lunedì 27 gennaio 2025

IL GIORNO DELLA MEMORIA 27 GENNAIO 2025


 

«Sotto la collina i carri bestiame sono già agganciati. I vagoni hanno finestrini piccoli, alti e chiusi da inferriate. Due mani sotto i gomiti ci issano nel vagone, i fagotti e le valigie ci vengono buttati dietro […]. Ora c’è soltanto ora: il treno, il movimento, la lingua secca che si gonfia in bocca. Non ho sete ma ho la bocca asciutta. Vorrei dire qualcosa, ma non c’è niente da dire […].

Il treno si ferma. Sento molte voci  che gridano e le porte si aprono davanti a strani uomini che saltano sul nostro vagone. Hanno la testa rasata e sono vestiti di stoffa grigia a righe blu. Ci portano via i bagagli. Scendiamo dai vagoni […]. Attraverso un cancello entriamo in un rettangolo di filo spinato, quattro torri e luci che si muovono, sciabolando oltre i tetti di baracche di legno […].

Siamo in fila davanti all’ultima baracca. Ci hanno detto di uscire ed eccoci lì. Vedo gli uomini sull’altro lato della strada, immobili e silenziosi. Oggi non lavorano alla strada. E la parola è ripetuta molte volte, la sento sospesa nell’aria, gonfia come un pallone: una parola sola, e occupa tanto spazio.

Selezione… selezione […].

 E nel silenzio della stanza la sua voce trasmette due parole: “Spogliarsi! Completamente!”. La stanza si stira in alto, una selva di mani sopra le teste, abiti grigi sospesi un attimo verso il soffitto prima di ricadere, poi la stanza si china, ginocchia che si divincolano, gli abiti tanti fagotti grigi ammucchiati alle caviglie. Mentre comincio a spogliarmi, la mamma è già nuda, le braccia conserte sul seno, e sembra troppo bianca e troppo nuda. Mi tiro giù le mutande e penso a quante volte ho immaginato di spogliarmi per la prima volta davanti al mio primo uomo – la seta che scende con lentezza, mentre il cuore batte più veloce, le tende che si gonfiano nella stanza al buio, dietro la finestra aperta una notte d’estate e un vento leggero… […].

Le donne in fila per uno, nudi i corpi in lento movimento verso quell’uomo. Lui non dice niente. Ma il frustino nero si muove ogni volta. Sinistra, destra. Vedo già due gruppi. Sinistra, destra. Destra, sinistra».

 

Zdena Berger, Raccontami un altro mattino, Edizioni Mondolibri, 2008,pp.75, 76-77, 106-108.