venerdì 21 agosto 2015

CECI PER I SUDDITI...




 Da giorni non si fa che parlare, in Italia come in Europa, della questione dell’accoglienza dei migranti. Nel Bel Paese, lo fa soprattutto la chiesa cattolica, ma lo fanno anche i politici, lo fanno i giornali, e i cittadini non sono da meno esprimendo in rete le proprie convinzioni. Ognuno sembra avere le idee chiare e propone ricette con la sicumera di essere nel giusto.

 Così, monsignor Galantino – che definisce “piazzisti da quattro soldi” i politici che vorrebbero interrompere i flussi migratori, e accusa persino il governo di praticare sul tema dell’immigrazione una politica equivoca – affronta la questione dal punto di vista evangelico, o meglio non l’affronta, ma di sicuro la chiude, proponendo per tutti un’accoglienza illimitata e gratificante: “Lo so – dichiara – Lo so che l’accoglienza è faticosa; lo so che è difficile aprire le proprie case, aprire il proprio cuore, aprire le proprie realtà all'accoglienza". Marcello Pera chiosa le parole del segretario della Cei, cercando di dimostrare, con la logica ma anche con la sofistica, che dal fatto di essere un buon cristiano non discende automaticamente che io debba aiutare tutti e ciascuno. Insomma, conclude l’ineffabile Pera – né la sua conclusione poteva essere diversa, come ogni volta che un benpensante vede la Chiesa pericolosamente appiattirsi sulle posizioni della sinistra radicale – , il rischio è “la trasformazione di una religione di salvezza in una ideologia sociale”.

 Proprio come monsignor Galantino, anche i politici della Lega Nord e affini hanno la loro ricetta. E la si conosce da tempo. Si tratta di impedire ai migranti di prendere la via del mare, andando sulle coste libiche e costituendo in loco altrettanti campi profughi, in sostituzione di quelli sempre più numerosi già esistenti sul territorio nazionale. Va da sé che l’operazione non potrebbe essere condotta a termine, recando in mano ramoscelli d’ulivo. Considerando la congiuntura politica e militare di quelle terre e l’interesse dei negrieri al traffico migratorio, dubito fortemente circa la sua fattibilità. E poi chi dovrebbe andare? L’esercito italiano o un fantomatico esercito europeo? E quale interesse avrebbero i paesi dell’Europa continentale, dal momento che in base al trattato di Dublino, è l’Italia  lo stato cui compete l’accoglienza dei migranti provenienti dalle coste libiche? È vero che lo stesso trattato prevede poi il trasferimento ad eventuale altro stato richiesto dal rifugiato, ma è altrettanto vero che lo prevede a certe condizioni [il legittimo diritto di asilo] che gli italiani non sembrano in grado di accertare o non vogliono.

 In questa ottica, le proposte del Movimento Cinque Stelle appaiono le più sensate, ancorché risultino difficilmente praticabili e neppure condivise dall’intero movimento. Si possono riassumere in 4 punti:

 “1)Giro di vite sui permessi di soggiorno per protezione umanitaria. 2)Istituzione di sistemi efficienti per il rimpatrio forzato delle persone a cui viene respinta la domanda di asilo. 3) Istituzione di una procedura specifica per la trattazione dei ricorsi contro il diniego dell'asilo.4)Sorveglianza più stretta dei profughi nel sistema di accoglienza.”

  Ispirate dalla logica del buon senso, che tiene conto della totale inefficienza con la quale il nostro paese gestisce l’accoglienza, nonché dell’astuta ingenuità delle autorità competenti – che spesso evitano l’identificazione dei profughi e li lasciano fuggire dai centri di accoglienza nella speranza che lascino il suolo nazionale, con l’effetto boomerang che, proprio in base al trattato di Dublino, vengono rispediti al mittente [Vedi il caso recente di Ventimiglia] – queste norme, forse per un bisogno di concretezza, sembrano ignorare le realistiche valutazioni apparse lo scorso 6 Agosto proprio sul Blog di Beppe Grillo:

 I clandestini sono il nuovo oro nero per le mafie e per le cooperative, non vengono identificati anche per anni, nonostante le norme internazionali per i profughi siano di tre settimane, e stazionano sul nostro territorio con costi pari a 1.050 euro al mese che ovviamente non vanno a loro ma alle mafie e ai politici di collegamento. E' una sorta di finanziamento clandestino alle cooperative collegate con i partiti e con le mafie.”
 
 E non solo – aggiungerei – perché a gestire il business dell’accoglienza ci sono, oltre alle Caritas, grandi organizzazioni religiose, come per esempio la Domus Caritatis, vicina a Comunione e Liberazione, finita nel mirino di Save the Children, per lo scandalo di adulti spacciati per minori non accompagnati, allo scopo di “strappare” rette più alte sulle testa di ogni migrante. Peccato che monsignor Galantino ignori il fenomeno o forse lo ritiene marginale, non solo rispetto al precetto evangelico di soccorrere i diseredati della terra [e non c’è dubbio che i migranti lo siano!], ma anche in considerazione della tradizionale politica della chiesa cattolica, sempre attenta nell’inserirsi nei processi di emarginazione umana e sociale per apportare nuova linfa alla cristianità. E gli fa onore, in questo anelito di misericordia, non tener conto che la  gran parte di questa infelice umanità che continua a riversarsi in Europa sia di religione islamica.

 E il governo? Cosa fa l’esigua maggioranza di centrosinistra-centrodestra che gestisce il potere? Nulla! Salvo decantare la grande umanità degli italiani che ha permesso di salvare molte vite umane. Cosa vera, senza dubbio, e che ci fa onore, ma che purtroppo non risolve i gravi e grandi problemi dell’immigrazione clandestina: il traffico miserabile di esseri umani, le tante morti per affogamento, le squallide condizioni di vita alle quali gli scampati dalle acque sono costretti nei cosiddetti centri di accoglienza, il progressivo degrado delle città in cui sono “stipati”, il costo economico che, contrariamente a quanto si afferma, solo in minima parte è coperto da denaro comunitario, lo sfruttamento, ad opera di organizzazioni senza scrupoli, delle risorse destinate alla sopravvivenza dei profughi.


Immagine ripresa da "Il fatto quotidiano"


 E mentre i francesi chiudono la frontiera di Ventimiglia, gli inglesi quella di Calais, gli spagnoli quella col Marocco, già all’epoca del socialista Zapatero, gli ungheresi costruiscono un muro, i macedoni sbarrano le porte alla Grecia, per impedire il passaggio dei migranti attraverso il “corridoio balcanico”, i tedeschi propongono di rivedere il trattato di Schengen; gli italiani, dal canto loro, discutono tanto, ma poi adottano la politica del laisser faire, laisser passer e neppure vengono interpellati allorché francesi, inglesi e tedeschi si riuniscono, come in queste ore, per fare il punto sulle politiche comunitarie dell’immigrazione.

 Alla luce di quanto sopra, i flussi migratori in Europa continueranno per molti anni e a ritmi sempre crescenti, perché il fenomeno non è gestibile né vuole essere gestito nella sua complessità. Ogni stato si arrangerà come può, a misura del suo potere e della determinazione dei suoi governanti A pagarne il maggior costo politico, economico e sociale, saranno soprattutto l’Italia e la Grecia, per la loro posizione geografica e per l’endemica debolezza intrinseca di chi le rappresenta. Le diverse soluzioni prospettate qui da noi hanno di sicuro altre finalità che non quelle di risolvere davvero il problema. Il perché è molto semplice ed è ben noto ai politici: la globalizzazione, almeno nella forma in cui è stata sinora realizzata, si coniuga necessariamente con l’austerità e con l’immigrazione clandestina organizzata. L’Italia, poi, aggiunge di suo l’indolenza, l’inefficienza, la rapacità e l’opportunismo della casta politica, burocratica e manageriale che controlla il Paese e che detiene ormai gran parte della ricchezza nazionale. Corporativismo, Evasione fiscale, Corruzione, Immigrazione [C.E.C.I] saranno anche per il futuro gli ingredienti del piatto forte da servire agli italiani, destinati a diventare sempre più sudditi e sempre più poveri.

sergio magaldi

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