah.


DEVEQUTH
Significa “devozione” a qualcuno o comunione con…, ma esprime significati differenti: nella Qabbalah medievale, dei cabalisti di Provenza e di Girona, denota l’aspirazione all’unione con Dio, ma insieme l’infinita lontananza che separa l’uomo dal suo creatore. Isacco il cieco [1160-1235] e i suoi allievi escludono la possibilità di annullamento nell’estasi divina, ritengono piuttosto che un avvicinamento all’Uno sia possibile attraverso lo studio e la meditazione. Diversamente, il Chassidismo, un movimento degli ebrei askenaziti, fondato dal cabalista Ba’al Shem Tov nel XVIII secolo, considera la Devequth come l’atto di fede con cui avvicinarsi a Dio, senza bisogno di mediazioni intellettuali o di particolari riflessioni.  

DIN    
  È uno dei nomi della quinta Sephirah dell’Albero della Vita o Albero delle Sephiroth. Questa Sephirah è collocata sul lato sinistro dell’Albero, dal quale proviene il male fisico e morale. Esprime il Rigore presente nella manifestazione che deve essere equilibrato con la clemenza e la misericordia della Sephirah del lato opposto. In  Tikunei ha-Zohar è detto tra l’altro: “Ti nascondi in esse, e fin quando rimani in esse, il loro equilibrio non ha modificazione, chiunque separi una di queste dieci dall’altra, sarà come se dividesse la tua Unità […] Hai preparato per loro delle vesti che servono alla anime umane […] tutte queste cose (sono dette da Te) per fare conoscere all’uomo la tua forza e la tua onnipotenza, per mostrare come l’universo è governato tramite il Rigore (din) e la Misericordia (rachamim), che sono la giustizia (zedeq) ed il diritto (mishpat), secondo le azioni degli uomini”.

ECHAD
 Termine che esprime l’unità e l’unicità fondamentale del Dio biblico. Lo si trova nei primi versetti dello Shemah Israel [Deuteronomio, 6:4] e costituisce la preghiera più importante degli ebrei devoti e dei cabbalisti che praticano la Teurgia: “Shemà Israel Adonai Elohenu Adonai Echad…’ Ascolta Israel il Signore è il nostro Dio il Signore è uno […]

ELOHIM
  Yehudah ha-Lewi [1075-1141], pur non essendo considerato un cabbalista, fu rabbino e filosofo assai vicino alle tematiche tradizionali della Qabbalah. Egli scrive sui nomi di Dio, in particolare sulla distinzione tra Elohim e il Tetragramma:

Elohim è un epiteto o attributo che significa dominatore di qualcosa, o giudice; qualche volta si intende in senso assoluto, quando vuol dire il Sovrano che domina tutto il mondo; altre volte [è usato] in particolare, quando denota alcune potestà o virtù celesti, o qualcuna delle nature, o qualche giudice umano e questo nome ha forma plurale, perché si usava fra le nazioni che facevano immagini, e credevano che in ciascuna di esse, risiedessero alcune virtù delle sfere celesti, e cose simili a queste; e consideravano ognuna di esse come dio, e tutte in generale chiamavano dèi, e giuravano per essi, come se questi [dèi] dominassero su di loro; ed erano molti […] Quegli era il Creatore del mondo, e lo designò per mezzo di parole e di attributi, e Lo chiamò YHWH”. [Yehudah ha-Lewi, Il re dei Khàzari, Universale Bollati Boringhieri, Torino, 1991, pp. 191 e 193].

La distinzione tra Elohim e il Tetragramma caratterizzò varie sette gnostiche di derivazione ebraica, nel senso di stabilire una distinzione tra il Dio supremo e il demiurgo di questo mondo. Si citò a sostegno il cosiddetto doppio preambolo del Genesi (I,1-II,3 e II, 4 e sgg.). La condanna della creazione materiale comporterà da parte di queste sette la maledizione del dio dell’Antico Testamento e del suo profeta Mosè. Il rovesciamento del mito di Adamo ed Eva ha come conseguenza la volontà di contraddire la legge biblica perché opera di un creatore perverso e, al contrario, di esaltare il serpente (setta gnostica degli Ofiti). La caratteristica degli gnostici fu di proliferare in tanti gruppuscoli e di privilegiare determinati ambiti esoterici. I testi delle rivelazioni gnostiche e i loro rituali si presentavano come segreti: il divieto di rivelarli ai profani si accompagnava, alla fine di alcuni manoscritti, con anatemi che si ritenevano terribili per chiunque eventualmente intendesse divulgarli.


 Alla concezione gnostica sugli Elohim, si richiamano tutti coloro che in forza del nome plurale non lo fanno corrispondere al Dio unico. Per quanto si possa osservare che nella lingua ebraica non esiste il plurale maiestatico e forse neppure quello cosiddetto di astrazione, resta il fatto che diversi nomi ebraici che terminano in  im [plurale maschile], in oth [plurale femminile] o in ayim [duale] reggono tuttavia verbi, aggettivi e pronomi al singolare, come per esempio Ba'alim, proprietario. D’altra parte, non sembra neppure convincente la tesi che in Elohim si manifesterebbe insieme l’esistenza umana e divina, il creatore e la creatura; non solo perché la prima volta che Elohim viene nominato, gli esseri umani ancora non esistono – tant’è che dopo la creazione dell’uomo ad Elohim si aggiunge anche il nome del Tetragramma – quanto e soprattutto perché l’assunto implica una concezione antropomorfica della divinità, tutta intrisa di modernità, e che di certo non appartiene ai primi cabbalisti storici, propensi piuttosto a sottolineare l’estrema distanza tra Dio e l’uomo. C’è poi chi utilizzando Elohim al plurale – come si diceva sopra – si collega alla visione gnostica e vi aggiunge di suo. Tra costoro, la voce più nota in Italia è quella di Mauro Biglino che ha collaborato come esperto di ebraico biblico al progetto editoriale delle Edizioni San Paolo, con la traduzione di 17 libri del testo masoretico della Bibbia, sino a quando è stato sollevato dall’incarico per evidenti ragioni di incompatibilità. Biglino, nei suoi libri e nelle sue molte interviste, sostiene di lasciar parlare l’Antico Testamento per quello che è, attenendosi alla vera traduzione del testo e senza modificarlo per secondi fini di natura teologica. In tale ottica, egli propone questa versione dei primi versetti di Genesi: “In principio [il gruppo degli] Elohim modificò [formò] un luogo dove c’erano delle acque e della terra [con una diga e una bonifica]. La terra era deserto e desolazione […]”. Secondo il fantasioso Biglino, la Bibbia non parla di Dio e non è un libro sacro, è bensì la cronologia di eventi reali accaduti tra la Mesopotamia e la Cananea dopo che gli Elohim, colonizzatori venuti dallo spazio e dotati di poteri straordinari, presero possesso del pianeta terra. Elyòn, il capo riconosciuto degli Elohim, definì i confini delle nazioni e le divise tra i suoi. A Yahweh che era tra i più giovani e  tra i meno importanti degli Elohim, Elyòn assegnò il potere su un popolo che vagava disperatamente nel deserto. A suffragio della sua tesi, Biglino cita numerosi passi biblici che sarebbe troppo lungo e persino fuorviante riportare in questo contesto. Per concludere, dirò soltanto che, secondo Biglino, l’anello mancante della catena del darwinismo è rappresentato dall’esperimento di ingegneria genetica degli Elohim che mescolarono il proprio DNA con quello degli ominidi [nella scala evolutiva appena un gradino sopra le scimmie antropomorfe] dando vita agli uomini. Questo – a suo giudizio – significa il noto versetto del Genesi[1:26]: “Elohim disse poi: ‘Facciamo un uomo a nostra immagine e somiglianza’ […]”. Tzelem, secondo Biglino, non vuol dire immagine ma “un quid di materiale che contiene l’immagine” e che viene estratto [dalla radice verbale tzalàm che significa tagliare via, estrarre”]; in altre parole ciò che oggi chiamiamo DNA. Per pura curiosità, si osservi che Tzelem  che si scrive con le lettere ebraiche Tzade-Lamed-Mem [90+30+40 = 160] ha diverse ghematrie, tra cui: Etz, albero; Qesef, argento; Nafal, cadere, Qain, Caino, Qilel, maledire. L’esperimento degli Elohim riuscì solo parzialmente. Chiusi nel Gan Eden [che Biglino dice di tradurre alla lettera in “luogo recintato e protetto”] questi primi prototipi umani di entrambi i sessi [gli adamiti], che avevano bisogno di essere ulteriormente perfezionati, dovettero in qualche modo sfuggire al controllo degli Elohim e cominciarono a popolare la terra; da allora gli Elohim rafforzarono la guardia dell’accesso al Gan Eden [luogo di esperimenti di ingegneria genetica] nel timore che gli adamiti s’impadronissero dei loro segreti.

sergio magaldi

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