sabato 10 giugno 2017

La resistibile ascesa della legge elettorale alla tedesca



 Il patto tra Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini sembrava destinato a dare finalmente al Paese una legge elettorale. Nobilitata dal marchio tedesco, ancorché fabbricata in casa, la nuova legge veniva incontro ai calcoli di bottega dei quattro schieramenti. Una legge proporzionale, anticamera di un governo Pd-Forza Italia a guida Renzi, con una maggioranza risicata, resa comunque possibile dallo sbarramento del 5% - col fare incetta dei seggi solitamente riservati ai partiti più piccoli - e probabilmente dai seggi delle circoscrizioni estere. In più, con il vantaggio per il Pd di cancellare la presenza in Parlamento degli “articoli 1” e per Berlusconi di sottrarsi all’abbraccio con Salvini e di tenere fuori dal gioco Alfano e i centristi di tutte le ore. Per la Lega, un modo per raddoppiare, almeno, la propria rappresentanza parlamentare. Per i Cinque Stelle, perso il treno della governabilità che solo il ballottaggio dell’Italicum gli avrebbe assicurato, una maniera elegante per recuperare tutti i seggi dei fuoriusciti e degli espulsi, candidandosi a diventare l’unica grande opposizione credibile al futuro governo Renzi-Berlusconi. Cosa è successo poi? Al di là del pretesto dovuto all’emendamento Biancofiore, si sono palesati diversi malumori. Per cominciare, i parlamentari duri e puri del M5S, ancorché in rete la base del movimento si fosse dichiarata favorevole al patto e, per continuare, Renzi e una parte dei suoi, dopo gli interventi dell’ex Presidente della Repubblica e di Prodi,  e quando è apparso chiaro a tutti che il patto tra Pd e Forza Italia per la legge elettorale, altro non era che un patto di governo che lasciava scoperto il fianco sinistro del Pd, dando modo a Pisapia di compattare le membra sparse della vecchia e nuova sinistra in un unico raggruppamento dalla potenzialità, non del tutto fantasiose, del 16%.

 Può anche darsi che, dopo il voto amministrativo di domani, lo scenario politico cambi ancora e che i “quattro grandi” si ritrovino di nuovo attorno a un tavolo. Dubito però che la discussione riprenda come se nulla fosse accaduto. In ogni caso, si dimostra ancora una volta, se mai ce n’era bisogno, che i partiti politici italiani non guardano agli interessi del Paese e dei cittadini, bensì soltanto al tornaconto personale e/o a quello della propria fazione. Insomma, a questo punto, c’è bisogno più che mai di un partito che non c’è…


sergio magaldi 

Nessun commento:

Posta un commento