domenica 5 dicembre 2021

LE FORME DEL PENSIERO: CRITICITA' E DOGMATISMO (Parte dodicesima)


  

 

SEGUE DA:

 

LEFORME  DEL  PENSIERO: CRITICITA’  E  DOGMATISMO (Parte prima)

 

LE FORME  DEL PENSIERO: CRITICITA’ EDOGMATISMO (Parte seconda)

 

LE FORME  DEL  PENSIERO: CRITICITA’  E  DOGMATISMO (Parte terza)

 

LE  FORME DEL  PENSIERO:  CRITICITA’ E DOGMATISMO (Parte quarta)

 

LE  FORME   DEL   PENSIERO:  CRITICITA’ E DOGMATISMO  (Parte quinta)

 

LE  FORME    DEL  PENSIERO:  CRITICITA’  E DOGMATISMO (Parte sesta)

 

LE  FORME   DEL   PENSIERO:  CRITICITA’ E DOGMATISMO  (Parte settima)

 

LE  FORME   DEL   PENSIERO:  CRITICITA’ E DOGMATISMO  (Parte ottava)

 

LE FORME    DEL   PENSIERO: CRITICITA’  E DOGMATISMO (Parte nona)

 

LE  FORME  DEL   PENSIERO:   CRITICITA’ E DOGMATISMO (Parte decima)

 

LE  FORME DEL  PENSIERO:  CRITICITA’ E  DOGMATISMO (Parte undicesima)

 

 

 

 Non è mia intenzione, peraltro, entrare nel merito della questione riguardante l'origine mitica della Qabbalah, se sia cioè, per così dire, una 'rivelazione primordiale' concessa ad Adamo o magari 'la parte esoterica' della Legge che Mosè ricevette sul Sinai, come suggerisce Gershom Scholem. La Qabbalah nasce storicamente nel XII secolo, sulla sponda occidentale del Mediterraneo, tra le comunità ebraiche di Linguadoca, una terra tanto fiorente nel commercio quanto progredita nel viver civile e nella tolleranza da essere, per quei tempi, certamente esemplare. E' vero, d'altra parte, che 'la nascita medievale' della Qabbalah non esclude una nascita sua più antica, derivando i suoi contenuti dalla riflessione e dall'approfondimento della religione biblica e della tradizione rabbinica, sia attraverso la parola scritta, sia più diffusamente attraverso la comunicazione bocca-orecchio, sicuramente non esclusiva dell'esoterismo ebraico.


 Quel che è certo è che, nel suo esordio storico, sia in Provenza, sia soprattutto in Catalogna, nella celebre scuola di Girona, Isacco il cieco insegni che occorre tralasciare ogni speculazione con riguardo tanto all'Uno quanto al Nulla. Non è a caso che la ricerca dei perushim - gli studiosi di Qabbalah - si limiti per un verso all'Opera della Creazione o Ma’asè Bereshit e per altro verso all'Opera del Carro o Ma’asè Mercavah. Con la prima intendendo il libero commento del Genesi o Bereshit per il quale è noto a tutti che la lettera Beit, con cui ha inizio la narrazione, è una lettera aperta solo da un lato a significare che unicamente gli eventi accaduti dopo il Bereshit o Principio sono accessibili all’indagine umana. Con la seconda, mediante la cosiddetta discesa nella Mercavah, facendo riferimento al viaggio nella propria interiorità, alla ricerca di quei centri 'sottili' di consapevolezza detti Hekalot o Palazzi, assai simili, peraltro ai Chakras dell'induismo e ai 'soffi vitali' descritti nelle Upanisad. Sono centri 'sottili' e tuttavia hanno una corrispondenza nel corpo umano. Se si permette all’energia spirituale di scorrere e di soffermarsi su ciascuno di loro, non solo se ne trarrà motivo di benessere fisico e di purificazione ma sarà anche possibile accedere a visioni di esperienza non ordinaria.

 

 Tutto ha inizio con il primo Palazzo. In lui è racchiuso, secondo il Sepher ha Zohar (41a) - il libro più complesso e più famoso della letteratura cabbalistica - 'il mistero dei misteri'. Luz, con riferimento biblico è detto il suo luogo, 7 il suo valore numerico (Lamed 30 +Waw 6 +Zain 7 =43=7) ad indicare che sette sono i centri di consapevolezza; nel corpo dell' uomo corrisponde al coccige, dove la colonna vertebrale termina nel punto più lontano dalla testa o dove inizia nel punto più vicino alla terra. Livnat ha Sapir, Mattone di zaffiro, è il suo nome. Dove il mattone è appunto simbolo della materia, cioè della densità della costruzione di luce e di energia che viene dall'alto. L' opera della Merkavà o opera del Carro non può che iniziare di qui, dove la prima manifestazione di luce e il principio stesso della luce si trovano insieme racchiusi nella densità della materia. Non a caso il suo nome in sanscrito, Muladhara, significa radice. Una concentrazione su questo centro produce immediatamente calore. Un suo funzionamento squilibrato produce eccesso di cibo e di sesso, avidità, diffidenza, aggressività, paura e insicurezza, debolezza fisica e disturbi della circolazione sanguigna periferica.

 

 Se la scuola di Isacco il cieco prima e l'apparizione dello Zohar alla fine del XIII secolo, al di là degli antecedenti metastorici della Qabbalah, rappresentano i momenti di maggiore originalità e di più intensa affermazione del pensiero sapienziale e simbolico degli Ebrei sefarditi, occorre ricordare che fu soprattutto con Yizhaq Luria, nel XVI secolo, che la Qabbalah venne progressivamente affrancandosi dal testo biblico e dalla lezione rabbinica, reclamando sempre più un'autonoma e peculiare capacità di rielaborazione e di approfondimento. E fu principalmente merito del movimento chassidico, sviluppatosi nella prima metà del Settecento tra gli ebrei aschenaziti dell'Europa centrale e orientale, se la Qabbalah da movimento prevalentemente speculativo, magico e devozionale venne via via privilegiando la dimensione psicologica e la finalità iniziatica, nel senso cioè di rappresentare un cammino interiore di rettificazione e di progressivo perfezionamento da realizzarsi sia privatamente sia in seno alla comunità (devoti, chasidim) guidata da un giusto o zaddiq.

 

S  E  G  U  E

 

sergio magaldi

 

 


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