Il
patto tra Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini sembrava destinato a dare
finalmente al Paese una legge elettorale. Nobilitata dal marchio tedesco,
ancorché fabbricata in casa, la nuova legge veniva incontro ai calcoli di
bottega dei quattro schieramenti. Una legge proporzionale, anticamera di un
governo Pd-Forza Italia a guida Renzi, con una maggioranza risicata, resa
comunque possibile dallo sbarramento del 5% - col fare incetta dei seggi solitamente
riservati ai partiti più piccoli - e probabilmente dai seggi delle
circoscrizioni estere. In più, con il vantaggio per il Pd di cancellare la
presenza in Parlamento degli “articoli 1” e per Berlusconi di sottrarsi all’abbraccio
con Salvini e di tenere fuori dal gioco Alfano e i centristi di tutte le ore. Per
la Lega, un modo per raddoppiare, almeno, la propria rappresentanza parlamentare.
Per i Cinque Stelle, perso il treno della governabilità che solo il
ballottaggio dell’Italicum gli avrebbe assicurato, una maniera elegante per
recuperare tutti i seggi dei fuoriusciti e degli espulsi, candidandosi a
diventare l’unica grande opposizione credibile al futuro governo
Renzi-Berlusconi. Cosa è successo poi? Al di là del pretesto dovuto
all’emendamento Biancofiore, si sono palesati diversi malumori. Per cominciare,
i parlamentari duri e puri del M5S, ancorché in rete la base del movimento si
fosse dichiarata favorevole al patto e, per continuare, Renzi e una parte dei
suoi, dopo gli interventi dell’ex Presidente della Repubblica e di Prodi, e quando è apparso chiaro a tutti che il
patto tra Pd e Forza Italia per la legge elettorale, altro non era che un patto
di governo che lasciava scoperto il fianco sinistro del Pd, dando modo a
Pisapia di compattare le membra sparse della vecchia e nuova sinistra in un
unico raggruppamento dalla potenzialità, non del tutto fantasiose, del 16%.
Può anche darsi che, dopo il voto
amministrativo di domani, lo scenario politico cambi ancora e che i “quattro
grandi” si ritrovino di nuovo attorno a un tavolo. Dubito però che la
discussione riprenda come se nulla fosse accaduto. In ogni caso, si dimostra
ancora una volta, se mai ce n’era bisogno, che i partiti politici italiani non
guardano agli interessi del Paese e dei cittadini, bensì soltanto al tornaconto
personale e/o a quello della propria fazione. Insomma, a questo punto, c’è
bisogno più che mai di un partito che non c’è…
sergio
magaldi
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