mercoledì 22 ottobre 2014

IL SUICIDIO DELLA ROMA





 Alla vigilia di Roma-Bayern, i pronostici della stampa italiana lasciavano sperare, se non nella vittoria, almeno nel pareggio dei giallorossi contro i campioni del Bayern Monaco. La fiducia si basava sulla corretta valutazione che la Roma gioca il miglior calcio del campionato italiano, a prescindere dalla formazione che il bravo e simpatico Rudi Garcia avrebbe mandato in campo.

 Non era difficile prevedere che la forza dei tedeschi di Josep Guardiola sarebbe stata soprattutto nel centrocampo e in Robben, l’olandese attualmente tra i migliori giocatori del mondo. Come rispondeva la Roma? Schierando su Robben non Holebas, ma Cole – che non è più quello di una volta e che nelle partite sin qui disputate è apparso il più debole del reparto difensivo della Roma –, preferendo Yanga Mbiwa [non male individualmente ma con scarsa visione complessiva di gioco] ad Astori e sostituendo l’infortunato Maicon [perché lasciarlo in campo per tutti i 90 minuti contro il Chievo, in una partita già vinta alla metà del primo tempo?] con Torosidis, per una difesa che non ha certo il suo pregio nell’organizzazione. Ai quattro centrocampisti tedeschi [che diventavano spesso sei] è stato opposto un solo incontrista [Naingolan]: un vero e proprio combattente, ma col compito anche di dover servire le punte: ben tre e naturalmente senza Destro che all’allenatore della Roma piace preferibilmente e inspiegabilmente vedere in panchina.

 Degli altri due centrocampisti, De Rossi gioca ormai quasi come il “libero” di una volta e Pjanic, tecnico finché si vuole, è portato più ad avanzare che ad occupare la cerniera di centrocampo. Non sarebbe stato più prudente e meno provinciale opporre alla macchina tedesca di metà campo quattro o addirittura cinque centrocampisti [visto che la Roma ne ha in abbondanza, anche aspettando il ritorno di Strootman, il più bravo di tutti?] e lasciare magari il solo Gervinho [con o senza Destro] in avanti, dal momento che senza la velocità e il dribbling dell’ivoriano, comunque sia, difficilmente la squadra riesce ad andare in goal?

 Considerazioni del dopo-partita? Osservazioni fatte col senno di poi? Non direi, se si fosse avuto il coraggio di guardare in faccia l’avversario contro il quale “il sorteggio intelligente” della Champions aveva costretto la Roma a scendere in campo. E il limite della squadra, e se volete anche il suo pregio [a differenza di tutte le altre squadre del campionato italiano, che spesso annoiano, la Roma riesce quasi sempre a divertire gli spettatori] è quello di giocare prescindendo da chi ha di fronte, preoccupata unicamente d’imporre il proprio gioco e quando questo non le riesce, finisce con lo smarrirsi.

 Varrebbe forse la pena di soffermarsi sull’arbitraggio della partita di ieri sera [un rigore inesistente contro, uno a favore, negato, calci di punizione spesso a senso unico], se non fosse la severità del punteggio [1-7], nello stadio amico e colmo di tifosi, a sconsigliare di intraprendere questa strada.



sergio magaldi

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