L’offerta politica del costituendo PDP si basa
su una lettura semplice della realtà: le forze che si richiamano al
centrosinistra e persino alla sinistra denunciano sempre più, con il
frazionismo che le caratterizza, la sostanziale accettazione del modello di
sviluppo proposto dall’egemonia del capitale finanziario, differenziandosi solo
circa le misure effimere da adottare per rendere tale modello maggiormente
digeribile a quello che si ritiene essere l’elettorato tradizionale di riferimento.
Le forze che si richiamano al centrodestra si dividono tra quanti sostengono
apertamente la logica dello sviluppo selvaggio e quanti, animati di fervore
popolare, ritengono di potersene liberare semplicemente ritagliandosi uno
spazio regionale e/o nazionale, con politiche neoprotezionistiche e
vagheggiando l’uscita dall’euro o addirittura dall’Europa. Infine, il Movimento
Cinque Stelle – al quale occorre riconoscere il merito di aver cercato di
opporsi alla deriva del centrosinistra e del centrodestra – denuncia sempre più
la mancanza di una classe politica all’altezza della situazione, l’isolamento e
la vaghezza di un progetto politico che si limita ad alcune rivendicazioni
sociali, senza tuttavia affrontare alla radice il problema del modello di
sviluppo che si intende perseguire. Con in più il rischio dell’accerchiamento,
come dimostra la nuova legge elettorale, per aver lasciato cadere il cosiddetto
modello tedesco e prima ancora per non aver avuto la lungimiranza politica di
prevedere, a suo tempo, ciò che era abbastanza prevedibile e cioè che una volta
cancellato l’italicum – la legge
elettorale maggioritaria che avrebbe favorito il governo del partito più votato
e dunque con ogni probabilità il Movimento Cinque Stelle – le forze concorrenti
di centrodestra e di centrosinistra avrebbero fatto di tutto per vedere assottigliata,
nelle prossime elezioni politiche generali, la rappresentanza parlamentare del
Movimento.
Secondo il Partito Democratico Progressista, il
rovesciamento dell’attuale prospettiva politica, con la conseguente
subordinazione dell’economia al modello di società che si intende realizzare, diventa
possibile attraverso una triplice sfida: 1) l’introduzione di “politiche
economiche di carattere fortemente espansivo” ispirate dalla grande tradizione
keynesiana, opportunamente modificata dalle esigenze contemporanee, 2) la
formazione di una classe politica incorruttibile, 3) la piena occupazione, con
la reale applicazione del 4° Principio Fondamentale della Costituzione Italiana:
La Repubblica riconosce a tutti
i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo
questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
possibilita` e la propria scelta, una attivita` o una funzione che concorra al
progresso materiale o spirituale della societa`.
A
differenza di altre formazioni politiche, qui almeno le idee sono chiare e anche le parole con cui sono espresse.
Restano tuttavia diversi interrogativi: come si può essere certi che “politiche
economiche di carattere fortemente espansivo” siano in grado di dare i
risultati auspicati e cioè la crescita economica e la progressiva realizzazione
della piena occupazione? E ancora: dando per scontata la bontà di queste
teorie, sulla base di precedenti storici e di politiche simili messe in campo
nel presente e con successo da paesi a sovranità monetaria, come sarebbe
possibile introdurre i principi del keynesismo, sia pure aggiornato, in un
paese che fa parte di un’Europa dominata dalla moneta unica, dalla Germania e
dalle teorie neoliberiste? Il rischio dell’isolamento e del boicottaggio
economico sarebbe dietro l’angolo. E se anche fosse possibile esportare tale
modello di sviluppo in altri paesi dell’Unione Europea, per quale motivo le
élite finanziare internazionali dovrebbero stare a guardare, rinunciando ad un
progetto di egemonia a lungo coltivato e realizzato con scientifica
determinazione? È auspicabile che l’Assemblea Costituente del nuovo partito
sciolga questi nodi, ma intanto occorre sottolineare il coraggio di una
costituenda forza politica che invita i cittadini a passare all’azione per
evitare che il cerchio si chiuda in una sorta di neofeudalesimo sociale.
Un altro interrogativo è presente
nell’affermazione di voler realizzare “una classe politica incorruttibile”.
Anche su questo punto occorrerà fare chiarezza, indicando esplicitamente le
misure che si intendono adottare per raggiungere l’obiettivo, diversamente c’è
il rischio di una dichiarazione di principio non troppo dissimile dal grido
“Onestà…onestà” che si sente risuonare nelle adunate del Movimento Cinque
Stelle, con il quale, almeno su questo punto, varrebbe la pena di incontrarsi e
di confrontare le idee.
Lasciano infine perplessi i punti che si
richiamano all’Europa, per la quale si auspicano l’unità politica, forse
federativa, e una costituzione largamente condivisa “con l’obiettivo di
tutelare democrazia, sovranità popolare, stato di diritto e giustizia sociale”,
ma si ammette addirittura la possibilità, per così dire, di un passo indietro
qualora non si realizzi l’ideale: “In alternativa, provvisorio ritorno alla
sovranità nazionale per realizzare i medesimi obiettivi. Essendo inoltre la
nuova “Unione Europea” - o i futuribili Stati Uniti d'Europa - non un fine, ma
un mezzo per affermare i valori democratici di sovranità popolare, giustizia
sociale e stato di diritto, noi del PDP riterremmo inevitabile uscire da questa
confederazione di Stati qualora non fosse più possibile portare avanti i valori
fondanti della società europea all’interno dell'attuale UE. Tale uscita sarà
giustificata dalla necessità e dall'opportunità di realizzare i suddetti valori
e principi a livello nazionale, in attesa di tempi migliori, e sarà comunque
accompagnata dall’avvio di un nuovo processo federativo e costituzionale che
possa garantire un progetto politico europeo comune. Un progetto di cui la
sovranità popolare e monetaria dei popoli del vecchio continente sia
presupposto irrinunciabile”.
Tutti gli altri punti fondativi sembrano
coerenti con l’idea di democrazia e di progresso che costituiscono la bandiera
di questo nuovo partito: dalle misure concrete per valorizzare, finalmente e
dopo tante inutili chiacchiere dei partiti tradizionali, “il patrimonio
artistico e culturale del nostro Paese, non solo a testimonianza della storia
di un popolo antico e della sua inesauribile creatività, ma anche al fine di
realizzare – attraverso una moderna ed efficiente gestione pubblica – la
creazione di nuovi posti di lavoro”; ad una politica che metta la Scuola,
l’Università e la Ricerca “al centro degli interessi strategici dello Stato”,
con la rivalutazione sociale, professionale ed economica del ricercatore e del
docente di ogni ordine e grado; ad un sistema sanitario nazionale finalmente
efficiente; ad un sistema bancario in grado di distinguere tra banche d’affari
e banche per il credito alle famiglie e alle imprese; all’effettiva
applicazione delle norme costituzionali, con l’introduzione di forme
sostanziali di democrazia diretta e così via.
Nonostante una certa rigidità dei principi
fondamentali di questo nuovo Manifesto Politico, occorre riconoscere la
liberalità con cui si guarda alla futura Assemblea Costituente, dando mandato
agli iscritti, individui e gruppi, di elaborare lo statuto e un reale programma
di governo. Si legge infatti al termine dei 21 punti fondativi: “Iscriversi
all’Assemblea Costituente del PDP significa – per singoli cittadini delusi
dall’inconsistenza dell’offerta politica corrente, per gli aderenti a gruppi,
movimenti e partiti politici che si sentano alternativi agli ormai logori e
insignificanti “centrodestra” e “centrosinistra” tradizionali, per gli stessi
militanti, attivisti, dirigenti e rappresentanti istituzionali di quelle forze
politiche che hanno deluso gli interessi degli italiani dal 1992 in avanti – partecipare
alla costruzione di una nuova, inedita e solida Casa Comune. Tutti i
costituenti, individualmente o organizzati legittimamente in correnti (in
quanto magari aderenti in blocco come membri di associazioni, movimenti o
partiti pre-esistenti) avranno la stessa titolarità e sovranità nel discutere,
determinare la confezione e l’approvazione dello Statuto PDP e nell’elaborare
un preciso programma di governo per l’Italia e i suoi territori”.
In definitiva, al di là della comprensibile
diffidenza con cui è legittimo osservare la nascita di una nuova formazione
politica, occorre riconoscere al costituendo Partito Democratico Progressista
la capacità di mettere al centro del dibattito politico tutta una serie di
questioni per dare ai cittadini nuova consapevolezza e fiducia nella gestione
della cosa pubblica.
sergio
magaldi
Complimenti per la chiara definizione della cornice entro la quale si muoveranno le varie componenti del nascente partito.
RispondiEliminaLa cornice c'è, il dialogo sia, il risultati verranno !!!
la sovranità politica e monetaria è un obbiettivo concretamente avvicinabile? Nessun partito in Italia parla più di euro, è un caso? Sono quasi scomparsi gli stati nazionali con moneta propria, e i pochi che restano sono nel mirino della speculazione e .... non solo. Possiamo continuare a sognare?
RispondiEliminaOttimismo della volontà, pessimismo dell'intelligenza
EliminaLa MASSONERIA, voluta da SERGIO MAGALDI, è una MASSONERIA diversa da quella, che conosciamo. Sembra che questa nuova MASSONERIA voglia difendere la categoria degli OPPRESSI : è così ?
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