Mario Monti nel rimettere il suo mandato alle Camere, senza che il governo da lui presieduto fosse sfiduciato [come il suo predecessore Silvio Berlusconi, in un’ottica che in Italia sa ormai più di regime partitocratrico che di democrazia], pronunciava un discorso umile e al tempo stesso generoso, promettendo di spendersi ancora in futuro al servizio della Patria, ma senza clamore e soprattutto senza partecipare ai plebei e faticosi “ludi cartacei” che le regole della democrazia impongono ai comuni cittadini, desiderosi di entrare nell’agone politico per il bene del popolo. Insomma, un discorso nobile e super partes, in perfetto stile postdemocristiano [Non a caso qualcuno ha già paragonato Monti a De Gasperi], nel quale, dicendo senza dire, ha lasciato intendere la propria disponibilità a presiedere il governo che uscirà dalle prossime elezioni o, magari, a raccogliere la successione del presidente Napolitano.
Il presidente del consiglio dimissionario, smarcandosi energicamente dal PDL e più debolmente dal PD, si è posto al Centro dello schieramento politico e, simile alla Terra del sistema geocentrico, attende fiducioso, con la benedizione del cardinal Bagnasco, che stelle e pianeti si avvicinino a lui. Poche le stelle per la verità e pochi anche i pianeti, ma si sa che egli può contare sull’appoggio incondizionato delle oligarchie che governano l’Europa e sulle convergenze parallele delle massonerie internazionali e del Vaticano. Giustamente, direi, perché nessuno meglio di lui avrebbe saputo svolgere l’incarico a tutela dei poteri forti e in favore dell’egemonia tedesca sul vecchio continente, nessuno come lui – non si stanca di ripetere il Grande Notaio della Repubblica – è stato capace di ridestare il giusto rispetto di cui il nostro Paese ha goduto nel cinquantennio democristiano, nessuno più di lui è riuscito a santificare la Chiesa cattolica apostolica romana con qualche proclama di laica equità rimasto flatus vocis [Vedi IMU, scuole cattoliche e non solo] e le Chiese della finanza con una semplice operazione contabile che ha portato, direttamente dalle tasche degli italiani, denaro fresco alle Banche.
A nessuno prima di lui era riuscito di abbassare lo spread, tagliando pensioni, aumentando tasse e tariffe dei servizi pubblici, incrementando la disoccupazione e la chiusura delle aziende, lasciando inalterati i costi della politica, intatti i privilegi delle corporazioni, aumentando il debito pubblico e diminuendo il PIL.
Con tali innegabili meriti, Mario Monti si presenta ai suoi
connazionali per averne in cambio la giusta ricompensa. Non lo fa direttamente,
perché egli è motore immobile e centrale dell’universo politico italiano, ma
lascia che gli altri vengano a lui. E proliferano in questi giorni le
neoformazioni politiche intestate a suo nome senza che lui ne faccia parte.
Pilota di tutta l’operazione è l’osso duro della vecchia DC, quel che resta di
altrettanto immobile e centrale, dopo i tanti travasi dei
cosiddetti cattolici impegnati in politica.
Il programma del governo geocentrico è semplice:
incrementare l’opera già intrapresa per aspirare a godere del rispetto di
tedeschi & company. Non a caso sono già pronti i rincari di tutti i
servizi pubblici: dal gas alla tassa sulla nettezza urbana, dalle poste alla
televisione pubblica. Senza dimenticare le multe già salatissime per gli
automobilisti, vero e proprio balzello delle municipalità. IMU e IRPEF sulle
case saranno presto calcolate non più in base ad un acconto sui futuri estimi catastali
- la vera pacchia di cui abbiamo beneficiato sin qui - ma sugli estimi
catastali rivalutati in via definitiva, cioè nel migliore dei casi il prossimo
anno pagheremo solo di IMU almeno il doppio di quanto abbiamo pagato il 17
Dicembre. E non basta, perché il vero gioiello del programma del governo
geocentrico è il Pareggio di Bilancio, per ottenere il quale l’Agenda
Monti non dice dove saranno attinte le risorse, anche se tutto lascia pensare
che, in omaggio alla tradizione del nostro Paese e alle forze geocentriche che
da sempre la dirigono, il prelievo necessario per raggiungere l’agognato
traguardo sarà fatto con le consuete modalità di giustizia ed equità. Nel
programma non manca il consueto accenno, senza ulteriori specificazioni, alle
misure per la ripresa dell’occupazione e per la crescita economica, nonché la
rassicurazione per i cittadini evasori che non si procederà ad alcuna riforma
fiscale.
Chi non s’ingolosirà di un programma siffatto? Anche perché il
menù della gastronomia politica italiana non sembra in grado di offrire molto
di più. Ci sarebbero i 16 punti della Contro-Agenda Monti di Beppe Grillo, ma
per quanto possano piacere soprattutto ai palati dei giovani, scontano la
diffidenza dei più verso i sapori forti, poco conosciuti e temuti non tanto per
la loro digeribilità quanto per lo scetticismo che accompagna chef nuovi
e improvvisati, anche se molti alla fine potrebbero decidere di gustare quei
piatti per una volta almeno, piuttosto che scegliere il digiuno o il cibo
stantio della ristorazione politica nazionale.
D’altra parte, il piano dei geocentristi è semplice come il loro programma e prevede
due varianti per una soluzione unica. Variante A: potrebbero “sfondare”
come capitò al Cavalier Berlusconi circa vent’anni fa, e dettare le condizioni
di un governo col PD. Variante B: potrebbero semplicemente consentire
una maggioranza in Senato per governare la Repubblica. In entrambi i casi
sarebbero determinanti per una coalizione di centro-sinistra che garantisca
l’immobilità dell’attuale politica italiana.
Stando ai sondaggi, l’effetto
Monti potrebbe addirittura determinare lo sfondamento dei geocentristi oltre la
soglia del 30%, rinverdendo le felici stagioni democristiane. Perché non
dovrebbero? [Anche se c’è chi si accontenterebbe della metà!]. La loro non
è certo presunzione, vista la bontà del programma elettorale, garantito da un
uomo che, novello Cincinnato, si presenta all’immaginazione dei più senza le
mani sporche della politica militante. L’uomo nuovo e incorruttibile della
politica italiana, che non fa scempio di denaro pubblico né per sé, né per un
partito che non ha, perché egli è nel Centro, equidistante da tutti i partiti,
e si accontenta del modesto salario di senatore a vita, presidente del
consiglio e rettore della Bocconi.
sergio
magaldi