Durante tutto l’anno non ho mancato di portare
la mia critica a Sarri, dando addirittura per probabile che non avrebbe vinto
trofei. E invece è arrivato il nono scudetto consecutivo anche se poi seguito
dall’eliminazione negli ottavi di Champions. Sorte che la Juve condivide con il
Real Madrid di Zidane, vincente in Liga ma eliminata con due sconfitte negli
ottavi di Champions. Anzi, i bianconeri hanno fatto addirittura meglio dei
madridisti perché a Torino hanno battuto il Lione (2-1) anche se all’andata avevano
perso per 1-0. Eliminati dunque per aver subito un goal in casa, secondo un
regolamento europeo che non ha tenuto conto che l’esigenza dettata dal covid 19
di giocare senza pubblico rendeva nullo il vantaggio di giocare in casa, tanto
più che la partita di andata, invece, era stata giocata regolarmente davanti al
pubblico francese. Si aggiunga a ciò l’arbitro olandese, famoso per il suo
atteggiamento sempre poco benevolo nei confronti delle squadre italiane: un
rigore per parte, entrambi inesistenti, ma il primo concesso al Lione, per di
più dopo un fallo da giallo non punito su Higuain, ha determinato il passaggio
del turno. Diversamente ci sarebbero stati almeno i tempi supplementari e la
Juve dell’ultima mezz’ora sembrava occupare il campo meglio degli avversari…
Tutto ciò premesso, la dirigenza juventina fa sapere che l’esonero di Sarri non è dipeso dall’ultima partita ma è il risultato di una riflessione compiuta sull’intera stagione. Riflessione breve, perché presa nel giro di poche ore dal termine della partita. Decisione che scarica sull’allenatore le responsabilità di un mercato a dir poco da dilettanti. Non solo l’ultimo ma anche il precedente, quando arriva Ronaldo al suono di trombe e centinaia di milioni, ma viene cacciato Higuain, determinante nella vittoria dello scudetto di quell’anno proprio contro il bel Napoli di Sarri e che con l’asso portoghese avrebbe ricomposto il tandem vincente del Real Madrid. E soprattutto il mercato di quest’anno, che ha visto il ritorno di Higuain – peraltro osteggiato sino all’ultimo, con l’umiliazione del giocatore, privato del numero 9 sulla maglia – ma anche la messa in vendita di pezzi pregiati della rosa bianconera, in parte fortunatamente respinta dagli interessanti e dallo stesso mercato Così, la Juve si è presentata quest’anno al via con tre soli esterni bassi di ruolo: Danilo, De Sciglio (!) e Alex Sandro, con centrocampisti giudicati veri e propri “colpi di mercato”, perché presi a parametro zero, ma il cui rendimento è stato ben al di sotto della propaganda che aveva salutato il loro arrivo, mentre in attacco se ne andavano Moise Kean e Mario Mandžukić. Restavano: Bernardeschi, impiegato spesso da Sarri come “trequartista del nulla” e il fantasma funambolico di Douglas Costa. Tant’è che per sostituire Dybala nella partita decisiva per la qualificazione ai quarti di Champions s’è fatto ricorso a Marco Olivieri.
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