Da
giorni non si fa che parlare, in Italia come in Europa, della questione
dell’accoglienza dei migranti. Nel Bel Paese, lo fa soprattutto la chiesa
cattolica, ma lo fanno anche i politici, lo fanno i giornali, e i cittadini non
sono da meno esprimendo in rete le proprie convinzioni. Ognuno sembra avere le
idee chiare e propone ricette con la sicumera di
essere nel giusto.
Così, monsignor Galantino – che definisce “piazzisti
da quattro soldi” i politici che vorrebbero interrompere i flussi migratori, e accusa
persino il governo di praticare sul tema dell’immigrazione una politica
equivoca – affronta la questione dal punto di vista evangelico, o meglio non
l’affronta, ma di sicuro la chiude, proponendo per tutti un’accoglienza illimitata
e gratificante: “Lo so – dichiara – Lo so che l’accoglienza è faticosa; lo so
che è difficile aprire le proprie case, aprire il proprio cuore, aprire le
proprie realtà all'accoglienza". Marcello Pera chiosa le parole del
segretario della Cei, cercando di dimostrare, con la logica ma anche con la
sofistica, che dal fatto di essere un buon cristiano non discende
automaticamente che io debba aiutare tutti e ciascuno. Insomma, conclude l’ineffabile
Pera – né la sua conclusione poteva essere diversa, come ogni volta che un benpensante
vede la Chiesa pericolosamente appiattirsi sulle posizioni della sinistra
radicale – , il rischio è “la trasformazione di una religione di salvezza in
una ideologia sociale”.
Proprio come monsignor Galantino, anche i
politici della Lega Nord e affini hanno la loro ricetta. E la si conosce da
tempo. Si tratta di impedire ai migranti di prendere la via del mare, andando
sulle coste libiche e costituendo in loco
altrettanti campi profughi, in sostituzione di quelli sempre più numerosi
già esistenti sul territorio nazionale. Va da sé che l’operazione non potrebbe
essere condotta a termine, recando in mano ramoscelli d’ulivo. Considerando la
congiuntura politica e militare di quelle terre e l’interesse dei negrieri al
traffico migratorio, dubito fortemente circa la sua fattibilità. E poi chi
dovrebbe andare? L’esercito italiano o un fantomatico esercito europeo? E quale
interesse avrebbero i paesi dell’Europa continentale, dal momento che in base
al trattato di Dublino, è l’Italia lo stato
cui compete l’accoglienza dei migranti provenienti dalle coste libiche? È vero
che lo stesso trattato prevede poi il trasferimento ad eventuale altro stato
richiesto dal rifugiato, ma è altrettanto vero che lo prevede a certe
condizioni [il legittimo diritto di asilo]
che gli italiani non sembrano in grado di accertare o non vogliono.
In questa ottica, le proposte del Movimento
Cinque Stelle appaiono le più sensate, ancorché risultino difficilmente
praticabili e neppure condivise dall’intero movimento. Si possono riassumere in
4 punti:
“1)Giro
di vite sui permessi di soggiorno per protezione umanitaria. 2)Istituzione di
sistemi efficienti per il rimpatrio forzato delle persone a cui viene respinta
la domanda di asilo.
3) Istituzione
di una procedura specifica per la trattazione dei ricorsi contro il diniego
dell'asilo.4)Sorveglianza
più stretta dei profughi nel sistema di accoglienza.”
Ispirate dalla logica del buon senso, che
tiene conto della totale inefficienza con la quale il nostro paese gestisce l’accoglienza,
nonché dell’astuta ingenuità delle
autorità competenti – che spesso evitano l’identificazione dei profughi e li
lasciano fuggire dai centri di accoglienza nella speranza che lascino il suolo
nazionale, con l’effetto boomerang che,
proprio in base al trattato di Dublino, vengono rispediti al mittente [Vedi il
caso recente di Ventimiglia] – queste norme, forse per un bisogno di
concretezza, sembrano ignorare le realistiche valutazioni apparse lo scorso 6
Agosto proprio sul Blog di Beppe Grillo:
“I
clandestini sono il nuovo oro nero per le mafie e per le cooperative, non
vengono identificati anche per anni, nonostante le norme internazionali per i
profughi siano di tre settimane, e stazionano sul nostro territorio con costi
pari a 1.050 euro al mese che ovviamente non vanno a loro ma alle mafie e ai
politici di collegamento. E' una sorta di finanziamento clandestino alle
cooperative collegate con i partiti e con le mafie.”
E non solo – aggiungerei – perché a gestire
il business dell’accoglienza ci sono,
oltre alle Caritas, grandi organizzazioni religiose, come per esempio la Domus
Caritatis, vicina a Comunione e Liberazione, finita nel mirino di Save the Children, per lo scandalo di
adulti spacciati per minori non accompagnati, allo scopo di “strappare” rette
più alte sulle testa di ogni migrante. Peccato che monsignor Galantino ignori
il fenomeno o forse lo ritiene marginale, non solo rispetto al precetto
evangelico di soccorrere i diseredati della terra [e non c’è dubbio che i
migranti lo siano!], ma anche in considerazione della tradizionale politica
della chiesa cattolica, sempre attenta nell’inserirsi nei processi di
emarginazione umana e sociale per apportare nuova linfa alla cristianità. E gli
fa onore, in questo anelito di misericordia, non tener conto che la gran parte di questa infelice umanità che
continua a riversarsi in Europa sia di religione islamica.
E il
governo? Cosa fa l’esigua maggioranza di centrosinistra-centrodestra che
gestisce il potere? Nulla! Salvo decantare la grande umanità degli italiani che
ha permesso di salvare molte vite umane. Cosa vera, senza dubbio, e che ci fa
onore, ma che purtroppo non risolve i gravi e grandi problemi dell’immigrazione
clandestina: il traffico miserabile di esseri umani, le tante morti per
affogamento, le squallide condizioni di vita alle quali gli scampati dalle
acque sono costretti nei cosiddetti centri di accoglienza, il progressivo
degrado delle città in cui sono “stipati”, il costo economico che,
contrariamente a quanto si afferma, solo in minima parte è coperto da denaro
comunitario, lo sfruttamento, ad opera di organizzazioni senza scrupoli, delle
risorse destinate alla sopravvivenza dei profughi.
Immagine ripresa da "Il fatto quotidiano" |
E
mentre i francesi chiudono la frontiera di Ventimiglia, gli inglesi quella di
Calais, gli spagnoli quella col Marocco, già all’epoca del socialista Zapatero,
gli ungheresi costruiscono un muro, i macedoni sbarrano le porte alla Grecia,
per impedire il passaggio dei migranti attraverso il “corridoio balcanico”, i
tedeschi propongono di rivedere il trattato
di Schengen; gli italiani, dal canto loro, discutono tanto, ma poi adottano la
politica del laisser faire, laisser
passer e neppure vengono interpellati allorché francesi, inglesi e tedeschi
si riuniscono, come in queste ore, per fare il punto sulle politiche
comunitarie dell’immigrazione.
Alla
luce di quanto sopra, i flussi migratori in Europa continueranno per molti anni
e a ritmi sempre crescenti, perché il fenomeno non è gestibile né vuole essere
gestito nella sua complessità. Ogni stato si arrangerà come può, a misura del
suo potere e della determinazione dei suoi governanti A pagarne il maggior
costo politico, economico e sociale, saranno soprattutto l’Italia e la Grecia,
per la loro posizione geografica e per l’endemica debolezza intrinseca di chi le
rappresenta. Le diverse soluzioni prospettate qui da noi hanno di sicuro altre
finalità che non quelle di risolvere davvero il problema. Il perché è molto
semplice ed è ben noto ai politici: la globalizzazione, almeno
nella forma in cui è stata sinora realizzata, si coniuga necessariamente con l’austerità e con l’immigrazione clandestina organizzata. L’Italia, poi, aggiunge di
suo l’indolenza, l’inefficienza, la rapacità e l’opportunismo della casta politica,
burocratica e manageriale che controlla il Paese e che detiene ormai gran parte
della ricchezza nazionale. Corporativismo,
Evasione fiscale, Corruzione, Immigrazione
[C.E.C.I] saranno anche per il
futuro gli ingredienti del piatto forte da servire agli italiani, destinati a
diventare sempre più sudditi e sempre più poveri.
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