lunedì 10 agosto 2020

JUVE RISCHIATUTTO

 

 Durante tutto l’anno non ho mancato di portare la mia critica a Sarri, dando addirittura per probabile che non avrebbe vinto trofei. E invece è arrivato il nono scudetto consecutivo anche se poi seguito dall’eliminazione negli ottavi di Champions. Sorte che la Juve condivide con il Real Madrid di Zidane, vincente in Liga ma eliminata con due sconfitte negli ottavi di Champions. Anzi, i bianconeri hanno fatto addirittura meglio dei madridisti perché a Torino hanno battuto il Lione (2-1) anche se all’andata avevano perso per 1-0. Eliminati dunque per aver subito un goal in casa, secondo un regolamento europeo che non ha tenuto conto che l’esigenza dettata dal covid 19 di giocare senza pubblico rendeva nullo il vantaggio di giocare in casa, tanto più che la partita di andata, invece, era stata giocata regolarmente davanti al pubblico francese. Si aggiunga a ciò l’arbitro olandese, famoso per il suo atteggiamento sempre poco benevolo nei confronti delle squadre italiane: un rigore per parte, entrambi inesistenti, ma il primo concesso al Lione, per di più dopo un fallo da giallo non punito su Higuain, ha determinato il passaggio del turno. Diversamente ci sarebbero stati almeno i tempi supplementari e la Juve dell’ultima mezz’ora sembrava occupare il campo meglio degli avversari…

 Tutto ciò premesso, la dirigenza juventina fa sapere che l’esonero di Sarri non è dipeso dall’ultima partita ma è il risultato di una riflessione compiuta sull’intera stagione. Riflessione breve, perché presa nel giro di poche ore dal termine della partita. Decisione che scarica sull’allenatore le responsabilità di un mercato a dir poco da dilettanti. Non solo l’ultimo ma anche il precedente, quando arriva Ronaldo al suono di trombe e centinaia di milioni, ma viene cacciato Higuain, determinante nella vittoria dello scudetto di quell’anno proprio contro il bel Napoli di Sarri e che con l’asso portoghese avrebbe ricomposto il tandem vincente del Real Madrid. E soprattutto il mercato di quest’anno, che ha visto il ritorno di Higuain – peraltro osteggiato sino all’ultimo, con l’umiliazione del giocatore, privato del numero 9 sulla maglia – ma anche la messa in vendita di pezzi pregiati della rosa bianconera, in parte fortunatamente respinta dagli interessanti e dallo stesso mercato Così, la Juve si è presentata quest’anno al via con tre soli esterni bassi di ruolo: Danilo, De Sciglio (!) e Alex Sandro, con centrocampisti giudicati veri e propri “colpi di mercato”, perché presi a parametro zero, ma il cui rendimento è stato ben al di sotto della propaganda che aveva salutato il loro arrivo, mentre in attacco se ne andavano Moise Kean e Mario Mandžukić. Restavano: Bernardeschi, impiegato spesso da Sarri come “trequartista del nulla” e il fantasma  funambolico di Douglas Costa. Tant’è che per sostituire Dybala nella partita decisiva per la qualificazione ai quarti di Champions s’è fatto ricorso a Marco Olivieri.

 Naturalmente Sarri non è esente da responsabilità, come per esempio quella di aver preteso da Cuadrato di portare la croce: costringendolo a correre in su e in giù per tutto il campo per difendere e contemporaneamente rilanciare la manovra offensiva. Cuadrado che anche nella Juve di Allegri è sempre stato determinante, da esterno alto, con i suoi assist per gli attaccanti. Sarebbe tuttavia sbagliato –  ripeto quanto detto più volte –  attribuire a Sarri la colpa di non essere riuscito a dare ai bianconeri il gioco scintillante che aveva saputo dare al Napoli. A Torino ha trovato una squadra già strutturata, da cinque anni educata al credo calcistico di Allegri, credo vincente ma per nulla spettacolare. In circa sette mesi (considerando la pausa del coronavirus), forse nessuno avrebbe potuto fare di più. Sarri non ha modificato in meglio il gioco della Juve, brutta ma vincente di Allegri, ha però il merito di aver spostato in avanti il baricentro della squadra e di aver riportato in attacco e rivalutato Dybala, costretto da Allegri per anni a fare il mediano


 E soprattutto Sarri ha il merito di aver vinto lo scudetto al termine di una stagione che, per la prima volta dopo diversi anni, ha visto dei contendenti organizzati, quali sono stati l'Inter di Conte, la Lazio e l'Atalanta. E ora Sarri ha anche il primato in serie A di essere stato licenziato non tanto dopo la conquista di uno scudetto (ciò che era capitato l’anno scorso anche ad Allegri) ma dopo averlo vinto al primo tentativo. Una riflessione degna di questo nome avrebbe fatto propendere per concedergli ancora un anno, dando così a Pirlo, nuovo tecnico bianconero, la possibilità di fare esperienza con la Under 23. Grande campione Pirlo, ma anche futuro grande allenatore? Evocare i casi di Trapattoni e di Zidane, i quali peraltro avevano già qualche esperienza come allenatori in seconda, non serve a molto e rischia di essere fuorviante, gettando persino ombre sul vero significato della nomina di Pirlo: impossibilità oggettiva di fare mercato? È arrivato invece l’esonero di Sarri con un comunicato stringato della società in cui si ringrazia il tecnico per lo scudetto conquistato ma si lascia intravedere un giudizio sulla modestia della sua carriera e forse delle sue ambizioni. Sarri aveva detto che lo scudetto era l’obiettivo, la Champions il sogno, Agnelli replica ora dicendo che la Juve ha smesso da tempo di considerare la Champions un sogno e di considerarla un obiettivo. Bene su questo punto il presidente bianconero al quale tuttavia va ricordato che con questa rosa a disposizione – nonostante la presenza di un super campione come Ronaldo – difficilmente la Juve potrà raggiungere il suo obiettivo principe.

 

sergio magaldi

 


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