Alla 5.a di Campionato, prima vittoria di
Bologna, Fiorentina e Roma (oltre a Venezia e Como), appaiate ora in classifica
a sei punti. Il Milan vince il derby raggiungendo a otto punti un Inter che
sembra avere ancora la testa a Manchester. L’Atalanta, reduce di Champions,
perde la testa in casa contro il Como. La Lazio è fermata da arbitro e Var con
due rigori contro abbastanza discutibili, soprattutto il secondo, mentre un
rigore a favore le viene commutato in una punizione dal limite, con la
motivazione che il fallo ai suoi danni inizia fuori dell’area di rigore, senza
tener conto che poi si concretizza al suo interno.
Degna
di nota la vittoria dei giallorossi (3-0 contro l’Udinese prima in classifica),
trascinati da Ivan Jurić, nuovo allenatore capitolino, in uno stadio in cui la
curva è rimasta deserta per la prima mezz’ora di partita, come forma di
protesta contro l’esonero di Daniele De Rossi. Si è detto da più parti che il
licenziamento del campione ed ex giocatore della Roma è ingiusto e
incomprensibile, dopo appena quattro partite e con un contratto triennale da 3
milioni a stagione. Comprensibile il dispiacere dei tifosi, ma occorre
ricordare che la squadra allenata da De Rossi nelle ultime 9 partite (le ultime
5 del campionato scorso, le prime 4 di quello in corso) conta una sola vittoria
(19 maggio 2024:1-0 in
casa contro il Genoa). Per la verità, la Roma aveva dimostrato notevoli
progressi nelle due ultime uscite, a Torino pareggiando con la Juve e a Genova,
dove un rigore non fischiato le ha forse scippato la vittoria, ma bisogna anche
tener presente che, nella sua unica esperienza da allenatore, De Rossi è
stato esonerato dalla Spal dopo solo 13 giornate del campionato di serie B.
Allora perché fargli firmare un contratto così lungo e oneroso? È
ciò che si chiedono i tifosi. Per fare da parafulmine all’esonero di Mourinho
era sufficiente anche un solo anno di contratto. È vero, ma perché criticare la
proprietà che ha voluto offrirgli questa opportunità che ora le costa circa 18
milioni (tra stipendio netto e lordo)? Diciamo che aveva creduto in lui e che a
un certo punto non ci ha creduto più. Diciamo allora che la proprietà ha
sbagliato, ma anche che Daniele De Rossi non ha saputo o potuto approfittare
della grande occasione che gli era stata offerta.
L’altra
grande partita di cartello (oltre al derby milanese) della 5.a di Campionato è
stata Juventus-Napoli, terminata 0-0, che è anche il terzo pareggio consecutivo
dei bianconeri a reti bianche, dopo quelli con la Roma in casa e l’Empoli
fuori, con l’unica consolazione di non avere ancora preso goal nelle prime cinque
giornate di Serie A. I tre pareggi consecutivi non sorprendono più di tanto:
non solo sono in linea con il percorso compiuto l’anno passato dal Bologna di
Thiago Motta, ma si iscrivono senza soluzione di continuità nell’ultimo anno
della Juve di Allegri. Infatti, se guardiamo la classifica finale del
Campionato 2023/2024, ci si accorge che i numeri di Bologna e Juventus sono
abbastanza simili, se si escludono i 3 punti in più che sono valsi ai
bianconeri il terzo posto in classifica rispetto al quinto dei felsinei. La
Juve chiude con 19 vittorie 14 pareggi e 5 sconfitte, il Bologna con 18
vittorie, 14 pareggi e 6 sconfitte. Da notare che tra le prime otto squadre
della classifica con accesso alle coppe europee, Bologna e Juve hanno il
primato con lo stesso numero di pareggi (14), mentre Fiorentina, Milan e Roma
ne hanno 9, Inter e Lazio 7, Atalanta 6. C’è di più se si guarda ai goal fatti
e subiti: Juve 54 fatti e 31 subiti, Bologna 54 fatti e 32 subiti!
Da
questa analisi sembra evidente, non tanto che la Juve fatichi a “liberarsi”
dagli schemi di Allegri, quanto che Thiago Motta e Allegri abbiano una
organizzazione di gioco abbastanza simile.
L’anno
scorso, vedendo giocare il Bologna, ebbi subito l’impressione che il suo
splendido ruolino di marcia in campionato, nonostante una rosa non eccelsa, dipendesse
da una sorta di ragnatela con cui
riusciva a imbrigliare il gioco degli avversari. La stessa ragnatela che Thiago
Motta sta proponendo quest’anno alla Juve e che, quando i bianconeri sono nella
propria area, molto ricorda la difesa bassa e ad oltranza di Allegri. Appena
però il baricentro della Juve si sposta in avanti, allora si ha l’impressione
di un’altra squadra rispetto a quella del passato, proprio perché la ragnatela
si estende ora a tutto il campo imbrigliando gli avversari. Il vantaggio per
chi sa gettare questa rete ha però delle controindicazioni: la corsa è
rallentata, la verticalizzazione sminuita, con scarsa propensione a tirare
nella porta avversaria e a cercare profondità e punta centrale. In questa situazione,
il rischio è di finire prigionieri della propria ragnatela, a meno di non
trovare un’improvvisa via di uscita, con un colpo da campione, come Yildiz
nella prima partita di Champions League.
In
conclusione, se Thiago Motta riuscirà a liberarsi della propria ragnatela negli
ultimi venti metri di campo, la Juve potrà lottare per lo scudetto, altrimenti
dovrà accontentarsi al massimo di ripetere l’ultimo piazzamento
di Allegri.
Sergio
Magaldi