Laura Mancuso, Arum maculatum [Gigaro macchiato, famiglia delle Araceae], disegno botanico |
L’associazione Garden Club annota giustamente sul proprio
sito [www.gardenclub.it] che “Il
disegno botanico è una disciplina artistica, nata dall’incontro tra Arte e
Scienza, attraverso l’osservazione attenta del mondo vegetale e della natura in
generale e caratterizzata da una realistica rappresentazione dal vero, del
Regno Vegetale. Ha sicuramente radici antichissime e rappresenta un armonico equilibrio
tra ricerca estetica e rigore scientifico. É stato per botanici, medici e
farmacisti per tanto tempo, un modo importante per contribuire alla conoscenza
e alla divulgazione scientifica.”
L’autrice del pezzo
che segue [corredato di immagini di alcuni dei suoi disegni botanici] si muove
nella stessa prospettiva, ma sembra assegnare al disegno botanico, oltre alla
funzione di realizzare il connubio di arte e scienza, anche la capacità di
proporsi come un’autonoma e particolare forma di spiritualità.
L’osservazione di immagini artistiche di fiori e di
piante, come e persino più della loro visione in natura, induce a riflettere anche sul loro simbolismo arcaico, espressione di un sapere che, pur nella probabile
differenza di significato, accomuna il sentire comune a quello iniziatico nel
vivere sensazioni ed emozioni capaci di modificare la visione del reale, tanto
a livello esteriore che interiore.
Se è vero che il
linguaggio dei fiori e delle piante si sviluppa come forma di comunicazione
soprattutto in epoca vittoriana, il simbolismo del mondo vegetale è molto più
arcaico. Si pensi, solo per fare un esempio, all’oleandro nel mondo
occidentale e all’acacia in quello medio-orientale.
L’oleandro [Nerium
oleander], con le sue foglie disposte a gruppi di tre simboleggiava
nella scuola pitagotica l’armonia dell’universo formata da triadi. Per il senso
comune questa pianta conobbe prima un significato propiziatorio, che si andò
via via trasformando nel suo opposto, quando ci si rese conto che era velenosa.
Nella favola di Apuleio, Lucio trasformato in asino, scambia un oleandro per la
pianta di rose che dovrebbe ridargli la forma umana. Quando se ne accorge,
fugge via terrorizzato. In Toscana e in Sicilia c’era anticamente l’abitudine di coprire i morti con i fiori di
oleandro. Gli attuali dizionari di Florigrafia gli attribuiscono significati
poco rassicuranti: fare attenzione, c’è un pericolo imminente…
L’acacia [Acacia]
è la pianta più richiamata nell’Antico Testamento. Sulla scia degli Egizi che la
divinizzarono [Nel mito, Iside ricompone in una bara di legno d’acacia le
membra disperse di Osiride, lo sposo fatto a pezzi da Seth, e lo fa rivivere],
gli Ebrei consideravano sacra la shittah, tanto da farne l’unico legno
adatto a costruire le tavole della Legge, per l’eterno patto tra l’uomo e Adonai.
Questa pianta dal legno durissimo, che cresce spontanea mettendo profonde
radici anche nei terreni più aridi e che non ha bisogno di cure, ha foglie
tenerissime e grappoli di fiori gialli a simboleggiare la luce del sole.
L’acacia si lega al mito di Hiram,
l’architetto del tempio di Gerusalemme: quando i suoi assassini ne seppellirono
il corpo in modo che non fosse ritrovato, una piantina di acacia germogliò nel
deserto [simbolo della vita sempre risorgente], rivelando il luogo della
sepoltura. Facendo propri entrambi i miti, la Massoneria considera l’acacia il
simbolo stesso dell’iniziazione e dei suoi segreti. Com’è noto, i
massoni sono anche detti “Figli della Vedova” [Iside] e Hiram rappresenta il
Maestro, l’arte muratoria nel suo grado
più alto. Florigrafia e senso comune fanno dell’acacia il simbolo dell’amore
segreto, con un significato, dunque, non troppo distante da quello della
tradizione iniziatica.
Tornando al disegno botanico e al suo linguaggio
propriamente artistico e scientifico, vediamo cosa scrive in proposito Laura
Mancuso, nel catalogo di presentazione dei suoi disegni, dopo aver detto che
ciò che vuole catturare con il suo lavoro è “Il mistero della bellezza
e la bellezza del mistero”.
sergio magaldi
di Laura Mancuso
Il
disegno botanico è un genere artistico con un’antica tradizione che vede come
“padri spirituali” artisti quali Pisanello, Leonardo, Dürer, Hoefnagel, Ligozzi,
Garzoni, ecc…
Sul
finire del XX secolo questo genere ha avuto una rinnovata attenzione che sta
portando gli artisti naturalisti fuori da una specie di ghetto che li
rinchiudeva come produttori di “arte minore” e quindi non degni di un pieno
riconoscimento nella considerazione del pubblico, gallerie d’arte e della
critica.
L’illustrazione naturalistica, quando tutto
sembra essere riprodotto tramite la grafica computerizzata, continua a
mantenere il suo interesse scientifico oltre che artistico.
Nel
corso dei secoli sono cambiate le tecniche di raffigurazione ma la validità
didattico-scientifica di questo tipo di riproduzione resta inalterata. Neanche
l’immagine fotografica, che a prima vista sembrerebbe un’evoluzione nella
rappresentazione delle specie vegetali (e animali) è in grado di sostituire
l’illustrazione dipinta o disegnata.
L’evento
della macchina fotografica ha sì
permesso di riprodurre i vegetali cogliendone aspetti che vanno al di là delle
capacità della vista, così come la macchina da presa ha permesso di
studiare il “comportamento” delle
piante, ma dal punto di vista delle esigenze scientifiche lo strumento di
lavoro più idoneo resta il disegno. Il disegno botanico è infatti il mezzo
migliore per sottolineare le caratteristiche essenziali e indispensabili per
distinguere una pianta da un’altra, specie da specie, varietà da varietà.
Il
Disegno Botanico vuole invitare l’osservatore ad approfondire la conoscenza
della natura, specialmente della botanica e dell’entomologia.
“L’artista naturalista” deve possedere
notevoli conoscenze botaniche e zoologiche, deve conoscere l’anatomia,
l’ecologia e l’etologia delle specie rappresentate e tutto questo unito alla
padronanza delle tecniche pittoriche. Non può abbandonarsi alla fantasia delle
sue rappresentazioni, ma deve rigorosamente rispettare la realtà davanti ai
suoi occhi. Ma da ciò non nasce un’opera fredda e anonima. Tutt’altro. Pur nel
totale rispetto della scientificità dell’operazione, il disegnatore naturalista
riesce a trasfondere il suo amore per l’oggetto rappresentato, cogliendone
l’aspetto più interessante e artisticamente attraente. Non c’è pianta o insetto
che sfugga a questa logica. E non ci sono soggetti “nobili” e soggetti “umili”.
Il fiore di cicoria , che si apre alle prime ore del mattino e che viene colto
nel fulgore del suo azzurro, mentre un insetto è pronto a visitarlo, risulterà
nel foglio del disegnatore anche più bello di una rosa o una camelia.
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