sabato 11 luglio 2015

I DICIANNOVE ANGELI

Zoe Ferraris, I diciannove angeli, trad. Capuani M., Piemme, Milano, 2013, pp.399
Edizione Mondolibri


 Un giallo intrigante questo Kingdom of Strangers [tradotto più propriamente nell’edizione italiana di Piemme con il titolo di I diciannove angeli] della scrittrice americana Zoë Ferraris, non solo per l’intreccio coinvolgente, ma per le implicazioni esoteriche, religiose e sociologiche che fanno da sfondo alla narrazione.

 Diciannove cadaveri di donne immigrate [per lo più filippine] vengono ritrovati nel deserto di Jeddah, porto di intenso traffico e seconda città per grandezza dell’Arabia Saudita, con oltre tre milioni di abitanti. I corpi delle donne hanno tutti le mani mozzate e sono sepolti secondo uno schema che, nel corso delle indagini, si rivelerà all’intuizione di Katya Hijazi – una ragazza intraprendente, aspirante detective, e già presente nei romanzi della Ferraris – : disposti in forma geometrica, descrivono lettere dell’alfabeto arabo che si lasciano ricomporre nella frase Bism’Allah, ar-rahman, ar-rahim [“In nome di Allah, il compassionevole, il misericordioso”] e che lasciano intuire anche il disegno di tre mele. Il serial killer, che da almeno dieci anni va uccidendo queste donne, è un fanatico religioso che si ispira ai diciannove angeli che il profeta Maometto concepì a guardia dell’Inferno o, al contrario, è un laico, per giunta blasfemo, che allude alla cassa ritrovata con dentro una fanciulla tagliata in 19 pezzi, come nella “Storia delle tre mele”, la novella che fa parte delle Mille e una notte, il celebre capolavoro della letteratura araba?

 È quel che l’ispettore capo Ibrahim Zahrani e la collaboratrice di polizia Katya Hijazi cercheranno di scoprire. Ma ai due protagonisti, Zoë Ferraris assegna un ruolo persino più importante: quello di proporsi come un uomo e una donna portatori di principi alternativi ai valori correnti della società saudita, caratterizzata per di più da una notevole presenza di immigrati, soprattutto donne destinate ai servizi domestici e talora preda di padroni rapaci e violenti. Entrambi fedeli della religione islamica e che sempre, nelle loro ricorrenti preghiere, si rimettono alla volontà di Allah, Ibrahim e Katya non cessano tuttavia di apparire critici di fronte al conformismo imperante. Meno Ibrahim, vittima delle sue stesse contraddizioni, con maggior vigore Katya, che affronta e supera gli ostacoli che di volta in volta gli si parano davanti, nella vita privata e nel lavoro, anche grazie all’aiuto e alla comprensione di Nayir, il suo promesso sposo, un personaggio nel complesso positivo agli occhi della scrittrice americana.

 L’inchiesta sul serial killer è denominata “Il caso dell’Angelo”, con riferimento al significato che il numero 19 assume nel Corano. Premesso che nel libro sacro dell’islamismo ogni persona ha due angeli sempre con sé, perché gli rammentino le opere buone e le cattive, e che i tre angeli più importanti sono Jibrael, messaggero di Allah presso Maometto, Azrael [Malak-ul-Maut] che toglie la vita e A(I)srafeal che suonerà la tromba del giudizio, diciannove angeli, secondo la Sura 74, sono posti a guardia e custodia dell’Inferno:


26 Lo getterò nel Calore che brucia.   


27 Chi mai ti dirà cos'è il Calore che brucia?   



28 Nulla risparmia, non lascia nulla;   



29 carbonizza gli uomini.   



30 Gli stanno a guardia diciannove [angeli].  

31 Non ponemmo che angeli a guardia del fuoco, fissando il loro numero solo per tentare i miscredenti, affinché credessero con fermezza quelli cui è stato dato il Libro e aumentasse la fede dei credenti e non dubitassero coloro cui è stata data la Scrittura e i credenti, e affinché coloro che hanno morbo nel cuore e i miscredenti dicessero: « Cosa vuol significare Allah con questa metafora?». E' così che Allah travia chi vuole e guida chi vuole.  Non conosce le truppe del tuo Signore altri che Lui.  Questo non è altro che un Monito per gli uomini.  


[Il Corano, Sura 74, vv.26-31, trad. a cura di Hamza Roberto Piccardo, Edizioni Newton & Compton].


 Sarà un sogno a guidare Katya sulla strada della verità. La ragazza ha appreso da sua madre che i sogni sono di tre tipi: i nafsani, che nascono dalla paura e dal desiderio; i rahmani, messaggi veritieri che vengono da Allah e che recano visioni del futuro e gli shaytani, ispirati dal diavolo. Prima di addormentarsi, Katya  rivolge la sua preghiera ad Allah:

 “O Allah. Ti chiedo di scegliere in virtù della Tua conoscenza. Ti domando la capacità e la virtù del Tuo potere. Ti chiedo, o Allah, di accordarmi la Tua grande grazia. Tu puoi e io non posso. Tu sai e io non so. O Allah, se nella Tua conoscenza sai che questa informazione è un bene per le mie necessità presenti e future, fa’ in modo che io la ottenga facilmente. E benedicimi in essa. E se nella Tua conoscenza sai che è un male per me,allora allontanami da essa e determina per me il bene ovunque esso sia, così che io possa esserne soddisfatta.” [p.195]

 Ma il sogno, pieno di incubi e popolato di Efreet  e di Djinni, le fa temere che il diavolo si sia impadronito del suo sonno. Gli Efreet sono gli spiriti del fuoco, particolarmente potenti e astuti, menzionati nella Sura 27 del Corano. I Djinni, di cui si parla nella Sura 72, sono i demoni della “possessione”. Assumono forme sempre diverse e sono in grado di esercitare il controllo psichico delle persone. In realtà, sarà proprio questa discesa onirica all’Inferno a darle, al momento opportuno, l’intuizione che permetterà alla polizia di arrestare il serial killer.

 Un libro da leggere anche per i non amanti del giallo, ancorché di questo genere conservi tutte le caratteristiche migliori, compresa quella della soluzione finale, sempre un po’ deludente rispetto alla aspettative dell’intreccio.

sergio magaldi




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