domenica 8 luglio 2012

VOLVER (Tornare), il film di ALMODOVAR riproposto da Cinema Emotion

VOLVER, film di Pedro Almodovar, 2006, Spagna, 120 minuti


  

 Ieri, all’ora di pranzo, la pay TV ha riproposto lo splendido VOLVER (Tornare) che nel 2006 vinse il festival di Cannes per la migliore sceneggiatura (regista e sceneggiatore Pedro Almodóvar) e la migliore interpretazione femminile (una bellissima e brava Penélope Cruz e non solo). Un film che non dovrebbe mancare nella cineteca di ogni amante del cinema.

 Per altri film di Almodóvar, leggi in questo blog i post La pelle che abito del giorno 11 Ottobre 2011 e Gli abbracci spezzati del 22 Novembre 2009. 

 Già allora, quando uscì Volver il quotidiano La Repubblica parlò di un omaggio, forse esagerato, del regista spagnolo alle donne. 

 Rivedere il film ancora una volta, mi ha fatto pensare che non c’è nulla di esagerato. Cinque donne emblematiche, Raimunda (Penélope Cruz), Irene (Carmen Maura), Sole (Lola Dueñas), Agustina (Blanca Portillo) e Paula (Yohana Cobo), generazioni diverse che tengono in mano il filo della vita e il destino dell’uomo. Lo fanno nascere, lo nutrono, lo seducono, lo amano, gli danno sepoltura e lo piangono, dopo averlo punito delle colpe più o meno gravi di cui è solito macchiarsi: tradimento, incesto e violenza. Anche nel delitto e nella vendetta, restano innocenti, perché sembrano agire non solo per difendere se stesse ma in nome di una Legge non scritta e più grande: l’equilibrio del bene e del male, perché la bilancia del mondo si mantenga stabile.

 Non a caso la Qabbalah ritiene superflua l’iniziazione femminile [non si tratta solo di un alibi per “coprire” il maschilismo, che talora si nasconde dietro certe affermazioni di principio], perché non è tanto la donna ad aver bisogno di rettificazione, ma l’uomo, il nato di donna. E in questo costante lavoro su se stesso, egli si gioverà della donna, senza approfittarne. La riceverà come un dono, un Aiuto come afferma Kafka, o una Divina presenza (Shekinah) come sostengono i cabbalisti.

 Volver, non è solo il tornare da Madrid al pueblo de La Mancha delle proprie origini (com’è per le cinque donne della finzione e per lo stesso Almodóvar della realtà). Tornare è il ritmo di flamenco di cui è tessuta la vita: l’andamento ciclico del tempo che si ripropone sempre uguale a se stesso ma, purtroppo, ogni volta su una ottava superiore. Tornano il primo amore, le stagioni, la giovinezza e la vecchiaia, la vita e la morte: è sempre la stessa trama ma per l’individuo è sempre una cosa diversa e sempre più dolorosa perché poco a poco egli s’incatena al flusso dei ricordi e non gli rimane più il tempo di sognare, come nelle parole della canzone di Estrella Morente, sussurrata nel film da un’incantevole Penélope Cruz:

 (…)Y aunque no quise el regreso
Siempre se vuelve al primer amor..
La vieja calle donde el eco dijo
Tuya es su vida, tuyo es su querer,
Bajo el burlon mirar de las estrellas
Que con indiferencia hoy me ven volver…

Volver… con la frente marchita,
Las nieves del tiempo platearon mi sien…
Sentir… que es un soplo la vida,
Que veinte años no es nada(…),

Tengo miedo del encuentro
Con el pasado que vuelve (…)
Tengo miedo de las noches
Que pobladas de recuerdos(…)
Encadenan mi soñar

Volver… con la frente marchita(…),
Sentir… que es un soplo la vida(…).

Vivir… con el alma aferrada
A un dulce recuerdo
Que lloro otra vez…

(…) Anche se non l’ho voluto
sempre si torna al primo amore…
La strada vecchia dove l’eco disse
tua è la sua vita, tuo è il suo amare,
sotto lo sguardo beffardo delle stelle
che indifferenti oggi mi vedono tornare…

Tornare…con la fronte appassita,
le tempia imbiancate…
Sentire…che è un soffio la vita,
che 20 anni non sono niente(…)

Ho paura dell’incontro
con il passato che torna(…)
Ho paura delle notti popolate di ricordi
che incatenano i miei sogni…

Tornare…con la fronte appassita(…),
Sentire che è un soffio la vita…

Vivere… con l’anima prigioniera
Di un dolce ricordo
Che mi fa piangere ancora…




sergio magaldi        

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