Dopo
la Roma, anche la Juve esce dall’Europa, secondo un copione già scritto. In
proposito, notavo in un precedente post del 13 Febbraio u.s. [LA SERIE A E L’EUROPA, clicca sul titolo per leggere
tutto]: “(… le due italiane di Champions
incontrano [si badi bene, siamo solo agli ottavi!] due delle tre più forti squadre europee [e forse del
mondo] e c’è da scommettere che se ce ne fosse stata una terza avrebbe
probabilmente incontrato il Barcellona! Evidentemente, il “sorteggio
intelligente” dell’Europa calcistica somiglia un po’ troppo all’Intellighenzia europea che da
Bruxelles e da Berlino decide il destino degli italiani…)
Ciò premesso, la Juve di Allegri ha le sue
responsabilità, almeno pari a quelle degli arbitri che hanno diretto le partite
di Torino e di Monaco (per non parlare dell’arbitraggio di Roma - Real
Madrid!). Innanzi tutto per aver perso a Siviglia – una partita che tranquillamente avrebbe potuto
almeno pareggiare – con ciò facilitando non poco il “sorteggio intelligente” dei Signori europei del pallone, ma
soprattutto ieri notte, per aver letteralmente buttato via una partita già
vinta. Cosa fa Allegri? Dopo aver schierato una formazione convincente, tenuto
anche conto delle assenze forzate di Cáceres, Chiellini, Marchisio, Mandzukic e
soprattutto Dybala [Ma l’italoargentino era davvero così sovraffaticato, tanto
da preferirgli l’infortunato Mandzukic in panchina, e poi in campo per ben 53
minuti, tempi supplementari compresi? Lo sapremo presto, nel prossimo turno di
campionato!]. Il paradosso è che proprio in funzione delle assenze, Allegri ha
indovinato tatticamente la partita per andare a vincere a Monaco: difesa
blindata, contropiede e un pressing simile a quello che il Bayern aveva imposto
alla Juve, per almeno un’ora, nella partita di andata. I tedeschi sono stati
sul punto di crollare, subendo tre goal [di cui uno erroneamente annullato] e
rischiando di prenderne almeno altri due. Poi che è successo? A venti minuti
dalla fine della partita, Allegri si inventa la sostituzione di un pimpante e
per nulla affaticato Morata – ieri in giornata di grazia, come mai quest’anno –
con Mandzukic [ma non era infortunato?!]. Di colpo la Juve arretra, perdendo
l’arma del contropiede, perché, come ha giustamente sottolineato anche Pep
Guardiola, l’allenatore del Bayern, il croato è giocatore d’area avversaria e
non sicuramente un contropiedista, anche quando è al 100%100 della condizione.
Risultato? Dopo appena due minuti dall’uscita dal campo di Morata, la Juve
subisce il primo goal. Non basta, cosa fa ancora Allegri? Toglie qualità alla
Juve, sostituendo Cuadrado e Khedira – le ultime risorse della squadra per portare
la palla fuori della propria metà campo –
con Sturaro e Pereyra, e da quel momento il Bayern costringe i
bianconeri a difendere a ridosso della propria area, subendo da parte dei
tedeschi lo stesso pressing della partita di Torino, con la differenza che
essendo più stanca, la Juve questa volta prende tre goal invece di due:
all’ultimo minuto il pareggio, che nel gioco delle qualificazioni riporta tutto
in parità, e nei tempi supplementari gli altri due. Poco importa, a questo
punto, che il quarto goal sia nato da un clamoroso fallo su Pogba non fischiato
dall’arbitro, il 3-3 che avrebbe nuovamente qualificato i bianconeri, sarebbe
stato forse impossibile da raggiungere negli otto minuti ancora a disposizione.
Bravo Allegri! Hanno detto i commentatori di
Mediaset Premium. Sacchi primo fra tutti, che forse aveva da farsi perdonare
una recente polemica con l’allenatore della Juventus e vecchie ruggini di
quando Allegri allenava il Milan. Bravo, sì, per aver rischiato di vincere una
partita, meno bravo per averla persa, confermando il proprio valore ma anche
tutti i propri limiti. Bravo per aver raggiunto la vetta del campionato, dopo
una corsa affannosa che l’ha portato a vincere 17 partite di fila, meno bravo
per non avere una squadra sufficientemente allenata nelle prime dieci giornate
di campionato, per aver utilizzato col contagocce campioni come Dybala e
Cuadrado che poi si sono rivelati determinanti nel corso della stagione. E non
basta: tutti i quotidiani sportivi sottolineano questa mattina il ruolo
determinante avuto da Coman nella rimonta del Bayern. Ebbene, Coman è un centrocampista
di appena vent’anni che la Juve ha dato in prestito al Bayern. Con Allegri,
nella scorsa stagione, ha giocato poco e niente, perché il tecnico bianconero
gli preferiva Sturaro, Padoin o il trequartista Pereyra. La stessa cosa sembra
ripetersi quest’anno con Lemina, un centrocampista di 22 anni che mi sembra
persino più concreto del fumoso e famoso Pogba. Ma tant’è! La Juve vista ieri
notte all’Allianz Arena ha mostrato due volti, proprio come il suo allenatore:
tatticamente ineccepibile per più di un’ora, “provinciale” impaurita e
costretta nella propria metà campo a difendere strenuamente il risultato e che
dopo aver preso il primo goal, ne prende facilmente altri tre. Ora, il
contraccolpo della cocente delusione di ieri potrebbe esserci nel derby di Domenica,
ma i tifosi juventini confidano nel “riposato” Dybala.
sergio magaldi
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