martedì 4 agosto 2015

MASSONI.SOCIETA' A RESPONSABILITA' ILLIMITATA [Riscrivere la storia del mondo, parte I]

Gioele Magaldi, Massoni. Società a responsabilità illimitata, Chiarelettere, Novembre 2014, pp.653


 Più che “una dichiarazione di guerra all’ala più reazionaria della massoneria”, come scrive l’editore nella sua pur pregevole nota d’apertura del volume, il libro mi sembra un tentativo di riscrivere la storia del mondo, almeno dall’avvento del nazifascismo sino ai nostri giorni. Riscriverla perché? Perché – osserva l’autore – “Il mondo moderno e contemporaneo è stato costruito dalla massoneria, sconfiggendo le antiche aristocrazie ecclesiastiche e del sangue. E oggi i suoi membri più eminenti ne controllano e gestiscono il funzionamento per finalità benemerite (democratiche, liberali, libertarie, laiche, ugualitarie e filantropiche) o esecrabili, come la costituzione di nuove oligarchie dello spirito e della finanza sovraordinate alla sovranità popolare, che viene svuotata di sostanza.” [op.cit., p.26].

 Insomma, quel che ha tutta l’aria di una dichiarazione di guerra verso una parte della massoneria si stempera in realtà nel riconoscimento che è la massoneria nel suo complesso a gestire il mondo in cui viviamo, almeno a partire dal XVIII Secolo. In più, la lunga conversazione riportata nell’ultimo capitolo del libro [pp.491- 586] tra autorevoli esponenti “dell’élite massonica mondiale”, mostra chiaramente che non solo il dibattito è sempre aperto tra massoni di diverse e talora opposte tendenze politiche, ma che la legittimazione dell’altro è data per scontata: ancorché egli sia ritenuto un avversario, resta pur sempre un fratello. Ciò non è senza conseguenze – come vedremo – nel progetto di riscrivere la storia del mondo, anche solo a partire dall’avvento del nazifascismo.

 Generalmente lo storico è solito porre l’attenzione su alcuni fattori che a suo giudizio hanno determinato gli accadimenti, influenzato governi e opinione pubblica, sancito il prevalere di alcuni popoli su altri negli inevitabili conflitti che la realtà ripropone costantemente. In tale prospettiva, lo storico avrà buon gioco nel sostenere che il primato politico spetti di diritto a chi potrà vantare una superiorità economica, militare, strategica, finanche culturale e/o semplicemente dovuta alla bontà delle idee. E anche laddove egli richiami trame segrete ad arricchire la ricostruzione degli eventi, lo fa sempre pensando ai propri lettori. Dirà quel che è nell’aria, quel che la gente si aspetta di sentire perché da sempre ritiene di averne avuto l’intuizione.

 Così procedendo, lo storico coglierà solo l’aspetto esteriore e marginale della realtà, a meno che egli non voglia sussumere gli eventi descritti sotto un principio universale. Sarà allora la lotta di classe il motore della Storia oppure la razionalità del reale o ancora l’idea di una Provvidenza che, pur fra atrocità e sofferenze, alla fine farà prevalere i più giusti. Un principio, per quanto universale, resta un principio. Un assunto disincarnato che vorrebbe spiegarci tutto ma che alla fine giustifica solo se stesso. Ciò non significa, naturalmente, che la realtà non abbia una sua fetta di razionalità, che un segno provvidenziale non illumini talora l’oscurità più profonda, che la differenza di classe e, oggi più che mai, di censo, non sia la costante di ogni società. Tutte queste sono però categorie astratte, vere, certo, ma inadeguate a spiegare l’ordine e il disordine di questo mondo che, in prima fila, vede una buona  parte degli esseri umani di carne e sangue lottare per la propria sopravvivenza, mentre pochi altri detengono gli strumenti della ricchezza e s’impossessano di tutte le risorse disponibili sul pianeta.

 Così lo storico che voglia emanciparsi dalla “palla al piede” di un principio universale in grado di fornirgli ogni ausilio per la comprensione della realtà, dovrà accontentarsi di descrivere i fattori contingenti che a suo giudizio hanno determinato taluni eventi, ma nulla sarà in grado di dire sulla genesi di quei fattori, e si limiterà a prendere atto che probabilmente sono frutto del caso. In fondo è un po’ quello che avviene allorché parliamo dell’universo. Scienziati, filosofi, artisti sono in grado di descriverlo e di rappresentarlo, ma quando si tratta di chiarirne la fondazione non risultano né convincenti né esaustivi. Si dividono allora, proprio come avviene per la gente comune, tra quanti si astengono dal giudizio, quanti accettano una fede religiosa in grado di spiegare tutto e quanti – e tra i laici sono la maggior parte – ritengono che l’universo in cui abitiamo e la vita stessa siano frutto del caso. Poco importa a questo riguardo che la stessa scienza abbia dimostrato quasi impossibile che il mondo che conosciamo sia un prodotto del caso. L’affermazione, da chi è convinto del contrario, è riguardata con indifferenza o peggio ancora è considerata come l’argomentazione classica di chi ripone ogni fiducia nell’esistenza di un Dio personale.

 Per poco che riflettiamo su come funziona l’universo fisico, ci rendiamo conto, non tanto che non possa essere stato generato dal caso, quanto piuttosto di come il caso possa mantenerlo in costante equilibrio mediante leggi che nella ricerca dell’ordine includono anche il disordine. Perché se il caso è intelligente, allora non è più il caso, ma un legislatore cosciente di sé, un Grande Architetto. Analogamente il regno degli umani per sopravvivere a se stesso ha avuto bisogno di regole. Se così non fosse stato sin dagli albori della civiltà, il caos ne avrebbe già provocato l’estinzione.

 Non desti dunque meraviglia se i potenti della terra [poco importa al momento e sotto questo riguardo interrogarsi sulla genesi del loro potere] – al di là dei contatti ufficiali e dei convegni sotto gli occhi di tutti, dove poco si decide perché tutto è già stato deciso prima di maniera occulta – abbiano da sempre cercato scorciatoie per costruire un Ordine Mondiale capace di conservare l’esistente e anche affrontandosi in campo aperto mai rinunciavano a cercare un accordo per garantire l’ordine costituito. E quando questo appariva, anche a una sola delle parti, inadeguato o seriamente compromesso, eccoli ricercare, attraverso un disordine necessario ma controllato, un Nuovo Ordine che prima o poi sarebbe stato accettato con il beneplacito di tutti. Quasi sempre il nuovo assetto si produceva su un’ottava superiore, ma non era neppure da escludere che avvenisse su una inferiore. In tal caso l’equilibrio raggiunto sarebbe stato precario e avrebbe finito col provocare nel breve un nuovo disordine che a sua volta avrebbe generato un ordine relativamente più stabile.

 La società moderna nasce proprio dalla ricerca di un Nuovo Ordine su un’ottava superiore. Lutero e le rivoluzioni inglesi, la guerra per l’indipendenza e l’unione di tredici stati americani, la rivoluzione francese e la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ne sono gli antefatti. Dopo di allora nulla sarà più come prima. Ma il processo non avrà mai termine. Scrive in proposito l’autore di Massoni. Società a responsabilità illimitata:

 “Intendiamoci bene, sin dall’alba delle civiltà e per millenni, prima degli straordinari eventi che hanno dato origine alla modernità e alla contemporaneità, a fronte di caste sacerdotali e aristocratiche composte da relativamente pochi privilegiati, la gran parte della popolazione umana ha vissuto la sua vita (solitamente breve)in condizioni mediamente orribili e infelici.
 Fra malattie incurabili, pestilenze, guerre, genocidi, ingiustizie sociali, schiavitù di diritto e di fatto, persecuzioni razziali o religiose, infime condizioni di vita materiale, i popoli della Terra hanno conosciuto per lo più un’esistenza grama e/o infernale.
 Con qualche luce, in mezzo a tante tenebre […]. Eppure, dalle civiltà dell’antica Mesopotamia alla fioritura antico-egizia, dalle millenarie culture orientali della Cina e della valle dell’Indo agli sfavillanti sviluppi occidentali antichi e tardo-antichi(poleis greche, regni ellenistici, Impero romano), dai secoli dell’Età di mezzo (espansione cristiana in Occidente e islamica in Medio ed Estremo Oriente)alle rivoluzioni culturali, scientifiche e politiche rinascimentali e moderne – ivi compresa la scoperta del continente americano e delle sue civiltà native – l’uomo ha edificato, creato, immaginato, distrutto e rigenerato monumentali e bellissime opere, frutto del suo ingegno materiale e dei suoi talenti intellettuali e spirituali […]. Così, quando l’umanità si è trovata alla fine del Secondo millennio e poi all’alba del Terzo, spettatrice ed erede di più di tre secoli di ininterrotte rivoluzioni politiche, culturali, economiche, scientifiche e tecnologiche che in un lasso di tempo relativamente breve hanno completamente trasformato il volto sociale e ambientale non solo dell’Occidente, ma dell’intero globo terracqueo, qualcuno pensava di aver ormai raggiunto una fase di indefinita stabilità e serenità, in grado di elargire un minimo garantito di felici condizioni esistenziali e sicurezza sociale a ogni singolo nuovo nato del pianeta Terra […]. Autorevolmente, si prefigurava una stabilizzazione senza precedenti delle dinamiche storiche.
 Ma era una prefigurazione sbagliata.” [Op.cit., pp.52-54].

 Con la società moderna, un’associazione segreta nei rituali ma non negli intenti s’impone all’attenzione dell’opinione pubblica. È la Massoneria, protagonista degli eventi rivoluzionari del XVII e XVIII Secolo, e perciò legittimata d’ora in poi ad ogni futura trattativa che riguardi gli assetti europei e mondiali. D’altra parte, quale luogo, più del milieu massonico sembra adatto a comporre i conflitti sociali e internazionali, a gettare le basi per un Nuovo Ordine? L’iniziato libero muratore si dichiara disposto ad abbracciare fraternamente anche il proprio avversario politico, sa che all’interno della loggia non valgono le discriminazioni sociali e di classe [si pensi all’importanza che assume questo aspetto soprattutto nel XVIII e nel IX Secolo] ed è perfettamente consapevole che entrando in un’officina gli sarà vietato di parlare di politica e di religione. I fratelli saranno intenti ad occuparsi di altro. Innanzi tutto a sgrossare la propria “pietra grezza”, poi a studiare la Storia, il simbolismo massonico, l’esoterismo, e quant’altro lecito, secondo la sovranità di ciascuna loggia: il luogo ideale dove il massone progressista possa fraternizzare con quello conservatore o addirittura reazionario, senza scontrarsi a causa delle diverse ideologie politiche e/o credenze religiose. Alla domanda della giornalista Laura Maragnani che gli chiede conferma circa il fatto che ai massoni non è consentito occuparsi di “cose terrene e profane come la politica e la religione”, così risponde l’autore:

 “I massoni si sono sempre occupati di cose terrene e profane come la politica e la religione. Il fine stesso della libera muratoria è non soltanto lavorare alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo, ma anche per il bene e il progresso dell’umanità” [cit., p.39].

 Per il chiarimento di tutti sarà bene osservare che il divieto di occuparsi di politica e di religione vale soltanto quando il massone si trova a lavorare in loggia con gli altri fratelli. Inoltre, per i gradi supremi di alcune Obbedienze e/o Riti massonici, tale divieto decade naturalmente, in virtù di una ritualità che lo prevede espressamente e non senza ragionevoli motivazioni.

 Dove allora i potenti della terra che siano anche espressione di popoli e/o nazioni in conflitto – vuoi per la politica, la religione, l’economia e l’ alta finanza – potrebbero meglio incontrarsi tra loro, se non in specifiche logge sovranazionali? E all’occorrenza scontrarsi tra membri di UR-LODGES di diversa ispirazione e tendenza? È questo l’argomento principe di Massoni. Società a responsabilità illimitata: informare i cittadini circa l’esistenza di Url-Lodges dove i destini del mondo sarebbero gestiti nei minimi dettagli. Cosa siano esattamente queste superlogge internazionali e in che differiscano dalle logge tradizionali lo chiarisce l’autore:

 “La massoneria ordinaria è quella rappresentata dal circuito delle Gran Logge e dei Grandi Orienti (federazioni di logge che adoperano spesso e volentieri differenti rituali ma si auto amministrano in modo unitario e centralizzato), organizzati sui base nazionale e dotati di rapporti diplomatici internazionali con altre potenze massoniche. Si tratta di in circuito che ha alimentato, combattuto e vinto le grandi sfide della modernità, ma che adesso è in grave stato di crisi e declino a causa del suo conservatorismo, della sclerotizzazione delle sue strutture, del suo dogmatismo pseudo ecclesiale, della sua tendenza a scomunicare ogni istanza eretica e critica al suo interno, del suo atteggiamento non inclusivo e accogliente verso comunioni massoniche minori, della sua colpevole inclinazione a ‘disunire ciò che è integro’ invece di ‘riunire ciò che è sparso’, tipica locuzione e tipico dovere iniziatico dei massoni autentici. Ma soprattutto, a pesare è stata la perdita di vocazione avanguardistica, sul piano ideologico e culturale, rispetto alle sfide di un mondo ipercomplesso e globalizzato come quello attuale.” [cit., p.22].

 Ed ecco infine la descrizione che egli fa delle cosiddette Url-Lodges:

 “Queste superlogge, da quando sono nate, hanno affiliato sempre e soltanto i più eminenti e ragguardevoli membri della massoneria ordinaria, che si sono trovati così nella preziosa condizione di muoversi con disinvoltura in entrambi gli ambienti e di disporre dei migliori strumenti dell’uno e dell’altro circuito per conseguire le loro finalità. Aggiungiamoci l’iniziazione ex novo di donne e uomini profani ma di particolare prestigio politico, economico-finanziario, mediatico, ecclesiale, intellettuale, artistico, eccetera, alla sola condizione che in costoro si manifestassero i segni indubitabili di un desiderio autentico di perfezionamento sapienziale ed esoterico.” [cit., pp.22-23].

 Resta da chiedersi quali siano le motivazioni che spingono l’autore a questa opera di informazione e di divulgazione di un ambiente iniziatico che per sua stessa natura ha sempre battuto sentieri lontani dalla cosiddetta profanità. Proprio questo è il punto e anche il titolo di maggior pregio del suo poderoso volume. Dal momento – egli sostiene – che da almeno tre secoli la Massoneria s’è imposta alla guida dei complessi processi che regolano la vita di società, nazioni e continenti, non c’è più ragione di occultare quanto ogni individuo cosciente ha il diritto di sapere, perché riguarda la sua vita, come la vita di tutti. Altra cosa sarebbe rivelare a chi massone non è il lavoro che l’iniziato deve compiere per rettificare se stesso o peggio ancora introdurlo alla conoscenza del patrimonio sapienziale dell’umanità di cui la Massoneria è geloso custode.

 Qualcuno ha parlato di un lavoro di “controiniziazione” e del suo autore come di un controiniziato, senza magari aver letto il libro, qualche altro di carenza delle fonti che renderebbe il discorso vano e pretestuoso, più simile ad un romanzo che a una trattazione scientifica. Della questioni delle fonti, mi occuperò in un successivo e prossimo intervento, allorché esaminerò nel dettaglio eventi storici e protagonisti citati nel libro. Quanto al fatto che ci troveremmo di fronte all’opera di un controiniziato, debbo subito osservare che Massoni. Società a responsabilità illimitata è forse l’atto d’amore più coraggioso che sia stato mai concepito nei confronti dei liberi muratori. Basti osservare le dediche riportate all’inizio del libro, per rendere onore al lavoro di centinaia di “luci” che in ogni età illuminarono i templi massonici. E l’intento dell’autore, se non ho frainteso il suo pensiero, ha una triplice valenza, nessuna delle quali mi sembra di natura controiniziatica:

1)Dare consapevolezza a massoni e non massoni del ruolo di grande responsabilità che la Massoneria si assume nel gestire la post-modernità.

2)Rilanciare tale consapevolezza al di dentro delle logge tradizionali per modo che cessino dal torpore dell’attuale funzione – che l’autore del libro ritiene ormai meramente ornamentale – per riprendere il glorioso cammino del passato, allorché lavorare sulla propria pietra grezza era non solo la condizione, ma anche la premessa per lavorare “al bene e al progresso dell’umanità”.

3)Contribuire a far ripartire il motore della Storia verso un Nuovo Ordine Mondiale, capace di riformare una società “malamente globalizzata” e di dare all’Europa un’autentica unità politica ed economica, rispettosa della sovranità popolare, sottraendola all’arbitrio di oligarchie che, in nome dell’austerità e dei propri affari, hanno fatto e continuano a fare opera di “macelleria sociale”.   [SEGUE]



sergio magaldi



6 commenti:

  1. E' la Storia, con le sue implicazioni economiche, sociali e filosofiche, che non viene "spiegata" nelle scuole e nelle Università. Quale paese dell'Occidente, come l'Italia, ha obnubilato in modo permanente l'influenza che movimenti di pensiero, come la massoneria, hanno avuto nello svolgimento dei principali avvenimenti degli ultimi duecento anni. Conseguenza di consapevoli scelte politiche atte a non far conoscere le vere sorgenti di decisioni che hanno influenzato la vita dei cittadini. Il libro ha il merito di aprire il velo che ricopre le dinamiche del Potere.

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  2. "Altra cosa sarebbe rivelare a chi massone non è il lavoro che l’iniziato deve compiere per rettificare se stesso o peggio ancora introdurlo alla conoscenza del patrimonio sapienziale dell’umanità di cui la Massoneria è geloso custode."

    Altro che superamento delle vecchie caste sacerdotali...

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    1. Qui non si tratta di far parte di una casta sacerdotale giustificata dal diritto di nascita. Chiunque ritenga sinceramente di dover "modificare" se stesso (rettificazione) può chiedere di entrare in Massoneria. E non si tratta neppure di una classe sacerdotale, perché non c'è un dogma da difendere, ma solo un sapere e una tradizione da apprendere.

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    2. Si, in effetti Lei ha ragione; risuonava forse un inutile astio nelle mie parole.
      Le auguro una buona giornata.

      Saluti, Alex

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  3. Caro signor Magaldi, grazie per l'ottima recensione al libro fenomenale in oggetto.
    Mi permetto di sollevare il tema seguente. Lei afferma che "la legittimazione dell’altro è data per scontata". Io leggendo il libro ho avuto la sensazione opposta. Cito per esempio le morti di King e dei fratelli Kennedy. Costoro sarebbero stati dei fratelli formidabili da avere nella Massoneria progressista e magari da contrastare nella dialettica massonica: invece il libro fa capire che la parte massonica avversa avrebbe preferito l'eliminazione fisica. Non la definirei "legittimazione".
    Addirittura, nell'ultimo capitolo, il fratello J spera anche nella protezione di K, che risponde invece di non contarci troppo. Altro che legittimazione: un tale commento fa temere per J.
    Cosa ne pensa?

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    1. Sì, a prima vista sembrerebbe così come lei dice, ma leggendo tra le righe si intuisce che c'è altro. Il fatto stesso che J e K parlino tra di loro, anche se da posizioni antagoniste, lascia intendere che una contesa tra "fratelli" è pur sempre diversa da una comune ["profana", direbbero i massoni] contesa . Del resto, "legittimare", in tale contesto, significa solo riconoscere l'altro come interlocutore, anche se è un avversario da combattere. La ringrazio comunque per l'intervento, perché avrò modo di parlare più a lungo sulla questione da lei posta nella seconda parte della recensione del libro.

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