lunedì 17 marzo 2025

JUVE ALLA DERIVA


 

Nell’unico post dedicato sin qui all’attuale allenatore della Juventus, poco dopo l’inizio del Campionato di Serie A (cfr. su questo blog: La ragnatela di Thiago Motta del 25/09/2024) sono stato sin troppo ottimista. “Il maestro delle ragnatele calcistiche”, fatte per imbrigliare gli avversari, dava l’impressione, già agli inizi di questo Campionato, di voler continuare sulla falsariga dell’anno precedente (quando a Bologna pur con tanti pareggi ha sorpreso tutti per aver portato i felsinei in Champions mostrando anche un gioco convincente e a tratti persino scintillante), alternando diversi pareggi a vittorie di “corto muso” che, comunque, facevano della Juve la squadra meno battuta in difesa, tant’è che il  suo primato, italiano ed europeo, di imbattibilità in Campionato ha resistito per diverso tempo. Poi è venuta la sconfitta di Napoli, i pareggi sono diminuiti e sono arrivate vittorie striminzite ma anche la vittoria esaltante, dopo il bel secondo tempo, contro l’Inter.

 

Insomma: caduta la ragnatela per scelta consapevole che alla lunga avrebbe portato non tanto di più di un punto a partita, Thiago Motta si è messo a navigare in mare aperto, lasciando il più possibile da parte la sterilità del suo gioco lento e orizzontale e riportando qualche vittoria in Campionato, ma subendo molte delusioni come l’eliminazione dalla Coppa Italia, a Torino per mano dell’Empoli e il mancato raggiungimento degli ottavi di Champions ad opera di una squadra altrettanto modesta come il PSV Eindhoven che nella successiva partita avrebbe preso ben sette goal dall’Arsenal. Sette goal, appunto, gli stessi rifilati alla Juve nelle due ultime giornate di Campionato: quattro a Torino dall’Atalanta, tre a Firenze dalla Fiorentina, sette goal senza segnarne neppure uno.

 

Per quanto paradossale possa sembrare non sono neppure le due umilianti disfatte in sequenza a stupire, quanto l’atteggiamento dell’allenatore, sempre incline alla singolarità delle scelte e alla permalosità non appena qualcuno degli addetti ai lavori (pochi in verità!) si azzardi a fargli qualche domanda che alle sue orecchie risuoni come una critica. Quanto all’autocritica, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia egli si detto responsabile, ma unicamente di “non aver saputo instillare nei suoi giocatori lo spirito Juve”, con ciò addossando implicitamente  alla squadra tutta la colpa della sconfitta. Allegri (allenatore che nonostante le tante vittorie non mi ha mai entusiasmato per il suo modo di far giocare la squadra) anche nei momenti peggiori non dava mai la colpa ai suoi giocatori, Thiago Motta li chiama tutti amichevolmente e pubblicamente col nome di battesimo (generando più di una confusione  persino tra i tifosi, soprattutto tenendo conto dei molti calciatori subentrati di recente nella squadra), ma talora suscita l’impressione di utilizzarli più secondo un suo schema mentale che secondo le loro caratteristiche. Sorprende altresì che dopo il primo tempo di ieri, quando la squadra era già sotto di 2 goal, egli non abbia operato dei cambi in attacco già all’inizio della ripresa, limitandosi e solo tardivamente a far entrare Alberto Costa e Cambiaso, dando alla squadra l’impressione di voler solo limitare i danni.  Perché, per esempio, non provare a giocare con due punte? Non però come ha già fatto una volta in passato. Per supportare insieme Vlahovic e Kolo Muani dovrebbe infatti schierare il 3-5-2, ma questo non rientra evidentemente nella sua idea di calcio. Senza neppure voler parlare della formazione iniziale schierata contro la Fiorentina, privata dei due soli fantasisti che la squadra possiede: Yildiz e Conceição.

 

Tutto ciò premesso, Thiago Motta non può essere considerato il solo responsabile dell’attuale deriva bianconera. Eppure la proprietà ha messo a disposizione per il mercato estivo una somma considerevole. Per l’acquisto di soli tre giocatori sono stati spesi circa 150 milioni. Tanto sono costati Koopmeiners, Douglas Luiz e Nico Gonzales. Il risultato di queste operazioni è sotto gli occhi di tutti. Con disinvoltura sono stati ceduti giovani come Miretti, Fagioli e Nicolussi Caviglia, che oggi risultano tra i migliori giocatori delle rispettive squadre in cui militano. Ci si è privati dell’esperienza di un giocatore come Rugani nonostante la scarsità di difensori a disposizione, a prescindere poi dal grave infortunio di Bremer. Si è restati per tanta parte del Campionato con una sola punta, cedendo Kean che sta facendo la fortuna della Fiorentina e oggi, dopo l’arrivo di Kolo Muani, si è di fatto tornati ad un sola punta perché Vlahovic, il giocatore più pagato della Serie A, è tenuto in panchina come in punizione.

 

In conclusione direi che, se fosse possibile, la società dovrebbe intervenire prima che sia troppo tardi, prima che sfumino anche gli ultimi obiettivi: la qualificazione alla prossima Champions e la partecipazione dignitosa ai Mondiali per club.   

 

 sergio magaldi  

 

 


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