lunedì 2 ottobre 2017

LEGGE E MAZZATE NON FERMANO IL VOTO CATALANO



 In una scena di Le voci di dentro di Eduardo, Carlo Saporito chiede al brigadiere cosa possa capitare al fratello Alberto che ha denunciato la famiglia Cimmaruta di aver commesso un delitto e che ad un certo punto non è più sicuro se il fatto l’ha visto o lo ha soltanto sognato:

CARLO Brigadie', ma la famiglia Cimmaruta, diciamo... oltre al fatto che possono prenderlo a mazzate, legalmente possono far niente?
ALBERTO O legalmente o a mazzate, non è che possono fare tutte e due le cose!

 La LEGGE o le MAZZATE precisa Alberto a suo fratello prima che il brigadiere risponda e la precisazione, ancorché susciti l’ilarità del pubblico, ha una sua razionalità intrinseca. Quella razionalità di cui Mariano Rajoy, presidente del governo spagnolo, non ha fatto tesoro nell’affrontare la questione del referendum catalano. Prima si è servito della legge per farlo dichiarare incostituzionale, poi ha mandato la Guardia Civile con le pallottole di gomma, i gas lacrimogeni e i manganelli per evitarne la celebrazione. Con la conseguenza che ci sono stati più di 800 feriti e che le scene di violenza contro gente inerme, anche anziana, sono apparse su tutte le televisioni del pianeta. Con il risultato che circa due milioni e mezzo di cittadini catalani sono riusciti ugualmente a votare pronunciandosi per il Sì all’indipendenza della Catalogna al 90 per cento.

 

 In un recente post, prima del voto [vedi “GIALLO SPAGNOLO: tra meno di 24 ore riusciranno i cittadini catalani a votare?” e clicca sul titolo per leggere], sostenevo che l’atteggiamento tenuto negli ultimi anni dal Partito Popolare di Rajoy nei confronti della Catalogna - un partito che “raccoglie” al suo interno ex-gerarchi del franchismo e che governa la Spagna con una sorta di monocolore che si sostiene con l’astensione del Partito Socialista (PSOE) - rischiava di dare legittimità alla causa dell’indipendenza catalana. Dopo i fatti di ieri in cui si è esercitata una violenza inutile, non solo la Catalogna si allontana sempre di più dalla Spagna ma aumenta nell’opinione pubblica mondiale la simpatia verso questo popolo che ha dato prova di coraggio e di determinazione. È vero che in rete si aggirano i soliti dietrologi e complottisti, pronti a sostenere con disinvoltura che la crisi spagnola è voluta dall’Unione Europea e magari dagli USA,  che sarebbero allarmate dal recente sviluppo e benessere della Spagna e/o che dietro la rivendicazione dell’indipendenza e del patriottismo si cela in realtà il disegno di ricche oligarchie che vogliono pagare meno tasse e soprattutto che non vogliono condividere le proprie risorse con le regioni più povere e che a questo fine chiamano il popolo “bue” alla rivoluzione. Qualche altro sostiene poi che dietro ci siano anche Putin e i cinesi e perché no anche gli extraterrestri e gli elohim? Se in buona fede, queste tirate dimostrano scarsa conoscenza del presente e della Storia. In Spagna, è vero, c’è stata una certa ripresa, ma il Paese è fortemente indebitato con il Fondo Monetario Internazionale, la disoccupazione è maggiore che in Italia, le pensioni per legge non possono superare i 2500-3000 euro, i posti di lavoro sono sempre più precari e mal retribuiti, la corruzione è alta. Quanto alla Catalogna, la questione dell’indipendenza non è di questi anni e non può essere attribuita al progetto di “ricche oligarchie”, perché risale all’epoca dell’impero carolingio, passa per la guerra di successione spagnola, giunge sino alla lotta antifranchista e così via, ma di questo ho già parlato in altri post [vedi sopra].

 

 Cosa accadrà ora? L’impressione è che il braccio di ferro tra Madrid e Barcellona continuerà ancora. Ciudadanos, il partito di centrodestra, appendice populista del PP, per bocca della sua leader Inés Arrimadas ha chiesto a Rajoy di applicare l’articolo 155 della Costituzione spagnola per poi procedere a nuove elezioni politiche in Catalogna che sottraggano la maggioranza ai partiti indipendentisti. Misura grave e niente affatto sicura dopo il referendum e i fatti di ieri.  


Artículo 155


Articolo 155
1.Si una Comunidad Autónoma no cumpliere las obligaciones que la Constitución u otras leyes le impongan, o actuare de forma que atente gravemente al interés general de España, el Gobierno, previo requerimiento al Presidente de la Comunidad Autónoma y, en el caso de no ser atendido, con la aprobación por mayoría absoluta del Senado, podrá adoptar las medidas necesarias para obligar a aquélla al cumplimiento forzoso de dichas obligaciones o para la protección del mencionado interés general.


1. Ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa con l'approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie por obbligarla all'adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi.
2.Para la ejecución de las medidas previstas en el apartado anterior, el Gobierno podrá dar instrucciones a todas las autoridades de las Comunidades Autónomas.


2. Il Governo potrà dare istruzioni a tutte le Autorità delle Comunità Autonome per l'esecuzione delle misure previste nel comma precedente.

 Dal canto suo, il Presidente della Generalità Catalana, Carles Puigdemont, potrebbe già da Mercoledì prossimo dichiarare l’indipendenza e avvalersi della Legge di Transitorietà Giuridica e Fondativa della Repubblica approvata dal Parlamento catalano il 7 di settembre u.s., in previsione della vittoria del Sì nel referendum. Vi si dice tra l’altro che la Catalogna sarà “una repubblica di diritto, democratica e sociale”, che negozierà il suo debito con la Spagna, che i cittadini catalani potranno conservare anche la nazionalità spagnola, che saranno tre le lingue ufficiali: catalano, castigliano e aragonese, che si terranno elezioni costituenti e che il nuovo Parlamento si trasformerà in Assemblea Costituente per dare una nuova costituzione alla Catalogna, che il capo di Stato della Repubblica sarà il Presidente dell’Amministrazione della Generalità.

 Le previsioni? Rajoy applicherà l’art. 155 con nuove elezioni politiche in Catalogna per liberarsi del Presidente e della giunta indipendentista. La soluzione più razionale? Quella proposta dal leader di Podemos: dimissioni di Mariano Rajoy e una maggioranza diversa per negoziare con il parlamento catalano un nuovo statuto, così da preservare l’unità della Spagna.


sergio magaldi

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