Lo zibaldone di Sergio Magaldi
lunedì 28 ottobre 2024
Replica / Viaggio nella Qabbalah - I frutti dell'Albero della vita (p.3ª)
venerdì 11 ottobre 2024
Nations League: il Belgio pareggia con Pellegrini e Di Lorenzo
Mancano poco più di cinque minuti alla fine
del primo tempo e l’Italia del pallone va a gonfie vele contro il Belgio: Cambiaso
e Retegui, i due marcatori, che, insieme a Di Marco, saranno anche i migliori
in campo per l’Italia, hanno rifilato già due goal alla squadra che ci precede
di quattro posti nel Ranking Fifa (loro sesti, noi decimi) e si ha
l’impressione che presto arriverà anche il terzo goal. Gli azzurri corrono a
tutto campo e si scambiano la palla ad una velocità forse mai vista prima,
Ricci fa il regista con una maestria da veterano e tutti gli uomini del
centrocampo si muovono con disinvoltura avanti e indietro.
Poi
avviene l’impensabile: Bastoni (oggi non al suo livello standard) rinvia corto
e Pellegrini stende con un piede a martello Theate per evitare che s’impossessi
pericolosamente della palla. Cartellino rosso e l’Italia rimane in 10. Da quel
momento gli azzurri perdono la testa e, come scioccati dall’idea di dover
giocare il resto della partita in inferiorità numerica, prendono già goal su
punizione conseguente al grave fallo di Pellegrini. Non si spiega altrimenti
l’improvviso crollo di rendimento della nazionale italiana, passata dal dominio
degli avversari a doverne subire l’iniziativa rischiando addirittura la
sconfitta.
Nella ripresa, così come negli ultimi minuti
del primo tempo, la partita si trasforma in un costante attacco del Belgio
contro la difesa bassa dell’Italia e, così, dopo un calcio d’angolo, da un tocco
di testa di Di Lorenzo all’indietro – un vero e proprio assist a Trossard a
qualche passo dalla rete di Donnarumma – arriva la rete del pareggio belga.
Come la sua squadra, anche Spalletti rimane
scioccato dal fatto di dover giocare con un uomo in meno e invece di dare animo
ai suoi, mutando il 3-5-2 iniziale, in un 4-3-2 e sostituendo Di Lorenzo con
Raspadori o Maldini in appoggio a Retegui, lascia tutto inalterato dando così
alla squadra il messaggio di doversi difendere ad oltranza dalle folate dei belgi.
Pure, il caso della Juve di Lipsia
avrebbe dovuto far riflettere il nostro commissario tecnico. Tanto più che
il suo pupillo “napoletano” ha “ballato” per tutta la partita, salvato più di
una volta da Cambiaso prima e da Frattesi poi, di suo inanellando la solita
serie di dribbling persi o di palle gettate in calcio d’angolo, anche quando
non ce n’era necessità. A questo riguardo, sarebbe importante che il
selezionatore azzurro rivedesse tutte le partite giocate di recente con la
nazionale dal “suo” Di Lorenzo. Forse non servirebbe a nulla, visto quanto
dichiarato in passato da Spalletti e che si sostanzia nel proposito di dare la
maglia azzurra prima a Di Lorenzo, poi a tutti gli altri. D’altra parte, Il Corriere dello Sport sembra d’accordo
con il tecnico di Certaldo dando a Di Lorenzo addirittura un
Neppure felice l’idea di dare la maglia n.10 a
Pellegrini, non tanto perché questa fu la maglia di Rivera e di Baggio, di Del
Piero e di Totti, quanto perché il romanista non sembra attraversare un buon
periodo di forma, come testimoniano purtroppo anche i tanti fischi con cui, di
questi tempi, il suo stesso pubblico lo accoglie allo stadio Olimpico di Roma.
Ancora un’osservazione: si minimizza da parte
della critica sportiva, soprattutto italiana, l’importanza della Nations League,
ma occorre ricordare che vale per il Ranking e per la designazione delle teste
di serie delle massime competizioni internazionali, e che le finaliste del
torneo hanno la chance, qualora
fallissero nei rispettivi gironi di qualificazione, di poter essere ripescate per
i prossimi mondiali, ai quali l’Italia non prende parte ormai da più di una
edizione. C’è inoltre da considerare l’albo d’oro di questo torneo: nel 2019
vinse il Portogallo, nel 2021 la Francia
e la Spagna nel 2023.
sergio
magaldi
martedì 8 ottobre 2024
REPLICA / Viaggio nella Qabbalah – L'ascesa lungo l'Albero della Vita
mercoledì 25 settembre 2024
LA RAGNATELA DI THIAGO MOTTA
Alla 5.a di Campionato, prima vittoria di
Bologna, Fiorentina e Roma (oltre a Venezia e Como), appaiate ora in classifica
a sei punti. Il Milan vince il derby raggiungendo a otto punti un Inter che
sembra avere ancora la testa a Manchester. L’Atalanta, reduce di Champions,
perde la testa in casa contro il Como. La Lazio è fermata da arbitro e Var con
due rigori contro abbastanza discutibili, soprattutto il secondo, mentre un
rigore a favore le viene commutato in una punizione dal limite, con la
motivazione che il fallo ai suoi danni inizia fuori dell’area di rigore, senza
tener conto che poi si concretizza al suo interno.
Degna
di nota la vittoria dei giallorossi (3-0 contro l’Udinese prima in classifica),
trascinati da Ivan Jurić, nuovo allenatore capitolino, in uno stadio in cui la
curva è rimasta deserta per la prima mezz’ora di partita, come forma di
protesta contro l’esonero di Daniele De Rossi. Si è detto da più parti che il
licenziamento del campione ed ex giocatore della Roma è ingiusto e
incomprensibile, dopo appena quattro partite e con un contratto triennale da 3
milioni a stagione. Comprensibile il dispiacere dei tifosi, ma occorre
ricordare che la squadra allenata da De Rossi nelle ultime 9 partite (le ultime
5 del campionato scorso, le prime 4 di quello in corso) conta una sola vittoria
(19 maggio 2024:1-
L’altra
grande partita di cartello (oltre al derby milanese) della 5.a di Campionato è
stata Juventus-Napoli, terminata 0-0, che è anche il terzo pareggio consecutivo
dei bianconeri a reti bianche, dopo quelli con la Roma in casa e l’Empoli
fuori, con l’unica consolazione di non avere ancora preso goal nelle prime cinque
giornate di Serie A. I tre pareggi consecutivi non sorprendono più di tanto:
non solo sono in linea con il percorso compiuto l’anno passato dal Bologna di
Thiago Motta, ma si iscrivono senza soluzione di continuità nell’ultimo anno
della Juve di Allegri. Infatti, se guardiamo la classifica finale del
Campionato 2023/2024, ci si accorge che i numeri di Bologna e Juventus sono
abbastanza simili, se si escludono i 3 punti in più che sono valsi ai
bianconeri il terzo posto in classifica rispetto al quinto dei felsinei. La
Juve chiude con 19 vittorie 14 pareggi e 5 sconfitte, il Bologna con 18
vittorie, 14 pareggi e 6 sconfitte. Da notare che tra le prime otto squadre
della classifica con accesso alle coppe europee, Bologna e Juve hanno il
primato con lo stesso numero di pareggi (14), mentre Fiorentina, Milan e Roma
ne hanno 9, Inter e Lazio 7, Atalanta 6. C’è di più se si guarda ai goal fatti
e subiti: Juve 54 fatti e 31 subiti, Bologna 54 fatti e 32 subiti!
Da
questa analisi sembra evidente, non tanto che la Juve fatichi a “liberarsi”
dagli schemi di Allegri, quanto che Thiago Motta e Allegri abbiano una
organizzazione di gioco abbastanza simile.
L’anno
scorso, vedendo giocare il Bologna, ebbi subito l’impressione che il suo
splendido ruolino di marcia in campionato, nonostante una rosa non eccelsa, dipendesse
da una sorta di ragnatela con cui
riusciva a imbrigliare il gioco degli avversari. La stessa ragnatela che Thiago
Motta sta proponendo quest’anno alla Juve e che, quando i bianconeri sono nella
propria area, molto ricorda la difesa bassa e ad oltranza di Allegri. Appena
però il baricentro della Juve si sposta in avanti, allora si ha l’impressione
di un’altra squadra rispetto a quella del passato, proprio perché la ragnatela
si estende ora a tutto il campo imbrigliando gli avversari. Il vantaggio per
chi sa gettare questa rete ha però delle controindicazioni: la corsa è
rallentata, la verticalizzazione sminuita, con scarsa propensione a tirare
nella porta avversaria e a cercare profondità e punta centrale. In questa situazione,
il rischio è di finire prigionieri della propria ragnatela, a meno di non
trovare un’improvvisa via di uscita, con un colpo da campione, come Yildiz
nella prima partita di Champions League.
In
conclusione, se Thiago Motta riuscirà a liberarsi della propria ragnatela negli
ultimi venti metri di campo, la Juve potrà lottare per lo scudetto, altrimenti
dovrà accontentarsi al massimo di ripetere l’ultimo piazzamento
di Allegri.
Sergio
Magaldi
martedì 9 luglio 2024
Le Linee del Drago
domenica 30 giugno 2024
GLI AZZURRI AGLI EUROPEI E IL SENSO DEL RIDICOLO
Ieri, alla vigilia di Svizzera-Italia, avevo
parlato di mancanza di senso della realtà da parte di chi, vista l’apparente
facilità del Tabellone in cui era finita Italia, vagheggiava già l’approdo in
finale. Oggi parlo piuttosto di senso del ridicolo dei protagonisti fuori e
dentro il campo.
Per
la verità, nei primi venti minuti dell’incontro, qualcosa sembrava cambiato
rispetto alle precedenti esibizioni degli azzurri, ma forse era solo il timore
reverenziale degli avversari di fronte ai campioni d’Europa in carica. Quando
gli elvetici si sono resi conto di che pasta era fatta la nostra nazionale
hanno preso in mano il pallino della partita (si fa per dire) senza più
mollarlo: Di Lorenzo letteralmente saltato ha dato il via al primo goal degli
svizzeri, quando subito dopo è partito un tiro intercettato a rete da uno
stordito ancorché incolpevole Mancini; buchi al centro della difesa e ampio spazio
lasciato libero all’altro marcatore svizzero per segnare da lontano appena
all’inizio del secondo tempo, proprio quando si sperava in una reazione degli
azzurri dopo la delusione dell’ultima mezzora del primo tempo. Una squadra
quella italiana che camminava e non indovinava due passaggi di fila e che nelle
rare occasioni in cui ha tirato in porta, lo ha fatto per così dire con delle
incredibili mezze “ciabattate”; giocatori che allargavano le braccia non
sapendo cosa fare con la palla, nessuna carica agonistica tanto da far pensare
ai maligni che c’era tra i nostri un solo desiderio: andare in vacanza al più
presto! Su questo non sono d’accordo, perché il peggio si era già visto contro
la Spagna e nessuno può ragionevolmente pensare che gli azzurri pensassero al
ritorno a casa già alla seconda partita degli Europei! Parlerei dunque più di
senso del ridicolo che di senso della vergogna. Ma è tutta colpa dei giocatori
(escludendo il solo Donnarumma)?
Non
direi, perché è vero che Spalletti ha cambiato qualcosa in questa partita
decisiva, ma sembra averlo fatto a caso e senza avere in mente
un’organizzazione di gioco appena plausibile. Testardo come sempre nel
riproporre “suo figlio” Di Lorenzo che ha puntualmente confermato il rendimento
delle tre precedenti prestazioni e quelle di tutto l’anno nel Napoli; dietro ha
giocato a quattro, con un incerto Darmian terzino a sinistra (?!), un Mancini
apparso spossato già nelle ultime di Campionato al posto di Calafiori (non
Gatti come sarebbe stato auspicabile) e con Bastoni che alla vigilia aveva
avuto la febbre. A centrocampo l’unica vera novità è stata aver lasciato (finalmente?)
fuori Jorginho ma non poteva bastare, nonostante l’impegno mostrato da Fagioli,
vista la lentezza di Cristante, l’eccessivo individualismo di Barella, dolente
anche per un infortunio subito nella prima parte della gara, e lo scarso
rendimento complessivo della difesa. Il capolavoro Spalletti l’ha poi perfezionato
in attacco rinunciando a Zaccagni e schierando per la prima volta Al Shaarawy (peraltro,
si è saputo dopo, poco in condizione) però non in sostituzione di Chiesa a sinistra, magari nel secondo tempo,
quando il bianconero fosse stato stanco come spesso gli accade, ma sin
dall’inizio.
Perché
cambiare ancora modulo? Perché le idee sono state così poche e confuse? Perché
non giocare a tre dietro come nella precedente partita contro la Croazia, mettendo
finalmente da parte “suo figlio” e con due esterni veri come Bellanova e Di
Marco o Cambiaso? Perché far fuori Zaccagni che pure Spalletti aveva
abbracciato e baciato dopo il goal salvezza contro i croati? Perché insistere
per la quarta volta con Chiesa a destra? Interrogativi che resteranno senza
risposta, ma che lasciano l’amaro in bocca e più di una inquietudine in vista
delle prossime qualificazioni ai mondiali, dove sarebbe clamorosa la terza esclusione
di fila degli azzurri.
Inutile
ripetere i discorsi di sempre, forse però vale la pena di ricordarne le
tematiche ancora una volta: pochi anzi pochissimi i giocatori italiani
impiegati nel Campionato di serie A e persino di B, scarso o nullo in particolare
lo spazio lasciato ai giovani, nessuna politica per integrare nel calcio le
minoranze etniche, africane e non, ciò che pure è avvenuto per l’atletica dove
non è necessario, come nel calcio, frequentare costose scuole per farsi notare.
sergio
magaldi
venerdì 28 giugno 2024
Europei di calcio 2024: gli azzurri e il senso della realtà
Dopo la qualificazione agli ottavi grazie al
goal segnato al settimo di otto minuti di recupero nella partita contro la
Croazia, l’ottimismo è diventato contagioso, soprattutto tra gli addetti ai
lavori della Rai (con l’eccezione di Tony Damascelli, giornalista di rango, e
tuttavia anche lui meno pessimista del solito), nel ritenere possibile che
l’Italia disputi addirittura la finale. Si fanno calcoli guardando il Tabellone
nel quale gli azzurri sono finiti dalla parte considerata più facile dal
momento che – si dice – comprende sette
squadre che sono alla nostra portata: Svizzera (che incontreremo subito),
Inghilterra (probabilmente nei quarti di finale), Austria (forse in
semifinale), Turchia, Slovacchia, Olanda e Romania, mentre dall’altro lato del
Tabellone se la vedranno Spagna, Georgia, Belgio, Francia, Portogallo, Slovenia,
Germania e Danimarca.
Una
lettura questa, forse in altri tempi possibile, non oggi dopo aver visto la
squadra azzurra all’opera, prima contro l’Albania dove subisce un goal dopo 24
secondi e con un pareggio evitato all’ultimo minuto, poi contro la Spagna
perdendo senza nemmeno giocare, infine con la Croazia in una partita mal
giocata e fortunosamente recuperata all’ultimo minuto con il pareggio di
Zaccardi su assist di Calafiori, celebrato come un grande campione, lui che
pure aveva rischiato l’autogol del pareggio contro l’Albania, sventato da una
prodezza di Donnarumma, e che l’autogol della sconfitta l’ha fatto nella
partita successiva contro la Spagna.
L’unico
rammarico sembra proprio la squalifica di Calafiori – un calciatore che, per il
gioco complessivamente espresso e per l’assist che ha evitato di buttarci fuori
dagli Europei già prima degli ottavi, considero anch’io una risorsa per la
nazionale del futuro – mentre sale forte l’interrogativo su chi sia in grado di
sostituirlo: Mancini o Buongiorno? Nessuno pensa a Gatti che pure è quello che
per caratteristiche: carica agonistica, velocità, attacco all’area avversaria
(e paradossalmente persino per goal e autogol!), più somiglia all’azzurro
squalificato anche se di lui è meno elegante. Eppure di un giocatore così c’è
bisogno in campo dove tutti o quasi tutti viaggiano a velocità ridotta e con
scarso vigore. Spalletti, però, Gatti non lo vede neppure, tant’è che l’ha
portato in Germania solo all’ultimo minuto in sostituzione dell’infortunato
Acerbi.
Purtroppo
altre cose non vede il nostro commissario tecnico e di sicuro negli ottavi
contro la Svizzera schiererà ancora, dopo tre partite inguardabili, “suo
figlio” Di Lorenzo, ignorando Bellanova utile soprattutto come esterno se
dietro, come sembrerebbe più logico, si dovesse giocare a tre. Per inciso,
stento a credere che la nuova Juve scambierebbe Chiesa (27 anni a ottobre) con
un difensore che il 4 agosto avrà 31 anni e che ha alle spalle un campionato di
serie A a dir poco sconcertante! Fortuna, pare, che Conte lo consideri
incedibile. Ecco, ci lavori lui per farlo tornare quello dello scudetto!
A
centrocampo Spalletti riproporrà Jorginho, il “suo regista” in campo, che poco
ha giocato quest’anno nell’Arsenal e che purtroppo appare sempre più lento. Si
guarderà bene dall’utilizzare Fagioli prima degli ultimi minuti, visto che lo
considera il vice di Jorginho, laddove secondo me l’alternativa all’italo
brasiliano è Cristante, neanche lui velocissimo ma almeno dotato di potenza
fisica e talora pericoloso per l’area avversaria. Né farà giocare di sicuro
Folorunsho l’altro centrocampista veloce che vedrei bene in coppia con Fagioli
per dare maggiore dinamismo. E neppure farà scendere in campo El Shaarawy,
l’unico degli attaccanti sin qui mai utilizzato, che è un’ottima alternativa a Chiesa
(se il bianconero giocasse nel suo ruolo naturale!) nell’ultima mezzora di
partita quando lo juventino è ormai stanco. E molto probabilmente all’inizio
vedremo di nuovo Pellegrini e non Zaccagni. Insomma la solita nazionale senza
capo né coda con giocatori fuori ruolo e che tanto ha ben meritato nelle tre
partite sin qui disputate!
Tutto
ciò premesso, spero invece che Spalletti consideri tutte le alternative
possibili per il riscatto di questa nazionale, perché senza qualche improvvisa
illuminazione del nostro tecnico, il ritorno a casa degli azzurri si può dare
per scontato già da domenica.
Forse
è persino superfluo aggiungere che l’augurio è quello di sbagliarmi!
sergio
magaldi