mercoledì 30 maggio 2012

IL CALCIO DI RIGOR MONTIS

   


  Che a Rigor Montis non piacesse il calcio l’ho sempre sospettato. Quei toni grigi e falsamente dimessi in cui è solito esprimersi, poco si conciliano con la vitalità del gioco del pallone, quasi una danza con la quale gli antichi simulavano il contatto con la sfera del Sole che dà vita e calore alla Terra. Rigor Montis però sostiene di essere stato un tifoso quando il calcio era diverso… quando cioè, aggiungo io, non c’erano né la volontà né gli strumenti per indagare sulle partite truccate. Deve riferirsi a quando era bambino, perché ricordo ancora lo scandalo che coinvolse diversi campioni già prima del mondiale vinto dall’Italia nel 1982. 

  Comunque sia, la proposta di “abolire il calcio” per due o tre anni potrebbe inserirsi nel quadro delle riforme utili a salvare il Paese, alcune delle quali si sono dimostrate già così efficaci. Basterebbe solo qualche sacrificio in più da parte degli italiani. Che so, una nuova stretta sulle pensioni, un aumento dell’IMU, della benzina, o magari dell’IVA, tanto più che per Ottobre è già previsto un innalzamento di due punti: dal 21 al 23%! Se i punti, invece che due, fossero tre [quanti ne guadagna la squadra che vince una partita di calcio] o addirittura quattro, il gioco sarebbe fatto! Già, perché per abolire il calcio in Italia serve una copertura finanziaria. Se “l’abolizione” durasse tre anni, occorrerebbero almeno 3 miliardi di Euro, quanti il Fisco ne incassa dal “Sistema calcio”, una delle poche industrie ancora vitali nel nostro Paese, con un volume di affari che supera i dieci miliardi all’anno, senza contare i giornali sportivi, gli addetti ai lavori della carta stampata, le televisioni, le radio e quant’altro.

 Certo, l’idea di abolire le istituzioni corrotte è affascinante e geniale e poteva venire in mente solo ad un uomo di grande spessore, un duce benefico, svincolato da piccoli e grandi interessi, personali e internazionali. E non è detto che ogni altra “abolizione”, a parte quella del calcio, purtroppo costosa, sarebbe onerosa per le casse dello Stato. Al contrario! Pensate, tanto per fare solo qualche esempio, a quanti miliardi si potrebbero risparmiare con l’abolizione del “Sistema della politica”. Più di 18 miliardi all’anno sostiene qualcuno di quelli che s’intendono di conti! E se è vero quanto dice l’on. Di Pietro, e cioè che l’organo di massima rappresentanza politica dei cittadini è formato per metà di avvocati e per l’altra metà di imputati, pensate a quanto si potrebbe risparmiare ancora!

   Non basta, se tutte le istituzioni corrotte fossero cancellate, quanto si risparmierebbe ancora sulla riduzione dell’organico della Magistratura?

  Insomma, dopo averci a lungo pensato, Rigor Montis ha forse trovato la chiave di volta, la parola di passo [“Abolire le istituzioni corrotte”] per salvare l’Italia. Resta solo da chiedersi cosa avverrebbe dopo. Mi viene in mente solo “Se comannassi io ne restassimo pochi in Italia”, battuta che, se non ricordo male, Pasolini mette in bocca a Franco Citti nel film Accattone. Per dirla con altre parole c’è forte il rischio che, una volta abolite le istituzioni corrotte, in Italia resterebbe solo Rigor Montis. Forse, non sarebbe male studiare qualche altra soluzione…


Sergio Magaldi
       

                                                            

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