Quindici giorni fa i frequentatori del Parco Nemorense del quartiere Trieste di Roma hanno trovato i cancelli chiusi. Solo all’entrata principale (ce ne sono diverse) era appeso un cartello con la scritta “LAVORI IN CORSO”. Restavano aperti l’angolo riservato ai cani e la piccola area delle giostre a pagamento per i bambini. L’anello più esterno, sul quale la gente fa ginnastica, correndo o camminando speditamente, era invece chiuso così come il bar e tutto il resto del parco.
Il Parco
Virgiliano, oggi conosciuto come Parco Nemorense, fu realizzato nel 1930 dall’architetto Raffaele
De Vico e dedicato al grande poeta latino Virgilio – la guida di Dante nell’Inferno
e nel Purgatorio – in occasione del bimillenario della sua nascita.
Solo una settimana dopo la
chiusura, senza che si scorgesse ancora traccia di lavori all’interno del
parco, veniva affisso all’entrata un cartello gigante in cui si portava a
conoscenza dei cittadini che Roma
Capitale e il II Municipio, nell’ambito di un progetto di riqualifica del
verde a Roma, disponevano la chiusura del parco per 180 giorni, a datare dal
giorno 11 novembre, per non meglio precisati lavori di restauro. Veniva invece riportato
l’elenco dei nomi dei dirigenti (oltre 15) responsabili-osservatori del
progetto, nonché il costo dell’opera, la ditta appaltatrice etc…
In rete, tuttavia, si apprende che
i suddetti lavori consistono: 1) nel taglio degli alberi 2) nell’apposizione di
nuovi cestini per i rifiuti 3) nella cura delle aiuole 4) nella riparazione del
sistema idraulico del laghetto 5) nella sistemazione delle panchine e poco
altro.
La pur lodevole iniziativa lascia
comunque perplessi i cittadini per una serie di motivi. Il primo dei quali è che in luogo di stanziare fondi per la
riparazione delle malridotte strade del quartiere, per rimuovere i grandi rami degli
alberi, tagliati o schiantati a terra ormai da diversi mesi e lasciati marcire
sui marciapiedi, bonificare i cassonetti stracolmi di immondizia maleodorante
che si rovescia sulla strada e installarne di nuovi, si sia preferito
intervenire per “restaurare” un’area che versa in condizioni relativamente
migliori rispetto allo stato generale dell’intero quartiere. Il secondo motivo è che il periodo di
sei mesi di chiusura del parco non è giustificato dalla mole delle opere
annunciate, anche considerando che le
panchine sono state già tutte restaurate ad opera d’arte dall’associazione
privata per la cura e la manutenzione del parco che ha provveduto di
recente alla sostituzione di tutto il legno marcio. Il terzo motivo è che i 180 giorni sono sicuramente da intendersi
come lavorativi, escludendo quindi le festività e i giorni in cui sarà
impossibile lavorare per il maltempo. E
considerando che dopo 15 giorni di inutile chiusura i lavori non sono ancora iniziati,
si può ragionevolmente prevedere che il Parco Nemorense non sarà riaperto tra
165 giorni, come pure annunciato, calcolando i 180 giorni dalla data di
chiusura (11 novembre). Il quarto motivo
è che nel progetto non si dica nulla sull’area del parco prospiciente la via
Martignano dove vengono custoditi i
camion della nettezza urbana che rendono impossibile in qualsiasi periodo
dell’anno sostare in quella parte sovrastante del parco per la presenza di
mosche e zanzare.
Alla luce di quanto sopra, si
rivolge un appello alle forze politiche che governano Roma Capitale e il II Municipio (rispettivamente Cinquestelle e PD) per accelerare i progettati lavori di restauro e – mediante
apposita recinzione – consentire a chi viene a correre nel parco di usufruire
almeno dell’anello più esterno.
sergio magaldi
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