J.Patterson con E. Raymond, Il nostro amore è per sempre, trad.it. O.Crosio, Corbaccio, 2014, pp.265 |
Quando due
innamorati si dicono che il loro amore è per sempre, si può essere quasi certi
che finirà prestissimo. Perché? La dichiarazione, benché ispirata dal
sentimento è di natura cerebrale, basandosi sulla logica che ciò che è vero
oggi lo sarà anche in futuro. Ma l’amore ha poco a che fare con la ragione e
più di ogni altra sensazione rifiuta l’ipoteca del tempo, figuriamoci quella
con l’eternità. E quanto più in alto è stato posto, tanto più facilmente cade
dal suo piedistallo. Per questo motivo tutte le civiltà attribuiscono solo agli
amori tragici o impossibili l’etichetta di “amore per sempre”, insomma
Giulietta e Romeo devono morire entrambi e quasi nello stesso istante perché il
loro amore possa essere celebrato con i fasti dell’assoluto, anche se per
questo scopo ci vuole Shakespeare e non un cantore qualsiasi.
“Pensavamo di fuggire dal
mondo. /Speravamo di sottrarci alla morsa del tempo. /E per un po’ ci siamo
riusciti.”
Così scrive sulla copertina del suo nuovo
romanzo, James Patterson, l’autore più venduto al mondo [16 milioni di copie
all’anno], per raccontarci una storia che più banale e scontata non potrebbe
essere, fatta su misura per colpire il desiderio degli adolescenti e non solo,
e l’entità delle vendite, anche in Italia [3 milioni e mezzo di copie vendute in
pochi mesi], la dice lunga sul gusto del pubblico. Però, a onore del vero,
occorre dire che l’etichetta di “amore per sempre” è un’invenzione del curatore
italiano, infatti il titolo originale del libro è semplicemente First Love “Primo Amore” e di amore per
sempre non si parla mai, come peraltro già suggerisce l’iscrizione di copertina
di cui sopra. Al massimo, nel romanzo, si trovano citati i versi di una canzone
di Bob Dylan:
“Il futuro per
me è già una cosa del passato. Tu sei stata il mio primo amore e sarai
l’ultimo”.
[p.237].
Una trama studiata a tavolino per
un’operazione commerciale perfettamente riuscita. Un amore delicato e così poco
carnale, in una letteratura orientata sempre più dal sesso e dalle trame a
giallo, un libro che le mamme regaleranno volentieri alle loro figlie
adolescenti, con la sola avvertenza di non fuggire di casa, su moto e auto
rubate, come il diciassettenne Robinson e la sedicenne Axi.
Un canto d’amor puro per una generazione alla
ricerca di nuovi valori in una società che ne riconosce al massimo tre [sesso, potere
e denaro]. Una guida turistica per visitare le bellezze turistiche degli Stati
Uniti d’America, come propone Axi al suo quasi coetaneo dal nome che sembra il
cognome di un pugile o di un esploratore [Robinson] e di cui è segretamente
innamorata:
“Per cominciare andremo a vedere le sequoie, perché
sono assolutamente mistiche. Poi toccheremo San Francisco e Los Angeles,
piegheremo a est verso le grandi dune sabbiose del Colorado e da lì
raggiungeremo Detroit, la capitale dell’industria automobilistica, Robinson,
roba per te. Quindi, visto che sei un maniaco della velocità, non ci faremo
mancare il Millennium Force a Cedar Point, sai, le montagne russe. Pare che si
sfiorino i centottanta all’ora! Poi andremo a Coney Island. Vedremo il Tempio
di Dendur al Metropolitan Museum of Art. Faremo tutto quello che ci pare!” [p.15].
Non mancano passi scritti con garbo e mestiere:
la gelosia di Axi [“Seguii
il profumo del caffè fino in cucina. ‘Buongiorno…’ cominciai.
Ma mi zittii
subito, perché Chrissy, a piedi nudi e in una camicia da notte di seta rossa,
aveva schiacciato Robinson contro il mobile e lo stava baciando.”
[p.104], l’avventura e l’amore sino al sacrificio [“ ‘Scendi, Bonnie!Mi serve
aiuto!’ gridò Robinson.
Obbedii senza
pensare. E fu allora che vidi l’amore della mia vita – ladro di automobili,
intruso nelle altrui proprietà private e baciatore di spogliarelliste – puntare
una pistola in faccia al poliziotto” [p.115], le
riflessioni psicologiche con l’implicito invito a non servirsi dei servizi di
massa per gustare le bellezze d’America [“C’è un vecchio detto secondo il quale in galera
dorme solo chi è colpevole. Chi è innocente rimane sveglio tutta la notte a
menarsela, mentre il colpevole ronfa come un bambino, pensando che in fondo è
semplicemente dove deve essere e quindi tanto vale farci sopra un bel sonno.
Robinson e io
ovviamente non eravamo in prigione ma su un Greyhound. Era scomodo, però, e
puzzolente e con poco spazio a disposizione, come immaginavo che dovesse essere
una cella. Non eravamo partiti nemmeno da cinque minuti quando Robinson si
sdraiò con la testa sulle mie ginocchia e si addormentò.
Colpevoli,
pensai. Siamo tutti e due così colpevoli.” [p.123]
Che accade poi a
interrompere “l’amore per sempre” tra i due giovani innamorati? Lei pianta in
asso lui senza una parola? Lui se ne va con un’altra? Troppo scontato! Solo
quando Eros, il vero Eros, incontra Thanatos, l’amore diventa per sempre!
Ciò che piace di
più del romanzo sono i versi di Walt Whitman dell’ultima pagina:
“Se non ci sono in un posto, cerca in un
altro.
Perché io son fermo da qualche parte ad
aspettare te”
sergio magaldi
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