In una
scena di Le voci di dentro di
Eduardo, Carlo Saporito chiede al brigadiere cosa possa capitare al fratello
Alberto che ha denunciato la famiglia Cimmaruta di aver commesso un delitto e
che ad un certo punto non è più sicuro se il fatto l’ha visto o lo ha soltanto
sognato:
CARLO Brigadie', ma la famiglia Cimmaruta,
diciamo... oltre al fatto che possono prenderlo a mazzate, legalmente possono
far niente?
ALBERTO O legalmente o a mazzate, non è che possono fare tutte e due le cose!
ALBERTO O legalmente o a mazzate, non è che possono fare tutte e due le cose!
La LEGGE
o le MAZZATE precisa Alberto
a suo fratello prima che il brigadiere risponda e la precisazione, ancorché
susciti l’ilarità del pubblico, ha una sua razionalità intrinseca. Quella
razionalità di cui Mariano Rajoy, presidente del governo spagnolo, non ha fatto
tesoro nell’affrontare la questione del referendum catalano. Prima si è servito
della legge per farlo dichiarare incostituzionale, poi ha mandato la Guardia
Civile con le pallottole di gomma, i gas lacrimogeni e i manganelli per
evitarne la celebrazione. Con la conseguenza che ci sono stati più di 800
feriti e che le scene di violenza contro gente inerme, anche anziana, sono
apparse su tutte le televisioni del pianeta. Con il risultato che circa due
milioni e mezzo di cittadini catalani sono riusciti ugualmente a votare
pronunciandosi per il Sì all’indipendenza della Catalogna al 90 per cento.
In un recente
post, prima del voto [vedi “GIALLO
SPAGNOLO: tra meno di 24 ore riusciranno i cittadini catalani a votare?” e clicca sul titolo per leggere], sostenevo che l’atteggiamento tenuto negli ultimi
anni dal Partito Popolare di Rajoy nei confronti della Catalogna - un partito
che “raccoglie” al suo interno ex-gerarchi del franchismo e che governa la
Spagna con una sorta di monocolore che si sostiene con l’astensione del Partito
Socialista (PSOE) - rischiava di dare legittimità alla causa dell’indipendenza
catalana. Dopo i fatti di ieri in cui si è esercitata una violenza inutile, non
solo la Catalogna si allontana sempre di più dalla Spagna ma aumenta
nell’opinione pubblica mondiale la simpatia verso questo popolo che ha dato
prova di coraggio e di determinazione. È vero che in rete si aggirano i soliti
dietrologi e complottisti, pronti a sostenere con disinvoltura che la crisi
spagnola è voluta dall’Unione Europea e magari dagli USA, che sarebbero allarmate dal recente sviluppo e
benessere della Spagna e/o che dietro la rivendicazione dell’indipendenza e del
patriottismo si cela in realtà il disegno di ricche oligarchie che vogliono
pagare meno tasse e soprattutto che non vogliono condividere le proprie risorse
con le regioni più povere e che a questo fine chiamano il popolo “bue” alla
rivoluzione. Qualche altro sostiene poi che dietro ci siano anche Putin e i
cinesi e perché no anche gli extraterrestri e gli elohim? Se in buona fede,
queste tirate dimostrano scarsa conoscenza del presente e della Storia. In
Spagna, è vero, c’è stata una certa ripresa, ma il Paese è fortemente indebitato con il
Fondo Monetario Internazionale, la disoccupazione è maggiore che in Italia, le
pensioni per legge non possono superare i 2500-3000 euro, i posti di lavoro
sono sempre più precari e mal retribuiti, la corruzione è alta. Quanto alla Catalogna,
la questione dell’indipendenza non è di questi anni e non può essere attribuita
al progetto di “ricche oligarchie”, perché risale all’epoca dell’impero
carolingio, passa per la guerra di successione spagnola, giunge sino alla lotta
antifranchista e così via, ma di questo ho già parlato in altri post [vedi sopra].
Cosa accadrà
ora? L’impressione è che il braccio di ferro tra Madrid e Barcellona continuerà
ancora. Ciudadanos, il partito di
centrodestra, appendice populista del PP, per bocca della sua leader Inés
Arrimadas ha chiesto a Rajoy di applicare l’articolo 155 della Costituzione
spagnola per poi procedere a nuove elezioni politiche in Catalogna che
sottraggano la maggioranza ai partiti indipendentisti. Misura grave e niente
affatto sicura dopo il referendum e i fatti di ieri.
Artículo
155
|
Articolo 155
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1.Si
una Comunidad Autónoma no cumpliere las obligaciones que la Constitución u
otras leyes le impongan, o actuare de forma que atente gravemente al interés
general de España, el Gobierno, previo requerimiento al Presidente de la
Comunidad Autónoma y, en el caso de no ser atendido, con la aprobación por mayoría
absoluta del Senado, podrá adoptar las medidas necesarias para obligar a
aquélla al cumplimiento forzoso de dichas obligaciones o para la protección
del mencionado interés general.
|
1. Ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla
Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare
gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta
al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa con
l'approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le
misure necessarie por obbligarla all'adempimento forzato di tali obblighi o
per la protezione di detti interessi.
|
||
2.Para
la ejecución de las medidas previstas en el apartado anterior, el Gobierno
podrá dar instrucciones a todas las autoridades de las Comunidades Autónomas.
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2. Il Governo potrà dare istruzioni a tutte le
Autorità delle Comunità Autonome per l'esecuzione delle misure previste nel
comma precedente.
|
Dal
canto suo, il Presidente della Generalità Catalana, Carles
Puigdemont, potrebbe già da Mercoledì prossimo dichiarare l’indipendenza e
avvalersi della Legge di
Transitorietà Giuridica e Fondativa della Repubblica approvata dal
Parlamento catalano il 7 di settembre u.s., in previsione della vittoria del Sì
nel referendum. Vi si dice tra l’altro che la Catalogna sarà “una repubblica di
diritto, democratica e sociale”, che negozierà il suo debito con la Spagna, che
i cittadini catalani potranno conservare anche la nazionalità spagnola, che
saranno tre le lingue ufficiali: catalano, castigliano e aragonese, che si
terranno elezioni costituenti e che il nuovo Parlamento si trasformerà in
Assemblea Costituente per dare una nuova costituzione alla Catalogna, che il
capo di Stato della Repubblica sarà il Presidente dell’Amministrazione della
Generalità.
Le previsioni? Rajoy applicherà l’art. 155 con nuove elezioni politiche in Catalogna
per liberarsi del Presidente e della giunta indipendentista. La soluzione
più razionale? Quella proposta dal leader di Podemos: dimissioni di Mariano Rajoy e una
maggioranza diversa per negoziare con il parlamento catalano un nuovo statuto,
così da preservare l’unità della Spagna.
sergio
magaldi
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