Stupenda interpretazione di Natalie Portman nelle vesti di Nina, la ballerina di questo Black Swan – Cigno nero di Darren Aronofsky [Sugli schermi italiani dal 18 Febbraio 2011, ma già presentato a Venezia in Settembre], per il quale è meritatamente candidata all’Oscar come migliore attrice protagonista. Non meno prezioso e avvincente il film per la regia efficace e di buon ritmo e per la sceneggiatura [Andrei Heinz e Mark Heiman] in apparenza esile, ma densa di significati.
A New York, il direttore artistico Thomas Leroy [Vincent Cassel], per una nuova versione del “Lago dei Cigni”, deve scegliere in una scuola di danza una ballerina capace di interpretare sia il cigno bianco sia quello nero. Nina, verginale e leggiadra, è perfetta come cigno bianco ma non si dimostra all’altezza del ruolo antagonista: manca di sensualità, di energia, di “cattiveria”. Eppure verrà scelta all’ultimo momento da Leroy. Com’è possibile?
Tre donne nella vita di Nina: la madre, un’artista mancata [Barbara Hershey] che ha cresciuto la figlia come per una rivincita personale, creandole attorno una barriera protettiva che la inibisce e sa di tabù, e che finisce inevitabilmente per attrarre “il demoniaco”, Lily [Mila Kunis], la nuova ballerina, ultima arrivata, che per sensualità e spregiudicatezza sembra la più adatta ad interpretare la parte del cigno nero e che rappresenta [non a caso il suo nome ricorda Lilith] l’aspetto libero e accattivante del “demoniaco” e infine Beth [Winona Ryder], la ballerina veterana che Leroy ha inteso sostituire, simbolo quasi di un patto col diavolo che l’ha portata a grandi successi ma che ora è costretta, per così dire, a pagare il corrispettivo al principe del male. Si aggiunga a tutto ciò la figura del direttore artistico che nella magistrale interpretazione e nella fattezze di Vincent Cassel bene rappresenta il demone positivo che si nasconde in ogni vero artista.
L’abilità del regista e degli sceneggiatori consiste nel lasciare agli spettatori il compito di decidere quale tra gli “arnesi” della psicologia e del demoniaco, abbia il sopravvento nel guidare Nina, prima ad ottenere la parte cui tanto ambisce, poi ad esibirsi davanti al pubblico in una recitazione perfetta. È la fragilità psichica coltivata da sua madre che la rende succuba di Lily e l’aiuta a portare alla luce gli istinti repressi, utili a identificarsi con il cigno nero? Oppure è l’intervento del demoniaco, prima attraverso gli oggetti sottratti a Beth, poi mediante il sesso e il sangue, la causa del successo? E ancora: anoressia e lacerazioni della pelle sono il segno di un disagio di cui Nina soffre da sempre, il suo modo di ribellarsi ad una madre ossessiva e perfezionista? O piuttosto sono il sigillo di un patto diabolico che le assicuri potere e successo?
Interrogativi destinati allo spettatore e non risolti, che assicurano al film, nonostante qualche scena inquietante, uno stile sobrio ed elegante, impreziosito dalla danza e dalla musica sublime del Lago dei Cigni. Non senza qualche ammiccamento al nodo mai sciolto dei complessi rapporti tra nevrosi e possessione demoniaca.
sergio magaldi
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