Sembra incredibile doversi porre
l’interrogativo se il campionato di calcio sia già finito dopo la quinta delle
trentotto giornate in calendario. Eppure le cifre sono di per sé eloquenti:
l’Inter è sola al comando con dieci punti di vantaggio sui campioni d’Italia e
vicecampioni d’Europa della Juve, con nove sul Napoli, sette sulla Roma, sei
sul Milan e sulla Lazio. Solo la Fiorentina, tra le grandi o aspiranti tali,
mantiene il distacco in tre punti e domenica prossima andrà a San Siro a far
visita all’Inter. Riuscirà a fermarla? Francamente pare improbabile, ancorché
auspicabile per le sorti del campionato e nell’interesse dello spettacolo.
È vero che l’Internazionale, con un solo
italiano in squadra [Davide Santon], ha sin qui beneficiato di un calendario
favorevole [con quella di domenica prossima avrà giocato quattro partite in
casa e due fuori], e, se si eccettua il Milan, ha per di più incontrato
avversari sulla carta considerati modesti, inanellando una serie di 1-0, tranne
nella partita col neopromosso Carpi, dove ha vinto per 2-1, grazie a un calcio
di rigore a dir poco dubbio, mentre al Carpi è stato negato un rigore molto più
evidente. È vero altresì che tra le inseguitrici più accreditate per la
vittoria finale, la Roma ha qualche difficoltà a ottenere calci dal dischetto: due
rigori solari le sono stati negati nelle ultime due partite, quella di ieri persa con la Sampdoria e quella di domenica scorsa pareggiata col
Sassuolo.
Quel che certamente non si può dire, tuttavia,
è che l’Inter di Mancini non meriti l’attuale primato. La Juventus di Allegri
sembra tornata a prima di Conte: infortuni a non finire, mancanza di
organizzazione di gioco, confusione tattica con continui cambiamenti di modulo
nel corso della stessa partita, formazioni in campo a dir poco incomprensibili,
come quella schierata ieri e che ha prodotto il ridicolo pareggio casalingo col
Frosinone e dove Zaza e Dybala si pestavano i piedi tra di loro. Né valgono le
giustificazioni dell’allenatore: le partenze di Pirlo, Vidal e Tevez [perché
disfarsi anche di Llorente a parametro zero per darlo ai prossimi avversari di
Champions?] e la scarsa esperienza di tanti nuovi giocatori, perché la dirigenza
ha fatto acquisti importanti per sostituire i partenti. La verità sembra
un’altra, perché in realtà sono “i vecchi” a soffrire di più: Barzagli è fuori
forma, Bonucci non è quello dello scorso anno, Pogba fa rimpiangere i 95
milioni non ricavati dalla società per la sua vendita, Sturaro, in un
centrocampo senza Pirlo, Marchisio e Vidal denuncia tutti i suoi limiti.
Insomma, come ho già detto dopo la prima di campionato [vedi il post: Juve e Roma steccano la prima, cliccando
sul titolo per leggere], tutta la squadra risente di una carente condizione
fisica e atletica, frutto di una evidente preparazione approssimativa. Del
resto, Allegri non è nuovo alle partenze “lente”, come già avveniva quando
allenava il Milan. Diversamente, al via dello scorso campionato egli si giovò
dell’eredità di Conte e di un modulo a lungo sperimentato che aveva portato
alla conquista di tre scudetti consecutivi.
Della Roma, ho già detto quasi tutto nel post
sopra citato: gli errori dell’allenatore bilanciano quelli dei dirigenti. Dopo
l’eroica difesa di Fort Apache che ha consentito ai giallorossi di pareggiare
in casa contro i campioni d’Europa del Barcellona, la squadra, continuamente
rimaneggiata in difesa anche per carenze di organico, incassa quattro goal
nelle due successive partite di campionato. La Roma sconta le campagne di acquisto
e vendite degli ultimi tre anni, con giocatori che vanno e vengono,
collezionando tante mezze punte, pagate care e senza il “vizio” del goal, e ritenendo
di avere quest’anno il fenomeno che avrebbe risolto tutti i suoi problemi in
attacco [illusione condivisa dai tifosi dopo il goal di Dzeko a una Juve già
sconfitta in casa da una Udinese che a sua volta avrebbe perso le successive
quattro partite!]. Ma il bosniaco è solo un buon giocatore, niente di più, e
per giunta viene servito male, proprio come accadeva con Destro. La squadra
sconta anche la precoce emarginazione di Totti e Gervinho, e ogni volta,
guardando i suoi prolungati e sterili assalti alle difese avversarie, si ha
come l’impressione che il goal non arriverà e che, se dovesse arrivare, sarebbe
una specie di miracolo. Si aggiunga il fatto, come ho già segnalato, che
la Roma attualmente non dispone di un vero centrocampo, perché Nainggolan, dopo
un buon esordio, appare falloso e fuori condizione, De Rossi arretra, Pjanic
avanza e Keita, pur dotato di grande esperienza e senso della posizione in campo, è troppo lento.
Il Napoli, a mio parere, non dispone di un
organico capace di lottare per lo scudetto, ma è squadra in grado di migliorare
notevolmente, sia per l’impegno del suo allenatore, sia perché, al netto del pareggio
di ieri con il Carpi, ha segnato ben dieci goal nelle due precedenti partite,
di cui una in Europa League. Mutatis
mutandis, si può dire la stessa cosa per la Fiorentina che, sconfitta in
Europa, ha però vinto quattro volte su cinque in campionato, e per la Lazio,
che ha un punto in più della Roma. Entrambe non sembrano dotate di
un organico competitivo per le prime piazze, ma naturalmente tutto può sempre
accadere.
Tra le squadre accreditate alla vigilia di
poter lottare per lo scudetto o almeno per un posto in Champions, resta il
Milan di Mihajlovic che, se riuscirà a migliorare l’organizzazione difensiva,
coi suoi campioni in attacco [ai quali dovrebbe aggiungersi presto anche Menez]
e con un sorprendente e ritrovato
Montolivo a centrocampo, potrebbe ingaggiare una lotta con i cugini interisti,
rinnovando l’egemonia milanese sul campionato, come tanti anni fa.
Se la
mia analisi è anche solo parzialmente corretta, allora non può destare
meraviglia l’attuale primato dell’Inter, guidata dall’allenatore con più
esperienza internazionale e forse con più carisma del campionato italiano. Mancini,
è stato con ogni probabilità l’unico mister
che ha avuto carta bianca nell’acquisto dei giocatori e, contrariamente a
ciò che crede Allegri, ha dimostrato che nuovi giocatori possono inserirsi
efficacemente e rapidamente in una squadra, solo che gli acquisti siano
indovinati e che la preparazione atletica sia tempestiva e adeguata. Si
continua a ripetere tra gli addetti ai lavori che l’Inter, anche se a punteggio
pieno, non ha ancora dimostrato di avere un gran gioco. È vero, ma si dimentica
di sottolineare che i nerazzurri corrono e s’impegnano tanto per tutti i 90 minuti, dove i calciatori
di altre squadre spesso camminano e s'impegnano solo a tratti.
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