Le rosee previsioni
di una crescita del prodotto interno lordo [PIL] sono andate deluse. Il
trimestre si chiude con un - 0,2. Il risultato è peggiore non solo di quello
del trimestre precedente [- 0,1], ma addirittura di quelli registrati negli
ultimi anni. Com’è possibile? Pure, Matteo Renzi si era detto sicuro che con
l’elargizione degli 80 Euro ai ceti impiegatizi con un reddito annuo inferiore
ai 26000 Euro lordi, i consumi si sarebbero riattivati determinando la crescita
del PIL. Il capo del governo si è dunque ingannato? Non credo. In realtà, Renzi
ha sempre saputo che quella che è stata da più parte definita una “mancia
elettorale” gli sarebbe servita al massimo per vincere le elezioni europee. E,
per bizzarria del caso, ha ottenuto per il suo partito [PD] un numero di voti
pari al numero dei beneficiari degli ottanta famosi euro [circa 11 milioni].
Una mossa che oltre tutto è servita ad accreditarlo a sinistra, non tanto tra i
dirigenti quanto alla base del suo partito. Un benefit che né i sindacati dei lavoratori, né il vecchio Partito
Comunista erano mai riusciti ad ottenere per i propri iscritti e militanti. D’altra
parte, era assurdo pensare che aggiungendo 80 Euro a redditi di sopravvivenza,
i consumi sarebbero ripartiti favorendo la crescita economica. Lo dicevo già in
epoca non sospetta, cioè prima ancora che gli italiani si recassero a votare
per Eurogermania [vedi il post del 22 Maggio u.s., Considerazioni sul voto europeo e il post del 26 Aprile, Il ritorno di Berlusconi]. Scrivevo in
proposito nel post del 26 Aprile:
“Aumentare di una manciata di
euro redditi di sopravvivenza non genera consumo ma al massimo produce una
lieve, maggiore solvibilità debitoria nei confronti di uno stato supertassatore
e/o dei carrozzoni pubblici e privati che dispensano, a costi sempre crescenti,
servizi di prima necessità, come luce, gas, acqua ecc…”.
Mentre nel post del
22 Maggio osservavo:
“Si è ripetuto più volte che
Renzi aveva due possibilità di utilizzo dei dieci miliardi racimolati tra tagli
della spesa pubblica, tassazione della rendita finanziaria e delle banche.
L’una è quella prescelta, cioè la riduzione di 80 euro del prelievo fiscale
nelle busta paga dei lavoratori con reddito compreso tra gli 8000 e i 25.000
euro annui, l’altra era quella di ridurre i costi delle imprese. Non c’è dubbio
che tra le due convenisse a Renzi scegliere la prima: più popolare e più
gradita ai sindacati e alla minoranza cosiddetta di sinistra del suo partito e
soprattutto più idonea a generare voti nelle prossime elezioni europee.”
Renzi
ha dunque ingannato gli italiani e dovrebbe dimettersi come pretenderebbero i
suoi avversari? La realtà è più complessa e Matteo Renzi non ha ingannato
nessuno, ha solo giocato le sue carte sapendo bene con chi siede al tavolo.
Marco Travaglio sostiene che se Renzi avesse
fatto le riforme costituzionali e la nuova legge elettorale con il Movimento
Cinque Stelle, in luogo di allearsi con Berlusconi, avrebbe poi portato a casa
i provvedimenti che Forza Italia non vuole e che avrebbero determinato
finalmente la crescita del Paese. Vale a dire, secondo le parole stesse di
Travaglio, la riforma della giustizia, le leggi contro la corruzione e il falso
in bilancio, misure che in gran parte sarebbero invise al leader del vecchio
centrodestra. Personalmente, non credo che servirebbero da sole per far uscire
il Paese dalla recessione, al più aiuterebbero la fiducia degli investitori
stranieri, sempre che nel pacchetto fosse compresa l’accelerazione dei processi
civili, cosa quanto mai improbabile anche in presenza di una vera riforma della giustizia. Resta
comunque il fatto che i Cinque Stelle voltarono la faccia dall’altra parte
quando Renzi offrì per primi a loro l’opportunità di prendere parte alle
trattative per le riforme costituzionali e per cambiare la legge elettorale.
Salvo tardivi e poco unanimi ripensamenti.
La verità è che Matteo Renzi ha chiaro nella
mente quel che altri non vedono o fingono di non vedere. Senza una nuova legge
elettorale, il governo continuerebbe ad essere sottoposto ai ricatti dei
piccoli partiti e/o delle larghe intese,
cioè andrebbe avanti all’insegna del compromesso sterile, utile solo a mantenere il Paese nello statu
quo. Senza il superamento del bicameralismo perfetto, che passa di
necessità con l’abolizione del Senato o con la sua trasformazione in Senato non elettivo delle autonomie
[Trasformazione auspicata dal PCI subito dopo la guerra], l'approvazione di ogni legge
diventa una scommessa. Prima dei provvedimenti veri e propri per rilanciare
l’economia, c’è dunque bisogno di mettere le mani, dopo trent’anni di inutili
chiacchiere, sulle riforme in questione.
Per questo scopo, Renzi ha fatto di
necessità virtù cercando il difficile equilibrio, a destra, tra gli alleati del
Nuovo Centrodestra e Forza Italia, a sinistra, con le forze del lavoro e il suo
stesso partito. Ecco perché i veri
provvedimenti per rilanciare l’economia permangono in una situazione di stallo:
se caricasse sul piatto della bilancia i pesi voluti dal centrodestra [misure
sul lavoro, abolizione dell’art.18, abolizione dell’Irap, tassazione più
leggera per le classi medio-alte, sburocratizzazione ecc…], il piatto della
sinistra schizzerebbe in alto e i primi a piantarlo sulla strada delle riforme
della politica sarebbero i suoi… se viceversa caricasse sulla bilancia i pesi
voluti dal centrosinistra [misure ancora più restrittive sulla circolazione del
denaro cartaceo e sulla corruzione, introduzione del reato di falso in
bilancio, riforma del fisco in senso ancora più progressivo, tetto di stipendi
e pensioni ecc…], salterebbe in alto il piatto del centrodestra con buona pace
di riforme costituzionali, legge elettorale e della stessa attuale alleanza di
governo.
Insomma, sarà soltanto dopo la definitiva approvazione delle riforme
politiche e la probabile vittoria elettorale del PD che si potrà misurare
compiutamente il talento di governo di Matteo Renzi e non solo quello di stratega della politica, sin qui mostrato. Se anche allora,
l’Italia non trovasse la strada delle
tante riforme economiche [che sono tutte quelle indicate sopra, nei due piatti della bilancia e altre
ancora], allora gli avversari di Renzi avrebbero avuto ragione. Prima no.
sergio magaldi
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