Si è svolto oggi l’atteso incontro tra la delegazione del PD guidata
da Renzi e quella del M5S che ha avuto come portavoce il vicepresidente della
Camera, cittadino Di Maio. Inutile cercare il vincitore del duello tra i due
protagonisti. Entrambi si sono battuti con efficacia, portando dialetticamente
le proprie ragioni. Renzi, ricordando gli impegni già presi con altri partiti e
che ora non si possono buttare via non solo per coerenza, ma anche perché si rischierebbe
di tornare indietro come accade spesso nel “gioco dell’oca”. Di Maio, poco
curandosi del passato e sottolineando la disponibilità attuale del Movimento.
Insomma, un’ora e
mezzo di parole per ribadire il punto di vista di ciascuna delle parti, ma
anche un’opportunità, per chi ha seguito il dibattito in diretta streaming, per
riflettere sulle cose dette e sulle ragioni politiche di questo secondo
incontro che ne prefigura addirittura un terzo, prima che la nuova legge
elettorale, già approvata alla Camera, venga presentata nell’altro ramo del
Parlamento e, dunque, subito dopo la votazione sulla riforma costituzionale del
Senato. Precisazione, questa fatta da Renzi, di non secondaria importanza e
che, a mio giudizio, contiene implicitamente l’idea che quanto più maggioranza
di governo e maggioranza del Nazareno saranno unite sul voto di modifica del
Senato, tanto meno sarà possibile tener conto delle richieste del Movimento
Cinque Stelle di modificare l’Italicum. Vero, naturalmente, il contrario, con tanto di messaggio spedito da Renzi –
naturalmente, sempre a mio parere – ai dissidenti del suo stesso partito, a
SEL, ai Popolari per l’Italia, agli alleati di NDC e soprattutto a Forza
Italia.
E, in questo senso,
una mano a Renzi sembra darla proprio Di Maio. L’esponente di Cinque Stelle,
infatti, se per un verso dichiara di aver voluto incontrare il PD per tentare
di arginare “la deriva” democratica che si va configurando nel Paese,
dall’altra sembra incline ad
accettare l’Italicum nelle sue linee generali,
purché venga introdotto, il voto di
preferenza dei candidati, abolita la soglia
di sbarramento, sostituito il ballottaggio tra le due coalizioni più forti
con il doppio turno di lista. Ho
detto sembra, perché in realtà, ove
accolte, tali modifiche muterebbero profondamente la natura della legge
elettorale già approvata alla Camera.
Anch’io ritengo che
con queste modifiche [con qualche riserva da parte mia sul voto di preferenza,
per le ragioni già spiegate in diversi post di questo blog] – che in linea di
massima non sarebbero sgradite neppure a Renzi – la legge elettorale
migliorerebbe sensibilmente. Resta il fatto che nessuna delle tre proposte dei Cinque Stelle potrà essere accettata da
Berlusconi, in particolare il doppio
turno di lista che rischierebbe di mettere fuori gioco Forza Italia proprio
a vantaggio del M5S. Io credo che Renzi e Di Maio siano i primi a saperlo,
nondimeno la loro intelligenza politica li porterà ad incontrarsi di nuovo e
questo sarà comunque un bene per il Paese.
sergio magaldi
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