Gioele Magaldi, Massoni. Società a responsabilità illimitata, Chiarelettere, Novembre 2014, pp.653 |
Più
che “una dichiarazione di guerra all’ala più reazionaria della massoneria”,
come scrive l’editore nella sua pur pregevole nota d’apertura del volume, il
libro mi sembra un tentativo di riscrivere la storia del mondo, almeno
dall’avvento del nazifascismo sino ai nostri giorni. Riscriverla perché? Perché – osserva l’autore – “Il mondo moderno e contemporaneo è stato
costruito dalla massoneria, sconfiggendo le antiche aristocrazie ecclesiastiche
e del sangue. E oggi i suoi membri più eminenti ne controllano e gestiscono il
funzionamento per finalità benemerite (democratiche, liberali, libertarie,
laiche, ugualitarie e filantropiche) o esecrabili, come la costituzione di
nuove oligarchie dello spirito e della finanza sovraordinate alla sovranità
popolare, che viene svuotata di sostanza.”
[op.cit., p.26].
Insomma, quel che ha tutta l’aria di una
dichiarazione di guerra verso una parte della massoneria si stempera in realtà nel
riconoscimento che è la massoneria nel suo complesso a gestire il mondo in cui
viviamo, almeno a partire dal XVIII Secolo. In più, la lunga conversazione
riportata nell’ultimo capitolo del libro [pp.491- 586] tra autorevoli esponenti
“dell’élite massonica mondiale”, mostra chiaramente che non solo il dibattito è
sempre aperto tra massoni di diverse e talora opposte tendenze politiche, ma
che la legittimazione dell’altro è data per scontata: ancorché egli sia
ritenuto un avversario, resta pur sempre un fratello. Ciò non è senza
conseguenze – come vedremo – nel progetto di riscrivere la storia del mondo,
anche solo a partire dall’avvento del nazifascismo.
Generalmente lo storico è solito porre
l’attenzione su alcuni fattori che a suo giudizio hanno determinato gli
accadimenti, influenzato governi e opinione pubblica, sancito il prevalere di
alcuni popoli su altri negli inevitabili conflitti che la realtà ripropone
costantemente. In tale prospettiva, lo storico avrà buon gioco nel sostenere
che il primato politico spetti di diritto a chi potrà vantare una superiorità
economica, militare, strategica, finanche culturale e/o semplicemente dovuta
alla bontà delle idee. E anche laddove egli richiami trame segrete ad
arricchire la ricostruzione degli eventi, lo fa sempre pensando ai propri
lettori. Dirà quel che è nell’aria, quel che la gente si aspetta di sentire
perché da sempre ritiene di averne avuto l’intuizione.
Così procedendo, lo storico coglierà solo
l’aspetto esteriore e marginale della realtà, a meno che egli non voglia
sussumere gli eventi descritti sotto un principio universale. Sarà allora la
lotta di classe il motore della Storia oppure la razionalità del reale o ancora
l’idea di una Provvidenza che, pur fra atrocità e sofferenze, alla fine farà
prevalere i più giusti. Un principio, per quanto universale, resta un
principio. Un assunto disincarnato che vorrebbe spiegarci tutto ma che alla
fine giustifica solo se stesso. Ciò non significa, naturalmente, che la realtà
non abbia una sua fetta di razionalità, che un segno provvidenziale non
illumini talora l’oscurità più profonda, che la differenza di classe e, oggi
più che mai, di censo, non sia la costante di ogni società. Tutte queste sono
però categorie astratte, vere, certo, ma inadeguate a spiegare l’ordine e il
disordine di questo mondo che, in prima fila, vede una buona parte degli esseri umani di carne e sangue
lottare per la propria sopravvivenza, mentre pochi altri detengono gli strumenti
della ricchezza e s’impossessano di tutte le risorse disponibili sul pianeta.
Così lo storico che voglia emanciparsi dalla
“palla al piede” di un principio universale in grado di fornirgli ogni ausilio
per la comprensione della realtà, dovrà accontentarsi di descrivere i fattori
contingenti che a suo giudizio hanno determinato taluni eventi, ma nulla sarà
in grado di dire sulla genesi di quei fattori, e si limiterà a prendere atto
che probabilmente sono frutto del caso. In fondo è un po’ quello che avviene
allorché parliamo dell’universo. Scienziati, filosofi, artisti sono in grado di
descriverlo e di rappresentarlo, ma quando si tratta di chiarirne la fondazione
non risultano né convincenti né esaustivi. Si dividono allora, proprio come
avviene per la gente comune, tra quanti si astengono dal giudizio, quanti
accettano una fede religiosa in grado di spiegare tutto e quanti – e tra i
laici sono la maggior parte – ritengono che l’universo in cui abitiamo e la
vita stessa siano frutto del caso.
Poco importa a questo riguardo che la stessa scienza abbia dimostrato quasi
impossibile che il mondo che conosciamo sia un prodotto del caso. L’affermazione,
da chi è convinto del contrario, è riguardata con indifferenza o peggio ancora
è considerata come l’argomentazione classica di chi ripone ogni fiducia nell’esistenza
di un Dio personale.
Per poco che riflettiamo su come funziona
l’universo fisico, ci rendiamo conto, non tanto che non possa essere stato generato
dal caso, quanto piuttosto di come il caso possa mantenerlo in costante equilibrio
mediante leggi che nella ricerca dell’ordine includono anche il disordine. Perché
se il caso è intelligente, allora non
è più il caso, ma un legislatore cosciente di sé, un Grande Architetto.
Analogamente il regno degli umani per sopravvivere a se stesso ha avuto bisogno
di regole. Se così non fosse stato sin dagli albori della civiltà, il caos ne avrebbe già provocato
l’estinzione.
Non desti dunque meraviglia se i potenti della
terra [poco importa al momento e sotto questo riguardo interrogarsi sulla genesi
del loro potere] – al di là dei contatti ufficiali e dei convegni sotto gli
occhi di tutti, dove poco si decide perché tutto è già stato deciso prima di
maniera occulta – abbiano da sempre cercato scorciatoie
per costruire un Ordine Mondiale capace di conservare l’esistente e anche affrontandosi
in campo aperto mai rinunciavano a cercare un accordo per garantire l’ordine
costituito. E quando questo appariva, anche a una sola delle parti, inadeguato
o seriamente compromesso, eccoli ricercare, attraverso un disordine necessario
ma controllato, un Nuovo Ordine che prima o poi sarebbe stato accettato con il
beneplacito di tutti. Quasi sempre il nuovo assetto si produceva su un’ottava
superiore, ma non era neppure da escludere che avvenisse su una inferiore. In
tal caso l’equilibrio raggiunto sarebbe stato precario e avrebbe finito col
provocare nel breve un nuovo disordine che a sua volta avrebbe generato un
ordine relativamente più stabile.
La società moderna nasce proprio dalla ricerca
di un Nuovo Ordine su un’ottava superiore. Lutero e le rivoluzioni inglesi, la
guerra per l’indipendenza e l’unione di tredici stati americani, la rivoluzione
francese e la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ne sono gli
antefatti. Dopo di allora nulla sarà più come prima. Ma il processo non avrà
mai termine. Scrive in proposito l’autore di Massoni. Società a responsabilità illimitata:
“Intendiamoci bene, sin dall’alba delle
civiltà e per millenni, prima degli straordinari eventi che hanno dato origine
alla modernità e alla contemporaneità, a fronte di caste sacerdotali e
aristocratiche composte da relativamente pochi privilegiati, la gran parte
della popolazione umana ha vissuto la sua vita (solitamente breve)in condizioni
mediamente orribili e infelici.
Fra malattie incurabili, pestilenze, guerre,
genocidi, ingiustizie sociali, schiavitù di diritto e di fatto, persecuzioni
razziali o religiose, infime condizioni di vita materiale, i popoli della Terra
hanno conosciuto per lo più un’esistenza grama e/o infernale.
Con qualche luce, in mezzo a tante tenebre […].
Eppure, dalle civiltà dell’antica Mesopotamia alla fioritura antico-egizia,
dalle millenarie culture orientali della Cina e della valle dell’Indo agli
sfavillanti sviluppi occidentali antichi e tardo-antichi(poleis greche, regni ellenistici, Impero romano), dai secoli
dell’Età di mezzo (espansione cristiana in Occidente e islamica in Medio ed
Estremo Oriente)alle rivoluzioni culturali, scientifiche e politiche
rinascimentali e moderne – ivi compresa la scoperta del continente americano e
delle sue civiltà native – l’uomo ha edificato, creato, immaginato, distrutto e
rigenerato monumentali e bellissime opere, frutto del suo ingegno materiale e
dei suoi talenti intellettuali e spirituali […]. Così, quando l’umanità si è trovata
alla fine del Secondo millennio e poi all’alba del Terzo, spettatrice ed erede
di più di tre secoli di ininterrotte rivoluzioni politiche, culturali,
economiche, scientifiche e tecnologiche che in un lasso di tempo relativamente
breve hanno completamente trasformato il volto sociale e ambientale non solo
dell’Occidente, ma dell’intero globo terracqueo, qualcuno pensava di aver ormai
raggiunto una fase di indefinita stabilità e serenità, in grado di elargire un
minimo garantito di felici condizioni esistenziali e sicurezza sociale a ogni
singolo nuovo nato del pianeta Terra […]. Autorevolmente, si prefigurava una
stabilizzazione senza precedenti delle dinamiche storiche.
Ma era una prefigurazione sbagliata.” [Op.cit.,
pp.52-54].
Con la società moderna, un’associazione
segreta nei rituali ma non negli intenti s’impone all’attenzione dell’opinione
pubblica. È la Massoneria, protagonista degli eventi rivoluzionari del XVII e
XVIII Secolo, e perciò legittimata d’ora in poi ad ogni futura trattativa che riguardi
gli assetti europei e mondiali. D’altra parte, quale luogo, più del milieu massonico sembra adatto a comporre i conflitti
sociali e internazionali, a gettare le basi per un Nuovo Ordine? L’iniziato
libero muratore si dichiara disposto ad abbracciare fraternamente anche il
proprio avversario politico, sa che all’interno della loggia non valgono le
discriminazioni sociali e di classe [si pensi all’importanza che assume questo
aspetto soprattutto nel XVIII e nel IX Secolo] ed è perfettamente consapevole
che entrando in un’officina gli sarà vietato di parlare di politica e di
religione. I fratelli saranno intenti ad occuparsi di altro. Innanzi tutto a
sgrossare la propria “pietra grezza”, poi a studiare la Storia, il simbolismo massonico,
l’esoterismo, e quant’altro lecito, secondo la sovranità di ciascuna loggia: il
luogo ideale dove il massone progressista possa fraternizzare con quello
conservatore o addirittura reazionario, senza scontrarsi a causa delle diverse
ideologie politiche e/o credenze religiose. Alla domanda della giornalista
Laura Maragnani che gli chiede conferma circa il fatto che ai massoni non è
consentito occuparsi di “cose terrene e profane come la politica e la
religione”, così risponde l’autore:
“I massoni si sono sempre occupati di cose
terrene e profane come la politica e la religione. Il fine stesso della libera
muratoria è non soltanto lavorare alla Gloria del Grande Architetto
dell’Universo, ma anche per il bene e il progresso dell’umanità” [cit., p.39].
Per il chiarimento di tutti sarà bene
osservare che il divieto di occuparsi di politica e di religione vale soltanto quando
il massone si trova a lavorare in loggia con gli altri fratelli. Inoltre, per i
gradi supremi di alcune Obbedienze e/o Riti massonici, tale divieto decade
naturalmente, in virtù di una ritualità che lo prevede espressamente e non
senza ragionevoli motivazioni.
Dove allora i potenti della terra che siano
anche espressione di popoli e/o nazioni in conflitto – vuoi per la politica, la
religione, l’economia e l’ alta finanza – potrebbero meglio incontrarsi tra
loro, se non in specifiche logge sovranazionali? E all’occorrenza scontrarsi
tra membri di UR-LODGES di diversa ispirazione e tendenza? È questo l’argomento
principe di Massoni. Società a
responsabilità illimitata: informare i cittadini circa l’esistenza di Url-Lodges
dove i destini del mondo sarebbero gestiti nei minimi dettagli. Cosa siano
esattamente queste superlogge internazionali e in che differiscano dalle logge
tradizionali lo chiarisce l’autore:
“La
massoneria ordinaria è quella rappresentata dal circuito delle Gran Logge e dei
Grandi Orienti (federazioni di logge che adoperano spesso e volentieri
differenti rituali ma si auto amministrano in modo unitario e centralizzato),
organizzati sui base nazionale e dotati di rapporti diplomatici internazionali
con altre potenze massoniche. Si tratta di in circuito che ha alimentato,
combattuto e vinto le grandi sfide della modernità, ma che adesso è in grave
stato di crisi e declino a causa del suo conservatorismo, della
sclerotizzazione delle sue strutture, del suo dogmatismo pseudo ecclesiale,
della sua tendenza a scomunicare ogni istanza eretica e critica al suo interno,
del suo atteggiamento non inclusivo e accogliente verso comunioni massoniche minori,
della sua colpevole inclinazione a ‘disunire ciò che è integro’ invece di
‘riunire ciò che è sparso’, tipica locuzione e tipico dovere iniziatico dei
massoni autentici. Ma soprattutto, a pesare è stata la perdita di vocazione
avanguardistica, sul piano ideologico e culturale, rispetto alle sfide di un
mondo ipercomplesso e globalizzato come quello attuale.” [cit., p.22].
Ed
ecco infine la descrizione che egli fa delle cosiddette Url-Lodges:
“Queste superlogge, da quando sono nate, hanno
affiliato sempre e soltanto i più eminenti e ragguardevoli membri della
massoneria ordinaria, che si sono trovati così nella preziosa condizione di
muoversi con disinvoltura in entrambi gli ambienti e di disporre dei migliori
strumenti dell’uno e dell’altro circuito per conseguire le loro finalità.
Aggiungiamoci l’iniziazione ex novo
di donne e uomini profani ma di particolare prestigio politico,
economico-finanziario, mediatico, ecclesiale, intellettuale, artistico,
eccetera, alla sola condizione che in costoro si manifestassero i segni
indubitabili di un desiderio autentico di perfezionamento sapienziale ed
esoterico.”
[cit., pp.22-23].
Resta da chiedersi quali siano le motivazioni
che spingono l’autore a questa opera di informazione e di divulgazione di un
ambiente iniziatico che per sua stessa natura ha sempre battuto sentieri
lontani dalla cosiddetta profanità. Proprio questo è il punto e anche il titolo
di maggior pregio del suo poderoso volume. Dal momento – egli sostiene – che da
almeno tre secoli la Massoneria s’è imposta alla guida dei complessi processi che
regolano la vita di società, nazioni e continenti, non c’è più ragione di
occultare quanto ogni individuo cosciente ha il diritto di sapere, perché
riguarda la sua vita, come la vita di tutti. Altra cosa sarebbe rivelare a chi
massone non è il lavoro che l’iniziato deve compiere per rettificare se stesso
o peggio ancora introdurlo alla conoscenza del patrimonio sapienziale
dell’umanità di cui la Massoneria è geloso custode.
Qualcuno
ha parlato di un lavoro di “controiniziazione”
e del suo autore come di un controiniziato, senza magari aver letto il libro,
qualche altro di carenza delle fonti che renderebbe il discorso vano e
pretestuoso, più simile ad un romanzo che a una trattazione scientifica. Della
questioni delle fonti, mi occuperò in un successivo e prossimo intervento,
allorché esaminerò nel dettaglio eventi storici e protagonisti citati nel
libro. Quanto al fatto che ci troveremmo di fronte all’opera di un
controiniziato, debbo subito osservare che Massoni.
Società a responsabilità illimitata è forse l’atto d’amore più coraggioso
che sia stato mai concepito nei confronti dei liberi muratori. Basti osservare
le dediche riportate all’inizio del libro, per rendere onore al lavoro di
centinaia di “luci” che in ogni età illuminarono i templi massonici. E l’intento
dell’autore, se non ho frainteso il suo pensiero, ha una triplice valenza, nessuna delle quali mi sembra di natura controiniziatica:
1)Dare consapevolezza a massoni e non
massoni del ruolo di grande responsabilità che la Massoneria si assume nel
gestire la post-modernità.
2)Rilanciare tale consapevolezza al di
dentro delle logge tradizionali per modo che cessino dal torpore dell’attuale
funzione – che l’autore del libro ritiene ormai meramente ornamentale – per
riprendere il glorioso cammino del passato, allorché lavorare sulla propria
pietra grezza era non solo la condizione, ma anche la premessa per lavorare “al
bene e al progresso dell’umanità”.
3)Contribuire a far ripartire il motore
della Storia verso un Nuovo Ordine Mondiale, capace di riformare una società
“malamente globalizzata” e di dare all’Europa un’autentica unità politica ed
economica, rispettosa della sovranità popolare, sottraendola all’arbitrio di
oligarchie che, in nome dell’austerità e dei propri affari, hanno fatto e
continuano a fare opera di “macelleria sociale”. [SEGUE]
sergio
magaldi
E' la Storia, con le sue implicazioni economiche, sociali e filosofiche, che non viene "spiegata" nelle scuole e nelle Università. Quale paese dell'Occidente, come l'Italia, ha obnubilato in modo permanente l'influenza che movimenti di pensiero, come la massoneria, hanno avuto nello svolgimento dei principali avvenimenti degli ultimi duecento anni. Conseguenza di consapevoli scelte politiche atte a non far conoscere le vere sorgenti di decisioni che hanno influenzato la vita dei cittadini. Il libro ha il merito di aprire il velo che ricopre le dinamiche del Potere.
RispondiElimina"Altra cosa sarebbe rivelare a chi massone non è il lavoro che l’iniziato deve compiere per rettificare se stesso o peggio ancora introdurlo alla conoscenza del patrimonio sapienziale dell’umanità di cui la Massoneria è geloso custode."
RispondiEliminaAltro che superamento delle vecchie caste sacerdotali...
Qui non si tratta di far parte di una casta sacerdotale giustificata dal diritto di nascita. Chiunque ritenga sinceramente di dover "modificare" se stesso (rettificazione) può chiedere di entrare in Massoneria. E non si tratta neppure di una classe sacerdotale, perché non c'è un dogma da difendere, ma solo un sapere e una tradizione da apprendere.
EliminaSi, in effetti Lei ha ragione; risuonava forse un inutile astio nelle mie parole.
EliminaLe auguro una buona giornata.
Saluti, Alex
Caro signor Magaldi, grazie per l'ottima recensione al libro fenomenale in oggetto.
RispondiEliminaMi permetto di sollevare il tema seguente. Lei afferma che "la legittimazione dell’altro è data per scontata". Io leggendo il libro ho avuto la sensazione opposta. Cito per esempio le morti di King e dei fratelli Kennedy. Costoro sarebbero stati dei fratelli formidabili da avere nella Massoneria progressista e magari da contrastare nella dialettica massonica: invece il libro fa capire che la parte massonica avversa avrebbe preferito l'eliminazione fisica. Non la definirei "legittimazione".
Addirittura, nell'ultimo capitolo, il fratello J spera anche nella protezione di K, che risponde invece di non contarci troppo. Altro che legittimazione: un tale commento fa temere per J.
Cosa ne pensa?
Sì, a prima vista sembrerebbe così come lei dice, ma leggendo tra le righe si intuisce che c'è altro. Il fatto stesso che J e K parlino tra di loro, anche se da posizioni antagoniste, lascia intendere che una contesa tra "fratelli" è pur sempre diversa da una comune ["profana", direbbero i massoni] contesa . Del resto, "legittimare", in tale contesto, significa solo riconoscere l'altro come interlocutore, anche se è un avversario da combattere. La ringrazio comunque per l'intervento, perché avrò modo di parlare più a lungo sulla questione da lei posta nella seconda parte della recensione del libro.
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