martedì 18 marzo 2025

La Donna e il Femminile divino nella Qabbalah




...la Donna ha avuto una dignità superiore all'Uomo nell'ordine della Creazione... Poi [Dio] creò due esseri umani a sua immagine e somiglianza, prima il maschio e poi la femmina, in cui "i cieli e la terra furono completati e tutte le loro schiere", dato che il Creatore quando creò la donna in lei si riposò, perché non aveva niente di più nobile da creare, e in lei erano racchiuse e comprese tutta la sapienza e la potenza del Creatore. Non esiste né può essere immaginata altra creatura dopo di lei. Poiché dunque la donna è l'ultima delle creature e lo scopo, la perfezione più completa di tutte le opere di Dio, e  il perfezionamento dell'universo stesso, chi potrà negare che è lei la creatura più degna di eccellere di tutte? [...] Quando fu creato il mondo, la donna fu l'ultima nel tempo a essere creata, ma per autorità e dignità fu la prima di tutte nella concezione della mente divina, come è scritto nel profeta: "Prima che i cieli fossero creati, Dio la scelse e la preordinò"... ciò è ben noto ai filosofi, e cito le loro parole, che ciò che è primo nell'intenzione è ultimo in esecuzione.
[Henricus Cornelius Agrippa in M. Idel, op.cit., pp 83-84]

"L'essenziale è invisibile".




Continuano le avventure di Marco Dorfer, il rabdomante, in questo secondo romanzo della serie di LE LINEE DEL DRAGO di Roberto Hechich.

 

L’Essenziale è invisibile si apre con l’antefatto dell’incontro tra Michele Lucic - discendente di Cristoforo Lucic: personaggio realmente esistito e comandante di galea veneziana durante la battaglia di Lepanto - e un uomo tutto vestito di nero. Lucic consegna all’uomo, custodite in un prezioso baule, le parti del Vangelo di Giuda salvate dal suo antenato in cambio di alcuni documenti utili per le sua attività commerciali.

 

La narrazione continua con Marco Dorfer, in vacanza a Lussinpiccolo in Croazia per una meritata vacanza. Mentre insieme alle due figlie gemelle gusta un grosso gelato, egli viene avvertito dalle autorità con cui collabora del pericolo che incombe su di lui da parte di una setta segreta che ha fatto del Vangelo di Giuda il proprio simbolo per mantenere la presenza del male nel mondo. Dorfer, infatti, fa ormai parte del gruppo che si propone di scoprire l’organizzazione che semina ovunque la paura per i suoi fini di potere e di dominio. Il prof Vodopivez ex massone, psichiatra e criminologo è l’autorevole consulente del gruppo, padre Goran Matijevich dei servizi segreti vaticani ne è l’ispiratore. La setta, del resto, condivide con alcune confraternite (Catari e Bogomili) di ispirazione gnostica l’idea di un dualismo tra il dio del bene e il dio del male, mentre però quelle anelano a ricongiungersi con il dio del bene, questa ritiene che il male sia la vera essenza della terra e dei cieli e che il dio del bene non sia altro che un impostore, un’illusione dei deboli e degli sciocchi. Secondo questa visione, il male deve essere l’energia suprema, la forza che domina il mondo. Per questo Giuda, l’inviato del male, che tradì nostro Signore, inaugurando la lotta contro il dio del bene, costituisce il modello di riferimento di questa setta segreta.

 

A bilanciare la presenza del male ci sono però le linee del Drago e una di queste passa per la chiesa di Lussinpiccolo sul cui portale è riprodotto in latino il versetto di Genesi 28:17: «TERRIBILIS EST LOCUS ISTE HIC DOMUS DEI EST ET PORTA COELI». La stessa scritta che si trova In Francia, a Rennes le Château, sul frontale della chiesa dedicata a Maria di Magdala. Si tratta in realtà delle parole pronunciate da Giacobbe quando risvegliandosi, dopo aver visto in sogno la scala sui cui gli angeli salgono e scendono tra Terra e Cielo, “sente” la presenza di Dio, avvertendone il giusto timore (Terribilis est locus iste…) e decide di chiamare quel luogo Bethel (“Casa di Dio”), mentre prima si chiamava Luz, parola che in aramaico significa “coccige” e che nella tradizione ebraica e talmudica si riferisce ad un piccolo osso indistruttibile del corpo umano. Un osso che conserva la nostra linfa vitale, il ricordo delle nostre esperienza passate e che, grazie alla sua alchimia, permette all’anima di rinascere.

lunedì 17 marzo 2025

JUVE ALLA DERIVA


 

Nell’unico post dedicato sin qui all’attuale allenatore della Juventus, poco dopo l’inizio del Campionato di Serie A (cfr. su questo blog: La ragnatela di Thiago Motta del 25/09/2024) sono stato sin troppo ottimista. “Il maestro delle ragnatele calcistiche”, fatte per imbrigliare gli avversari, dava l’impressione, già agli inizi di questo Campionato, di voler continuare sulla falsariga dell’anno precedente (quando a Bologna pur con tanti pareggi ha sorpreso tutti per aver portato i felsinei in Champions mostrando anche un gioco convincente e a tratti persino scintillante), alternando diversi pareggi a vittorie di “corto muso” che, comunque, facevano della Juve la squadra meno battuta in difesa, tant’è che il  suo primato, italiano ed europeo, di imbattibilità in Campionato ha resistito per diverso tempo. Poi è venuta la sconfitta di Napoli, i pareggi sono diminuiti e sono arrivate vittorie striminzite ma anche la vittoria esaltante, dopo il bel secondo tempo, contro l’Inter.

 

Insomma: caduta la ragnatela per scelta consapevole che alla lunga avrebbe portato non tanto di più di un punto a partita, Thiago Motta si è messo a navigare in mare aperto, lasciando il più possibile da parte la sterilità del suo gioco lento e orizzontale e riportando qualche vittoria in Campionato, ma subendo molte delusioni come l’eliminazione dalla Coppa Italia, a Torino per mano dell’Empoli e il mancato raggiungimento degli ottavi di Champions ad opera di una squadra altrettanto modesta come il PSV Eindhoven che nella successiva partita avrebbe preso ben sette goal dall’Arsenal. Sette goal, appunto, gli stessi rifilati alla Juve nelle due ultime giornate di Campionato: quattro a Torino dall’Atalanta, tre a Firenze dalla Fiorentina, sette goal senza segnarne neppure uno.

 

Per quanto paradossale possa sembrare non sono neppure le due umilianti disfatte in sequenza a stupire, quanto l’atteggiamento dell’allenatore, sempre incline alla singolarità delle scelte e alla permalosità non appena qualcuno degli addetti ai lavori (pochi in verità!) si azzardi a fargli qualche domanda che alle sue orecchie risuoni come una critica. Quanto all’autocritica, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia egli si detto responsabile, ma unicamente di “non aver saputo instillare nei suoi giocatori lo spirito Juve”, con ciò addossando implicitamente  alla squadra tutta la colpa della sconfitta. Allegri (allenatore che nonostante le tante vittorie non mi ha mai entusiasmato per il suo modo di far giocare la squadra) anche nei momenti peggiori non dava mai la colpa ai suoi giocatori, Thiago Motta li chiama tutti amichevolmente e pubblicamente col nome di battesimo (generando più di una confusione  persino tra i tifosi, soprattutto tenendo conto dei molti calciatori subentrati di recente nella squadra), ma talora suscita l’impressione di utilizzarli più secondo un suo schema mentale che secondo le loro caratteristiche. Sorprende altresì che dopo il primo tempo di ieri, quando la squadra era già sotto di 2 goal, egli non abbia operato dei cambi in attacco già all’inizio della ripresa, limitandosi e solo tardivamente a far entrare Alberto Costa e Cambiaso, dando alla squadra l’impressione di voler solo limitare i danni.  Perché, per esempio, non provare a giocare con due punte? Non però come ha già fatto una volta in passato. Per supportare insieme Vlahovic e Kolo Muani dovrebbe infatti schierare il 3-5-2, ma questo non rientra evidentemente nella sua idea di calcio. Senza neppure voler parlare della formazione iniziale schierata contro la Fiorentina, privata dei due soli fantasisti che la squadra possiede: Yildiz e Conceição.

 

Tutto ciò premesso, Thiago Motta non può essere considerato il solo responsabile dell’attuale deriva bianconera. Eppure la proprietà ha messo a disposizione per il mercato estivo una somma considerevole. Per l’acquisto di soli tre giocatori sono stati spesi circa 150 milioni. Tanto sono costati Koopmeiners, Douglas Luiz e Nico Gonzales. Il risultato di queste operazioni è sotto gli occhi di tutti. Con disinvoltura sono stati ceduti giovani come Miretti, Fagioli e Nicolussi Caviglia, che oggi risultano tra i migliori giocatori delle rispettive squadre in cui militano. Ci si è privati dell’esperienza di un giocatore come Rugani nonostante la scarsità di difensori a disposizione, a prescindere poi dal grave infortunio di Bremer. Si è restati per tanta parte del Campionato con una sola punta, cedendo Kean che sta facendo la fortuna della Fiorentina e oggi, dopo l’arrivo di Kolo Muani, si è di fatto tornati ad un sola punta perché Vlahovic, il giocatore più pagato della Serie A, è tenuto in panchina come in punizione.

 

In conclusione direi che, se fosse possibile, la società dovrebbe intervenire prima che sia troppo tardi, prima che sfumino anche gli ultimi obiettivi: la qualificazione alla prossima Champions e la partecipazione dignitosa ai Mondiali per club.   

 

 sergio magaldi