martedì 15 novembre 2016

RIFORMA COSTITUZIONALE:4°ABOLIZIONE DEL CNEL

INSEDIAMENTO IN CAMPIDOGLIO DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE CORPORAZIONI



 Il MOVIMENTO ROOSEVELT [MR] lancia un’iniziativa lodevole in occasione del voto del prossimo 4 Dicembre sul Referendum Costituzionale: ha creato un sito apposito http://www.referendumsiono.it/ dove in sintesi rapida ma efficace sono elencate le conseguenze derivanti dal voto degli elettori [ o No] sull’intero Referendum, con la possibilità per i cittadini di interagire, esprimendo il proprio parere. Si badi bene, si tratta solo di conseguenze costituzionali, non politiche – sulle quali ultime ogni cittadino è libero di farsi le idee che crede – e pertanto non soggette a valutazioni soggettive. In più, si riportano le principali obiezioni degli uni contro gli altri, senza tuttavia mai intervenire in merito. Un pregio non da poco, questo, visto che ogni altra simile iniziativa si dilunga nel tentativo di “tradurre” per intero il difficile e talora incomprensibile linguaggio dei politici-costituzionalisti e/o prende decisamente posizione per l’uno o l’altro “partito”. Il senso di questa operazione lanciata dal Movimento Roosevelt, al di là del voto sicuramente differenziato dei suoi militanti, sta tutto nella natura del movimento che, per bocca del suo Presidente, dichiara esplicitamente che tra i suoi fini c’è innanzi tutto quello di informare i cittadini mediante una sorta di pedagogia della politica [vedi in proposito: https://www.youtube.com/watch?v=HrYgEwhiACY ].
Ebbene, il sito appositamente creato dal MR affronta la questione, passando al vaglio i sei “Grandi temi della Riforma” e cioè:

1° Il Bicameralismo perfetto o paritario [Punto già esaminato nel post:  RIFORMA COSTITUZIONALE: 1° IL BICAMERALISMO PERFETTO. Clicca sul titolo per leggere]

2° Riforma del Senato [Punto già esaminato nel post: RIFORMA COSTITUZIONALE: 2° RIFORMA DEL SENATO. Clicca sul titolo per leggere]

3° Elezione del Presidente della Repubblica [Punto già esaminato nel post RIFORMA COSTITUZIONALE: 3° ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. Clicca sul titolo per leggere]

Abolizione del CNEL [Consiglio Nazionale Economia e Lavoro]

5° Riforma del Titolo V della Costituzione, sulle competenze di Stato e Regioni

6° Riforma sui Referendum abrogativi e leggi di iniziativa popolare.

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 L’elettore sa che con un approva l’intero “pacchetto”, mentre con un No lo respinge in blocco, lasciando inalterato l’attuale dettato costituzionale sulla materia. I radicali avevano lanciato la proposta di “spacchettare” i temi della Riforma, lasciando i cittadini liberi di esprimersi su ciascuno di essi. Il Parlamento, tuttavia, non ha recepito la proposta, sia da parte dei sostenitori del che da quella dei sostenitori del No. L’eventuale “spacchettamento” avrebbe sicuramente impedito l’attuale disputa in stile “Guelfi-Ghibellini”, ma le opposizioni avrebbero perso l’occasione di costringere il governo Renzi a dimettersi nell’eventualità della vittoria del No, mentre i partiti di governo, abbastanza sicuri di vincere sui punti 1° e 4°, avrebbero rischiato su tutti gli altri e in particolare sul Titolo V che, insieme al superamento del bicameralismo perfetto, è il punto nevralgico dell’intera proposta di riforma costituzionale. In più, occorre riconoscere che appare abbastanza problematico, se non addirittura arduo, separare tra loro i primi tre punti della riforma, essendo chiara la loro stretta interdipendenza.

 Ho sin qui esaminato le implicazioni riguardanti il 1°, il 2° e il 3° punto della Riforma. Procedo ora con l’analisi del 4° punto, così come viene presentato nel sito sopra citato: ABOLIZIONE DEL CNEL

 SE VOTI 


La riforma propone l’abolizione del CNEL


 SE VOTI No


Il CNEL, ovvero Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, è un ente statale, composto di 65 membri, che ha la possibilità di proporre iniziative legislative (limitatamente alle sue competenze, quindi in economia e lavoro) e di fornire pareri su questi argomenti. Tali pareri non sono vincolanti, e vengono forniti solo se richiesti o dal Governo, dalle Camere o dalle Regioni.

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 Per i primi due punti della Riforma, sin qui esaminati [clicca sui punti 1° e 2° sopra sottolineati per leggere], le differenze di prospettiva, tra i sostenitori del No e quelli del sono immediatamente visibili: tra chi vuole continuare con i due Rami del Parlamento aventi gli stessi poteri, facendo di ciascun Ramo del Parlamento il controllore dell’altro, e mantenendo inalterato il numero dei senatori retribuiti ed eletti direttamente dal popolo [No] e chi vuole differenziare i poteri di Camera e Senato, ponendo fine – dopo 70 anni di bicameralismo perfetto o paritario –  ad un lungo, complesso e niente affatto sicuro procedimento per l’approvazione delle leggi, nonché risparmiare sulla retribuzione di 315 senatori, sostituiti da 100 senatori, non retribuiti per questa specifica funzione ed eletti solo indirettamente dai cittadini []. Al contrario, le ragioni del No e del circa le nuove modalità di elezione del Presidente della Repubblica [clicca sul 3°punto sopra sottolineato per leggere] non sembrano altrettanto determinanti per una scelta di campo, se si esclude il fatto che con la riforma aumenta la percentuale di grandi elettori della Camera dei deputati rispetto a quelli del Senato, in conseguenza del diminuito numero di senatori e della loro differente procedura di elezione. D’altra parte, quel che è certo è che i primi tre punti della Riforma sono così collegati tra loro che sarebbe impossibile considerarli separatamente.

 Così non è, invece, per la proposta di abolire il CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO [CNEL], che appare del tutto autonoma rispetto ai primi tre punti. E in effetti, se questo quarto punto fosse stato “spacchettato”, con molta probabilità avrebbe ottenuto una schiacciante maggioranza di [ma ci sono pur sempre i nostalgici del suo mantenimento, oltre a quelli che il prossimo 4 Dicembre votando No alla Riforma, di fatto manifesteranno analoga volontà]. Con il Referendum si chiede infatti di abolire l’art.99 della Costituzione che così recita:

Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa.
E` organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge.
Ha l'iniziativa legislativa [cfr. art. 71 c.1] e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge.

Istituito nel 1957, il CNEL fu composto di 120 membri sino al 2012 e successivamente di 64 membri con mandato quinquennale rinnovabile, oltre al Presidente, nominato con decreto del Presidente della Repubblica, al di fuori degli altri componenti. Comprende:
  • 10 esperti qualificati nelle discipline economiche, sociali e giuridiche di cui 8 nominati dal Presidente della Repubblica e 2 proposti dal Presidente del Consiglio dei Ministri;
  • 22 rappresentanti del lavoro dipendente,
  • 9 in rappresentanza del lavoro autonomo;
  • 17 in rappresentanza delle imprese
  • 6 in rappresentanza delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni di volontariato
Il costo del CNEL nel bilancio dello Stato si aggira sui 20 milioni l’anno, di cui circa 3,5 milioni di spesa per il personale amministrativo. Ha sin qui prodotto 14 proposte di legge, nessuna delle quali approvata dal Parlamento

 Predecessore storico del CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO è stato il CONSIGLIO NAZIONALE DELLE CORPORAZIONI che, istituito nel 1926, operativo tra il 1930 e il 1943, proprio come l’attuale CNEL ebbe una funzione puramente marginale, nonostante la quantità [anche sino a 500 membri] e la qualità dei suoi componenti [presidenti delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali fasciste, ministri, sottosegretari di Stato e direttori generali dei ministeri economici e sociali, segretario e gerarchi del Partito Nazionale Fascista, presidenti di alcune associazioni ed opere nazionali, esperti in organizzazione sindacale, diritto, economia corporativa, produzione, commercio e profitto, designati dal Ministro delle Corporazioni]. Dal 1939, i componenti del CNC entrarono a far parte di diritto nella CAMERA DEI FASCI E DELLE CORPORAZIONI.

 A parte il fatto che la proposta di abolire il CNEL fa parte di quella spending review tanto proclamata e così poco realizzata [il risparmio per la spesa pubblica si aggirerebbe all’incirca sui 15 milioni annui, considerando che rimarrebbero “vive” le spese per il personale amministrativo, dirottato alla Corte dei Conti, nonché per la conservazione della splendida villa Lubin, attuale sede del CNEL], resta la domanda, per chi voterà il Referendum, se sia utile mantenere in vita [votando No], chissà per quanti anni ancora, un Consiglio di anziani - ancorché insigni giuristi, economisti ed esperti del lavoro con un secondo o terzo incarico retribuito - che in sessant’anni ha prodotto tanti documenti ma soltanto poche proposte di legge, nessuna delle quali approvata, anche per via del noto bicameralismo perfetto o paritario di cui si avvale ancora, unico al mondo nella sua specifica forma, l’attuale ordinamento italiano.


sergio magaldi

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