http://zibaldone-sergio.blogspot.it/2017/03/introduzione-allo-studio-della-qabbalah.html
Segue da:
Clicca su ciascun titolo per leggere. I termini in
grassetto, riportati una sola volta all’interno della stessa voce,
rappresentano altrettante voci del glossario essenziale per lo studio della
Qabbalah.
EMET
Emet, verità, si scrive da destra a sinistra con le lettere ebraiche Alef, Mem e Taw e il suo valore
numerico è 441 [Alef=1+Mem=40+Taw=400]. La sua ghematria più importante è Teva Sheni, Seconda Natura, scritta nell’ordine con le lettere Teth, Beth, ‘Ayin, Shin, Nun, Yud, cioè: 9+2+70+300+50+10=441.
Secondo lo studioso di Qabbalah,
Nadav Eliahu, ciò significa che per trovare la verità bisogna uscire
dall’ordine naturale in cui viviamo e salire ad un livello più alto della
natura: seconda natura, appunto, o
soprannaturale. In questa parola, E m (e) t, lettera mediana, tra
la Alef iniziale e la Taw finale, è la Mem, per la tradizione
ebraico-cabalistica simbolo di ogni singolo aspetto della manifestazione. Ove
si dimentichi che il Tutto, rappresentato dall’ultima lettera dell’alfabeto
ebraico, la Taw, si collega all' Uno che è nella Alef, Emet si muta in Met, scritta con le
lettere Mem-Taw [440], che significa morte, le cui ghematrie principali, cioè con lo stesso valore di 440, sono Tam,
che significa completo e Shiqem,
verbo che indica il ricostruire. Più
in generale, senza la Alef o principio creativo, la realtà non è altro che
vuota forma, apparenza, illusione e morte.
ETROG
Etrog è il frutto del cedro, albero molto
importante nella tradizione ebraico-cabbalistica. Innanzi tutto il
soffitto del Tempio era fatto di travi e assi di cedro, i pavimenti di legno di
cedro, l’altare di cedro rivestito d’oro, le colonne tutte di cedro come pure i
soffitti della Sala del Giudizio (I Re). Nel II libro di Samuele,
7,7 è Dio stesso a chiamare ‘Casa di cedro’ il Tempio che gli deve
essere costruito. Il cedro, inoltre, è nella Bibbia di volta in volta simbolo
di FORZA (Isaia, 9,9: ‘…Le fragili travi di fico sono state abbattute
ma noi useremo robuste travi di cedro…’) di BELLEZZA (Salmo 92,13-14:
‘… Bello come un cedro del Libano piantato nel cortile del Tempio’; Cantico
dei cantici 5,15: ‘… Egli ha l’aspetto delle montagne del Libano, è
magnifico come gli alberi di cedro’) di SAPIENZA (Siracide 24,13
‘… Elogio della sapienza’: ‘sono cresciuta (io, la sapienza) come un
cedro del Libano’). Inoltre, il cedro è simbolo di Dio nella sua veste di
gloria, ed è simbolo di Abramo, del Sinedrio, dell’intero popolo ebraico e del cuore
dell’uomo.
Infine, il frutto
del cedro è detto il frutto di un albero di bell’aspetto: Perì ’Etz Hadar:
“Prenderete il primo giorno di Sukkoth un frutto di bell’aspetto, rami di palme
e rami dell’albero di mirto e rami di salice e vi rallegrerete davanti al
Signore vostro Dio” (Levitico, 33:40). Si prende il Lulav
(mazzo composto di 1 ramo di palma, 2 di salice, 3 di mirto) con la destra, il
cedro con la sinistra, li si agita ai 4 punti cardinali, in alto e in basso,
dopo aver detto la relativa benedizione. Così si compie la Mitzwah del Lulav
durante la festa di Sukkoth o festa delle Capanne, che si celebra il 15
del mese ebraico di Tishrì (settembre-ottobre) in memoria delle capanne
costruite dagli ebrei nel deserto, dopo la fuga dall’Egitto. Nella Torah
è conosciuta anche col nome di Chag Ha-Asif o festa del raccolto,
perché con lei terminava la stagione del raccolto. E’ una festa di gioia e di
allegria, come comanda la Torah. Dura sette giorni, durante i quali
l’ebreo è chiamato a vivere nella Sukkah (capanna), costruita all’aria
aperta ad imitazione di quella che gli antenati edificarono nel deserto. Le Ghematrie più interessanti di Etrog [610] che si scrive da destra a sinistra con le lettere
Alef-Taw-Resh-Waw-Ghimel, cioè: 1+400+200+6+3=610 sono Ma’aser, decima o parte dei propri guadagni da dare ai poveri e le
frasi:”VEAYAH OR HALEVANAH KE OR HACHAMAH” che significa:”E la luce della Luna sarà come quella del Sole” e “BLOM LIVKHA MI
LEHARHER”, cioè: “Trattieni il cuore dai
pensieri ripetitivi”, secondo l’espressione formulata nel Libro della
Formazione [Sepher Yetzirah] per
favorire la meditazione.
ETZ CHAYYM
Vital, il più famoso dei
discepoli del noto cabbalista Itzach Luria, detto l’Ari, nel libro Etz Chayyim, l'albero della vita, assegna per entro l’unico albero delle Sephiroth, la destra all'albero della
vita e la sinistra all'albero della
conoscenza, Etz Da‘at. Adamo vuole mangiare il frutto proibito per rendersi
immortale, ignorando che Dio ha già predisposto per lui l’immortalità, alla
sola condizione che egli sappia attendere la maturazione del frutto. Lo
assapora quando è ancora acerbo e ciò che ne ricava non è l’immortalità, bensì
la consapevolezza del bene e del male, l’allontanamento dalla condizione
edenica e l’ingresso nel tempo e nella storia. il Sepher Bahir
c'illumina sull’intera questione (97-8 e 66-7): ci sono Trentadue sentieri che l'uomo deve percorrere per giungere in cima
all'albero della vita, e l'albero con i suoi sentieri, è anche una metafora del
corpo umano. L’analogia di albero e uomo è presente nel Pentateuco
[ “L’uomo è come l’albero del campo”, Deuter. XX,19 ] e trova nel
Timeo platonico la sua elaborazione concettuale:
“E della specie più alta dell'anima umana che
abita nella sommità del nostro corpo, conviene pensare che Dio l'abbia data a
ciascuno come un genio tutelare, e che essa ci sollevi da terra alla nostra
parentela del cielo, come alberi non terreni ma celesti: e questo noi diciamo
molto rettamente. Perché, sospendendo il capo e la radice nostra a quel luogo,
donde l'anima trasse la sua prima origine, il nume erige tutto il nostro corpo.
Quello dunque che s'abbandona alle passioni e alle contese e molto vi si
travaglia, di necessità non concepisce se non opinioni mortali e proprio niente
trascura per divenire, quanto si può, mortale, perché accresce la parte
mortale: quello invece che si è applicato allo studio della scienza e alla
ricerca della verità ed ha specialmente esercitato questa parte di se stesso,
se raggiunge la verità allora è del tutto necessario che abbia pensieri
immortali e divini [...] per quanto la natura umana possa partecipare
dell'immortalità...” (Platone: Timeo, 90a-c).
A
Platone fa eco il famoso Rabbi Lev [Il Maharal di Praga, Yehudà Lev Ben Bechamel, cui
fu attribuita la creazione del Golem]
: “…ma è un albero capovolto, perché l’albero ha la radice in
basso infissa nella terra, mentre l’uomo ha la radice in alto perché la sua
radice è l’anima che è di origine celeste…”.
Cosa è in realtà accaduto nel momento in cui
l'uomo, preso da impazienza e dal desiderio di essere come Dio, ha mangiato del
frutto proibito? Da quel momento egli, come si è già detto, entra nel tempo e
nella condizione umana attuale, tant'è che il Signore lo riveste con una tunica
di pelle ed egli non può più cibarsi, al pari di tutti gli animali, degli
effluvi e dei sapori della vegetazione (Genesi, I, 29-30). Ora l'uomo è
carne che desidera carne e in quanto tale non potrà più godere di immortalità.
C'è ancora una possibilità, perché il germe della vita immortale è ancora
dentro di lui, ma egli deve fare i conti con i cherubini armati della spada
fiammeggiante per poter entrare nei sentieri e compiere l'ascesa lungo
l’albero-colonna. Anche qui non sarà inutile ricorrere alle ghematrie per chiarire meglio il
concetto.
Etz albero si scrive da destra a
sinistra con Ayin-Mem (70+90)=160=7;
Ammud, colonna con Ayin-Mem-Waw-Daleth (70+40+6+4)=120=3. Sommando 7 con 3 si ha 10, oppure, se si preferisce, sommando
160 con 120 si ha 280, quindi per riduzione teosofica si ha ugualmente 2+8=10, cioè le dieci sephiroth
dell’albero della vita o albero delle sephiroth. Se l’albero è l’uomo, la
colonna è come il giusto (Sepher Bahir),
tale colonna sostiene il mondo intero e il giusto è il fondamento del mondo (Prov.
10, 25).
Joseph Giqatilla (1248-1325 circa), cabbalista castigliano e
discepolo di Abulafia, ricorda che a
fianco di Yesod, colonna del mondo, sono Hod
e Netzach. Per Mosé de Leon [ipotetico autore dello Zohar, tra il 1280
e il 1285] la colonna è come il Sole [cioè Tiphereth,
la colonna di mezzo], e rappresenta il patto santo attraverso cui l'energia di
Tiphereth si diffonde in Malchuth
tramite Yesod. Nel Chassidismo l'ascesa messianica cessa di
essere la duplice aspettativa (regale e/o spirituale) e si identifica in Baal Scem Tov con l'ascesa di mondo in
mondo lungo la colonna di mezzo [menzionata anche in Liqquté Amarìm I,
39] per acquisire nuove conoscenze e nuova consapevolezza: non si tratta più di
attendere la venuta di un messia, ma della possibilità che tutti siano in grado
di compiere l'ascesa lungo la colonna (o spina dorsale), attraverso gli Heikhaloth [I palazzi della tradizione
ebraica, assimilabili ai Chakras della tradizione orientale].
Occorre tuttavia badare a non cadere nel peccato di idolatria divinizzando
l'albero, la colonna di mezzo, quella del mondo, il serpente, il sole, la
figura di un messia etc... L’uomo deve a questo punto iniziarsi,
cioè percorrere il cammino all'inverso [Teshuvah] per tornare alla
condizione originaria, per realizzare il Tiqqun, la restaurazione. Ma,
soprattutto, non deve essere impaziente e deve accettare la morte fisica. In
proposito si osserva in Zohar (I, 130b): "Al tempo in cui il
Santo, benedetto egli sia, risusciterà i morti, Egli farà scendere su di loro
una rugiada dal suo capo, grazie alla quale tutti si leveranno dalla terra
(...) una rugiada di luce nel senso proprio del termine, composta cioè da
fiamme superne, attraverso la quale Egli infonderà vita nel mondo, poiché
l'albero della vita trasmette ai mondi una linfa vitale che mai non
cessa".
sergio magaldi
Nessun commento:
Posta un commento