Il dualismo sembra essere la condizione stessa dell'esserci della realtà umana. Per il noto cabbalista Itzach Luria, infatti, il nostro mondo nasce dal cosiddetto Tzimtzum, cioè da un "arretrare" del Signore da un punto della totalità infinita che, da quell'istante, diventa un punto dello spaziotempo, di un mondo altro dal Signore stesso che lo pone in essere.
Senza questa "estraneazione" di Adonai da se stesso, non esisterebbe la coscienza umana: non a caso Matzpun (coscienza) ha lo stesso valore numerico di Tzimtzum: 266. Matzpun si scrive infatti con le lettere Mem-Tzade-Phe-Waw-Nun, cioè: 40+90+80+6+50 = 266 e Tzimtzum si scrive con le lettere Tzade-Mem-Tzade-Waw-Mem, cioè: 90+40+90+6+40 =266.
Da questo momento si pone il problema del superamento del dualismo. Da'at che non è una Sephirah ha il compito di realizzare la conoscenza unificata che diventa così il fine di un progetto interamente umano.
Da questo punto di vista, il Cantico de' Cantici rappresenta simbolicamente una conoscenza che voglia ritrovare l'unità del tutto almeno sotto la forma dell'unificazione.
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